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Dumbo - L'elefante volante: storia di un sofferto trionfo

Breve storia di Dumbo - L'elefante volante, uno dei film d'animazione più importanti e tormentati degli anni '40 

Tutti conoscono Dumbo, la storia dell’elefantino dalle orecchie giganti che ha fatto innamorare ogni generazione sin dalla sua uscita.

 

Ma cos’è che ha reso Dumbo - L’elefante volante uno dei film più amati e famosi della Storia del Cinema di animazione?

 

Per capirne l’importanza bisogna tornare indietro nel tempo, poco prima dell’inizio degli anni ’40, ripercorrendo la storia dei Walt Disney Animation Studios.  

 

[Il trailer di Dumbo - L'elefante volante]

 

 

L’origine di Dumbo è avvolta nel mistero perché alcune fonti necessarie conservate negli archivi del famoso studio di animazione sembrano non esserci più.

 

Tuttavia, si sa che Dumbo fu inventato da Helen Aberson e Harold Pearl sottoforma di Roll-A-Book, un particolare giocattolo formato da una piccola scatola con delle rotelline in cui veniva inserito un rotolo di carta.

Questo rotolo presentava una breve storia, completata da disegni, che si sfogliava ruotando le rotelline laterali. 

Il brevissimo Roll-A-Book di Dumbo, di cui non sono rimaste copie, si pensa fosse composto da un massimo di 8 pagine, quelle necessarie per attrarre un luminare come Walt Disney nell’acquisirne i diritti il 14 giugno del 1939. 

 

Inizialmente l’idea era quella di trasformarlo in un breve cortometraggio, ma gli sceneggiatori Joe Grant e Dick Huemer ci videro un enorme potenziale.

 

I due crearono una serie di capitoli per descrivere le avventure dell’elefantino - cosa assolutamente inusuale - che finirono per appassionare Walt: è così che Dumbo - L’elefante volante divenne un lungometraggio. 

 

Se convincere il capo di Disney Company fu semplice, più complesso fu avere un budget dignitoso per la realizzazione del film: l’insuccesso commerciale di Pinocchio e Fantasia, adesso considerati fondamentali ma all’epoca furono motivo di problemi economici, portarono l’azienda a diminuire drasticamente i costi di produzione, inficiando anche sulla durata dell’opera.

Con i suoi 64 minuti, infatti, Dumbo - L’elefante volante è uno dei "Classici Disney" più brevi di sempre.

 

Come chiara conseguenza è impossibile non notare che Dumbo - L’elefante volante, rispetto agli altri lavori dello studio di animazione, soffra particolarmente dal punto di vista visivo: i fondali vennero dipinti con acquerelli e un utilizzo minimo della tecnica guache (o guazzo), presentando pochi effetti particolari e precisi, tipici dei cortometraggi e ben lontani dalla magnificenza precedentemente mostrata proprio grazie alla guache e all’uso dei colori a olio in Biancaneve e i sette nani e nei già citati Pinocchio e Fantasia. 

Anche i personaggi ne risentirono, imperfetti e disomogenei, a volte estremamente macchiettistici.

 

Si noti bene però che la pellicola, nonostante non abbia raggiunto il canone di bellezza imposto dalla "Casa del Topo", risulti a conti fatti un lavoro incredibile, grazie alla mano di grandissimi animatori e artworker supervisionati principalmente da Benjamin Sharpsteen e a quello stile più cartoonesco e morbido, anche se lontano dall’eleganza che si vedrà successivamente in Bambi, il film al quale lo studio stava contemporaneamente lavorando. 

 

 

[L'animatore Bill Tytla si occupò particolarmente dell'animazione di Dumbo]

 

 

La colonna sonora venne affidata a Frank Churchill, Oliver Wallace e Ned Washington che, attraverso la musica e i testi, scandirono narrativamente i vari momenti del film - come era d'uso fare ai tempi - rendendo evidente il contesto storico di Dumbo - L’elefante volante.

 

È soprattutto nelle parti musicali, infatti, che ci si rende dell’ambientazione contemporanea del film, gli Stati Uniti d’America, attraverso la contestualizzazione di svariati elementi che evidenziano dettagli culturali dell’epoca. 

Un esempio lampante è la scena con We're Gonna Hit the Big Boss for a Raise, motivetto cantato dai clown ubriachi del circo dove si trova Dumbo, dove il fulcro è chiedere un aumento al capo.

 

Per questa scena in cui i clown si coprono di ridicolo, Walt si ispirò a un momento drammatico per lo studio, ovvero lo sciopero del 1941.

 

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Lo sciopero fu guidato dal malcontento di diversi animatori ormai esausti e cominciò per via della pretesa di un aumento di stipendio per i lavoratori della Company: nonostante fu loro risposto che rispetto ad altri lavoratori del settore essi avessero delle buone paghe, questi erano decisi a continuare la protesta.

