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Aline: breve storia di quando il Cinema racconta la grande Musica

Il biopic non ufficiale su Céline Dion offre la possibilità di ripercorrere la storia del biopic musicale

Aline - La voce dell'amore, di Valérie Lemercier, è stato presentato in anteprima italiana al 39° Torino Film Festival e arriverà nelle nostre sale il 20 gennaio grazie alla distribuzione di Lucky Red.

 

Ormai già da qualche anno la casa di distribuzione italiana sta portando in sala una selezione di interessantissime opere biografiche sui grandi personaggi del nostro tempo: l'epica della nostra epoca.

 

Come già sottolineato in occasione dell'uscita di Zlatan, ma come si potrebbe anche dire per Ferragamo o per l'imminente uscita del documentario su Ennio Morricone, negli anni della caduta delle grandi ideologie e della grande narrazione epica nuovi idoli la stanno sostituendo.

 

[Il trailer italiano di Aline - La voce dell'amore]

 

 

In particolare il film biografico a tema musicale, che sta vivendo un momento particolarmente prolifico, racconta perfettamente questa nuova tendenza in quella che probabilmente è la sua declinazione più profondamente varie e autoriale.

 

Se infatti il Cinema sportivo ha sempre viaggiato nei canoni di un linguaggio più classico, focalizzandosi principalmente su una narrazione coinvolgente, il Cinema musicale, grazie al suo soggetto così profondamente artistico, permette ai registi che vi si avvicinano un approccio molto più libero e ispirato.

 

 

[Valérie Lemercier e Sylvain Marcel nei panni di Aline e Guy-Claude]

 

  

Questo universo cinematografico offre infatti la possibilità di adattare ogni aspetto dello stile del film a quello dell'artista o del periodo storico a cui ci si sta riferendo, offrendo un ventaglio di soluzioni estremamente variegato: dal concentrarsi sulla vita, al cercare di coglierne l’essenza riproponendola nella forma, dalle fotografie di un epoca o di un movimento alle loro versioni estremamente romanzate.

 

Non poteva essere altrimenti per un genere cinematografico che racconta uno degli aspetti del Cinema stesso, la musica: infatti oltre ad aver rivoluzionato la Storia della Settima Arte con il suo avvento, ne ha segnato alcuni dei momenti più memorabili.

 

Arte all'interno dell'arte.

 

In particolare Aline, che si pone in questo solco illustrissimo, è un film ispirato alla vita di una delle principali icone della musica pop, ovvero Céline Dion, che a sua volta ha reso indimenticabile la colonna sonora di una pietra miliare come Titanic.

 

La cantante è interpretata nel film dalla stessa regista Valérie Lemercier.

 

[L'esibizione di Céline Dion agli Academy Awards 1998 con la famosissima My Heart Will Go On, parte della colonna sonora di Titanic]

  

 

Aline però è solo l’ultimo di una lunghissima e autorevolissima schiera

 

Il genere del biopic musicale nasce negli anni ‘20 e ‘30, periodo in cui la musica stava guadagnando un ruolo sempre più preminente nelle vite del pubblico e di pari passo il Cinema diventava un'arte via via più popolare.

 

Oltre al primissimo Paganini (1923), di Heinz Goldberg, è interessante vedere come alcuni grandissimi artisti di quegli anni si approcciarono al genere: Vienna di Strauss (1934) di Alfred Hitchcock, Un grande amore di Beethoven (1936) di Abel Gance e l’all-star movie Il grande valzer (1938), sempre su Strauss, di Julien Duvivier, Victor Fleming e Josef von Sternberg.

 

 

[Immagini dall'unico film di Alfred Hitchcock di pubblico dominioVienna di Strauss (1934)]

 

 

Dopo il ventennio di Strauss arrivano gli anni della guerra e del Cinema classico: Michael Curtiz sopra a tutti li rappresenta perfettamente firmando Ribalta di gloria (1942) sul compositore, musicista e cantante George M. Cohan, Chimere (1950) sulla vita del cornettista Bix Beiderbecke con un cast stellare composto da Kirk Douglas, Lauren Bacall e Doris Day e Quando l’amore è romanzo (1957) su Helen Morgan.

 

Curtiz è sempre stato un simbolo dii quella Hollywood capace di proiettare sogni, ma oltre a lui si avvicinano al biopic musicale altri mostri sacri del calibro di John Huston, Anthony Mann, Charles Vidor, Harry Koster e George Cukor.

