#ImpressionidalSottosuolo
Il legame che intercorre tra Bob Dylan e il Cinema è imprevedibilmente profondo. Del resto l’arte tende da sempre a comunicare con sé stessa, a citarsi, a scambiarsi reciproci attestati di stima, di odio e d’amore; e questo rapporto è ancor più vero nel caso della cinematografia, che per propria natura unisce e ingloba intrinsecamente forme d’arte apparentemente distanti tra loro.
Così scopriamo che Bob Dylan, oltre ad aver vinto il Premio Nobel - per la letteratura, a proposito di commistioni artistiche – e svariati Grammy Award, possiede tra i vari riconoscimenti conferitigli anche un Premio Oscar e un Golden Globe.
C’è poi da menzionare una fugace carriera attoriale, per la verità non indimenticabile, ma durante la quale fu comunque diretto da autori del calibro di Sam Peckinpah e la regia del film Renaldo e Clara, di cui firmò anche la sceneggiatura.
[Bob Dylan vinse un Academy Award e un Golden Globe per Things Have Changed, colonna sonora del film Wonder Boys, nel 2001]
Naturalmente è da considerare anche il percorso inverso, con svariati documentari che negli anni si sono occupati di approfondire la sua figura - su tutti No Direction Home, di Martin Scorsese – e film che ne hanno provato a tratteggiare vita e personalità, come nel caso di Io non sono qui, grazie al quale Cate Blanchett vinse oltretutto la Coppa Volpi a Venezia, ed ottenne una nomination agli Oscar.
È inoltre in produzione Going Electric, biopic diretto da James Mangold incentrato su Bob Dylan, con Timothée Chalamet ad interpretarlo.
Se questi elementi nella grande maggioranza dei casi basterebbero e avanzerebbero a descrivere e suggellare il rapporto tra un musicista e il Cinema… ecco, nel caso di Bob Dylan in realtà rappresentano soltanto la proverbiale ciliegina sulla torta.
Ma andiamo con ordine.
[Io non sono qui è probabilmente il film di maggior successo incentrato su Bob Dylan: particolarmente interessante la scelta di farlo interpretare da sei attori diversi, in differenti fasi della sua carriera]
"Well, there was this movie I seen one time
About a man riding 'cross the desert and it starred Gregory Peck
He was shot down by a hungry kid trying to make a name for himself
The townspeople wanted to crush that kid down and string him up by the neck"
"Allora, c'era questo film che ho visto una volta
su un uomo che attraversava il deserto, interpretato da Gregory Peck
venne ucciso da un ragazzo a caccia di gloria che cercava di farsi un nome
la gente del villaggio voleva fare a pezzi quel ragazzo e appenderlo per il collo"
Brownsville Girl, 1986
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L’immagine più frequentemente associata nell'immaginario comune a Bob Dylan è probabilmente quella del menestrello folk del Greenwich Village, con una chitarra acustica a esibirsi per pochi spiccioli nei locali, un po’ come accade ad esempio a Llewyn Davis nel bel film A proposito di Davis dei fratelli Coen.
Eppure il giovanissimo Bob Dylan – in questa fase ancora conosciuto col suo nome di battesimo Robert Zimmerman - nato e cresciuto in un piccolo centro del Minnesota, pare avere interessi ben diversi.
Cresce col mito epico dei film western, del Rock & Roll, di Little Richard.
I suoi eroi sono personaggi come James Dean, Charlie Chaplin o Elvis Presley, le grandi icone dello schermo e delle radio.
Questo background è essenziale per comprendere fino in fondo questo artista, troppo spesso inquadrato in un’ottica monodimensionale che non gli rende né giustizia né particolare verità: Bob Dylan è infatti, similmente e consapevolmente, innanzitutto maschera, icona, divo e anti-divo, stimolato e affascinato dalle sensazioni di grandeur nel forgiare la propria immagine, ma lucido abbastanza da non credervi mai davvero.
Nei suoi testi esprime, a livello contenutistico e formale, soprattutto la propria persona in quanto tale.
"Sono Bob Dylan soltanto quando devo esserlo.
Il resto del tempo sono me stesso."
L’incontro con la musica folk è piuttosto fortuito, ma determinante; ad affascinarlo sono soprattutto i temi trattati, la connessione con le radici popolari, con un certo misticismo, con quel senso di verità che forse più di ogni altra cosa definisce Bob Dylan, e che cercherà di cogliere e affermare lungo tutta la propria carriera, seppur sotto forme stilistiche spesso molto diverse tra loro.
Si trasferisce allora nel 1961 a New York, dove farà visita a Woody Guthrie, uno dei padri del genere folk, per omaggiarlo cantandogli i suoi stessi brani sul letto di ospedale sul quale ormai era costretto.
[In particolare Charlie Chaplin fu, a detta dello stesso Bob Dylan, la sua principale ispirazione, sul palco e fuori: diverse testimonianze riferiscono che tentasse di imitarlo anche nella camminata, nella gestualità - e del resto in parte i loro percorsi artistici sono accostabili, quantomeno a grandi linee, sia per quanto riguarda gli atteggiamenti manifestati in pubblico, sia per la loro generale irriverenza, sia per l'aura da cui sono avvolti]
"Half of the people can be part right all of the time
Some of the people can be all right part of the time
But all of the people can’t be all right all of the time
I think Abraham Lincoln said that
“I’ll let you be in my dreams if I can be in yours”
I said that"
"Metà delle persone può avere parzialmente ragione tutte le volte,
Alcune persone possono avere totalmente ragione qualche volta,
Ma tutte le persone non possono avere totalmente ragione ogni volta
Penso che l'abbia detto Abraham Lincoln
"Ti lascerò essere nei miei sogni se posso essere nei tuoi"
L'ho detto io"
Talkin' World War III Blues, 1963
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La prima fase della carriera di Bob Dylan è certamente caratterizzata da un notevole e ammirevole impegno politico nel contesto degli ambienti folk, all’interno dei quali il suo nome assume gradualmente un’importanza sempre maggiore, fino a renderlo di fatto l’icona del cosiddetto folk revival; movimento che comprendeva, tra gli altri, musicisti come Joan Baez, Dave Van Ronk, Tom Paxton e il grandissimo e troppo spesso dimenticato Phil Ochs.
Questo impegno politico in realtà non fu del tutto autonomo e anzi derivò in gran parte, come poi successivamente affermato dallo stesso Dylan, dall’influenza esercitata sulla sua compagna dell’epoca, Suze Rotolo - che peraltro appare anche nella copertina del suo primo album di soli inediti, The Freewheelin’ Bob Dylan.
Buona parte della produzione successiva tenderà infatti ad allontanarsi, prima a piccoli passi e poi drasticamente, dall’immaginario fornito dai primi album: non perché Bob Dylan non fosse d’accordo con quanto espresso - anzi, il suo orientamento socio-politico, fortemente a favore dei diritti dei più deboli, non cambierà praticamente mai - quanto piuttosto per esprimere la propria individualità in maniera differente, senza dover necessariamente rappresentare il simbolo di una battaglia sociale, ideologica e politica.
In questo periodo verranno comunque composti diversi classici attraverso i quali spesso ancora oggi identifichiamo il suo autore: su tutti Blowin’ In The Wind, ma anche Girl from the North Country o The Times They Are A-Changin’ - quest’ultimo pezzo tra l’altro è particolarmente noto anche per essere la colonna sonora del celebre Watchmen - che ci restituiscono un primo Bob Dylan arrabbiato, rivoluzionario e di protesta, ma anche in qualche modo ancora piuttosto candido e a tratti persino tenero.
[La copertina dell'album The Freewheelin' Bob Dylan è chiaramente ispirata ad uno degli eroi del Bob Dylan ragazzino, l'indimenticabile James Dean - curiosamente, questo omaggio verrà citato in un altro pezzo ascrivibile a pieno titolo nella Storia della musica, e cioè American Pie, di Don McLean: "When the jester sang for the king and queen / In a coat he borrowed from James Dean". Anche se pare che in realtà Bob Dylan non prese molto bene l'essere stato citato in qualità di "jester"...]
