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Drop - Recensione: quando il ricatto passa dal Bluetooth

Pensato come un marchingegno ad alta tensione il film è un dramma ai confini con il thriller psicologico firmato da Christopher Landon

Drop - Accetta o rifiuta è il nuovo film di Christopher Landon con Meghann Fahy, Brandon Sklenar e Violett Beane, distribuito in Italia da Universal Pictures.

 

Violet è una psicologa e una giovane madre rimasta vedova del marito violento, la cui vita ruota tutta attorno alla cura del figlioletto Toby.

Dopo un periodo di lutto e una certa titubanza Violet decide una sera di lasciare il figlio con la sorella Jen per incontrare l’uomo con cui chatta da mesi, il fotografo Henry Campbell, ma la cena in un elegante ristorante ai piani alti di un grattacielo si trasforma in un incubo di terrore. 

Non appena mette piede nel ristorante Violet inizia a ricevere messaggi ricattatori, chiamati digi-drops, da uno sconosciuto che minaccia di uccidere il figlio se lei non dovesse acconsentire alle sue richieste.

 

Mentre Violet cerca in tutti i modi di chiamare aiuto, lo stalker può vedere ogni sua mossa all’interno del ristorante, con il rischio che la cosa si trasformi in una catastrofe.

 

[Il trailer di Drop - Accetta o rifiuta]

 

 

Drop è il nome della tecnologia che consente di ricevere messaggi e media tramite Bluetooth da persone presenti nel raggio di pochi metri.

 

Il film ha aspirazioni da thriller patinato e vagamente impegnato sul tema della violenza domestica, ma con un po' di delusione a mio avviso si rivela essere un esercizio stanco sia nel plot sia nella confezione.

Nonostante un incipit accattivante che intreccia - sfiorandolo - il tema dell’abuso e della dipendenza affettiva e i toni da spy story, la sceneggiatura si perde in dialoghi noiosi sgretolando poco a poco la tensione promessa in scene ripetitive e poco convincenti; solo verso la fine lo svelamento dell’intrigo, assai banale e raffazzonato, concede uno sprint di azione e una serie di movimenti della macchina da presa interessanti, del tutto inaspettati dopo un’ora di stasi. 

 

È in questo momento che Drop si fa davvero intrigante avvolgendo la trama in una nube di suspense e ridestando lo spettatore dal torpore indotto dal peggiore primo appuntamento di sempre. 

 

[Una scena di Drop - Accetta o rifiuta]

 

 

Drop si regge perlopiù sull’interpretazione sofferta e credibile della protagonista Meghann Fahy, che nonostante sia compressa in un range emotivo quantomai stereotipato e semplificato (la vedova sofferente e restia al dating) cerca fino alla fine di potare alla superficie i traumi e la forza del suo personaggio, disposto a tutto pur di salvare il figlio.  

 

Un film che ricorda vagamente e per antitesi Il giorno sbagliato, dove un cupo Russell Crowe si trasforma in un violento persecutore nei confronti di una madre e un figlio colpevoli di troppa aggressività alla guida. 

 

Personalmente credo che malgrado le buone intenzioni Drop - Accetta o rifiuta risenta di una sceneggiatura troppo fiacca e superficiale che si rifiuta di indagare a fondo sia la paura della protagonista e il trauma della relazione abusante sia il complotto stesso alla base del film, lasciando che ciascuno di questi fili narrativi si perda in vicoli ciechi che purtroppo smorzano l’emozione auspicata. 

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