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Manchester by the Sea: una Smoked Beer davanti al camino

L'elaborazione del lutto nella periferia americana tra silenzi e fantasmi del passato che ritornano

Manchester by the Sea è un film del 2016 vincitore dei premi Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale e per il Migliore Attore Protagonista su sei candidature nella cerimonia del 2017, nominato a sei Golden Globe, oltre ad aver partecipato al Sundance Film Festival del 2016. 

 

 

Manchester by the Sea è il terzo film da regista di Kenneth Lonergan, dopo Count On Me e Margaret, già noto come sceneggiatore a Hollywood dove spicca la partecipazione a Gangs of New York.

 

 

  

Sinossi

Guardiamo l'etichetta: un breve riassunto del film.

 

Lee Chandler (Casey Affleck), tuttofare apatico e scontroso di alcune palazzine a Quincy nell'area metropolitana di Boston, viene chiamato dalla sua città natale - Manchester by the Sea - perché suo fratello Joe (Kyle Chandler), che già soffriva di una deficienza cardiaca, è stato nuovamente ricoverato e lui dovrà occuparsi del nipote Patrick. 

 

Come ci viene subito fatto capire sia dalla cronicità della malattia sia dalle battute di alcuni personaggi secondari è una pratica abbastanza consueta che lui vada a badare al sedicenne per qualche giorno. 

 

 

 

 

Al suo arrivo Lee scopre che durante il viaggio il fratello è morto e di conseguenza dovrà farsi carico di tutte le formalità, restando per alcuni giorni nella vecchia casa del fratello. 

 

Senza che venga mai mostrato alcun addio scopriamo - attraverso un meccanismo di continui flashback - che quando ancora viveva a Manchester by the Sea, Lee viveva con sua moglie Randi (Michelle Williams) e due figlie, mentre Joe era sposato con Elise: una donna che ci viene presentata nuda e senza sensi al ritorno a casa del marito.

 

Non sappiamo se e come si siano lasciati, ma di certo non sarà lei a prendersi queste responsabilità.

 

Dopo aver dato la tragica notizia a Patrick (Lucas Hedges), il figlio di Joe, ed essere andati assieme all'obitorio, Lee e il nipote iniziano la loro convivenza nella casa abbandonata dal defunto, in attesa di capire come si evolverà l'affidamento del giovane. 

 

L'indomani incontrano il notaio e qui Lee scopre che il fratello gli ha lasciato la tutela di Patrick, insieme a soldi a sufficienza per poter vivere a Manchester by the Sea in attesa di trovare un lavoro. 

 

 

 

 

Lee è sconvolto, non solo da una responsablità inaspettata, ma sembra che il ritorno nella città natale sia per lui una sistemazione assolutamente inconcepibile, nonostante il piano ben congegnato dal fratello.

 

Durante la discussione con l'esecutore testamentario - attraverso un montaggio alternato fantastico - veniamo a conoscenza del fantasma che grava su di lui e sul suo ritorno a Manchester by the Sea.

 

Anni prima, dopo una notte brava con alcuni amici nella casa in cui viveva con Randi e le bambine, ancora un po' ubriaco e fatto, Lee è andato al supermarket in città e al suo ritorno ha ritrovato la casa in fiamme, i pompieri che trattenevano la moglie in lacrime e le bambine ancora dentro, bruciate vive.

 

Lungo tutto il secondo atto del racconto di Lonerghan il passato prende il sopravvento sia nel film, sia nella testa di Lee.

 

Nella calma del giorno successivo alla tragica tempesta, l'uomo - distrutto - racconta gli avvenimenti della notte precedente alla polizia e la sua imperdonabile colpa: per non usare il riscaldamento che dava fastidio a alla moglie ha acceso il camino, dimenticandosi di mettere davanti la copertura.

 

Un tragico incidente a cui tutti sembrano credere, ma lui vorrebbe essere punito come pensa di meritare, vorrebbe l'odio che sente di essersi guadagnato: rubata una pistola a un agente, cerca di spararsi, ma viene immediatamente fermato da Joe, suo padre e i poliziotti presenti. 

 

 

 

 

Scoperto il segreto che Manchester by the Sea ci stava celando, torniamo al presente dove i due si scontrano tra la voglia del giovane minorenne di restare nella cittadina in cui c'è tutta la sua vita e Lee che, senza dare al giovane spiegazioni, organizza il suo trasferimento a Boston.

