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A Taxi Driver - Recensione: il viaggio all'inferno di Song Kang-ho

Recensione del film A Taxi Driver, campione d'incassi nella Corea del Sud

A Taxi Driver: chi meglio di un tassista può vedere cosa avviene nelle strade? Chi meglio di lui è a contatto con le varie situazioni e condizioni che la popolazione vive ogni giorno?

 

 

Ce lo aveva già fatto capire Martin Scorsese in Taxi Driver dove Travis Bickle - il reduce della Guerra del Vietnam interpretato da Robert De Niro - di notte vedeva:

"...puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori."

 

Ma se il tassista in questione lavora in uno stato sotto regime dittatoriale?

Dove magari in una città sembra essere tutto normale mentre a poche centinaia di chilometri si sta scatenando l'inferno?

 

[Trailer di A Taxi Driver, di Jang Hun]

 

 

Kim Man-seob (Song Kang-ho) è un tassista di Seul, vedovo e con una figlia da mantenere, che cerca a fatica ogni giorno di racimolare soldi per pagare l'affitto.

 

 

Kim, molto legato al suo taxi, vede le proteste degli studenti universitari contro il governo come una perdita di tempo, un escamotage per non studiare.

 

Il film infatti è ambientato nella Corea del Sud del 1980, quando lo Stato era sotto regime dittatoriale. 

In ritardo con l'affitto di ben 4 mesi, Kim riesce a scippare a un altro tassista un cliente straniero che paga una cifra spropositata per andare da Seoul a Gwangju, una cittadina blindata dall'esercito sudcoreano.

 

Il cliente straniero si chiama Jurgen "Peter" Hinzpeter (Thomas Kretschmann) ed è un giornalista tedesco che vuole mostrare al mondo gli scontri che stanno avvenendo a Gwangju, ma che il regime sudcoreano maschera abilmente.

 

 

[Il giornalista Peter di A Taxi Driver, interpretato da Thomas Kretschmann]

 

 

Kim, ignaro di quanto accade a Gwangju, riesce attraverso vari espedienti a evitare dei posti di blocco imposti dall'esercito e portare Peter nella cittadina sudcoreana.

 

Ma quello che si trovano di fronte è uno scenario che sconvolge entrambi, sia l'inconsapevole Kim che il reporter Peter.

 

Ma che cosa accadde nella cittadina coreana in quel maggio del 1980?

La Corea del Sud, dopo anni passati sotto il governo dittatoriale del generale Park, in seguito alla sua morte avvenuta nel 1979 voleva a gran voce la democrazia.

Cosa che purtroppo non successe perché un altro generale, Chun Doo-hwan, si appropriò del potere mediante un colpo di stato, instaurando un nuovo regime militare.

 

I cittadini, soprattutto professori e studenti universitari, iniziarono a ribellarsi chiedendo riforme democratiche e l'abolizione della legge marziale.

In particolare a Gwangju le proteste si fecero sempre più accese, cosa che il governo dittatoriale non tollerò: isolò completamente la città e iniziò a reprimere le manifestazioni con la forza, arrivando a una vera e propria carneficina che passò alla storia come "Il massacro di Gwangju".

 

 

[Una delle immagini simbolo del massacro di Gwangju]

 

 

Ed è in quei giorni che si svolge A Taxi Driver.

 

La potenza e l'importanza del film di Jang Hun sono molteplici.

 

Innanzitutto A Taxi Driver è un'opera storica.

I fatti che accadono nel film sono avvenuti realmente e, in quanto tali, ci aiutano a comprendere maggiormente uno spaccato di Storia che raramente si studia in occidente.

 

Ma A Taxi Driver oltre a essere un film storico è anche e soprattutto un'opera di denuncia.

 

I due protagonisti, interpretati da un commovente Song Kang-ho e da un bravissimo Thomas Kretschmann, sono due personaggi all'inizio molto distanti fra loro: egoista e inconscio il primo e intrepido e supponente il secondo.

 

Ma in quel clima infernale in cui Gwangju si ritrova, i due cambieranno completamente modo di vedere le cose.

 

 

[A Taxi Driver ci mostra i posti di blocco imposti dal governo dittatoriale]

 

 

Kim si renderà conto dei motivi delle proteste degli studenti universitari, mettendo a rischio anche l'incolumità del proprio taxi, e non solo, per la causa.

 

Peter invece, arrivato a Gwangju per fare il più grande servizio della sua carriera unicamente per soldi, si accorgerà che la situazione è tragica e metterà e rischio la propria vita più volte nell'intento di mostrare al mondo cosa succede in quella cittadina.

 

Jang-Hun è abile nel farci capire l'importanza della stampa e allo stesso tempo la sua pericolosittà attraverso queste due figure. 

La mancata libertà degli organi di stampa genera cittadini inconsapevoli di ciò che accade nel loro Paese, omologandoli e rendendoli innocui.

 

 

Quando invece il giornalismo viene adottato per mettere al corrente il mondo di ciò che avviene in altre realtà, come nel caso di Peter, ha un potere salvifico.

 

Il regista allievo di Kim Ki-duk, grazie a una superba messinscena, ci rende partecipi visivamente degli orrori di Gwangju

 

Ospedali in condizioni misere, soldati che sparano su studenti che mostrano la bandiera bianca, cadaveri gettati a terra come fossero dei sacchi: sono solo alcuni degli aspetti che Jang-Hun mostra al pubblico in A Taxi Driver.

Certo: a volte il registro eccede un po' troppo sull'avventura - soprattutto nel finale - ma è forse l'unico aspetto negativo di un film magnifico.

 

Se nella prima metà di A Taxi Driver lo spettatore, come lo stesso Kim, è convinto di trovarsi di fronte a una situazione frivola, con il passare del minutaggio il film cambia registro. 

 

E si addentra in un mondo di sangue e violenza, di fumo e situazioni tragiche in cui però spiccano i sentimenti e l'orgoglio di un popolo che non ha mai abbassato la testa e che con tenacia ha conquistato un diritto che dovrebbe essere lapalissiano: quello della libertà.

 

 

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3 commenti

Hanza

4 anni fa

Ok, grazie.

Rispondi

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Emanuele Antolini

4 anni fa

Ciao, purtroppo lo puoi trovare solo a noleggio su Infinity oppure in bluray sul sito della CG Entertainment o comunemente Amazon.

Rispondi

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Emanuele Antolini

4 anni fa

Prego!

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