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I peccatori è un film scritto e diretto da Ryan Coogler con protagonista Michael B. Jordan, affiancato da Hailee Steinfeld, Delroy Lindo e Jack O'Connell.
Qual è stato l'ultimo grande film sui vampiri?
Una domanda da un milione di dollari che, posta solo qualche tempo fa, mi avrebbe indotto a evocare senza alcun indugio il grande Jim Jarmusch e il suo intramontabile Solo gli amanti sopravvivono.
Tuttavia, dopo aver affondato in profondità i miei affamati canini cinefili nella calda, densa e conturbante giugulare di un'opera come I peccatori, saggiando avidamente e sino all'ultima goccia ciascuno dei suoi appassionanti 137 minuti, diciamo pure che ogni più granitica certezza ha iniziato seriamente a vacillare.
[Il trailer de I peccatori] [Il trailer de I peccatori]
Senza voler impropriamente scomodare il raffinato e ancor fragrante eggersiano omaggio al letteralmente immortale Nosferatu, non serve possedere la pulsante e più erudita vena della Settima Arte per rendersi conto di come, nel corso degli ultimi anni, i succhiasangue siano tornati prepotentemente protagonisti degli schermi di ogni foggia e dimensione, inagurando una vera e propria vampryr renaissance della quale, in cuor nostro, sentivamo un po' tutti la mancanza.
Se tuttavia l'emoglobina ad alta quota di Blood Red Sky, le brulicanti orde di senzatetto di Black as Night, le faide simil mafiose di Night Teeth, le acrobatiche spedizioni punitive in pieno giorno di Day Shift, i torbidi patemi familiari di My Heart Can't Beat Unless Tou Tell It To, il grottesco slasher gotico di Abigail, la satirica co-dipendenza di Renfield, il tenebroso reimagining stokeriano di The Last Voyage of the Demeter, le sanguinarie beghe di periferia di Jacob's Wife e l'ennesima rispolverata al kinghiano verbo di Salem's Lot hanno certamente portato aira fresca a un genere costretto per decenni a girare anemicamente su sé stesso, ciò che l'ispiratisissimo Ryan Coogler ha scelto di apparecchiare con I peccatori è decisamente tutta un'altra storia.
Una storia cupa, asfissiante e, strano a dirsi quanto a farsi, tutto fuorché scontata.
I peccatori è una dark tale in piena regola che ha inizio in medias res nel profondo, afoso e depressissimo Delta del Mississippi del 1932, nel quale il giovane afroamericano Sammie "Preacher Boy" Moore (Miles Caton) giunge, graffiato, intontino e di sangue imbrattato, a bussare alle porte della chiesetta amministrata dal di lui padre, padrone e predicatore Jedidiah (Saul Williams).
[I peccatori: Michael B. Jordan in un intenso doppio ruolo da protagonista]
Qualcosa di brutto e particolamente violento deve per forza essere accaduto al suddetto ragazzotto e alla sua ormai distrutta chiatarra: strumento del Diavolo che, come leggenda vuole, pochi eletti - leggasi i peccatori - sanno a tal punto padroneggiare da richiamare a raccolta i demoni del passato, del presente e di un ancora ombroso futuro.
D'altornde non è forse una leggenda quella che racconta di come il grande Robert Johnson, più o meno in quello stesso periodo, vedette a un crocicchio la propria peccaminosa anima al diavolo per il solo privilegio di padroneggiare come nessun altro quelle sei stramaledette corde di nickel?
Che ci sia di mezzo lo zampino di Belzebù o di qualche altra infernale entità non è per ora ancor dato sapere; sta di fatto che il nostro Sammie, che di blues pare intendersene giusto un tantinello, qualcosina di non propriamente crisitana pare averla combinata eccome.
Lui o qualcuno per lui.
È così dunque che ha inizio quel lungo e articolato flashback attraverso il quale il buon Coogler ci trasporta nelle 24 ore antecedenti al sopracitato misterioso misfatto che fa da scioccante incipit al torbido "C'era una volta" che è I peccatori; narrandoci del ritorno in quel della polverosa Clarksdale dei gemelli Smoke e Stack (un sorprendente Michael B. Jordan in versione double feature) dopo essere sopravvisuti alle trincee della Grande Guerra e alla gansteristica vitaccia nei malfamati vicoli di Chicago.
[I peccatori: Michael B. Jordan e il giovane Miles Caton uniti nel sangue e per la vita]
Tornati all'ovile con il preciso intento d'investire gli sporchi dollari racimolati nel corso della loro criminale gavetta per aprire un juke joint, nel quale raccogliere la nutrita - nonché impoverita - comunità nera attorno ad alcol, pollo fritto e buona musica, questi due intraprendenti omaccioni di mondo, nonché impenitenti peccatori - riuniranno per l'occasione una fidata corte di ulteriori schiavi e schiave del vizio.
Corte composta dal corpulento ma bonario buttafuori Cornbread (Omar Benson Miller), dal veterano dell'armonica Delta Smith (Delroy Lindo), dagli scaltri coniugi cinesi Bo e Grace Chow (Yao e Li Jun Li), dalla giovanissima ugola d'oro Pearline (Jayme Lawson), dall'esperta di occultismo - nonché affranta ex moglie di Smoke - Annie (Wunmi Mosaku) e, ultimo ma non ultimo, anche dal di loro sopracitato cuginetto Sammie dalla chitarra di velluto.
Eccezion fatta per qualche non troppo velata resistenza da parte di un proprietario terriero (David Maldonado) un tempo culo e camicia con il fetetissimo Ku Klux Klan e da una pimpante comitiva di suoi accoliti forse non proprio intenzionati ad appendere così facilmente croci infuocate e appuntiti cappucci al chiodo, dall'alba al tramonto tutto andrà più o meno per il verso giusto, rendendo la prima intera oretta de I peccatori quanto di più lontano da un qualsivoglia orrore che non sia quello di un razzismo latente o di un dolente e desolante dramma di (afroamericana) formazione che parrebbe uscito dal Beloved di Jonathan Demme così come da Il colore viola di Steven Spielberg o, volendo, pure dall'intenso Mississippi Burning di Alan Parker.
Il vero problema de I peccatori giungerà sornione proprio Dal tramonto all'alba, quando nel corso del restante giro completo d'orologio Il buio si avvicinerà, lento e inesorabilmente letale, sulle note di un'oscura ballata che l'equivoco irlandese Remmick (Jack O'Connell) e i suoi due amichevoli Nomads di quartiere Bert (Peter Dreimanis) e Joan (Lola Kirke) intenderanno recapitare dritta dritta sull'uscio dell'affollato locale gestito dai due sprovveduti Moore (Blues) Brothers.
Previo oppurtuno invito, ovviamente!
Chi siano questi nuovi melliflui e canterini venuti è più o meno chiaro a tutti, vero?
Altrettanto chiara mi pare dunque quella sete che li spingerà a trasformare questa scalcinata Titty Twister del profondo Sud pregna di fumo e sudore in un autentico mattatoio - o, per dirla come Olaf Ittenbach, in una grandguignolesca House of Blood - al chiaro di luna tramite cui reclutare, più o meno forzatamente, nuova rediviva e tutt'altro che fresca carne con la quale accrescere la propria orda di zannuti Principi della Notte.
Che, a scanso di equivoci, sono ovviamente anch'essi tra I peccatori del titolo.
[I peccatori: Michael B. Jordan e la sua squadra costretti a sopravvivere Dal tramonto all'alba]
Una nuova stirpe d'imperituri erranti di evidente romeriana discendenza che, scevri da contrasti etici, politici o razziali condividono ecumemenicamente - e con spirito assai proto-hippie - pensieri, passioni e ultraterreni vissuti.
Una sorta di comune ante litteram, basata su un tacito e più che ovvio giuramento di sangue destinato a durare ben oltre i canonici 28 giorni di buio, i cui tutt'altro che timidi e rintanati membri - differentemente dagli infrattati Vampires carpenteriani - si apprestano a solcare lo spazio e il tempo con l'unico verace obiettivo di rendere ogni cosa, musica compresa, finalmente e genuinamente immortale.
Fossimo in altri tempi e soprattutto in altri contesti un film come I peccatori entrerebbe di diritto nella gloriosa e ben nutrita tradizione della cosiddetta blaxploitation, della quale titoli come Blacula di William Crain o il sensuale Ganja & Hess dello specialista Bill Gunn - riveduto e corretto nientemeno che da Spike Lee in persona con l'ingiustamente ignorato Il sangue di Cristo - hanno già fatto la Storia a suon di canini appuntiti e colli ben punzecchiati.
Quel che tuttavia salta subito all'occhio, a nemmeno mezzo tocco di lancetta dai titoli di testa, è quanto l'opera ultima di Ryan Coogler sia parte di quel tanto chiacchierato e tematizzato elevated horror per il quale il cosiddetto "genere" altro non è che una semplice scusa.
Il caro vecchio zio Alfred Hitchcock l'avrebbe sornionamente definito un MacGuffin, attraverso il quale parlarci di cose altre e ben più alte.
[I peccatori: una rediviva Hailee Steinfeld assetata di sangue fresco]
Dimostrando una maestria di regia e scrittura che, a voler essere onesti, né un piccolo seppur potente esordio come Prossima fermata Fruitvale Station né tantomeno il quasi immediato bagno hollywoodiano di Creed e del marveliano duplex di Black Panther avrebbero mai nemmeno lontanamente fatto subodorare, il giovinastro di Oakland ci trascina di peso in un riarso e polveroso mood di frontiera che, fosse anche solo per le tutt'altro che vaghe assonanze, non può che farci balzare dinanzi agli occhi della cinefila mente quel piccolo gioiellino che fu il Tramonto del mitico Anthony Hickox.
È infatti un microcosmo cittadino in odor di Furore - imparentato con il polveroso folk del recente Hold Your Breath - quello che si respira sin dalle prime inquadrature de I peccatori.
Un universo chiuso in sé stesso nel quale la musica costituisce la vera co-protagonista di questo Viaggio attraverso la notte, sia essa una worksong da impiegare come balsamo per l'anima e il corpo durante la faticosa raccolta del cotone, un accorato spiritual da inneggiare fra le mura di una striminzita casetta di Dio o un pastoso assolo di blues grondante afrodiscendenza.
I peccatori è dunque film avvolgente, conturbante e assai più stratificato di quanto le apparenze non facciano intendere, nel quale l'incursione orrorifica, relegata quasi esclusivamente al terzo e sanguinario ultimo atto, impiega la metafora del vampirismo quale strumento per parlarci di come, riecheggiando il vecchio celeberrimo adagio, non tutti i Mali, siano essi con o senza zanne, vengano in realtà per nuocere.
Pensiamoci un attimo: un mondo senza più diversità dettate dall'egoismo, dal colore della pelle o dal credo religioso, dove l'unica vera sete non è quella di denaro quanto piuttosto quella per l'altrui sangue.
Un mondo un tempo dominato da i peccatori reso ora socialisticamente paritario ed equalitario sotto l'egida di un sentire comune. Un mondo, insomma, sempre meno egoisticamente individuale e sempre più sinergicamente collettivo.
Un nuovo mondo degno del più utopisitco - o distopico? - ideale fantascientifico paventanto da L'invasione degli ultracorpi o di uno qualsiasi dei suoi più o meno nobili figli e figliastri, siano essi il The Host di Andrew Niccol o il disturbante autoconclusivo Eulogy in anticamera dell'ultima interessante stagione di Black Mirror.
[I peccatori: Michael B. Jordan agguerrito cacciatore di vampiri... e non solo]
I peccatori è in realtà tutto fuorché un film propriamente "di genere", almeno quanto potrebbe esserlo la cannibalica love story che è Bones and All di Luca Guadagnino.
Un film che al contrario i generi dimostra di saperli intercettare e attraversare un po' tutti, senza per questo privilegiarne nessuno in particolare, così come magistralmente rappresentato da quel virtuosistico e lisergico piano sequenza in odor di Gaspar Noé nel quale, musicalmente parlando, passato presente e futuro si fondono e confondono senza soluzione di continuità al ritmo di tamburi tribali, passi di danza classica, orientaleggianti sonorità, pentatoniche scale jazz e agguerriti assoli di hard rock.
Questo è, dunque, il segreto del successo di un film come I peccatori: il suo essere un (bel) po' dramma, un po' gangster movie, un po' ruvido western di frontiera, un po' erotismo softcore, un po' Cinema di denuncia socio-politica, un tantinello di action vagamente testosteronico e, giusto sul finale, una sorta di musical sotto le mentite spoglie di un tostissimo horror.
Un film effettivamente musicale, I peccatori.
Non solo per quelle turgide e avvolgenti melodie intrise di blues fino al midollo, che proprio nella profondità delle ossa finiscono per imprimersi, quanto piuttosto per la sua suadente e potentissima messa in scena - epicizzata grazie alla forza dei formati Ultra Panavision 70mm e IMAX - oltre che per una scrittura a tal punto fluida e pungente da farci dimenticare pressoché istantaneamente di trovarci tutto sommato all'interno di un racconto di succhiasangue a tradimento.
Tolti quei più volte summenzionati peccatori che gli conferiscono succulento titolo, i veri (co)protagonisti di questo gran bel pezzo di Cinema postmoderno sono loro: quei pallidi, zannuti e fotofobici Non Morti che, con il loro fido armamentario di paletti di frassino, ritrosia agli spicchi d'aglio e viscerale ossessione per essere invitati a varcare la soglia, in 130 anni di Storia del Cinema e qualche annetto in più di letteratura sono divenuti fra i più classici e stereotipati fra gli spauracchi della cultura pop.
Almeno stavolta, infatti, il buon Coogler non parrebbe proprio intenzionato a innovare né tantomeno a giocherellare con i dissacranti toni del post pulp, nonostante il grande amore dimostrato per Robert Rodriguez e per il suo ampiamente citato e omaggiato cult con Quentin Tarantino e George Clooney.
È con la tradizione che il nostro ispiratissimo autore dimostra di volersi trastullare, ben conscio del fatto che i suoi girovaghi Nosferatu non sono altro che un gran bel pretesto tramite il quale raccontarci tutt'altra storia.
Tornando dunque laddove eravamo partiti, ovvero dal grande Jarmusch e dai suoi unici sopravvissuti amanti, non è certo l'Amore all'ultimo morso quel che sollazza la fantasia e la mano registica del tosto Ryan Coogler, malgrado di sesso e sentimenti ve ne siano qui più che a sufficienza.
Ciò che realmente conta sono ancora una volta Loro: I peccatori capaci di rendere anime, corpi e addirittura note scolpiti indelebilmente nell'epidermide del Tempo.
D'altronde, come disse una volta qualcuno, chi è senza peccato cosa mai dovrebbe fare a questo mondo? Scagliare la prima pietra?
Sfoderare il primo morso?
Oppure, date le circostanze, ingranare un ultimo assolo di rhythm and blues?
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Se ti piace affondare i canini nel Cinema sappi che qui troverai collo per i tuoi denti!