 

Pat non vorrebbe abbandonare l'adolescenza piena che si era costruito nella cittadina portuale: due fidanzate, tanti amici, una band, la squadra di hockey e la nave del padre. A Boston perderebbe tutto. 

 

Per il protagonista invece la genitorialità sembra una sfida insormontabile, la convivenza con Patrick è sempre più tesa e gli scontri sono all'ordine del giorno: la barca è troppo cara da mantenere, la terra troppo ghiacciata per seppellire Joe, che resta chiuso in un frigorifero dell'obitorio e il nipote che inizia a sentirsi dire i primi no dallo zio.

 

Nel bel mezzo di tutti questi problemi, come spesso accade dopo i grandi lutti, è il momento dei riavvicinamenti: Elise con Patrick e Randi con Lee.

 

I primi si scrivono via mail e dopo anni di silenzio e lontananza si rincontrano, nonostante la contrarietà dello zio, nel solco della volontà del fratello scomparso.

 

Elise si è rifatta una vita lontano da Manchester by the Sea, è sobria e incontrato la religione.

 

Gli ex-coniugi invece si rivedono dopo anni al funerale: Randi è incinta e si è risposata, ma non ha dimenticato l'ex-marito.

 

 



Nel mondo di Lonergan i riavvicinamenti non possono che far rima con la sofferenza degli addii.

 

Da un lato la madre, dopo la riabilitazione, non è in grado di gestire un nuovo rapporto con Pat e lo abbandona nuovamente.

Dall'altro Lee acconsente a rivedere Randi, che vorrebbe riallacciare il loro rapporto e scusarsi per avergli dato la colpa della tragedia, ma lui non riesce ancora ad accettare ciò che è successo alla loro famiglia e la lascia sola e in lacrime dopo il loro incontro.

 

Dopo un ultimo scatto d'ira da ubriaco, Lee decide di dire addio a Manchester by the Sea e di tornare a Boston.

 

Patrick verrà adottato da George, amico stretto di Joe, che se ne prenderà cura nella cittadina portuale e che terrà la barca da cui il giovane non voleva separarsi.

 

Lo zio si congeda affittando la costosa macchina per seppellire il fratello, nonostante il terreno ghiacciato, e comprando un motore nuovo all'imbarcazione: non è un addio al nipote, perché d'ora in poi a casa sua ci sarà anche una stanza per lui.

 

 

 

 

Breve Commento

Stappiamo e versiamo: un'analisi del film, indipendentemente dalla birra, ma che ci porti nel mood dell'opera.

 

Come si può notare dalla sinossi Kenneth Lonergan in Manchester by the Sea - facendo molto affidamento sulla sua regia e scrittura - alterna diversi piani temporali.

 

Sceglie di farlo senza alcuno scarto visivo netto: non siamo davanti ai diversi direttori della fotografia di Hiroshima Mon Amour, ai diversi supporti (digitale e analogico) di Blue Valentine o al bianco e nero muto alternato a colore e sonoro in Wonderstruck

 

Questo perché l'autore newyorkese costruisce un film in cui il passato e il presente si compenetrano e influenzano costantemente. 

 

Per Lonergan infatti l'elaborazione del lutto, che è il tema portante dell'opera, è slegata dal tempo e anzi diventa tres d'union tra i vissuti di personaggi differenti in periodi distanti; l'autore newyorkese vuole infatti che la sofferenza resti vivida nei suoi personaggi fino al suo completo superamento.

 

Questa scelta non è un alibi per il regista-sceneggiatore per costruire un film caotico, ma anzi Manchester by the Sea è un racconto dalla struttura ferrea, che potrebbe quasi essere guardato con il cronometro in mano per quanto è preciso con la scansione degli atti e dei classici punti chiave di una buona scrittura per il cinema.

 

Quasi due ore in cui ogni dettaglio si ricollega a un evento successivo e in cui tutti i ruoli e gli snodi narrativi del viaggio dell'eroe sono chiaramente riconoscibili.

 

 

 

 

Chiariamoci: questo non è un limite, una forzatura o una banalizzazione del racconto, ma anzi è la prova del background tecnico di Lonergan e del precisissimo lavoro di quasi tre anni fatto su Manchester by the Sea: non un film impersonale scritto da uno sceneggiatore e messo in mano a un mestierante, ma un progetto a cui tutte le parti in causa tenevano particolarmente.