 

Al fianco di questi grandissimi il genere inizia a contagiare tutto il resto del mondo e durante la ricostruzione post-bellica nascono i primi specialisti di una tipologia di Cinema che va sempre più canonizzandosi: in particolare in Italia Carmine Gallone che aveva già firmato il primo biopic musicale italiano a metà degli anni ‘30 (Casta Diva, 1935) mette in scena Puccini (1953), Casa ricordi (1954) e il remake del suo primo film (1954).

 

[Tutto l'eccesso del Cinema di Ken Russell nel trailer di Lisztomania]

 

 

Tutti sappiamo che gli anni ‘60 e ‘70 hanno soppiantato quel modo classico e manieristico di fare Cinema rivoluzionando completamente la Settima Arte.

 

Non è un caso che questo cambiamento sia arrivato anche tra i biopic musicali: in particolare Ken Russell con i suoi L'altra faccia dell'amore (1971) su Peter Ilych Tchaikovsky, La perdizione (1974) su Gustav Mahler e Lisztomania (1975) su Franz Liszt e Richard Wagner.

 

Il grande cambiamento oltre ad investire lo stile investe anche il soggetto: al fianco dei grandi compositori iniziano a prendere sempre più piede altri soggetti musicali popolari: in particolare le figure del cantante folk e della rockstar.

 

Questa terra è la mia terra (1976) di Hal Ashby su Woody Guthrie, La ragazza di Nashville (1980) di Michael Apted su Loretta Lynn e The Buddy Holly Story (1978) di Steve Rash sul cantante omonimo segnano questo importantissimo passaggio

 

Questa doppia via del Cinema biografico musicale continua anche negli anni ‘80 e da un lato esce l’amatissimo Amadeus (1984) di Miloš Forman su Mozart e Salieri, dall’altro Sweet Dreams (1985) su Patsy Cline, Sid e Nancy (1986) su Sid Vicious e la sua compagna di Alex Cox o La bamba (1987) su Ritchie Valens.

 

Amadeus e Sid e Nancy ci ricordano inoltre un altro degli aspetti che hanno sempre caratterizzato questo universo cinematografico: le grandissime prove degli interpreti messi nei panni di figure così iconiche. 

 

 

[F. Murray Abraham e Tom Hulce nei panni di Salieri e Mozart]

 

  

Impossibile non ricordare le indimenticabili interpretazioni di Gary Oldman nei panni del simbolo del movimento punk o del valzer attoriale tra F. Murray Abraham e Tom Hulce nei panni di Salieri e Mozart: il biopic e i suoi sottogeneri allo stesso tempo vivono delle grandi prove attoriali e sono incredibilmente bravi nell'esaltarle.

 

Sempre negli anni ‘80 arriva il quarto grande argomento del biopic musicale: il Jazz con Bird diretto da un altro grandissimo che ha lasciato a più riprese il suo segno in questo genere, ovvero Clint Eastwood.

 

Dagli anni ‘90 in poi è una vera e propria ascesa del genere aperta da un regista che ha sempre saputo anticipare i tempi: The Doors (1991) di Oliver Stone con Val Kilmer nei panni di Jim Morrison, Tina (1993) di Brian Gibson su Tina Turner e Shine (1996) di Scott Hicks sul pianista David Helfgott.

 

Tre pietre miliari del Cinema degli anni '90, ma accanto a loro tantissimi film di minor successo su artisti del calibro di Beethoven, i Beatles, Bach, Purcell, Selena e Jacqueline du Pré.

 

 

[Val Kilmer nei panni di Jim Morrison nel film di Oliver Stone]
 

  

In Italia inoltre troviamo registi del calibro di Pupi Avati e Mario Monicelli cimentarsi con questo genere a sottolineare la trasversalità del linguaggio musicale.

 

Come già scritto all'inizio dell'articolo, infatti, il Cinema biografico e quello musicale in particolare, vive della creazione di idoli e trova un terreno fertile in un periodo storico in cui la ricerca di nuovi eroi da seguire e venerare diventa fondamentale: questo è il primo ventennio del nuovo millennio.

 

I biopic musicali si moltiplicano diventando sempre più popolari, amati e premiati

 

Callas Forever (2002) di Franco Zeffirelli sull'omonima cantante e 24 hour party people (2002) di Michael Winterbottom sulla scuderia della Factory Records (i Joy Division - dopodiché New Order - Happy Mondays, A Certain Ratio e The Durutti Column) aprono le danze e già ci fanno capire come la ricerca di iconicità di questo nuovo millennio sia completamente nuova.