"But you who philosophize disgrace and criticize all fears
Take the rag away from your face,
now ain't the time for your tears."
"Ma voi che filosofate sulle disgrazie, e criticate tutte le paure,
toglietevi il fazzoletto dalla faccia
non è il momento per le vostre lacrime."
The Lonesome Death of Hattie Carrol, 1964
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Le prime avvisaglie del cambiamento possono essere già colte nel suddetto mantra, rivolto all'ipocrisia imperante in determinati ambienti sociali, ripetuto alla fine di ogni strofa della memorabile The Lonesome Death of Hattie Carroll, o in Restless Farewell, che peraltro chiude allegoricamente The Times They Are A-Changin'; ma possono essere riscontrate soprattutto nell’album seguente, dal controverso titolo Another Side of Bob Dylan.
Il titolo è controverso perché, a quanto pare, fu scelto dai produttori nonostante le perplessità dello stesso Bob Dylan, secondo il quale in quella raccolta non veniva affatto espresso un “another side” di sé, quanto invece precisamente la propria persona.
In questo senso brani come il beffardo All I Really Want to Do, lo splendido My Back Pages, l’inequivocabile It Ain't Me Babe, sono effettivamente considerabili come segni di rottura relativamente espliciti, almeno per quanto riguarda la percezione che il pubblico aveva del Bob Dylan del 1964, ma al tempo stesso anche di intima continuità con il loro autore, intenzionato a rimarcare con forza la propria individualità.
Troviamo inoltre in questo album un brano dichiaratamente ispirato a Psycho, a partire dal titolo (Motorpsycho Nightmare) nel quale Bob Dylan rielabora la trama del film di Alfred Hitchcock inserendovi tocchi grotteschi e sottotesti politici piuttosto evidenti, con la verve ironica che lo ha spesso caratterizzato, e con un gusto per il surreale che inizia a strutturarsi in maniera sempre più interessante:
"I was sleepin' like a rat when I heard something jerkin'
There stood Rita, lookin' just like Tony Perkins
She said, "Would you like to take a shower?
I'll show you up to the door"
I said, "Oh, no, no, I've been through this movie before""
"Dormivo come un topo quando sentii qualcosa muoversi
C'era Rita in piedi era davanti a me, sembrava Tony Perkins
Disse: "Ti andrebbe di fare la doccia? Ti accompagno alla porta"
Risposi: "No, no, ho già visto questo film""
Motorpsycho Nightmare, 1964
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[Ritenuto il primo videoclip della Storia della musica, Subterranean Homesick Blues è certamente tra i pezzi più rappresentativi di Bob Dylan: da notare la presenza di Allen Ginsberg, tra i principali esponenti del movimento beat, in un cameo all'interno del video]
La principale svolta della poetica dylaniana è probabilmente da ricercarsi nella vicinanza al mondo beat.
Da quegli artisti egli ricava una serie di fascinazioni, stilistiche e tematiche, che saranno caratterizzanti della seconda fase della propria carriera, nella quale incidentalmente passerà tra l'altro anche da un punto di vista musicale dal folk al rock, e dall’acustico all’elettrico.
Questa svolta è da intendersi comunque più come un riavvicinamento alle intenzioni originarie dell’artista Bob Dylan, che come a un gesto esclusivamente provocatorio o a un salto nel buio, plagiato dai suoi nuovi amici letterati.
Tutt’altro.
Del resto il titolo dell’album che inaugura questo periodo non potrebbe essere più chiaro in tal senso: Bringing It All Back Home.
Il “nuovo” approccio zen di Dylan, incredibilmente caro ai poeti beat, è particolarmente evidente in due di quelli che a mio avviso sono tra i suoi cinque o sei pezzi migliori: It’s Alright Ma (I’m Only Bleeding) e Love Minus Zero/No Limit – si tratta inoltre di due brani che, osservati in coppia, in un certo senso riassumono molto bene il pensiero del proprio autore su svariati aspetti dell’esistenza, stoicamente disilluso e ostinatamente orientato alla verità, nella sua accezione più completa e multiforme.