 

L'abilità di uno sceneggiatore infatti deve, secondo me, essere ricercata soprattutto nella capacità di inserirsi e sfruttare schemi e strutture del buon racconto e nel costruire legami forti tra tutti i diversi momenti della narrazione: tutto per donare la maggior forza possibile a ciò che si vuole dire e raccontare.

 

Temi e propositi non devono mai prevaricare la buona scrittura: come un macigno che per esercitare la maggior forza possibile non deve aver crepe o al primo contatto si frantumerà sotto al suo peso.

 

Proprio in questo Lonergan riesce perfettamente in Manchester by the Sea: il film è un corpo unitario in cui, oltre a una scansione perfetta, lo sceneggiatore riesce a tenere costantemente insieme tutti i fili.

 

Costruisce sottotrame, paralleli e simboli che guidano all'interno della lettura lungo tutto il film e che si ripetono tra differenti personaggi e situazioni, come solo una sceneggiatura ben congegnata riesce a fare senza risultare artefatta.

 

 

 

 

In particolare i riavvicinamenti sono uno degli snodi fondamentali che lo sceneggiatore newyorkese ha riproposto all'interno dell'opera a più riprese: sempre con lo stesso schema.

 

Vale per il matrimonio infranto di Lee e Randi, per l'incapacità di prendersi responsabilità della madre verso Pat, per l'addio tra il protagonista e Joe: tutti perfettamente contenuti nel ritorno, mancato, del protagonista a Manchester by the Sea.

 

Tutte queste storie di ritorno che si intrecciano sono costruite alla stessa maniera per suggerire uno schema dietro cui si cela uno dei messaggi al centro di Manchester by the Sea: l'impossibilità di ricostruire qualcosa di passato, la necessaria accettazione di un cambiamento senza ritorno, come la morte.

 

I personaggi passano prima attraverso la comunicazione a distanza, poi gli incontri organizzati e misurati per scoprire che nulla serve a evitare le lacrime del congedo definitivo: l'addio che finalmente - anni dopo il momento in cui si è realmente consumato - prende corpo e diventa reale.

 

In questa ottica è fondamentale il lavoro che Lonergan fa con l'intreccio di passato e presente: come già detto non è solo una banale scelta tesa a movimentare il racconto, ma il modo del regista di dirci che la sofferenza del passato compenetra costantemente il presente, finché non la si accetta.

 

 

 

 

In questo è fondamentale la gestione dei ritmi del flashback: attraverso l'aumento o la loro diminuzione l'autore newyorkese non solo ci mostra la sofferenza e il ricordo, ma ci fa provare in prima persona la nostalgia e le ferite non ancora rimarginate, per guidarci nel loro superamento.

 

Per questo gli eccessi, talvolta presenti, sul piano emotivo sono totalmente funzionali.

 

Un'accettazione che non passa solo da un percorso interiore, ma che si materializza in gesti, grandi o piccoli che siano, in netta contrapposizione con il silenzio e l'apatia che impera in quasi tutti i primi due atti di Manchester by the Sea

 

Il percorso di Lee in questo è chiarissimo: lui che è il simbolo della passività trova il suo riscatto proprio mediante la nuova comunicazione con Pat e nei piccoli gesti che farà nei suoi confronti.

 

In Manchester by the Sea poco o nulla è lasciato al caso ed è visibilissima la lunga gestazione e il forte coinvolgimento di tutte le persone che ne hanno preso parte.

 

Il film nasce dall'incontro tra Matt Damon e John Krasinski, due attori di quel solido gruppo di bostoniani presente a Hollywood, che si sono rivolti a Lonergan perché mettesse in sceneggiatura la loro idea di racconto di un handyman del New England, per poi dividersi regia e ruolo da protagonista, in questo ordine.

 

 

[Matt Damon e John Krasinski in Promised Land di Gus Van Sant]

 

 

Questo aspetto, che stando alle interviste proveniva soprattutto dall'idea dell'attore reso famoso da The Office, impregna tutto il film.

 

Sia nella contrapposizione tra l'azione e l'elucubrazione per il superamento del passato, sia soprattutto nella caratterizzazione di Lee e del suo rapporto con il lavoro.

 

Infatti il percorso del personaggio - che alla fine sarà affidato a Casey Affleck - gira costantemente attorno alla tematica del lavoro: questo è il simbolo della sua rinuncia alla vita da cui inizia il suo viaggio, diventa la rappresentazione tangibile dell'ostracismo di Manchester by the Sea nei suoi confronti e rappresenta il suo nuovo riscatto alla fine.