 

La voglia di idoli e l'interesse per la passione di altri periodi storici permeano una produzione sempre maggiore: Ray (2004) su Ray Charles e Quando l'amore brucia l'anima (2005) su Johnny Cash ci raccontano perfettamente questa nuova tendenza.

 

A questi due esempi segue l'anno del biopic musicale, ovvero il 2007: Control, su Ian Curtis e i Joy Division, La vie en rose, su Edith Piaf, e Io non sono qui, su Bob Dylan.

 

Film iconici e che hanno segnato quegli anni mostrandoci sfaccettature diverse di un genere che allo stesso tempo raccoglieva premi, pubblico e consensi, lanciando le carriere di attori e registi.

 

[Il trailer di Control, film sui Joy Division di Anton Corbijn, uno che come fotografo e regista di videoclip ha sempre vissuto il mondo della musica. Non a caso questo suo film  è tra gli esempi più alti di biopic musicale]

 

 

Da un lato esempi più indipendenti e autoriali come il film di Anton Corbijn o quello di Todd Haynes, dall'altro il grande Cinema che riempiva le sale e le nomination degli Oscar.

 

Tutti accomunati dalla presenza di grandi prove come quelle di Marion Cotillard, Jamie Foxx, Joaquin Phoenix e Sam Riley fino ad arrivare al cast incredibile del film sul premio Nobel Bob Dylan in cui varie star raffiguravano differenti aspetti del cantante.

 

Notorious BIG, John Lennon, la Cadillac Records, Serge Gainsburg e le Runaways segnano alcuni degli altri nomi toccati dal Cinema negli ultimi anni del primo decennio del 2000: sembra che l'obbiettivo sia produrre un film su ogni grande musicista possibile.

 

[Il trailer di Love & Mercy film su Brian Wilson e i suoi Beach Boys in cui Bill Pohland riesce perfettamente a raccontare la vita e l'arte di un uomo così complesso e tormentato]

 Aline Aline Aline 

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Più passano gli anni, però, e più la tendenza che si vede anche in Haynes e Corbijn si rafforza e i biopic diventano sempre più capaci di raccontare attraverso la loro forma lo stile, il periodo e il gusto dei grandi volti della musica che stanno raccontando.

 

Succede per esempio con Love & Mercy (2014) di Bill Pohland su Brian Wilson e i suoi Beach Boys, Dietro ai candelabri (2013) di Steven Soderbergh su Liberace e Straight Outta Compton (2015) di F. Gary Gray sugli N.W.A.

 

Accanto a questi esempi la lista di nomi raccontati dal Cinema si allunga notevolmente con James Brown in Get on Up, i Four Seasons visti da Clint Eastwood nel suo Jersey Boys, Nina Simone in Nina, Miles Davis in Miles Ahead, Chet Baker in Born to be blue e Hank Williams in I saw the light per citare alcuni degli esempi più noti sia per gli interpreti sia per la fama dei film.

 

A fianco a questi mi preme sottolineare alcune opere più piccole che, pur essendo meno note, risultano di assoluto valore come Blaze, di Ethan Hawke su Blaze Foley, Lords of Chaos sulla storia dietro ai Mayhem e Burzum di Jonas Åkerlund e Nico, 1988 che ha lanciato la carriera di Susanna Nicchiarelli.

 

 

[Aline - La voce dell'amore, di Valérie Lemercier, con la regista nei panni di Céline Dion]
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Gli ultimissimi anni sono stati un vero e proprio exploit del biopic musicale.

 

Rocketman di Dexter Fletcher su Elton JohnBohemian Rhapsody di Bryan SInger e dello stesso Fletcher sui Queen hanno raggiunto un successo assoluto e mostrano come questa tipologia di film biografico non accenni ad essere abbandonata, ma anzi stia forse vivendo uno dei suoi momenti più floridi.

 

Aline - La voce dell'amore, di Valérie Lemercier, arriva nel momento giusto su una delle grandi voci della musica che ancora non aveva avuto la sua storia sul grande schermo e decide di raccontare in maniera "liberamente ispirata" la vita di Céline Dion.

 

Pur non essendo ufficialmente autorizzato e dovendo quindi servirsi di nomi fittizi, Aline riesce a riportare non solo la grandezza artistica, ma anche l'umanità dietro alla star sapendo alternare autoironia e dramma.

 

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