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#Goodnight&Goodluck
Buonanotte amici della notte, nel parlarvi del film che ho scelto cercherò di non essere troppo emotivo. Di scrivere con la testa e non con la pancia. Anche perché, sennò, correrei il rischio di essere smodatamente accorato verso lo splendido prodotto cinematografico di cui scriverò qui di seguito.
Atto I. La caduta
Owen Suskind è un bambino apparentemente normale: nato nel 1959 in Massachusetts da una famiglia benestante, trascorre i suoi primi tre anni di vita esattamente come tutti gli altri bimbi del mondo.
E, ovviamente, adora i classici della Disney che divora insieme al fratello maggiore. Tutto sembra andare per il meglio, poi… il disastro.
In seguito a una fase di articolazione verbale confusa, Owen smette completamente di parlare.
Dopo essere stato visitato da un pediatra gli viene diagnosticato l’autismo.
Per i genitori, gli anni successivi sono l’inferno in terra: il bimbo si rinchiude in un mutismo totale, il suo sguardo non incrocia più il loro e la sua capacità di relazionarsi con la realtà che lo circonda va via via scemando.
Gli unici momenti di condivisione restano i viaggi nell’universo Disney che la famiglia compie davanti allo schermo.
[Il piccolo Owen insieme a Topolino - Apprendista stregone di Fantasia, 1940]
Atto II. Il prodigio
Le speranze di ripresa sono quasi nulle, e i medici di certo non incoraggiano i coniugi Suskind.
“Il vostro caso va oltre le nostre possibilità”, “Alcuni bambini, in questi casi, non riprendono più a parlare” sono i commenti degli specialisti.
Ma i dottori non hanno fatto i conti con la forza di volontà di Owen.
Con la sua voglia di riprendersi il mondo, di parlare… di vivere!
La prima a eprimersi attraverso la sua voce è Ursula.
Dopo un anno di silenzio assoluto, Owen parla, utilizzando una battuta della corpulenta strega-piovra de La Sirenetta.
È il miracolo.
['Just your voice' dice Ursula attraverso la voce di Owen. Curioso che le prime tre parole del bimbo, dopo mesi di silenzio, siano proprio queste]
Atto III. Un mondo animato
Dopo aver visto in loop – per lungo tempo – tutti i film dello zio Walt, il cervello del bimbo li ha memorizzati, scorporati, classificati, e resi disponibili affinché Owen abbia uno nuovo sistema per decodificare e affrontare una realtà che, fino poco tempo prima, era per lui incomprensibile.
Abu, Iago, Baloo, Sebastian, Rafiki e compagni diventano i suoi maestri di vita.
Lo strumento per mezzo del quale Owen riuscirà a relazionarsi con il suo quotidiano, a capire le diverse sfumature relazionali e distinguere atteggiamenti e sentimenti.
Il suo ponte col mondo.
Atto IV. Ti bastan poche briciole…
Di qui in avanti, lo spettatore assiste ai progressi e alle difficoltà del giovane Suskind, al suo percorso verso una vita normale (accezione discutibilissima, come sottolineato anche dai genitori di Owen nel corso del film) fatta di amori, delusioni, solitudini, cadute… ma anche vittorie.
Epilogo.
Life, animated - vincitore del Premio alla Regia come Miglior Documentario al Sundance Film Festival del 2016 e candidato all’Oscar nel 2017) è un'ode alla vita, alla forza e alla caparbietà dell’essere umano, oltre che al potere straordinario del mezzo cinematografico che riesce a unire e, nel contempo, distruggere le barriere più impensabili.
Signori: quello in questione è un film mai stucchevole, dotato di un ottimo montaggio che ha splendide sequenze alternate realtà/cartoon, un buono script - ottenuto dal libro Life, Animated: A Story of Sidekicks, Heroes, and Autism, scritto da Ron Suskind, giornalista e padre di Owen - e una colonna sonora quasi sempre aderente al tone of voice della narrazione.
Life, animated è un prodotto sentito, emozionante e potentissimo (trad.: preparate i Kleenex).
