#AnimalinelCinema
Mi trovo molto intimidita a parlare di Oldboy di Park Chan-wook, uno di quei film che riguarderei continuamente, quei film di cui conosci ogni inquadratura, che non soffre della seconda visione, ma anche della terza, della quarta, della decima... scusate la sviolinata iniziale.
L’animale di cui voglio parlare è il polpo.
Il polpo divorato vivo daDae-su, uscito da quell'appartamentino in cui è stato imprigionato per quindici anni.
Insieme alla scena del combattimento in piano sequenza nel corridoio stiamo parlando probabilmente del momento più emblematico del film.
Oldboy Oldboy Oldboy
Per l'epicità della scena dobbiamo ringraziare Choi Min-sik, l'attore protagonista, e non il regista Park: fu lui infatti ad insistere affinché la scena risultasse così brutale.
L'idea iniziale era quella di avvolgere solo un tentacolo di un polpo vivo, usanza diffusa in Corea del Sud (tradizioni culinarie degne di far impallidire anche il più veterano dei pescatori baresi).
Quasi per delicatezza i polpi sul set erano moribondi.
Choi insistette per mangiarli interi e si raccomandò che non solo fossero vivi, ma anche perfettamente in salute.
Inutile dire che tutto l'entourage fu entusiasta all'idea.
Sesamo, olio e piccoli polpi vivi: ecco di cosa è composto il sannakiji, piatto tipico coreano, facente parte della categoria degli hoe, cioè i piatti a base di pesce crudo.
Oltre che essere disgustoso, tanto da aver meritato un posto nel programma TV Orrori da gustare, è anche estremamente mortale - è infatti stato inserito nel programma TV 1000 modi per morire - a causa delle ventose che possono attaccarsi alle mucose della gola.
Nonostante sia un alimento alquanto bizzarro ci sono addirittura dei festival dedicati nella capitale Seul.
Si pensa che mangiare polpo vivo renda più forti, più sani e sessualmente più attivi.
Grottesco, pensando alla vita sessuale che aspetterà il povero Dae-su durante il film, come paradossale è il suo nome che vuol dire "stare bene con gli altri".
Oldboy Oldboy Oldboy
Fin dall'antichità il polpo ha ispirato artisti e letterati di tutto il mondo, in quanto animale seducente e inquietante, che vive in profondità misteriose, informe, metà solido e metà liquido.
Secondo il saggista francese Jean Arnaud la piovra è l'emblema dell'ossimoro: contiene la luce e le ombre, il maschile per i tentacoli e femminile per la bocca.
In particolare nell'arte greco-romana, in quella del XX secolo e soprattutto giapponese il polpo è stato spesso protagonista, basti ricordare le nature morte di polpi e seppie di Pablo Picasso o i motivi ondulanti di Max Ernst che richiamano la mobilità di questo animale.
Marcel Duchamp si è ispirato proprio al polpo per l'utilizzo dei materiali morbidi per la scultura.
D'altro canto l'opera con polpo in assoluto più conosciuta, amata, contestata e più volte imitata della Storia dell'arte è lo shunga - stampa erotica - Il sogno della moglie del pescatore di Hokusai, uno dei più importanti rappresentanti del periodo Edo.
Hokusai mostra in questa xilografia in stile ukiyo-e una donna sessualmente intrecciata con due polpi, il più piccolo dei quali avvolge un capezzolo della ragazza con tentacoli e baci, mentre il più grande pratica un cunnilingus.
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Due sono gli approcci principali riguardo al polpo, come anche la piovra oppure il calamaro, nella Storia delle arti.
Da una parte come Kraken di Jules Verne è simbolo dell'invadenza, della mostruosità, dell'intromissione violenta e viscida dei poteri forti nella vita comunitaria - e in tal senso metafora dell'oppressione sociale - e dall'altra in senso psicanalitico.
In quest'ottica il polpo rappresenta le pulsioni più interne, profonde, viscide, infime ma anche erotiche, eccitanti, afrodisiache dell'animo umano.
Talmente afrodisiaco che ci sono delle testimonianze risalenti addirittura a Cicerone riguardo il potere eccitante dei piatti a base di polpo.
Attenzione: Dae-su non mangia il polpo perché sta dominando le sue pulsioni: lui lo fa perché egli stesso diviene la bestia.
In realtà non lo sta semplicemente mangiando: lo sta inglobando.
Il polpo si diffonde al suo interno, fin quando non sarà troppo tardi.
A tal proposito trovo che questi versi di Apollinaire, poeta vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, riescano a spiegarlo molto meglio delle mie parole:
“Avvezzo a schizzar verso il cielo il suo inchiostro,
a suggere il sangue di ciò che ama
e a trovarlo delizioso,
questo mostro inumano, sono io”
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20 commenti
Tazebao
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Lorenza Guerra
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Luca Buratta
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Adriano Meis
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Leonardo Innocenti
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Charlie Shield
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Drugo
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Max Rockatansky
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Francesco Amodeo
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Giuseppe Abbate
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Guido Vaccari
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Lorenza Guerra
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Donca
6 anni fa
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