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Ennio: Morricone e il suo impatto sulla memoria collettiva

Il film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone risponde a un'esigenza collettiva

"Per quel che mi riguarda Ennio Morricone è il mio compositore preferito e quando parlo di compositore non intendo quel ghetto che è la musica per il Cinema, ma sto parlando di Mozart, di Beethoven, di Schubert."

 

Era la sera del 10 gennaio 2016 e, in occasione della 73ª edizione dei Golden Globe, Quentin Tarantino pronunciò queste parole mentre ritirava il premio che avrebbe lanciato Ennio Morricone verso la conquista del suo secondo Premio Oscar, l'unico competitivo vinto dopo il Premio alla Carriera ricevuto nel 2007.

 

[Il trailer di Ennio, film di Giuseppe Tornatore dedicato alla monumentale figura del suo amico Ennio Morricone]

 

 

Chissà se, mentre esprimeva quel concetto, il regista di Knoxville aveva contezza di aver inquadrato un sentimento al contempo così semplice e così fondante nella vita di tante persone a ogni angolo del mondo.

 

Non è tanto la preferenza individuale a far la differenza, quanto la percezione netta e diffusissima che Ennio Morricone sia una figura in grado di valicare i confini delle due arti a cui ha dedicato la sua vita, assurgendo a patrimonio condiviso.

 

Non è possibile ascoltare la sua musica senza visualizzare le immagini su cui è impressa, non è possibile ripensare a un film da lui curato senza sentire i brividi per la sua colonna sonora.

 

Il suo lascito è, pertanto, una commistione inscindibile di sensazioni, che nasce nella musica, si propaga nel Cinema e si estende al nostro vissuto collettivo.

  

 

[Giuseppe Tornatore ed Ennio Morricone hanno stretto un profondo legame artistico e umano lungo oltre 30 anni]

 

 

Quante generazioni sono cresciute attraverso l'ascolto delle sue colonne sonore?

 

Quanti generi è stato in grado di abbracciare e sublimare con la sua musica?

Quante sensibilità sono state colpite dalla malinconia dei suoi arrangiamenti?

 

Quanti di noi ci si sono persi, con gli occhi sognanti?

 

Secondo questa chiave va, dunque, inquadrato lo sforzo artistico di Giuseppe Tornatore, autore di Ennio, film che a seguito delle anteprime del 29 e 30 gennaio troverà la propria distribuzione in sala a partire dal 17 febbraio, grazie a Lucky Red e TIMVision

 

La complessità di dover restituire una prospettiva personamente sentita, ma al contempo universale, può raccontarla senza alcun dubbio il solo autore siciliano, che con Ennio Morricone ha condiviso quasi tutta la carriera.

 

Proprio tenendo conto di ciò, con quest'opera si è cimentato nella più complessa delle operazioni, incarnare ciascuno dei volti del Maestro: quello più intimo, ai più sconosciuto, il "suo" Ennio, da amatissimo amico, e il "nostro" Morricone, quello che, con i suoi lavori, ha segnato un solco profondissimo nella vita di tutti noi. 

 

Il tutto, dovendo al contempo rispettare il suo amore per la musica e il suo impatto sulla Storia del Cinema.

 

 

[Quella di Nuovo Cinema Paradiso, prima collaborazione tra Tornatore ed Ennio Morricone, è anche una delle colonne sonore più note e amate del Maestro]

 

Si tratta di un gesto di puro amore nei confronti tanto dell'artista quanto delle emozioni che ha suscitato negli spettatori di tutto il mondo.

 

In fondo, se quest'opera ha visto la luce dopo circa sei anni di lavorazione è solo perché lo stesso Ennio Morricone ha acconsentito alla sua realizzazione quando ha saputo che a curarla sarebbe stato il suo amico Peppuccio.

 

Anzi, la presenza di Tornatore ha fatto passare il Maestro dallo scetticismo alla piena disponibilità, portandolo a mettere a disposizione una camera di casa sua in cui sono rimaste permanentemente montate delle telecamere pronte all'uso, ogni qualvolta i due erano disponibili per girare.

 

Alla luce dell'enorme complessità dell'operazione compiuta da Tornatore, abbiamo dunque scelto di ricostruire alcuni dei punti di vista che contribuiscono a rendere il suo film un tassello imprescindibile nella ricostruzione dell'importanza che il Maestro ha avuto nella memoria collettiva. 