 

Allo stesso tempo è interessante vedere come, dall'idea del regista che ha esordito con A Quiet Place, sia nato un film con un ruolo così importante affidato ai silenzi anni prima di quello che sarà il suo primo film.

 

Passa il tempo e Krasisnski abbandona per strada il ruolo da protagonista, a causa della propria agenda pienissima, così Damon diventa non solo il candidato per il ruolo di Lee, ma anche il principale sponsor del film.

La sceneggiatura di Lonergan lo convince tanto che, secondo lui, nessuno al di fuori dell'autore newyorkese avrebbe potuto dirigere questa opera.

 

Tra i due era in corso dai tempi di Margaret, le cui beghe legali avevano minato la fiducia attorno a Kenny, una discussione per spingerlo a dedicarsi completamente alla regia.

 

 



Anche Matt Damon deve rinunciare al ruolo principale a causa del suo coinvolgimento in innumerevoli progetti tra cui The Martian di Ridley Scott, che concorrerà in molte categorie degli Oscar proprio assieme a Manchester by the Sea.

 

Come Krasinski finirà per esserne solo produttore esecutivo e gli verrà affidato il final cut, mediando così tra il grande legame di Lonergan con il film e il momento di scarsa stima nel mondo cinematografico per il regista.

    

A questo punto Kenny vede Casey Affleck come l'unica alternativa possibile: da grande amico di Matt Damon, così come il fratello Ben, aveva seguito tutta l'evoluzione del progetto, nonostante in quel momento fosse molto meno spendibile al botteghino.

 

Il rapporto strettissimo di Matt Damon con questo film è risultato lampante durante la premiazione nella notte degli Oscar di entrambi gli amici: l'uno per la sceneggiatura e l'altro per il ruolo da protagonista, quasi come se sperasse più in una loro vittoria e riscatto, che in quella del film al quale aveva partecipato.

 

La prova dell'attore di Boston è una delle perle del film, una recitazione fatta di silenzi che tiene assieme, tanto quanto la costruzione di Lonergan, tutto il film. 

Il modo in cui racconta, attraverso i piccoli gesti e gli sguardi, tutti i cambiamenti tematici, temporali ed emotivi del suo personaggio, non solo dimostra le sue capacità, ma anche la profonda conoscenza e trasporto nella storia di Lee Chandler.

 

 



Manchester by the Sea è infatti un film di silenzi e attese, e in questo l'idea di piccola comunità rurale ha uno spazio fondamentale: dalla commistione di questi due elementi viene fuori uno degli aspetti, a parer mio, più interessanti di tutto il film.

 

È lampante che Lee sia stato tacitamente ostracizzato dalla popolazione di Manchester by the Sea, non importa quanto fosse amato Joe o che la sorte delle sue bambine non fosse colpa sua: la più grande tragedia della sua vita non è solo il suo personalissimo fantasma, ma è visto come un affronto a tutta la cittadina portuale.

 

Non viene mai detto da nessuno, ma il momento in cui cerca di trovare un lavoro in città per badare a Pat è emblematico: trova compassione e condoglianze, ma alla fine c'è sempre uno sguardo femminile che intima il marito a non assumere il reietto.

 

 

 

 

Questa non è una nota misogina del discorso di Lonergan, ma una lucido utilizzo di simboli per rappresentare il tessuto sociale dell'arretrata periferia americana.

 

La conduzione familiare, i rapporti stretti tra diversi nuclei, la partecipazione di tutti alla res publica sono i Penati di romana memoria della cittadina: queste divinità familiari prendono corpo per estensione in queste figure femminili simboliche.

In questa ottica, non è un caso che l'immagine della famiglia distrutta di Pat sia Elise, la madre ex-tossica e assente.

 

Così come quando si perde qualcuno una delle sofferenze maggiori è il silenzio, la mancanza di un addio o di una voce, allo stesso modo il conflitto tra Lee e Manchester by the Sea è perfettamente rappresentato dall'azione silenziosa delle madri della cittadina portuale. 

 

La loro rabbia non si esaurisce rapidamente in una rissa in un pub, ma silenziosamente lo squadrano chiudendgoli tutte le strade e lasciandolo in quel limbo di mancanza di conoscenza e attesa che è tra le costruzioni più pregevoli del film di Lonergan.

 

Come nei film di Ingmar Bergman viene usato il silenzio come immagine dell'assenza di Dio, qui, in paesaggi e scelte visive che ricordano molto quelli di Luci d'inverno, qui Lonergan usa l'assenza di parole come rappresentazione dell'assenza di perdono.

 

Non a caso una delle scene più importanti e più registicamente ricercate avviene in chiesa, sulle note della musica sacra di Georg Friedrich Händel.

 

Un odio senza tempo e senza perdono verso questo individuo che si è macchiato del più terribile dei crimini, quello contro la famiglia, quello per cui non conta l'intenzionalità o le attenuanti, ma solo il risultato.

 

 

 

 

A questo punto la solitudine dei sobborghi di Boston, che inizialmente sembrava il vero male di Lee, diventa il suo nuovo rifugio in un percorso perfettamente circolare: lui è riuscito a superare il suo passato, la limitata e piccola Manchester by the Sea no.

 

Un altro dei topoi di Manchester by the Sea, che si lega a doppio filo con la rappresentazione familiare e arretrata della periferia americana, è quello della casa: molto nel film di Lonergan avviene all'interno delle quattro mura domestiche e la loro mancanza è spesso ragione di turbamento, come nel caso della mancata sepoltura di Joe.

 

Proprio nella differente rappresentazione delle case è di nuovo riassunto il viaggio di Lee: l'incendio di quella in cui viveva con Randi, la limitatezza di quella di Boston, l'acquisizione di quella di Joe e infine il ritorno, ma con una nuova stanza, nell'appartamento iniziale.

 

Il fatto che il film risulti così forte a livello di scrittura non deve far pensare che manchi di regia o che sia esteticamente privo di interesse.

 

Il film di Lonergan infatti accompagna con maestria la cura del dettaglio avuta in fase di scrittura, risultando visivamente funzionale e regalando più di un momento degno di nota. 

 

 

 

 

Certo non siamo di fronte a un'opera in cui l'estetica è invadente o preponderante, ma Jody Lee Lipes e Lonergan stesso hanno saputo sfruttare la cittadina portuale in tutta la sua bellezza e soprattutto hanno saputo accompagnare narrazione e tematiche in maniera dosata e precisa. 

 

Per esempio Lonergan usa con un tempismo perfetto le due armi più emotive a disposizione di un regista: il ralenti e la carrellata ad avvicinarsi al soggetto.

 

Nel silenzio e nell'attesa entrambe risultano fondamentali e unite all'accompagnamento musicale, altra grande perla di Manchester by the Sea a cura di Lesley Barber, rendono ancora più forte l'empatia con Lee e la sua difficoltà di superare il passato affrontando la realtà circostante.

 

Basti pensare alla scena del funerale in chiesa in cui la tristezza e lo scollamento dalla realtà mostrati dallo slow-motion uniti alla musica sacra di Händel raggiungono un connubio perfetto con l'arrivo di Randi o al silenzio dell'interrogatorio a Lee in cui un lunghissimo avvicinamento ci trasmette tutta la sua sofferenza.

 

La rappresentazione di Manchester by the Sea come personaggio è poi perfetta, la vediamo evolversi nel tempo e poco a poco le inquadrature sui suoi porti e le sue strade ci sembrano quasi espressioni in primo piano di un attore.

 

Il clima di silenzi e attese è gestito perfettamente attraverso il racconto visivo dell'inverno e dei suoi effetti, la piccola Manchester by the Sea diventa simbolo di chiusura e silenzio grazie alla distanza delle sue inquadrature, i lunghi cammini rappresentano più di mille discorsi il difficile percorso verso l'accettazione: tutto suona all'unisono nel film di Lonergan.

 

 



La Birra

Annusiamo e assaggiamo: una scena in cui la birra è protagonista.

 

In Manchester by the Sea è difficile scegliere una sola scena in cui la birra diventa protagonista, un po' perché le bottiglie o le pinte accompagnano il classico handyman americano quasi costantemente diventandone praticamente un'emanazione, un po' perché molti dei momenti salienti girano attorno al nostro oggetto d'interesse. 

 

La birra è protagonista nella festa da cui inizia la tragedia, è la ragione per cui Lee lascia casa per andare al mini-market ed è probabilmente uno dei motivi per cui si dimentica la copertura, è il simbolo del suo non essere venuto a patti con se stesso quando in due scene speculari inizia a una rissa in un pub.

