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Neon Genesis Evangelion e l'adattamento: Jessica Consalvi difende Gualtiero Cannarsi

Gli adattamenti di Cannarsi sono spesso criticati a causa del linguaggio utilizzato, considerato un italiano desueto, e per uno stile che appare pomposo.

In questi giorni in rete è esplosa la questione relativa all'adattamento di Neon Genesis Evangelion da parte di Gualtiero Cannarsi: l'anime è sbarcato su Netflix e ha dato vita a un fiume inarrestabile di opinioni, che per la maggior parte criticano il lavoro dell'adattatore

Abbiamo ricevuto in redazione e pubblichiamo un intervento da parte della Dott.ssa Jessica Consalvi, PhD Candidate in Storia dell'Arte e Studi Cinematografici, che conosce personalmente Gualtiero Cannarsi e ha voluto spendersi in sua difesa con quanto segue: 

  

"Gli adattamenti di Cannarsi sono spesso criticati a causa del linguaggio utilizzato, considerato un italiano desueto, e per uno stile che appare pomposo.

Il suo metodo più vicino alla lingua e la cultura originale nipponica è apprezzato invece sia in Giappone sia in Italia, da alcuni cultori.

 

In varie interviste, Cannarsi ha precisamente chiarito di seguire un metodo di lavoro totalmente improntato sulla fedeltà all'originale, in modo da rispecchiare la cultura nipponica.

 

Credo che fondamentalmente nella critica al Cannarsi ci si dimentichi la passione per l’originale nonché per l’uso dell’italiano. 

Non ha senso inoltre citare delle frasi a caso e riportarle su Internet senza recitarle, visto che si sta parlando di doppiaggio. 

 

La critica al Cannarsi, soprattutto sfociata in un articolo di dimensionefumetto.it, mi fa davvero sorridere perché proprio lui che si applica così tanto per una fedeltà alla traduzione di prodotti giapponesi viene così attaccato, mentre le critiche da fare sarebbero molte altre!

 

Credo che quasi tutti i doppiaggi italiani di anime siano praticamente inascoltabili.

Io non seguo gli anime, avendo ormai trent’anni, ma ho provato a vedere ultimamente InuYasha e il paragone giapponese-italiano era davvero imbarazzante sia per la resa della traduzione sia per l’atmosfera, nonostante i doppiatori coinvolti fossero bravissimi e anche adatti (direttore del doppiaggio: Fabrizio Mazzotta).

 

Guardiamo il confronto dell’ultima morte di Kikyou (episodio 124), nella quale nonostante gli attori italiani coinvolti fossero bravi si è persa la possibilità di fare un lavoro decente.

 

- Li vuoi sapere?

Diventa

- Li vuoi davvero sapere?

 

- In questo caso te li dirò

Diventa

- Te li dirò

 

- Ti sei distratta, Kikyou.

Diventa

- Ti sei distratta, Kikyou. Mi meraviglio di te.

 

Per non parlare che quando Kikyou è ferita e si chiede se quindi quello che avevano portato via fosse un’anima.

Ovvero fa una domanda a sé stessa.

Nella versione italiana, diventa un’affermazione… 

 

E come gran finale della scena, in italiano Kagome chiede a InuYasha: “c’è qualcosa che non va?” - mentre in originale lo chiamava semplicemente per nome!!!

 

Certo l’intonazione era nuovamente interrogativa, forse lo avranno trovato strano?

Confrontare per credere. Versione giapponese:

 

   

 

 

I doppiatori italiani sono diretti in maniera pessima, ovvero non paiono star recitando: è tutto così monotono.

 

Allora qui c’è la solita perdita di credibilità assoluta e i veri appassionati dei fumetti e della animazione giapponese spengono la Tv e incominciano a studiare la lingua straniera.

Il credere che non si possa tradurre fedelmente, come Cannarsi invece fa, e seguire il folle pensiero contrario che il tradurre ‘sia un’arte’ è una scelta di comodo, più o meno poetica, che tradisce l’opera originale.

 

Ricordiamoci che la traduzione italiana dei libri è spesse volte sbagliata: ha iniziato Vittorini traducendo dall’inglese pur non conoscendo la lingua, semplicemente inventando!

 

Il tutto poi si mischia alla censura, a un senso estetico e via dicendo.

Eravamo ai tempi del fascismo.

 

Tutto questo nei film adattati dal Cannarsi non esiste.

I protagonisti mangiano i ‘ramen’, non spaghetti, e addirittura vengono usati i diminutivi giapponesi.

Questo significa avvicinarsi a una cultura diversa dalla nostra, come è quella giapponese.

 

Cannarsi è da sempre molto coinvolto con la cultura giapponese, ma si è occupato anche di serial tv americani, conoscendo in maniera quasi perfetta l’inglese.

 

Cannarsi lavora per Art for art’s sake, e ha ragione nel farlo.

Se non si ha rispetto dell’opera, non si ha rispetto proprio per null’altro.

 

Quando frequentavo l’Istituto Giapponese di Cultura mi hanno spiegato che esistono tre significati di sumimasen, ma (ahi ahi) uno combaciava con grazie (?!).

 

Ovviamente un corso di lingua giapponese non vuole essere un corso di filologia giapponese interculturale, ma vuole solo insegnarti a parlare il più velocemente possibile.

Ovviamente ha ragione Cannarsi quando dice che non può essere tradotto come grazie.

 

Quando noi ringraziamo lo facciamo sorridendo, loro nel dire “sumimasen” sono piuttosto mogi.

Si vedono le differenze culturali!

 

Può sumimasen essere tradotto come grazie?

No.

Loro provano una sensazione di incomodo e dicono ‘scusa’.

No, non è la nostra cultura; è la loro.

Approfondimento.

 

Pasqualini critica Cannarsi perché traduce Ohayo con ‘buongiorno’.

O forse non gli piace ‘le auguro buongiorno’?

 

Ohayogozaimasu è la prima cosa che ti dicono i giapponesi, per tutta la mattinata, in maniera petulante e martellante, chiunque e ovunque, fino alle 12:00 circa.

Sorprenderà, sì, i giapponesi sono molto ma molto cortesi; non sono noi!

 

Pasqualini dice che è dapprima un saluto militare.

Ma non vive in Giappone?!

Anche all’Istituto Giapponese di Cultura di Roma ti spiegano: mattina: Ohayo, pomeriggio: Konnichiwa; sera: Konbawa.

Semplice: Buongiorno, buonpomeriggio, buonasera.

 

O forse, più semplicemente, siamo tutti militarizzati.

 

Ovviamente la traduzione del Cannarsi è corretta, e abbiamo avuto una sua risposta persino per un saluto: “traduzione corretta che funziona, perché veicola, dico io, il giusto significato e la giusta portata del significato”.

 

Per fortuna che non risponde!" 

________________________________________________

 

Quanto riportato rappresenta il pensiero della Dott.ssa Jessica Consalvi ed è stato pubblicato per dare ai lettori un ulteriore punto di vista sulla questione.

 

Non rappresenta pertanto il pensiero della redazione di CineFacts.it che, in quanto eterogeneamente composta, è variegato e composito: ogni articolo su questo sito rappresenta il pensiero del redattore che lo ha firmato; nel caso delle news e dei contenuti a firma Redazione si preferisce non prendere nessuna posizione bensì semplicemente riportare un fatto senza aggiungere alcunché di soggettivo. 

 

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