 

 

[La locandina di Ennio raffigura Ennio Morricone immerso tra libri, spartiti e manifesti, tutte manifestazioni della sua profondità artistica]

 

 

In missione per conto della musica

 

Quando pensiamo a Ennio Morricone la nostra mente corre subito ad arrangiamenti malinconici, alla magnificenza delle immagini miste alla sua musica, a quella pelle d'oca che non andrà mai via.

 

Eppure, la grandezza del Maestro è sempre stata quella di amare la musica in ogni sua espressione, di sentire un legame solenne con la stessa, di doverne restituire l'importanza a chi la ascoltava.

 

"Io penso sempre di non meritarmi niente. Io faccio solo quello che so fare."

 

Con questa frase Ennio Morricone era solito sgonfiare ogni tipo di idolatria nei suoi confronti, riportando il tutto al suo legame ancestrale con la musica.

 

Un legame nato grazie a suo padre Mario, trombettista, e sbocciato grazie al suo amore per la musica classica in ogni sua sfaccettatura.

La tromba e la composizione sono, infatti, due delle tre materie fondanti della sua formazione al Conservatorio di Santa Cecilia, assieme alla strumentazione per banda. 

 

Ciò che però colpisce subito della sua parabola musicale è la sua capacità di non arrestare mai la propria crescita, di tendere sempre verso la completezza della propria formazione, di continuare ad aggiornarsi, senza mai perdere di vista chi fosse e da dove provenisse.

 

Dopo aver implementato la sua formazione in musica corale e direzione di coro e ben prima che il suo nome assurgesse a monumento, Ennio Morricone ha sempre anteposto il proprio amore per la musica a qualsiasi altro fattore in gioco.

 

 

[Accanto alle sue tantissime collaborazioni in numerosi campi, Ennio Morricone non ha mai perso il legame con l'attività concertistica, fondamentale per la sua espressione musicale a tutto tondo]

 

Notissimo è, ad esempio, l'episodio che nel 1958 lo vide dimettersi al primo giorno di lavoro in RAI quale assistente musicale.

 

Quando seppe che gli sarebbe stata preclusa ogni possibilità di carriera e che le musiche da lui composte non sarebbero mai state trasmesse, decise di abbandonare quell'importante opportunità lavorativa appena concretizzatasi. 

Grazie a questa scelta ha potuto mettere il suo talento a servizio di radio, spettacoli televisivi e rappresentazioni teatrali, intraprendendo così la carriera che tutti conosciamo, dando vita a collaborazioni entrate nella Storia della musica come quelle con Paul Anka, Chet Baker e con la casa discografica RCA Italiana, grazie alla quale di fatto diventa uno dei padri fondatori del sound italiano anni '60.

 

Avete presente il filone delle cosiddette "canzoni balneari"?

Quella musica che rimanda inequivocabilmente agli anni del boom economico italiano e faceva ballare un intero paese che finalmente poteva permettersi di sorridere?

 

Ennio Morricone è il genio dietro alcuni dei pezzi più noti e significativi del genere, avendo arrangiato Guarda come dondolo, Abbronzatissima e Sapore di sale e altre canzoni pervicacemente entrate nel nostro immaginario, pur essendo distantissime dall'idea che solitamente attribuiamo alle opere del Maestro.

 

 

[Gianni Morandi è uno dei volti della musica italiana anni '60: non poteva che essere tra i testimoni scelti da Tornatore nella realizzazione del suo film-tributo, nel quale emerge anche un aneddoto tutto da scoprire su In ginocchio da te, altro pezzo importantissimo arrangiato da Ennio Morricone]

 

In quegli stessi momenti, agli albori degli anni '60, nascevano le sue prime collaborazioni per il Cinema, prima su tutte quella con Luciano Salce per Il Federale.

 

Doveva essere un'occupazione passeggera, nata come le altre per costruirsi una stabilità economica e vissuta anche con profondo senso di colpa.

La Settima Arte è diventata invece uno dei pilastri su cui si fonda il suo riconoscimento universale.

 

"Quando ho fatto il primo film - era il 1961 - ho detto: nel 1970 smetto di fare Cinema."

