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Donnie Darko è filosofia ¦ So di non saper(ne parlare)

Il legame fra argomenti fascinosi ostici e speculativi e i film più memorabili

Donnie Darko è indubbiamente uno dei film culto del nostro millennio.

 

Come molti cult movie all’uscita venne completamente ignorato da tutti - negli USA incassò appena mezzo milione di dollari - per poi venire riconosciuto qualche anno più tardi, grazie al passaparola e alla sua riproposizione nelle sale in versione estesa. 

Esistono degli argomenti che per loro stessa natura tendono ad affascinare la maggior parte delle persone.

 

Certo, a diversi livelli di intensità, ma sono pochi coloro che possono mostrarsi completamente disinteressati a temi come ad esempio le società segrete (il complottismo), la vicenda del Titanic, la sordità di Ludwig Van Beethoven, Jack lo squartatore (i serial killer) o Charles Baudelaire (i maudits).

 

Vi sono poi altri temi che affascinano ugualmente chiunque ma dei quali, molti, ne hanno soltanto sentito parlare.


La teoria del caos, l'effetto farfalla e poi tutti i temi che la nuova fisica ha cominciato a divulgare dalla seconda metà del XX secolo, come le nuove riflessioni sulla cosmogonia, la relatività, i viaggi temporali, i Wormholes, il multiverso.

 

Ci saranno certamente altre tematiche (che potreste suggerirmi!) a cui non ho pensato, ma è facile ritenere che un’opera che tratti di almeno una di queste acquisti, proprio per via della sua stessa natura, un alone fascinoso.

 

 

 

Interstellar è il classico esempio contemporaneo di questo tipo (oltre ad essere in sé un film straordinario).

 

Inception, poi, è un vero e proprio collettore di temi culturalmente fascinosi: dai paradossi prospettici alla M.C Escher, ai labirinti, alla stessa psicanalisi.

Christopher Nolan sa il fatto suo in termini di marketing cerebrale.


Donnie Darko, in questo senso, è l’apoteosi del film affascinante.

 

I temi affrontati sono del più alto livello e, per questo, elitari, oltre che ermetici.

Il piacere nei temi evocati è che fino a una certa soglia di ingenuità il pensiero di chi si diletta di testi sulla loro semplice divulgazione può farsi facilmente anche solo speculativo.

Donnie Darko

Riflessioni a ruota libera, creatività cognitiva.

 

Ho amato le allusioni a tali temi nel film: l’idea del viaggio temporale, dell’impenetrabilità dei piani temporali (in diretta contrapposizione alle tesi orientalisticheggianti di Cloud Atlas, ad esempio), i Wormholes (legati nel film all’idea di destino privato).

 

 

 

Ciò che ci porta ad ingannarci è che, a differenza dei film di David Lynch, in casi come questo le interpretazioni della pellicola sono una necessità.

 

Questo per via di un'impostazione di stampo occidentale del prodotto e del nostro naturale accesso ad esso, di cui ho già parlato anche nel mio commento al modo di vivere David Lynch. 

 

Non credo tuttavia che ci sia una verità circa questo film, visto che ad esempio in larga parte si fonda anche su assunti tratti da un libro di finzione evocato all’interno del film stesso.

In effetti è complicato dimostrare che le tesi del personaggio che nel film ha scritto quel libro siano più fasulle di quelle di Albert Einstein o di Stephen Hawking: per un profano della fisica teorica, almeno, si tratta in entrambi i casi un identico atto di fede.

 

All’interno della pellicola gli stralci letti da La filosofia dei viaggi nel tempo di Roberta Sparrow sono coerenti con quanto osserviamo nel film, ma in sé - per il nostro mondo, intendo - assolutamente criptici se non insensati.

 

Mi ha incuriosito il fatto che venissero inquadrate diverse frasi dai vari capitoli, ma lette soltanto alcune (ho provato a fermare il film per avere il tempo di tradurre dall'inglese ciò che non veniva menzionato, in realtà non ricavandone nulla di interessante).

 

Donnie Darko  Donnie Darko

 

Ci sono molti film che potremmo chiamare macchine da discussioni per occidentali - un esempio, appunto, Inception.

 

Ma il caso di Donnie Darko è particolare perché regala soltanto molte suggestioni, ma ritengo che ricreare un quadro davvero completo non sia possibile: il regista (e ideatore e sceneggiatore) ne ha espunti dei pezzi (proprio come le frasi di cui dicevo).

 

Esiste un fascino nell'irrisolto e nell'irrisolvibile, dove comunque la sola ricerca e l'acquisizione di tale consapevolezza è una conoscenza. 

 

Un vero giallo è tale se il lettore può potenzialmente sciogliere la trama prima dello scrittore (cfr. su questo l'interessante pagina di Wikipedia il decalogo di Knox).

 

Donnie Darko non è un giallo: il regista non ha "giocato sporco", ma lo stesso è bene non pensare di aver raggiunto l’interpretazione oggettiva e definitiva (quella che chiunque, leggendola, non avrebbe bisogno di ulteriori riflessioni sull’opera), perché, probabilmente, in queste macchine da discussioni essa strutturalmente non esiste.

 

Penso che lo stesso autore non abbia più voce in capitolo dello spettatore più distratto una volta che il film sia stato prodotto e, appunto, reso pubblico.

Non andrò alla ricerca della verità ultima su Donnie Darko.

Questo non significa che non si debba cercare di approssimarvisi.

Ad esempio una considerazione che svela un aspetto apparentemente insignificante ma che, immagino, non possa che avere un ruolo, è di certo la relazione tra la città dal nome Middlesex, i riferimenti sessuali per tutta la prima metà del film e l’approccio psicanalitico della terapeuta di Donnie.

 

 Donnie Darko  Donnie Darko

 

In questo film abbiamo stralci di coerenza, precisamente come quando gettiamo lo sguardo su diverse stagioni della nostra vita, o capitoli, derivati da vecchie scelte importanti di per sé, ma fra di loro eterogenee.

 

Pensate di poter trovare un quadro complessivo sul senso della vostra intera esistenza semplicemente giustapponendoli?

Tutta la Nouvelle Vague ci parla di questo.

 

Per non lasciare il mio commento sguarnito (apparentemente) di una pars costruens, ma rispettando la mia tesi e l'aura di questa pellicola, vorrei soltanto condensare le mie riflessioni in una frase senz'altro sibillina per chi legge, almeno quanto lo è Donnie Darko.

 

Quanto spesso la casualità diventa per noi causalità?

 

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