 

Walt, rammaricato, prese la cosa sul personale, un vero e proprio affronto, come se la sua famiglia scelta gli si stesse rivoltando contro.

La complessità dell’accaduto fu tale che per un po’ Walt si allontanò dall'azienda e fu Roy Disney, suo fratello, a calmare le acque dopo ben cinque settimane di agitazione.  

 

Un’altra sequenza emblematica è quella dei corvi, che ha fatto e fa particolarmente discutere.

When I See an Elephant Fly è un segmento che, oltre ad essere l’unico in cui i personaggi cantano direttamente in scena, prende come riferimento la comunità afroamericana sia nei movimenti che nel linguaggio.

 

L’animatore Ward Kimball si ispirò ai The Jackson Brothers, un duo di ballerini afroamericani, per creare le performance dei corvi e la caratterizzazione, più generalmente, verteva su figure della cultura jazz e scat dell’epoca, ispirata da soggetti come Cab Calloway e Louis Armstrong

 

 

[Negli anni '50 il capo dei corvi in Dumbo venne rinominato Dandy Crow per allontanarsi dalle accuse razziste]

 

 

Ci furono controversie per le scelte attuate, in cui le accuse di razzismo non mancarono.

 

Uno dei motivi più facilmente individuabili fu nominare il capo dei corvi Jim Crow nei bozzetti: anche se non viene nominato esplicitamente nella pellicola, Jim Crow è un riferimento assolutamente non velato al personaggio omonimo, da cui presero nome le cosiddette leggi Jim Crow.

Queste leggi costringevano i neri a vivere in luoghi separati dai bianchi - ristoranti, mezzi di trasporto, bagni pubblici... - togliendo loro dunque dei diritti umani e civili fondamentali. 

 

Dibattiti recenti hanno portato alla discussione su più punti di vista, esposti da celebrità e artisti, tra le quali risaltano voci di chi ha lavorato accanto a Walt Disney come ad esempio Norman Floyd.

 

Tra chi chiede di eliminare completamente la scena dei corvi in quanto offensiva e chi di tenerla in quanto non problematica, risalta chi ritiene importante una contestualizzazione storica della pellicola.

L’ultima opzione è quella che ha intrapreso Disney stessa portando il film sulla piattaforma Disney+ con alcuni disclaimer all’inizio.  

 

Tutti questi momenti elencati, che ci danno un’idea della società statunitense dell'epoca, sono sottotesti che non tolgono spazio al vero cuore della pellicola, ciò che ha fatto avvicinare lo spettatore a Dumbo - L’elefante volante: la messa in scena con la sua disarmante drammaticità.

Già dai primissimi minuti l’allegra canzone della cicogna, Look Out for Mr Stork, è di un’incredibile potenza soprattutto contrapposta alla tristezza della signora Jumbo, un’elefantessa che non ha ricevuto alcun bebè.

 

 

Poco dopo, la scena si ripete: quando riceve finalmente l’elefantino che chiama Jumbo Jr. e dunque si ripete una gioia, subito le altre elefantesse gelose la attaccano, cominciando a torturare il piccolo e offendendolo per le sue grandissime orecchie, chiamandolo per l’appunto Dumbo (da dumb, "stupido" in inglese). 

 

 

[In Dumbo - L'elefante volante gli elefanti rosa furono dibattuti a causa degli espliciti riferimenti all'alcol]

 


Nell’allegria si cela sempre una certa tristezza: se Timoteo il topo cerca di mantenere un tono sereno, Dumbo ha sempre la lacrima pronta, una delle poche maniere che ha per esprimersi in quanto non sa parlare.

 

È proprio questo silenzio, oltre alla sua ingenuità e tenerezza, che permette di tifare per lui affinché si riscatti.

Il film non manca di espedienti che ricordano le Silly Simphonies, la commedia slapstick e l’onirismo, di cui è necessario e doveroso citare una delle scene animate più folli e terrificanti in assoluto, quella degli elefanti rosa.

 

L’empatia che riesce a creare un film come Dumbo - L’elefante volante è rara ed è forse proprio questo il motivo per cui i film precedenti non hanno avuto lo stesso impatto sul pubblico: a differenza di questi ultimi il protagonista è un povero outsider, maltrattato solo in quanto diverso, un innocente abbandonato a se stesso che non vuole altro che amare ed essere amato.

 

Dumbo - L’elefante volante non è stato un film che ha sovvertito le regole dell’animazione, tantomeno uno di quelli che ha cambiato il modo di vedere il mondo.

 

Ma è quello che, indiscutibilmente, ha contribuito a salvare il più grande studio di animazione di sempre. 

 

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1 commento

Terry Miller

4 mesi fa

Faccio i complimenti a Eris per il bellissimo articolo. Non ero a conoscenza della genesi dell'opera né della problematica realizzazione o che Fantasia e Pinocchio fossero stati dei flop. Sapevo soltanto della polemica riguardante i corvi e grazie a questo articolo ne ho meglio compreso le ragioni.

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