 

Sono queste le parole dello stesso Ennio Morricone scelte da Tornatore nel suo film per parlare dei primi passi mossi dal Maestro nel mondo della Settima Arte.

Come dargli torto?

In fondo erano anni gravidi di progetti di ogni genere.

 

Nel 1964 entrò a far parte del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, un ensemble che si occupava di musica d'avanguardia e di improvvisazione libera, mentre le sue collaborazioni celebri continuavano a moltiplicarsi, rendendo il suo nome sempre più simile a ciò che conosciamo oggi. 

Il tutto senza mai perdere di vista il suo primordiale amore per la musica classica.

 

Nel 1966 fu anche, assieme a Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara, una delle menti dietro a Se telefonando, una delle canzoni più note della carriera di Mina.

 

[Non poteva che esserci il talento compositivo e nell'arrangiamento di Ennio Morricone dietro una delle pietre miliari della nostra musica anni '60: Se telefonando]

 

 

Sia ben chiaro un aspetto, però: l'estrema versatilità che ha accompagnato la carriera del Maestro non deve in alcun modo essere confusa con la sua malleabilità in fatto musicale.

 

Ennio Morricone è stato un artista che ha avuto come stella polare quel sentimento di fedeltà nei confronti della musica, ma che ha sempre avuto chiaro quale fosse il suo prestigioso dovere nei confronti della stessa arte.

E non si faceva di certo problemi a far valere il peso del proprio nome.

 

Uno degli aneddoti più incredibili, in tal senso, ci è stato raccontato da Dario Argento:

"Non è facile lavorare con Dario Argento, ma vi assicuro che non è facile lavorare nemmeno con Ennio Morricone.

 

Per esempio una volta andai a casa sua per lavorare alla colonna sonora de 'L'Uccello dalle piume di cristallo' e gli portai una serie di vinili delle rock band più in voga di quegli anni.

Lui mi disse: "Ma che cosa li hai portati a fare questi? Che dobbiamo farci? Portali via.

Io sono Ennio Morricone!"

 

 

[Dario Argento ed Ennio Morricone hanno dato vita a una collaborazione storica ne La trilogia degli animali]

 

 

Essere in missione per conto della musica, evidentemente, comportava qualche risposta brusca.

 

La profonda coerenza con se stesso e con la sua formazione musicale è, senza alcun dubbio, anche la fonte principale dell'ammirazione generata in quel mondo così complesso.

 

Tutto ciò è sottolineato da come la sua musica sia stata in grado di ispirare tanto suoi colleghi e rivali come Hans Zimmer e Nicola Piovani quanto autentici mostri sacri che ricercavano tutt'altra espressione musicale come i MetallicaBruce Springsteen: Ennio Morricone è stato un riferimento universale perché alla base del suo operato c'era un sentimento puro e universale.

 

Un sentimento che in un'intervista per Istituto Luce Cinecittà una volta inquadrò così: 

"Per imparare a scrivere per il Cinema bisogna sapere tutto.

Bisogna andare a fare la gavetta e fare pratica in tutti i campi della musica.

 

Ho detto che la musica non è jazz né musica da camera, non è musica sinfonica né canzone, non è rock né pop.

Però è tutto questo insieme.

Questa contaminazione che c'è nella musica del Cinema è una delle assi portanti di questa musica del '900."

 

La più grande verità della carriera di Morricone è stata che nessuno come lui sapeva che c'è una musica per ogni stagione della nostra vita: stava al suo grande talento declinarla e darle vita, senza snaturarla.

 

 

[Tra le citazioni di Ennio Morricone che meglio raccontano la sua percezione di sé, dalla sua gioventù a ora, c'è questa: "Io sono fatto di tutto quello che è la musica che ho studiato."]

 

 

Il Cinema, di ogni genere, secondo uno sguardo umano

 

Per ogni stagione della vita c'è un film.

Per ogni emozione c'è un genere.

 

Tra le oltre 500 colonne sonore composte da Ennio Morricone per il Cinema c'è ogni sfumatura di ciascun genere. 

 

"Non c'è una musica importante senza un grande film che la ispiri."

 

Furono queste le parole del Maestro nel momento in cui ritirò il suo premio nel corso della cerimonia degli Oscar del 2016.