La scrittura, zeppa di riferimenti culturali e di allusioni metaforiche, pur stilisticamente vicina ai fondamenti beat tende ora a rifarsi maggiormente ad un senso estetico cinematografico, e le immagini, sebbene solo evocate, assumono un'importanza decisiva.
"Statues made of match sticks
Crumble into one another.
My love winks, she does not bother,
She knows too much to argue or to judge."
"Statue fatte di fiammiferi
crollano una sull'altra
Il mio amore ammicca, non le importa
Sa troppe cose per mettersi a discutere o a giudicare."
Love Minus Zero / No Limit, 1965
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L’album comprende una feroce critica agli ambienti folk, e in particolare alle strumentalizzazioni subite, con l’iconica Maggie’s Farm, ed è in effetti a giusta ragione considerato il vero e proprio spartiacque della carriera del proprio autore.
I testi diventano più criptici, più allegorici, più metaforici e in definitiva si fanno poesia, nel senso più alto del termine.
[On The Road, tratto dall'omonimo romanzo di Jack Kerouac, è uno dei film che affrontano più direttamente gli ambienti beat, da cui Bob Dylan fu fortemente influenzato]
"Inside the museums, infinity goes up on trial
Voices echo “this is what salvation must be like after a while”
But Mona Lisa must had the highway blues
You can tell by the way she smiles"
"All'interno dei musei l'infinità viene citata in giudizio
Voci riecheggiano "è così che la salvezza dev'essere dopo qualche tempo"
Ma Monna Lisa deve avere la tristezza da autostrada
lo si può intuire dal modo in cui sorride"
Visions of Johanna, 1966
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Il periodo "elettrico" di Bob Dylan ci consegna una lunga serie di capolavori di testo e musica; basti pensare che già negli anni ’60 alcuni professori universitari sostennero che andava candidato al Nobel per la Letteratura – poi vinto nel 2016 - adducendo come esempi pezzi inarrivabili come Visions of Johanna e Desolation Row, autentiche rivelazioni poetiche sul senso esistenziale dell'identità.
È anche probabilmente il momento indagato maggiormente a fondo della vita dell’artista, e su cui tendono infine di più a concentrarsi le opere su di lui incentrate, anche cinematografiche e documentaristiche - del resto i contrasti, le svolte narrative, i momenti di rottura rivestono da sempre un ruolo predominante nelle nostre fascinazioni, e si prestano senza sforzo alla trasposizione visiva.
Non si contano gli omaggi e le citazioni al suo lavoro di quegli anni: tra gli altri, Fabrizio De André tradusse e rielaborò il testo di Desolation Row (Via della Povertà) mentre Hunter S. Thompson addirittura dedicò il proprio lavoro più noto e importante, Paura e delirio a Las Vegas, a Bob Dylan.
Nell’omonimo film è oltretutto presente Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again nella colonna sonora – un brano che si adatta perfettamente allo stile del film, sia da un punto di vista musicale che testuale.
[Trailer di Paura e Delirio a Las Vegas]
"Cinderella, she seems so easy, "It takes one to know one" she smiles
And puts her hands in her back pockets, Bette Davis style
And in comes Romeo, he's moaning "You belong to me... I believe"
And someone says "You're in the wrong place my friend, you'd better leave""
"Cenerentola, sembra così facile, "tra simili ci si intende", sorride
e infila le mani nelle tasche posteriori, alla Bette Davis
Arriva Romeo che si lamenta "Credo che tu appartenga a me"
e qualcuno gli dice "Sei nel posto sbagliato, amico, faresti meglio ad andartene"
Desolation Row, 1965
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Gli album che seguiranno, John Wesley Harding e Nashville Skyline, presentano degli spunti interessanti e soprattutto un certo distacco dalla forma della precedente trilogia elettrica.
Nel secondo peraltro si segnala una significativa collaborazione con Johnny Cash: curiosamente su di lui esiste Quando l'amore brucia l'anima - Walk the line, un buon biopic diretto da James Mangold, che come anticipato curerà la regia del biopic su Bob Dylan.
Si è accennato in precedenza anche ai rapporti sentimentali di Bob Dylan - essi di fatto sono fondamentali nella carriera dell’artista.
Se di Suze Rotolo ho già scritto, a Joan Baez sono presumibilmente dedicati almeno un paio di pezzi, come Queen Jane Approximately e probabilmente She Belongs to Me.
Ma è soprattutto la relazione con la moglie Sara Lownds ad essere importante, sia perché ci ha regalato una delle canzoni più belle di sempre, e cioè Sad-Eyed Lady of the Lowlands, praticamente unica e davvero irripetibile nel suo essere così intima ed esclusiva – peraltro è anche una delle canzoni preferite da Roger Waters, volendo aggiungere una nota di colore - sia perché dalla rottura di quel matrimonio nasce indirettamente quella meraviglia di Blood on the Tracks.
Contestualmente nel 1973 Bob Dylan interpreta Alias nel film Pat Garrett e Billy the Kid, di Sam Peckinpah: è grazie a questa pellicola che abbiamo Knockin’ on Heaven's Door, che gli valse anche una nomination ai BAFTA.
[Una sequenza introduttiva iconica di un film iconico: sarebbe stata uguale con una diversa colonna sonora?]
"Quando vado a vedere un film mi aspetto di venire commosso.
Non vado al cinema solo per passare il tempo o perché il film mi mostri qualcosa che non conosco.
Voglio essere commosso, perché questo è il senso dell'arte e anche il senso di tutti i grandi teologi.
L'arte deve trascinarti via dalla tua sedia.
Il suo compito è trasportarti da una dimensione all'altra."
Se si possono citare a lungo le colonne sonore riportanti brani di Bob Dylan – da Rainy Day Women #12 & 35 in Forrest Gump a Lily, Rosemary and the Jack of Hearts in Manchester by the Sea - è d'altra parte interessante anche notare l’intrinseca qualità filmica di alcuni testi, di alcune storie.
Del resto è proprio dall'immaginario popolare, dalle storie mitologiche delle ballate e dalla magia dei racconti incredibili della vita e del Cinema che Bob Dylan è sempre stato maggiormente affascinato.
Dal racconto, vero, realistico, simbolico o allegorico che sia, e dalla verità che intrinsecamente si cela in esso.
Sarebbe bello allora vedere ad esempio un film sceneggiato a partire da Black Diamond Bay, con questo misterioso casinò sull’isola, personaggi ambigui e un senso di disastro incipiente; una storia d’amore tratta da Tangled up in Blue, dal montaggio temporale intricato e piena di colpi di scena; la stessa Brownsville Girl si presterebbe a un’opera che si lascerebbe vedere più che volentieri, lasciandoci in dubbio su chi sia davvero Henry Porter.
Bob Dylan ha sempre sostenuto che i suoi testi sono innanzitutto pensati per essere letti, recitati; solo in un secondo momento venivano inquadrati da un punto di vista musicale.
È probabilmente il motivo per cui ha vinto il principale premio letterario al mondo, e forse anche il motivo per cui nel corso dei decenni così tante opere cinematografiche si sono interessate alla sua figura ed alle sue parole, incorporandole, citandole, premiandole, omaggiandole.
"Yes, my guard stood hard when abstract threats, too noble to neglect
Deceived me into thinking I had something to protect
Good and bad, I define these terms quite clear, no doubt, somehow…
Ah, but I was so much older then; I'm younger than that now"
"Sì, rimanevo in guardia quando minacce astratte, troppo nobili per essere ignorate
mi ingannavano portandomi a credere che avessi qualcosa da proteggere
Bene e male, definivo questi termini chiaramente, senza dubbi, in qualche modo...
Ah, ma ero molto più vecchio allora; sono più giovane adesso."
My Back Pages, 1964
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