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#top8

8 strane storie d'amore cinematografiche

Vi piaccia o no, l'amore e le sue derive sono da sempre al centro delle storie che ci vengono raccontate 

Le storie d'amore hanno sempre rappresentato uno dei temi fondamentali della narrativa, di conseguenza sono sempre state presenti nel Cinema mondiale. 

 

Dai film romantici e commoventi alle storie d'amore avventurose, molte sono state raccontate sul grande schermo, diventando spesso icone della cultura popolare. 

 

La prima storia d’amore del Cinema coincide praticamente con la sua nascita, che convenzionalmente si indica nel 28 dicembre 1895 quando i fratelli Lumière organizzarono la prima proiezione cinematografica per un pubblico pagante, al Salon Indien du Grand Café a Parigi. 

Appena quattro mesi più tardi esiste già il primo bacio della Storia del Cinema: prodotto dalla Edison Manufacturing Company, The Kiss è infatti un piccolo film della durata di 18 secondi, inizialmente girato per essere proiettato sullo sfondo del proscenio a teatro, durante la scena finale del musical The Widow Jones di John J. McNally. 

 

Successivamente fu poi proiettato altrove destando scandalo e disapprovazione: la prima coppia innamorata del Cinema stava già facendo discutere! 

 

[The Kiss: il primo bacio e la prima coppia della Storia del Cinema]

 

 

Da lì in poi le storie d’amore non hanno più smesso di essere rappresentate sul grande schermo, spesso coincidendo con alcuni dei più grandi successi cinematografici sia di pubblico sia di critica. 

 

Uno dei “padri” del Cinema moderno è senza ombra di dubbio David W. Griffith ed è probabile che molti di coloro che stanno leggendo lo abbiano sentito anche solo nominare, così come avranno sentito nominare uno dei suoi film più celebri: Intolerance del 1916. 

Uno dei sottotitoli del film è "Love's Struggle Through the Ages", ovvero "Il patimento d’amore durante le epoche": una delle quattro storie del film parla infatti dell'amore non corrisposto tra la Ragazza di Montagna (Constance Talmadge) e il principe babilonese Baldassarre (Alfred Paget). 

 

Restando nel Cinema muto nel 1919 è la volta di Maschio e femmina, diretto da quel gigante di Cecil B. DeMille con Gloria Swanson: il film fu un successo ed è uno dei primi casi di storia d’amore dove l’ostacolo tra i due protagonisti è la differenza di classe e ceto sociale, un topic che funziona dai tempi di Romeo e Giulietta e che Titanic ha dimostrato che funziona ancora oggi.

 

Un altro grande regista che mise al centro la storia d’amore fu Friedrich Wilhelm Murnau con il suo Aurora: il film fu il primo girato a Hollywood per l’autore tedesco ed è entrato nella Storia del Cinema non solo per la magnifica fattura - dopo un secolo resta un gioiello - ma anche per il fatto che fu il primo a vincere l’Oscar per la Miglior Produzione Artistica nel 1929. 

 

Era la prima edizione dei Premi Oscar e quella categoria venne eliminata l’anno successivo, quindi il film di Murnau fu il primo ma anche l’unico a potersi fregiare di tale statuetta. 

 

[Aurora è meraviglioso: qui potete vederlo in versione integrale, sottotitolato in italiano]

 

 

Compie quest’anno un secolo esatto quella che forse è la prima vera “strana storia d’amore cinematografica”, perfettamente in linea con il tema di questa Top 8.

 

Uscì infatti nel 1923 il primo lungometraggio cinematografico tratto dal romanzo di Victor Hugo Il gobbo di Notre Dame, dopo le versioni del 1905 - Esmeralda, film di 10 minuti diretto da Alice Guy-Blaché e Victorin-Hippolyte Jasset - e del 1911 - Nostra Signora di Parigi, film di 36 minuti diretto da Albert Capellani. 

 

La struggente storia impossibile tra Esmeralda e Quasimodo fa ormai parte della cultura popolare e non ha ancora smesso di ricevere trasposizioni. 

