close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

Il cielo brucia - Recensione: fotografie di un'estate

Il cielo brucia è l'ennesima perla nella collaborazione tra Christian Petzold e Paula Beer: una storia d'amore estiva premiata con l'Orso d'argento al Festival di Berlino

Il cielo brucia, vincitore dell'Orso d'argento all'ultimo Festival del Cinema di Berlino, è il decimo lungometraggio per il Cinema di Christian Petzold, autore tedesco che nel nuovo millennio si è affermato come uno dei registi più importanti e distintivi del Cinema europeo. 

 

Il cielo brucia è uscito nelle nostre sale il 30 novembre grazie a Wanted Cinema e vede Petzold collaborare per la terza volta con l'attrice Paula Beer, già apprezzata ne La donna dello scrittore (2018) e Undine (2020), con quest'ultimo che le ha fatto guadagnare il Premio come Migliore Attrice sempre a Berlino.

 

[Il trailer italiano de Il cielo brucia]

 

 

Ambientato sulle spiagge del mar Baltico durante un'estate caratterizzata da devastanti incendi boschivi, Il cielo brucia segue Leon, giovane scrittore alle prese con la stesura del suo secondo romanzo, e il suo migliore amico Felix, la cui madre ha lasciato ai giovani la sua casa al mare.

 

Leon (Thomas Schubert) e Felix (Langston Uibel) non potrebbero essere più diversi tra loro: tanto egocentrico e misantropo il primo quanto solare ed espansivo il secondo, i due amici hanno anche idee diverse su come passare le vacanze.

Presto però si accorgono di non essere soli: la casa è infatti già occupata dalla dalla misteriosa Nadja (Paula Beer), occasionalmente visitata dal bagnino bisessuale Devid (Enno Trebs). 

 

Mentre la quiete dei quattro giovani è minacciata sia da turbamenti interiori sia dalla crisi climatica, Leon viene costretto dalla solare Nadja a fare i conti con se stesso e ad aprirsi al mondo.

 

 

[I protagonisti de Il cielo brucia osservano i devastanti effetti degli incendi che li circondano]

 

 

Dopo una serie di film che hanno trattato di amore nel contesto opprimente della Germania divisa (La scelta di Barbara, Il segreto del suo volto, La donna dello scrittore) Petzold torna dopo Undine a un setting contemporaneo, realizzando un'inusuale storia estiva dichiaratamente ispirata dai "Racconti delle quattro stagioni" di Éric Rohmer

 

Cuore del film è il suo protagonista Leon: insopportabile, egocentrico e capriccioso, Thomas Schubert, con una fisicità che segna un netto taglio rispetto a quella di Franz Rogowski, protagonista nelle due pellicole precedenti di Petzold, è abile a incarnare con la sua gestualità ed esprissività tutta la fragilità dell'ego del maschio (artista) contemporaneo.

Giovane scrittore che ha avuto modesto successo con la prima opera, Leon è profondamente insicuro e per questo motivo si crea una corazza di elitismo e supponenza, nascondendosi dietro la natura alta della professione letteraria. 

 

Per Leon il ritiro sul Baltico non è una vacanza: si autoimpone di lavorare costantemente, per esibire lo stakanovismo come una medaglia, senza poter fare altro che guardare gli altri divertirsi e finendo per disprezzarsi ancora di più.

 

 

[Thomas Schubert vive un momento di introspezione ne Il cielo brucia]

 

 

È forte la tentazione di vedere dell’autobiografismo nel modo in cui Petzold racconta il suo protagonista; lo stesso regista sembra ammettere un legame con una versione più giovane di sé (Club Sandwich è il titolo del secondo romanzo di Leon, mentre il secondo film televisivo di Petzold si chiama Cuba Libre, alla faccia dei parallelismi culinari). 

 

Leon è però personaggio a tutto tondo e indipendente da biografismi, un raro protagonista maschile in un Cinema votato al femminile come quello di Petzold. 

Sin dall’inizio il regista porta la nostra attenzione su alcuni elementi caratterizzanti: il fatto che Leon porti sempre qualcosa in mano, come sacchetti e valigie, bagagli simbolici di un peso da cui non riesce a liberarsi; la goffaggine con cui si relaziona agli altri ma anche quella fisica (perde le cartine nel vento, scivola, è incapace di svolgere semplici compiti quotidiani); ma anche quel tatuaggio sul petto sempre nascosto dalla camicia, come se un lato più spensierato di sé facesse capolino senza osare uscire all’esterno. 

Leon passa le giornate davanti al computer combinando ben poco, procrastina e se ne vergogna, per poi infierire verso l'amico Felix che invece assapora a pieno la vacanza. 

 

Proprio l'amico fa da contraltare a Leon: bello, slanciato e di carnagione olivastra, Felix crea un contrasto non solo visivo col protagonista, ma anche caratteriale.

 

 

[Leon (Thomas Schubert) e Nadja (Paula Beer): blu e rosso, acqua e fuoco, ma ne Il cielo brucia gli opposti si attraggono]

 

 

L'intero cast di personaggi de Il cielo brucia è non solo azzeccato, ma crea un perfetto contraltare di caratteri da opporre alla scontrosità di Leon.