 

L'esatto ribaltamento della concezione di George Lucas secondo cui la musica inciderebbe per oltre la metà della complessiva riuscita di un film.

 

[Il discorso con cui Ennio Morricone accettò l'Oscar 2016 per la Miglior Colonna Sonora]

 

 

Nel suo caso, però, il dubbio nemmeno dovrebbe porsi: la musica di Morricone è inscindibile dall'immagine.

 

Risulta davvero curioso immaginare che per lui questa magnifica capacità di tradurre un'immagine in musica in realtà avesse una natura diversa: 

"Noi compositori abbiamo un compito infausto.

Arriviamo sempre alla fine, creiamo la nostra musica e i registi devono accettarla per quello che è, che vada o non vada bene.

 

 

Qualche volta lo fanno a malincuore. A me spesso dicono che va bene, che mi riesce farlo, ma non è questo quel che conta.

Noi compositori viviamo la tragedia di essere gli ultimi ad arrivare."

 

Se è vero che la sua musica arrivava dopo la realizzazione del film, è altrettanto vero che la sua comprensione dell'animo umano arrivava ben prima.

 

Osservando il suo operato e rileggendo alcune sue dichiarazioni sui film e sui registi con cui ha collaborato, appare evidente come il Cinema sia stato per Ennio Morricone una chiave per dar forma alla sua profonda sensibilità umana.

 

 

[Su Quentin Tarantino, ad esempio, Ennio Morricone una volta si pronunciò così: "È una persona piena di umanità. Le sue scene possono sembrare un po' terribili. Ma voi fate così: quando le guardate, provate a soffermarvi non sull'assassino, bensì sulla vittima. Nell'occhio della vittima si vede tutta la sua sensibilità."]

 

 

A fare il resto c'è stata la sua innata dote di comprendere quale composizione di note fosse più adatta a riprodurre un'emozione, quale arrangiamento fosse più funzionale a raggiungere il cuore dell'osservatore, che ha reso la sua spontanea versatilità musicale e la sua profondità di sentimento una fonte inesauribile di musica per il Cinema. 

 

Musica che talvolta, per sua ammissione, sgorgava naturale già nel buio della sala, mentre prendeva appunti a matita.

Altre volte invece richiedeva una profonda riflessione, che poi dava frutti improvvisi.

 

La capacità di arrivare a comprendere ciascuno dei fattori, umani e tecnici, che caratterizzavano un'opera, gli permetteva di potersi concedere anche qualche benevolo scherzo nei confronti dei registi che amava di più: 

"Dovevo creare la musica per una scena difficilissima all'interno di uno dei dodici film che ho fatto insieme a Tornatore.

Era una scena difficilissima per tutti: per il regista, per gli attori e anche per me.

 

 

Scrissi due brani: uno che palesemente non andava bene e uno che, invece, era pensato per funzionare all'interno di quella scena. A Peppuccio feci sentire quello meno adeguato. E lui mi disse:

"Ma che hai fatto? Ma che hai fatto?" 

Senza dir nulla, presi il secondo brano, lo passai al lettore e lui mi disse:

"Questa va bene!"

 

A quel punto gli dissi:

"Lo so che va bene, l'ho pensata apposta. Però volevo vedere fino a che punto ti facessi andar bene il mio lavoro!"

 

Insomma: Ennio conosceva il copione della vita, lo stesso da cui nasce il Cinema.

 

E su questo copione costruiva i suoi spartiti.

 

 

[Tutti conoscono l'origine del rapporto tra Sergio Leone ed Ennio Morricone, ma in pochi sanno quanto spesso i loro lavori congiunti fossero amabilmente turbolenti: a volte non si parlavano per giorni e poi tornavano più uniti che mai]

  

Solo chi percepisce la sostanza di cui è fatto il Cinema poteva afferrare la necessità di connotare di una sfumatura epica e malinconica la rivoluzione degli Spaghetti Western che stava puntualmente attuando all'interno delle opere del suo amico d'infanzia Sergio Leone.

 

Solo un profondo conoscitore delle pulsioni umane poteva intuire la forza inquietante di una ninna nanna e tramutarla nelle perfette musiche da lui scritte per i film di Dario Argento.