 

Nel 1927 arrivò la rivoluzione del film sonoro e l’anno successivo fu la volta di un altro grande film con al centro una storia d’amore particolare e del tutto tragica: è infatti del 1928 Tristana e la maschera, titolo italiano di Sadie Thompson, film di Raoul Walsh tratto dal romanzo di Somerset Maugham che racconta di una prostituta di San Francisco (ancora Gloria Swanson, che per questo ruolo ottenne la sua prima nomination ai Premi Oscar) e un predicatore  moralista (Lionel Barrymore), che prima tenta di cacciarla dall’isola tropicale teatro della storia e poi finisce con il rimanere irrimediabilmente affascinato da lei. 

 

Nei decenni successivi le storie d’amore al Cinema hanno ottenuto sempre maggior successo: nonostante i gusti del pubblico statunitense e mondiale cambiassero appassionandosi ora al noir, ora al western, ora alla fantascienza, l’amore sul grande schermo rimaneva una garanzia, forse proprio perché in grado di intercettare l’empatia degli spettatori come nessun altro argomento era in grado di fare. 

 

Nel 1939 uscì Via col vento, un capolavoro inimitabile che fatto il calcolo dell’inflazione è ancora oggi il film più redditizio di sempre, con più di 4 miliardi di dollari incassati nel mondo: esiste forse qualcuno che non ne ha mai sentito parlare o non conosce i personaggi di Rossella e Rhett (Vivien Leigh e Clark Gable) e la loro impetuosa e irrisolta storia d’amore?  

 

Pochi anni più tardi tocca a Casablanca (1942) entrare nell’immaginario collettivo, con un’altra irrisolta storia sentimentale tra i protagonisti interpretati da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman e un film che ottant’anni dopo viene citato anche da chi non lo ha mai visto. 

 

 

[Esiste davvero chi non ha mai sentito parlare di Via col vento?]

 

 

Passa appena un anno ed esce in Italia il film considerato il capostipite del Neorealismo: Ossessione di Luchino Visconti

 

Vi ricordate su cosa si basa la storia con quel maledetto triangolo tra Gino, Giovanna e Giuseppe? 

E cos’hanno al centro due capisaldi della Nouvelle Vague come Hiroshima mon amour di Alain Resnais del 1959 e Fino all'ultimo respiro di Jean-Luc Godard del 1960?  

 

Restando sul 1960 si può forse dimenticare la dichiarazione d’amore di Marcello per Sylvia ne La dolce vita? Uno dei film più noti di Federico Fellini e anche uno dei film più famosi di sempre nel mondo? 

E ancora nello stesso anno si potrebbe tornare a Hollywood per citare L’appartamento di Billy Wilder, storia di un amore complicato tra i personaggi di Jack Lemmon e Shirley MacLaine, e allargando le maglie del tema buttarci dentro Psyco di Alfred Hitchcock, forse il film che meglio rappresenta l’amore malato di un figlio per la propria madre. 

 

Il gioco potrebbe proseguire per ore, ma la morale è ormai chiara: le storie d’amore di qualsiasi tipo sono parte integrante della narrativa da quando esiste l’uomo. 

 

Spostandoci sull’antropologia spicciola sono la base di ciò che è lo scopo primario di qualsiasi essere vivente; non è strettamente necessario l’amore affinché avvenga la riproduzione - possiamo dedurlo banalmente guardando un documentario su National Geographic, ma per quanto riguarda le storie che ci vengono raccontate è un elemento fondamentale. 

Lo ha sempre saputo molto bene chi si occupava di Letteratura, di Teatro e oggi di Cinema. 

 

Nel Cinema contemporaneo le storie d’amore hanno preso le direzioni più variegate, andando praticamente in ogni direzione immaginabile.

 

Per quel che concerne il Cinema statunitense una grande spallata alla classica “commedia romantica” è arrivata nel 1989 con Harry, ti presento Sally, che andava a scardinare decine di luoghi comuni sia sul rapporto tra uomo e donna sia sul concetto stesso di costruzione della romcom

 

[La scena che cambiò tutto nel film che cambiò tutto]

 

 

Oggi non è raro trovare storie d’amore che si distanziano da quelle classiche nel Cinema di tutto il mondo: dalla poesia di In the Mood for Love all’esasperazione di Una vita al massimo, dalla follia di Sono un cyborg ma va bene alla distopia di Her, dai crepuscoli di Solo gli amanti sopravvivono alle fantasie dolorose di Secretary, dal coraggio de I segreti di Brokeback Mountain al disallineamento di Border - Creature di confine, dall’allegoria di madre! alle infezioni di Thirst

 

Fino alla stop motion di Anomalisa e all’animazione di WALL•E

 

Le storie d'amore sono sempre state un tema centrale nel Cinema mondiale, da quando il Cinema è nato le relazioni amorose hanno ispirato e influenzato i cineasti di tutto il mondo: vi lascio dunque alle 8 posizioni di questa Top 8, che bene illustrano la varietà di “strane storie d’amore” che ci sono state raccontate nell’ultimo mezzo secolo. 

 

E viva l’amore, di qualsiasi tipo esso sia anche se dovesse essere "strano" agli occhi degli altri. 

 

Innamoratevi ogni giorno e fregatevene di chi sia l’oggetto del vostro amore: anche se fosse un comodino, un fiore o un concetto astratto, l’importante è che vi faccia stare bene.  

 

[Introduzione a cura di Teo Youssoufian

 

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Posizione 8

Harold e Maude

di Hal Ashby, 1971

 

Harold Chasen e Marjorie "Maude" Chardin

 

“Sai, Harold?

Secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa permette che altra gente la consideri uguale.”

 

Così si conclude una delle scene principali di Harold e Maude

Ma cos’è “diverso” - e soprattutto cos’è “uguale” - nell’amore e nella vita? 

Sul quesito indaga la brillante opera seconda di Hal Ashby, una commedia nera degna rappresentante di quella rivoluzione dei costumi e dei valori condotta a livello cinematografico dalla New Hollywood.  

 

Negli Stati Uniti dei primi anni '70 Harold (Bud Cort) è un ricco diciottene annoiato dalla propria esistenza e attratto dalla morte: anche per contrastare ed esasperare una madre anaffettiva, possessiva e opprimente, inscena svariate volte il proprio suicidio e per diletto partecipa a funerali di perfetti sconosciuti.

La passione per i funerali è all’origine dell’incontro con Maude (Ruth Gordon), un’energica ed eccentrica anziana signora, affascinata dall’arte, dalla musica, dalla natura e dai cicli della vita.  

 

Nonostante i due protagonisti siano in netta antitesi sul piano generazionale, caratteriale e di estrazione sociale, tra loro nasce un’intesa profonda che crescerà fino a diventare una vera e propria relazione sentimentale.

Un rapporto all’insegna della rivendicazione di una vita libera da ogni tipo di vincolo e omologazione dettati dai limitati principi della società dell’epoca. 

Harold è asfissiato dalle volontà materne che intendono a tutti costi normalizzarlo, imponendogli la carriera militare e la vita coniugale tramite un asettico sistema elettronico di incontri.

La fine sceneggiatura di Colin Higgins distrugge tutti i cardini della comunità statunitense di allora - ma che è rimasta immutata fino ai giorni nostri - come la proprietà privata, l’autorità, il militarismo, ma soprattutto la moralità.

Harold non solo si innamora perdutamente di una donna con una differenza di età di oltre 60 anni, ma grazie a questa irriverente figura scopre un approccio diverso all’esistenza, una prospettiva che prima si era sempre ostinato a evitare: vivere pienamente la vita.  

 

La regia di Ashby - impreziosita dalla magistrale colonna sonora firmata da Cat Stevens - impacchetta un prodotto imperfetto nella forma, ma non nella sostanza, di una sincerità e forza a dir poco travolgenti, intelligentemente dissacrante.

 

Il messaggio più importante che ci lascia Harold e Maude è però il ribaltamento della concezione stereotipata di amore tra giovinezza e anzianità, sottolineando con elegante umorismo e profondità che ciò che è “diverso” può anche risultare atipico, ma dovrà essere considerato come “normale”.  

 

Disponibile a noleggio su AppleTV, Microsoft Store e Amazon Video 

 

[a cura di Jacopo Troise]

 

Posizione 7

La mosca

di David Cronenberg, 1986

 

Seth Brundle e Veronica Quaife

 

Seth e Veronica si incontrano per caso a un ricevimento scientifico: lui è uno scienziato brillante, convinto di poter cambiare il mondo grazie alla sua macchina del teletrasporto; lei è una giornalista in cerca di successo, intrappolata in un passato sentimentale da dimenticare. 