Se dovessi trovare una pecca nel film, probabilmente, indicherei alcune sequenze in cui la ‘ricostruzione’, la fiction, si fa sentire un po’ troppo, andando a inficiare la sospensione dello spettatore all’interno degli avvenimenti.
Ma, di certo, se si tiene conto di tutti gli elementi positivi di questo toccante documentario, è ben poca cosa.
La ‘vita animata’ descritta da Williams è una pellicola importante, destinata a restare per sempre nella memoria degli spettatori che avranno occasione di vederla.
Un film in grado di descrivere con enorme efficacia la solitudine, l’isolamento delle persone affette da autismo, il concetto di ‘diversità’, oltre che le difficoltà e i successi di migliaia di famiglie in tutto il mondo.
- Life, animated, di Roger Ross Williams, 2016
Il film è disponibile sul catalogo Netflix. Comodo, né?
Goodnight and Goodluck, dear sidekicks.
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20 commenti
Federico Dell'Aquila
4 anni fa
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Emanuele Antolini
4 anni fa
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Vincenzo D'Eugenio
4 anni fa
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Dav 9000
4 anni fa
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alessia.effe
4 anni fa
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Simone Antonino
4 anni fa
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Marta
4 anni fa
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Eugenio
4 anni fa
Io ho scoperto Life su consiglio della madre di un bimbo con cui lavoro; il bambino è autistico quindi immagina quanto sia stato potente per me questo film (kleenex su kleenex). Ci tengo a precisare che sia la caduta che il prodigio in realtà sono fasi abbastanza caratteristiche nello sviluppo cognitivo dei bambini autistici. Il documentario descrive molto bene il vissuto soggettivo dei familiari e calca un po' la mano. In realtà però tutti i bambini autistici hanno una fase in cui la sindrome si manifesta in maniera prepotente, cancellando l'immagine di sviluppo tipico che i genitori si erano figurati. Quello che succede dopo, il prodigio, è che i bambini autistici se stimolati imparano a "gestire" le emozioni e a trovare delle vie di comunicazione col mondo esterno. Nel caso di Owen i cartoni animati sono la via principale ma non l'unica, un'altra ad esempio è il rapporto col fratello, egli funge da palestra emotiva e infatti nella scena del compleanno scatena delle emozioni così forti in Owen da portarlo a cercare una comunicazione coi genitori. Un dato importante da tenere a mente nella storia di Owen è che si tratta di una famiglia non della middle classe ma un po' più benestante e soprattutto con risorse importanti per Owen. Il padre come giornalista ha vinto un premio Pulitzer, non è il primo che passa. Sono elementi importanti che consentono di collocare i progressi di Owen e il ruolo dei cartoni Disney in un contesto più significativo. L'idea geniale di questo documentario è illustrare in maniera chiara come le rappresentazioni Disney delle emozioni umane possano essere utilizzate per l'apprendimento e lo sviluppo emotivo nei bambini autistici. Già in passato si usavano delle carte con degli smile (si vedono anche in Atypical) per associare l'espressione facciale alla corrispettiva emozione, qui il discorso è esteso alla gamma di colori, sfumature e animazioni caratteristiche dei personaggi Disney. Il bambino che seguo utilizza anche lui i cartoni per esprimere pensieri o stati d'animo anche se manca ancora quell'utilizzo chiaro ed intenzionale che si osserva in Owen. La speranza è che col tempo impari ad adattare la sequenza del cartone, attivata dal vissuto emotivo, ad un atto comunicativo intenzionale ed efficace. Per adesso si esprime come riesce e fissa per ore le principesse Disney in adorazione, d'altronde ha 12 anni, é l'inizio della prepubertà 😊
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Roberto Rotondo
4 anni fa
Straconsigliato 😊
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Daniele Besana
4 anni fa
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Riccardo Cappelletti
4 anni fa
Ne avevo già sentito parlare ma ne avevo perso il ricordo. Sicuramente ora lo recupererò!
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