 

Risulta ancora centrale nel mostrare la sua incapacità di comunicare sia da George dopo il funerale, sia con la madre della fidanzata di Pat ed è infine un perfetto simbolo del suo non sentirsi a proprio agio mentre vive con il nipote.

 

Tra queste probabilmente la più forte e significativa - e più in linea con l'accompagnamento del prossimo paragrafo - è la prima, ovvero il lungo flashback che racconta la morte delle due figlie: una delle scene più belle del film di Lonergan.

 

 



Il regista newyorkese dopo la scoperta dell'affidamento di Pat a Lee inizia un lungo montaggio alternato, affidato a Jennifer Lame (gran parte della filmografia di Noah Baumbach, Hereditary e nel prossimo Tenet di Christopher Nolan), tra i momenti di quella tragica notte e il presente del ritorno a Manchester by the Sea.

 

È proprio il ritmo infatti la vera grandissima forza di questa lunga sequenza incrociata tra i due momenti.

 

I due piani temporali si scontrano cercando di rubarsi tempo a vicenda, come passato e presente cercano di farsi spazio nel protagonista: i sonori si accavallano, gli stacchi interompono i momenti e i discorsi.

 

Lonergan qui rasenta il virtuosismo nel continuo movimento verso e con Casey Affleck, ma questo è perfetto nel farci percepire che stiamo per scoprire il segreto dietro ai comportamenti di Lee verso la cittadina.

 

Se dapprima nella scena in casa con gli amici che, sgridati da Randi, abbandonano la festa regia e montaggio sono più statiche e con un ritmo contenuto, subito dopo l'intervento della moglie il montaggio di Manchester by the Sea aumenta i giri sensibilmente con i numerosissimi stacchi  sui diversi momenti temporali e i vari movimenti di camera ad accompagnare Lee al minimarket.

 

Poi Lonerghan  con l'arrivo della musica ci anticipa la tragedia imminente e il ritmo torna subito a calare: inquadrature più lunghe, stacchi meno decisi che si chiuderanno nella lunga dissolvenza della fine dell'incendio.

 

Le sirene anticipano l'accaduto, e con uno stacco quasi eisensteniano sulla casa in fiamme prima di tornare a Lee basito entriamo nel contesto visivo delle scene drammatiche di Manchester by the Sea: lunghi movimenti attraverso la folla e i pompieri,  lenti avvicinamenti e allontanamenti da Lee, ellissi temporali tramite dissolvenza.

 

Tutto per poi ritornare scossi come il personaggio di Casey Affleck nello studio del notaio a contemplare gli effetti devastanti che il passato ancora lascia nel presente.

 

In tutto ciò la birra è rappresentazione della totale immersione che Lonergan cerca con questa sequenza, il leggero stato d'alterazione dei fumi di una notte brava e l'ovattatura del dramma in queste condizioni sono rappresentate perfettamente dalla piega più ricercata e variegata a cui Lonergan affida questi minuti di film.

 

 

 

 

Accompagnamento

Il momento migliore, la bevuta: cosa accompagniamo al film? Ecco un consiglio su cosa bersi mentre si guarda o riguarda ciò di cui abbiamo parlato. 

 

Nonostante il freddo inverno e la sofferenza che racconta, Manchester by the Sea è un film che cerca di coinvolgere profondamente lo spettatore facendolo empatizzare completamente con Lee Chandler.

 

Da un lato il gelido distacco di silenzi e inverni, dall'altro l'aroma accogliente di un passato finalmente superato: come un camino che brucia e poco a poco si spegne lasciando un calore lontano, un piacevole aroma di fumo e quegli ultimi scoppiettii irrinunciabili.

 

Questa immagine non può che collegarsi immediatamente alla grande famiglia delle birre affumicate: da un lato le Rauchbier, stile tradizionale di Bamberga in Germania, dall'altro quelle che nel BJCP (che abbiamo imparato a conoscere con le stout) vengono chiamate Smoked Beer

 

 



Ho optato per le seconde.

 

"Ogni stile di birra può essere affumicato" viene riportato nella scheda di stile della Bibbia del degustatore di birra, ovvero il BJCP, perciò è difficile e poco utile portare avanti un discorso di stile sull'abbinamento.

 

Però nel mare delle birre affumicate, così diverse tra loro - come la tipologia di drammi da Sundance di cui fa parte Manchester by the Sea - il pensiero è andato subito alla Torbata di Almond '22, birrificio abruzzese di Spoltore (PE).

 

Menzione speciale di Birra dell'Anno del 2018 nella categoria 32 (che è appunto quella delle Smoked Beer) la Torbata è un'affumicata su base English Barley Wine il cui principale riferimento è il whisky single malt scozzese.

 

Dagli whisky torbati il birraio Jurij Ferri "ruba" i tipici malti e li impreziosisce con l'utilizzo del miele di castagno.

 

La Torbata cerca di restare a metà tra i due stili, mantenendo la struttura complessa e variegata di un Barley Wine, ma cercando di mantenere la piacevolezza, la bevibilità e la pulizia che spesso contraddistinguono le Smoked Beer: la cui base più diffusa è quella delle Porter, scure beverine per eccellenza.

 

Questo riflette perfettamente il percorso di Manchester by the Sea che è un viaggio profondamente drammatico e dagli innumerevoli risvolti e dettagli da scoprire, ma allo stesso un film aperto a un qualsiasi spettatore senza grandi estremismi visivi o registici o scelte respingenti verso il pubblico.

 

 

 

 

Così come vale per Manchester by the Sea, questo non toglie che proprio la sua natura ambivalente possa portare alcuni bevitori a non amarla particolarmente.

 

Da un lato la sua leggerezza può accentuarne troppo le note liquorose o le classiche spigolosità dei Barley Wine, come la drammaticità di Manchester by the Sea può risultare stucchevole per alcuni spettatori, dall'altra il suo corpo esile può non incontrare il gusto del bevitore abituato a una ricerca maggiormente stratificata, come chi vedendo il film Lonergan lo derubrica a classico dramma americano.

 

Alla vista notiamo subito un colore sfaccettato, tipico dei Barley Wine, che ricorda il legno scuro con venature rossastre, coperto da una schiuma fine e poco persistente.

 

L'attenzione è subito catturata dalla forte nota torbata, come di fronte a un bicchiere di Laphroaig, cenere e camino quasi spento ci riempiono i polmoni: è come se fossimo insieme a Lee di fronte alla sua casa in fiamme, mentre i pompieri iniziano a spegnere l'incendio. 

 

 



In bocca scopriamo che dal mondo dei distillati scozzesi la birra abruzzese riprende anche un leggerissimo sentore salmastro, tipico degli whisky islay, conciliandosi perfettamente con la città portuale in cui è ambientato il viaggio di Manchester by the Sea. 

 

Da un lato un inverno rigido ed eccessi emotivi che chiamano alte gradazioni e complessità, dall'altra il mare e il senso di libertà dei momenti in nave che pizzica il palato con il suo sentore salino e con la pulizia che lascia a fine bevuta, quando l'alcool diventa più presente.

 

Non solo sale e torba, ma anche il classico dolce caramello amaro che caratterizza l'utilizzo del miele di castagne nelle birre che ben raffigura la sofferenza così marcata del percorso di Lee.

Una tipologia di dolce perfetta per questo film a cui accompagnare un pezzettino di cioccolato fondente per chiudere la bevuta e la visione, con la nuova quiete raggiunta dal protagonista al suo ritorno.

 

Una birra da meditazione come spesso si definiscono le birre ad alta gradazione (8%) e discreta complessità da sorseggiare sul divano lungo tutta la visione come un buon whisky.

 

Infatti questa tipologia di birre riproduce perfettamente quel senso di lento appannamento ci cui abbiamo parlato nella scena dell'incendio e quella sospensione del presente che Manchester by the Sea ricerca per tutta la durata dei primi due atti. 

 

La Torbata è un perfetto connubio con Manchester by the Sea, ma il mondo delle Smoked riserva tante alternative con differenti sfaccettature.

 

Per lasciare qualche altro consiglio: la Arsa di Birranova, birrificio pugliese, può essere una buona alternativa per puntare a qualcosa di decisamente più beverino oppure la Black Dahlia di Brunz (Firenze) e la Smoke On The Porter, Fire In The Rye di To Ol (Copenaghen).

 

Buona visione e buona bevuta!

 

P.S.: La birra, soprattutto artigianale, è un prodotto stagionale, tanto più un Barley Wine, perciò le differenze di annata in annata possono essere anche molto ampie, dovute sia alla materia prima sia alle ricette che cambiano. 

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