 

Il primo atto de La mosca si definisce a partire dal suo tono mélo da commedia romantica: questo amore strampalato cresce, evolvendo in un progetto lavorativo comune e alimentando una complicità anzitutto fisica.

 

Fin da subito il rapporto tra Seth e Veronica si mostra nella sua instabilità, nella bramosia del desiderio carnale e in quel trasporto sregolato che sancisce l’inizio di ogni travolgente storia d’amore.

 

Ma ciò che interessa a David Cronenberg, all’interno di quello che possiamo considerare il suo più grande successo commerciale, è piuttosto la decomposizione fisica e morale delle cose animate di fronte all’irrompere casuale della tragedia.

 

L’amore diventa così un processo di dolorosa accettazione quando Seth, furibondo e ubriaco, si immette all’interno della capsula per il teletrasporto senza accorgersi di essere in compagnia di una mosca, trovandosi costretto ad affrontare le conseguenze di una contaminazione genetica irreversibile.

 

A osservare con inquietudine e profonda sofferenza i cambiamenti del suo fidanzato post-teletrasporto è proprio Veronica, ora attratta sessualmente da una ritrovata e vigorosa forza fisica, ora angosciata alla vista dei primi segni di deterioramento.

 

Questo body horror atipico del regista canadese, così immerso nella caratterizzazione dei personaggi, mescola dramma e gore, tenerezza e disgusto.

Confina lo spettatore nella speranza di una soluzione finale per una coppia il cui amore, sempre più vicino al modello de La bella e la bestia, è mutato improvvisamente in disastro.

 

A chiudere il cerchio è un casting azzeccatissimo.

Da un lato una magnetica Geena Davis, la sua celebre battuta (“Be afraid. Be very afraid”) e l’affinità con il partner, suggellata da un matrimonio nella vita reale l’anno successivo.

 

Dall’altro Jeff Goldblum, attore del Metodo calato in un processo di trasformazione estetica e attitudinale, tanto affascinante nell’imprevedibilità di scienziato pazzo quanto disgustoso nei panni del raccapricciante Brundlefly, valorizzato dal trucco Premio Oscar di Chris Walas e Stephan Dupuis.

 

Disponibile su Disney+

 

[a cura di Matilde Biagioni]  

 

Posizione 6

Shrek 

di Andrew Adamson & Vicky Jenson, 2001 

 

Ciuchino e Draghessa

 

L'intera saga di Shrek è fondata su un concetto semplice, declinato in numerose delle sue sfaccettature: le apparenze ingannano, anche nel mondo delle fiabe. 

 

Se gli orchi possono essere gentili e la vera bellezza delle principesse è interiore, dunque, perché un asinello e una draghessa sputafuoco non possono formare la meglio assortita delle coppie? 

 

Per nessun motivo, appunto.

Ecco perché la storia d'amore tra Ciuchino e Draghessa, perla nascosta del film del 2001 di Andrew Adamson e Vicky Jenson, si rivela una delle colonne portanti anche dei suoi sequel. 

 

Estremizzando in chiave comica la morale alla base dell'opera, i protagonisti di questa insolita storia d'amore sovvertono con naturalezza più di un luogo comune sul romanticismo. 

 

L'idea di affiancare al fido compagno dell'eroe eponimo il drago femmina che teneva segregata la principessa è di per sé esilarante, ma opera al contempo un completo sovvertimento delle stereotipiche logiche di potere tra i sessi. 

 

L'unico strumento comunicativo tra i due, la voce di Ciuchino, diventa il tramite per il loro innamoramento: quelli che sembrano complimenti vacui proferiti per ammansire la propria interlocutrice diventano la miccia del loro amore. 

 

Un rapporto che ci mostrerà Draghessa come il membro della coppia proattivo e potente, in grado di salvare gli eroi e provvedere direttamente alla sconfitta dei cattivi, ma anche capace di gigantesche dimostrazioni d'affetto verso il suo amato. 

 

Ciuchino è invece costantemente sul filo del pericolo, dal quale riesce sempre a salvarsi con una buona dose di fortuna e ingegno, e si ritrova sballottato dalla veemenza della sua amata ogni volta che gli si avvicina. 

 

Anche un drago può avere un cuore tenero, anche un ciuco può mostrare arguzia. 

 

Ciuchino e Draghessa sono l'ennesima dimostrazione di come un "E vissero felici e contenti" è sempre possibile, anche senza assecondare le regole che - nella percezione comune - dovrebbero portare al lieto fine. 

 

Sei splendidi cuccioli metà asinello e metà drago sono lì pronti a testimoniarlo!

 

Disponibile su Prime Video, Netflix e NOW 

 

[a cura di Jacopo Gramegna

 

Posizione 5

Il curioso caso di Benjamin Button 

di David Fincher, 2008

 

Benjamin Button e Daisy Fuller

 

 

Benjamin Button nasce vecchio per poi ringiovanire, percorrendo la propria vita al contrario degli altri esseri umani.

 

Riuscite a immaginare qualcosa di più triste?

 

Il momento della giovinezza è tarpato dagli acciacchi di un corpo inabile, mentre la stagione della vecchiaia diventa un palco per un solo protagonista; si è senza dubbio saggi e in perfetta forma, ma cosa resta delle relazioni, dei sentimenti e perciò del futuro? 

 

 

David Fincher con Il curioso caso di Benjamin Button sembra essere interessato a uno studio delle emozioni umane, declinando la fluviale durata del film a indagare il rapporto tra Benjamin Button (Brad Pitt) e Daisy Fuller (Cate Blanchett). 

 

La storia degli Stati Uniti è una quinta teatrale, dove i due protagonisti si scoprono, si amano, si perdono salvo poi ritrovarsi.

 

Non è un caso che il film inizi proprio con il racconto dell’ormai anziana Daisy, che rivive con noi spettatori il percorso della propria vita e della sua storia d’amore con Benjamin Button. 

 

Una storia sulla carta impossibile da portare avanti, ma che con il passare dei minuti scopriremo trasformarsi in una vera e propria favola capace di sopravvivere in un modo o nell’altro al passare tempestoso del tempo.

 

 

David Fincher rielabora il racconto breve di Francis Scott Fitzgerald per farne materia universale, collocando il tema della diversità al centro della narrazione e ragionando su come le circostanze esterne possano influire negativamente o meno su noi stessi e la nostra storia.

 

Un film che pulsa di vita anche grazie alle interpretazioni di Brad Pitt e Cate Blanchett, mai così vulnerabili agli occhi del pubblico, forse proprio perché la storia d’amore del film è in grado di svelare le carte anche ai peggiori bugiardi: gli attori. 

 

Disponibile su NOW

 

[a cura di Emanuele Antolini]

 

Posizione 4

Ted

di Seth MacFarlane, 2012

 

Ted e Tami-Lynn McCafferty

 

Sboccato, sessuomane, grande consumatore di marijuana e alcolici, fan del black humor e di Flash Gordon: questo è Ted, l'orsacchiotto di peluche portato in vita dal desiderio del piccolo John Bennett (Mark Walhberg) nel film scritto, diretto e interpretato da Seth MacFarlane, leggendario creatore di show quali I GriffinAmerican Dad! e The Cleveland Show.

 

Un personaggio come Ted - così irriverente e fuori dagli schemi - all'interno della storia originata dalla perversa immaginazione dell'autore di The Orville non poteva che essere abbinato sentimentalmente a una figura altrettanto eccentrica e stravagante: Tami Lynn (Jessica Barth).

 

Tami è una cassiera del supermercato dove lavora Ted, che decide immediatamente che deve avere un rapporto con lei nel retrobottega, possibilmente usando una zucchina che poi venderà a un'allegra famigliola con bambini.

 

Da qui inizierà una storia d'amore assurda fra due personalità tossiche: Ted è un casino ambulante fatto a peluche, la bionda fidanzata dell'orsetto è la classica "party-girl" senza cervello, sboccata, impulsiva, rumorosa, eccentrica e piuttosto testarda. 

 

Ma ha anche dei difetti.

 

Il loro rapporto è talmente tenero, dolce e di successo da far ricevere promozioni a Ted anche nel momento in cui viene scoperto a mangiarle un'insalata di patate dal fondoschiena sul posto di lavoro: la magia dell'amore e dei tuberi...

 

Disponibile a noleggio su AppleTV, Microsoft Store e Amazon Video  

 

[a cura di Adriano Meis]

 

Posizione 3

Il filo nascosto 

di Paul Thomas Anderson, 2017 

 

Reynolds Woodcock e Alma Elson

 

Daniel Day-Lewis interpreta un rinomato stilista londinese del secondo dopoguerra; si presenta ad Alma (Vicky Krieps), una cameriera, dicendole di essere un impenitente (sottintendendo "fortunato") scapolo. 

 

La vita di Reynolds Woodcock è tutta occhi e tatto, quando Alma entra nella sua vita lo fa principalmente con dei suoni e dei rumori: in principio derivati da uno spontaneo esserci, poi da un proporsi, e infine da un più enfatico mostrarsi e un consapevole infastidimento. 

Reynolds li negherà fin dal principio e, con loro, la fonte di tale disturbo.

 

"Forse stai solo sembrando forte, spero tu non lo stia facendo per me", risponde lei dimostrando perspicacia e insieme un'insospettabile audacia.

Risposta: "No, no: io sono forte".

 

Questo primo incontro è essenziale nel rivelare la natura dei protagonisti, così come lo è la scena in cui Reynolds perde una sfida a chi sostenesse più a lungo lo sguardo dell'altro, restituendo perfettamente lo stato d'animo visibilmente turbato del protagonista nel vedersi giudicato; il gesto che segue il dialogo sarà quello di riportare la situazione su un piano a lui favorevole, più precisamente di prendere figurativamente e letteralmente le misure con questa nuova presenza, per poi concluderne che secondo i suoi canoni - matematicamente definibili dal suo metro da sarto - lei sia, per lui, perfetta.

 

Reynolds non ama, perché non guarda mai in lei bensì sempre e solo su di lei: là dove per prima cosa vede il suo lavoro, i suoi vestiti, vale a dire ciò per cui le persone lo definiscono virtuoso.

Alma è per lui lo specchio di ciò che gli riesce meglio. Lei gli serve in quanto si forza sui soli giudizi positivi altrui. 

Questa relazione univoca può proseguire solo fin quando Alma non impone la sua identità prendendo iniziative, cessando il rispecchiamento inesausto degli atteggiamenti scelti con cura così che mantengano l'uomo sempre in una buona luce (mangio questo, non questo/faccio questo, non questo). 

Egli ne è atterrito, eppure, di nuovo, tramuta queste intime sensazioni di debolezza in una condizione che suggerisca ancora una volta la sua preminenza sulla donna: l'insofferenza.

 

Il suo è un amore stridente perché solo pensato e perché per lei ha scelto sempre e solo la cortesia invece che la gentilezza, il commento evasivo invece del complimento, la galanteria al gesto regalato, dimostrandosi così uomo virtuoso pur non offrendosi ad alcuna accusa di giudizio della donna. 

 

Il filo nascosto è un altro immenso trattato sulla malcelata fragilità maschile e una storia d’amore cinematografica di cui Paul Thomas Anderson ricama un ordito straniante.

 

Disponibile a noleggio su AppleTV e Amazon Video  


[a cura di Sebastiano Miotti]       

 

Posizione 2

Storia di un fantasma

di David Lowery, 2017  

 

C e M

 

L’amore non ha tempo, non ha appellativi e non ha parole: questo sembra dire Storia di un fantasma, film che ha lanciato la carriera di David Lowery iniziata sui set di Joe Swanberg e degli altri slackvetes.

 

Casey Affleck e Rooney Mara sono due amanti indefiniti, archetipici e senza nome, come vuole la grande tradizione di Aurora di Friedrich Wilhelm Murnau a cui ogni storia d’amore cinematografica deve tutto; Lui e Lei, qui caratterizzati dalle sole iniziali C e M, si muovono senza voce come nel film del 1929 intrappolati in un luogo che il giovane musicista non vorrebbe lasciare, a differenza della compagna.

 

Un luogo chiuso, quasi asfissiante come il formato con cui il film è confezionato, un 1,33:1 che fa sentire tutta la sua claustrofobia e in cui l’uomo alla fine resterà realmente intrappolato: dopo essere morto davanti a casa, si ritroverà infatti ingabbiato, sotto forma di fantasma, in quella casa che aveva tanto amato e che ora è diventata la sua prigione.

 

Come se la morte si fosse portata via tutto tranne il loro legame anche lei, che prima voleva andar via di lì, ora si sente vincolata a quella casa e, per farla andare via, dovrà a un certo punto intervenire proprio l'ormai defunto protagonista.

 

Un fantasma che, come il più puerile cartone animato, viene rappresentato come un lenzuolo bianco fluttuante (lo stesso che Lei aveva messo sul suo corpo), ma che in realtà aggiunge all’equazione come anche le forme non contino nel sentimento tra due persone.

 

Non è il corpo di Casey Affleck a mostrarci la sofferenza d’amore o le sue espressioni, ma una tensione tangibile tra un ectoplasma informe e una donna sofferente. 

 

“È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.”  

Fëdor Dostoevskij

 

Proprio a questo punto, nonostante manchino le parole, i gesti, il contatto e le espressioni, David Lowery decide di avvinghiarsi alla sua protagonista per mostrare - senza dire o spiegare - la forza di un sentimento che prevarica il tempo, lo spazio e la vita, come poi rappresenterà perfettamente il finale in cui il tempo e la sua ciclicità si accartocceranno completamente sulla sola dimensione di una coppia e del loro amore. 

 

Un topos, quello dell’amore durante l’attesa, che aveva già mostrato nel film precedente Senza santi in paradiso, con gli stessi protagonisti, che qui trova la sua sublimazione in un biglietto che dopo anni di attesa Rooney Mara lascerà nel muro e che diventerà l’unica ragione di vita per il fantasma. 

 

Disponibile su RaiPlay  

 

[a cura di Fabrizio Cassandro]

 

Posizione 1

Amore e guinzagli

di Park Hyeon-jin, 2022

 

Ji-hoo e Ji-woo

 

Quante volte i film romantici commerciali ci hanno propinato storie erotiche raffazzonate e sopra le righe? 

 

Poche, ma non per questo dimenticabili, purtroppo non per motivi positivi: a partire dal fenomeno delle 50 sfumature passando per 365 giorni, siamo stati assaliti nell'ultimo decennio da maschi alpha dal passato difficile e da dolci crocerossine che si trasformano in divinità dell’erotismo dopo il primo rapporto sessuale. 

Sono storie vendute come trasgressive, ma con un background conservatore: atteggiamenti tossici legittimati dal trauma (romanticizzato, ça va sans dire), meccanismi misogini edulcorati in nome dell’amore (romanticizzati anche questi) e alla fine - per la (non) gioia della comunità BDSM - rafforzamento dello stigma intorno al role play, ammantato da una coltre di morbosità.

 

Tuttavia alla fine ogni nefandezza è lecita alla luce del "vissero tutti felici e contenti", nel sacro vincolo del matrimonio. 

 

Senza scomodare grandi autori - perché non basterebbero tre Top 8 a tema per trattare le sfumature dell’erotismo e dei suoi riverberi psicanalitici in ambito cinematografico - e rimanendo in un substrato mainstream Amore e guinzagli di Park Hyeon-jin emerge per la trattazione delicata e divertente della scoperta e dell’accettazione delle proprie perversioni: si tratta di una commedia romantica sudcoreana targata Netflix in cui due dipendenti di una grande azienda scoprono per caso di essere compatibili a letto e nella vita. 

 

La storia, tratta dal webtoon Moral Sense di Gyeoul, racconta la storia di Ji-woo, un’impiegata fredda e autoritaria, per questo odiata dagli uomini, e del suo superiore Ji-hoo.

La somiglianza tra i nomi non è casuale: lei riceve un pacco destinato a lui, contenente proprio un guinzaglio.

 

Grazie a questa fortuita coincidenza diventa la sua dominatrice.

 

Amore e guinzagli è un film leggero e scanzonato, molto esplicito in relazione alla pudicizia che caratterizza la produzione di k-drama - tanto da scatenare quasi uno scandalo in Corea del Sud - ma molto delicato rispetto agli standard occidentali.

Affiora un atteggiamento spontaneo nei riguardi del sesso, compreso l’imbarazzo che si interpone tra una fantasia e l’atto di realizzarla. I personaggi si muovono su un terreno di incertezze amorose e sessuali in un exploit di tenerezza che rende facile empatizzare con i protagonisti.

 

Il film sudcoreano ha le caratteristiche di un prodotto televisivo, con tutti i limiti annessi, ma nel filone delle opere commerciali sul tema è senza dubbio uno dei più autentici e più divertenti.

 

Disponibile su Netflix

 

[a cura di Lorenza Guerra]

 



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