 

Solo un uomo dallo sguardo puro poteva prima comprendere il tono sognante delle opere di Giuseppe Tornatore e poi mettersi così a nudo per lui durante la realizzazione di Ennio

 

[Anche Ennio Morricone a volte riceveva degli scherzi: Elio Petri gliene fece uno dopo che il Maestro aveva composto "la musica più bella che si potesse immaginare"]

 

 

Grazie a queste innate doti, Ennio Morricone coglieva sempre la sfumatura autoriale all'interno del genere.

 

Carpiva i desideri dei registi e li plasmava.  

 

Sentiva come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto non fosse un poliziottesco qualsiasi, ma dovessere essere connotato da un'atmosfera allucinata e surreale, intuiva che C'era una volta in America non fosse un film sui gangster, ma sull'amicizia e sullo scorrere del tempo, percepiva la necessità di mettere i valori al centro della narrazione di The Untouchables - Gli intoccabili.

 

Ma allo stesso tempo sapeva riconoscere la leggerezza creativa delle prime opere di Carlo Verdone, la tensione sociale e tra generi de La Cosa, l'afflato spirituale di Mission.

 

 

[Di quella che sarebbe diventata  una delle sue più celebri colonne sonore, Ennio Morricone disse: "La musica di Mission è scaturita da una emozione violenta, mi è quasi arrivata dall'esterno."]

 

 

All'istinto, poi, abbinava anche un'altrettanto innata tensione verso la sperimentazione.

 

La volontà di apportare sempre qualcosa di nuovo, di stupire costruendo.

Di farsi riconoscere innovando.

 

"Era molto innovativo a quei tempi e lo è ancora oggi."

 

Si esprime così Clint Eastwood in un estratto di Ennio, riuscendo a condensare in poche semplici parole quella sensazione diffusa che la musica di Morricone contenesse un'innovazione eterna, inesauribile.

 

Proprio sulle innovazioni il film di Tornatore si sofferma a lungo, regalandoci tante risposte che abbiamo a lungo cercato: com'è nato l'urlo del Coyote de Il buono, il brutto e il cattivo

Perché si è scelto di usare il flauto di Pan in C'era una volta in America?

Cosa c'entrano le proteste nel centro di Roma con il tema di Sostiene Pereira?

 

Tante articolazioni di un unico comune elemento: la sua volontà di continuare a ricercare, restituendo al Cinema ciò che trovava grazie alla sua musica.

 

Ecco perché le sue opere si snodano tra tanti generi, sempre con gli stessi risultati memorabili.

 

 

[Tra le collaborazioni meno citate ma più interessanti di Ennio Morricone c'è sicuramente quella con Roberto Faenza, per cui si rese protagonista di colonne sonore piene di intuizioni]

 

 

La musica che abbiamo continuato a sentire per tutta la vita

 

Quello tra Ennio Morricone e la memoria collettiva è un rapporto circolare, che sboccia nella musica, prolifera nel Cinema e si propaga a ciascuno degli spettatori, per poi ripiegarsi nuovamente nell'idea che ciascuno di noi ha del Maestro.

 

Esistono tante prospettive per guardare al compositore romano quante sono le persone che hanno potuto innamorarsi della sua musica.

 

 

[La prima nomination ai Premi Oscar per Ennio Morricone è arrivata per I giorni del cielo di Terrence Malick]

 

 

Pensateci: voi chi siete?

Cosa amate? 

 

Il Cinema d'impegno politico italiano?

Morricone ne ha musicato quasi tutte le espressioni più fulgide, dal già citato Petri a Giuliano Montaldo, Marco Bellocchio, Francesco Rosi e Gillo Pontecorvo.

 

La commedia all'italiana?

Ennio Morricone ha lavorato con Mario Monicelli, Ettore Scola, Luciano Salce, Luigi Comencini.

 

La cruda potenza del Cinema di Pier Paolo Pasolini, dei Fratelli Taviani, di Ermanno Olmi?

Il Maestro Ennio è parte integrante del loro successo.

 

La tensione di Brian De Palma? La contemplazione di Terrence Malick?

La genialità a tutto tondo di Lucio Fulci e Mario Bava?

Conoscete già la risposta.

 

Se di Sergio Leone si è già parlato, non si può che ricordare come Ennio Morricone abbia plasmato l'immaginario di numerosi film di tutte le declinazioni degli Spaghetti Western, collaborando con Sergio Corbucci, Duccio Tessari, Carlo Lizzani e Tonino Valerii.

 

Allo stesso modo ha contribuito alla creazione di tanti sottogeneri nel nostro Paese, cogliendone sempre lo spirito e le necessità.

 

Se invece siete cresciuti nel mito della televisione d'avanguardia italiana anni '60, vi siete fatti rapire da serie TV come La piovra o siete appassionati di teleteatro, già saprete che quel geniale compositore romano ha lavorato anche per voi.

 

 

[Novecento è forse la più celebre delle collaborazioni tra Ennio Morricone e Bernardo Bertolucci]

 

 

Siamo un'infinità di personalità diverse, tutte univocamente toccate dalla grandezza del Maestro.

 

Un coacervo di sentimenti che, pur se declinato in maniera diversa, ci accomuna tutti nell'ascolto.

 

Bernardo Bertolucci, uno dei suoi più importanti collaboratori, ha inquadrato questo fenomeno in maniera semplice e diretta definendo il suo lavoro come:

"...La musica che abbiamo continuato a sentire per tutta la vita..."

 

Pur nell'estrema eterogeneità del pubblico di riferimento, Ennio Morricone preserva un posto da cui è impossibile scalzarlo.

 

Allo stesso modo, grazie alla grandezza della sua musica, una volta che il nome di un artista viene affiancato al suo, nella percezione collettiva ci resta legato per tutta la vita.

 

 

[Tra i film meno noti in cui Clint Eastwood è stato protagonista ed Ennio Morricone compositore, c'è Gli avvoltoi hanno fame di un gigante come Don Siegel]

 

 

Ecco perché, tra le tante prospettive necessarie per la ricostruzione della sua grandezza, Giuseppe Tornatore ha ritenuto non potessero mancare le testimonianze di Clint Eastwood e Quentin Tarantino, che originariamente non avevano potuto registrare il proprio contributo per il documentario: il primo non ha mai collaborato in veste di regista con Ennio Morricone, il secondo ci è arrivato tardivamente, dopo una vita passata a idolatrarlo.

 

Eppure il Maestro rappresenta una presenza immancabile nella connotazione di entrambe le loro carriere ed entrambi hanno scelto di sottrarre tempo alla lavorazione di due loro film, The Mule e C'era una volta a... Hollywood, per riuscire a convergere nel progetto.

 

Potreste immaginare i film di Tarantino senza le influenze direttissime che Ennio Morricone e le sue collaborazioni più celebri hanno avuto sui suoi film?

Potreste immaginare il profilo di Clint Eastwood con il sigaro in bocca senza il commento musicale del Maestro?

 

Sarebbe impossibile.

 

Ha proprio ragione, quindi, lo stesso Tarantino quando in Ennio afferma: 

"Ennio Morricone ha allargato le mie visioni"

 

Ciò che ha fatto con tutti noi, raggiungendo l'immortalità.

 

 

[Sulla Walk of Fame ci sono tante celebrità, ma quante possono dire di avere un corpo celeste che porta il proprio nome? Ennio Morricone ha raggiunto l'immortalità anche così, vedendosi dedicato nel 2005 l'asteroide 152188 Morricone]

 

 

Forse, per comprendere a pieno tutto ciò, basterebbe soffermarsi su un concetto espresso da Wong Kar-wai, un uomo che di film animati dalla musica se ne intende e che, pur non avendo mai condiviso alcuna esperienza con il Maestro, ha fatto di tutto per accaparrarsi la distribuzione cinese del film di Tornatore grazie alla sua Block 2 Distribution.

 

Il regista di Hong Kong è, infatti, autore di una delle più belle citazioni presenti sulla locandina internazionale dell'opera:

 "Morricone può vedere la musica laddove altri non riescono."

 

A ben vedere, il luogo in cui gli altri non riescono a vedere la musica è, in realtà, quello spazio invisibile che separa le percezioni individuali e le connette, rendendole memoria condivisa.

 

Ecco perché Ennio risponde a una nostra esigenza collettiva: quella di dare una forma tangibile alla sconfinata landa dell'animo che Ennio Morricone ha saputo conquistare grazie a quella musica che continueremo a sentire per tutta la vita.

 

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