 

Devid, il bagnino che prima va a letto con Nadja e che poi seduce Felix, è per Petzold quello che Terence Stamp fu per Pier Paolo Pasolini in Teorema, portatore della dose minima di libertà necessaria per far scatenare la reazione chimica tra i quattro personaggi; Devid prima si palesa solo come voce, gemito di piacere che disturba e rende Leon insonne, poi come corpo da invidiare e infine come l'elemento che strappa Felix a Leon, unico ponte relazionale tra l'egocentrico scrittore e il mondo. 

 

L'esperto Matthias Brand è perfetto nel ruolo di Helmut, editore di Leon che si reca a trovarlo nel suo ritiro per lavorare insieme al giovane scrittore al suo libro; erudito, gentile e pacato, Helmut è tanto misurato nel suo rapportarsi a Leon, quanto espansivo e accogliente nell'incontro con gli altri giovani, creando un ulteriore elemento di gelosia e dissenso nel protagonista.

 

E poi c'è Nadja, Paula Beer, che al terzo film con Petzold si conferma nuova musa del regista e "sostituta" ufficiale di Nina Hoss

 

È raro trovare nel Cinema di oggi una collaborazione magica come quella tra Petzold e Beer, con il regista che inquadra la sua attrice in modo da trasformala in una figura eterea, quasi incorporea.

Ne Il cielo brucia Nadja, come un fantasma (o una leggenda, come in Undine), appare in un luogo che già sembra fuori dal mondo, circondato com'è dal fuoco e da quell'atmosfera sospesa che caratterizza l'estate. Se è inevitabile che Leon si innamori della donna, più difficile è credere che Nadja si affezioni al goffo ed egocentrico romanziere: proprio qui sta l'incantesimo di Petzold e Beer, nel rendere questo affetto credibile allo spettatore. 

 

Nadja sprona Leon a uscire dalla sua bolla autoimposta prendendolo per mano, dandogli compiti banali come fare i piatti o servire in tavola, ma anche costringendolo a misurarsi con la paura dell'altro e del suo giudizio.

 

La bellezza di questa inusuale storia d'amore sta tutta nei primi piani dei protagonisti, divisi tra le espressioni sofferte e spesso comiche di Schubert e i sorrisi angelici e tenaci di Beer, che sembra trovare una missione personale nel restituire al protagonista quel mondo che sta provando in tutti i modi ad allontanare.

 

 

[La solare ed espansiva Nadja fa breccia nel cuore dell'introverso Leon]

 

 

Il cielo brucia e così anche l'animo in conflitto di Leon: il film è perlopiù girato in esterni, ma il nostro antieroe non riesce a uscire da se stesso, prigioniero com'è della sua stessa testa (in my mind, recita la canzone omonima dei Wallner che accompagna dolcemente il film come una ninna nanna). 

 

Una prigione che si traduce nel confine creato dagli incendi, che ci ricorda i tempi bizzarri della quarantena, dove ogni persona era partecipe di un'apparente allucinazione collettiva. 

Sarebbe facile dare una lettura del film legata ad ansie sociali e ambientali come la paura dell'isolamento e del cambiamento climatico, ma Petzold è un autore che spesso lascia trasparire con le sue opere suggestioni nascoste a uno sguardo superficiale.

 

Quello che invece l'autore persegue è un autentico film estivo come quelli, appunto, di Rohmer, ma anche come i teen movie hollywoodiani, anche se con un twist: gli incendi, l'atmosfera sospesa e ricca di mistero sembrano pregiudicare la spensieratezza tipica dei film romantici, permeando l'opera di un'aura di fine incombente non di una vacanza particolare, ma dell'Estate come luogo dell'anima.

 

 

[Paul Beer in una suggestiva sequenza de Il cielo brucia]

 

 

Con le sue inquadrature ampie ad accogliere il paesaggio che circonda i personaggi, Petzold trova anche ne Il cielo brucia un raro equilibrio tra il reale e l'onirico. 

 

I personaggi sono sempre al centro, attori ma anche spettatori di una natura violenta ma capace di magia, come nella scena in cui la cenere cade su Nadja come neve d'estate o in quella dell'incontro tra Thomas e una famiglia di cinghiali in fuga. Nel film anche la morte diviene poesia, dimensione che non crea angoscia, ma che invece invita ancora di più a vivere cogliendo i frutti della bellezza e dell'amore.

 

Perché se ogni estate è unica a modo suo, allora ogni estate è anche l'ultima.

 

Become a Patron!

 

CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né soprattutto come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo sempre meglio abbiamo bisogno anche di te! 

Se ti piace quello che facciamo e il nostro modo di affrontare il Cinema, sostienici con una piccola donazione al mese entrando tra Gli Amici di CineFacts.it: aiuterai il sito, i social e il podcast a crescere e a offrirti sempre più qualità!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Articoli

Articoli

Articoli

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni