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La voce di Hind Rajab è stato uno dei titoli dell'edizione 2025 della Mostra del Cinema di Venezia su cui è stata posta la maggiore enfasi in fase di presentazione.
Lo sconvolgente evento di cronaca raccontato, riguardante una bambina palestinese di 5 anni uccisa dall'esercito israeliano, e le scelte tecniche e narrative attraverso le quali il film è stato promosso hanno alzato ulteriormente le aspettative verso un'opera che già presentava diversi punti di interesse.
La pellicola infatti rappresenta la promozione nel concorso principale per Kaouther Ben Hania, autrice già candidata ai Premi Oscar per L'uomo che vendette la sua pelle - che a Venezia 2020 fu presentato nella Sezione Orizzonti - e vincitrice dell'Œil d'or al Festival del Cinema di Cannes e di un Premio César per il suo Quattro figlie, anch'esso candidato agli Academy Awards ma nella categoria riservata ai documentari.
Poco prima dell'apertura della Mostra è stato inoltre annunciato che Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Alfonso Cuarón, Johnatan Glazer e Brad Pitt, attraverso la sua Plan B Production, sarebbero stati accreditati come produttori esecutivi dell'opera per aiutarne la diffusione nei mercati occidentali.
La voce di Hind Rajab si presentava alla Mostra di Venezia 2025 come uno dei film più attesi.
[Joaquin Phoenix e Rooney Mara hanno accompagnato il cast de La voce di Hind Rajab in qualità di produttori esecutivi]
Nota sin dal suo ottimo debutto (Le Challat de Tunis) per la sua capacità di dissolvere i limiti tra realismo, finzione e manipolazione dello spettatore, Kaouther Ben Hania ha scelto di narrare una storia estremamente drammatica e realmente avvenuta perché sconvolta dalla mediaticità e dall'immediatezza dell'evento narrato, tanto da accantonare un altro progetto che la regista curava da dieci anni per dedicarsi - nel giro di soli dodici mesi - al completamento de La voce di Hind Rajab.
29 gennaio 2024: i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza da Sarah, una quindicenne di Gaza che viene immediatamente uccisa dai proiettili provenienti dai carrarmati israeliani.
Grazie alla segnalazione di uno zio residente in Germania i soccoritori vengono a sapere che Hind Rajab, cugina di 5 anni di Sarah, era rimasta bloccata in un'automobile mentre la sua intera famiglia era deceduta sotto i colpi dell'IDF.
La voce di Hind Rajab racconta i tentativi di soccorso che furono messi in atto attraverso gli inserti delle reali telefonate intercorse tra la bimba palestinese e i soccorritori.
Una scelta delicata che porta automaticamente l'opera al confine, labile e talvolta intangibile, tra la ricostruzione iper-realistica e il sensazionalismo. D'altronde si tratta degli stessi audio, lancinanti e diffusisi in tutto il mondo, che hanno rapito l'attenzione della regista, tanto da portarla a lasciare ogni altro progetto.
Per questo motivo Ben Hania decide di girare un film ambientato in un'unica location - la sede della Mezzaluna Rossa a Ramallah, a soli 83 chilometri da Gaza - che relega la violenza e l'orrore al fuori campo.
La stessa autrice ha definito questa impostazione come una scelta deliberata, dettata dal fatto che le immagini violente siano già onnipresenti sui nostri schermi, sulle nostre timeline, sui nostri telefoni.
La regia di Ben Hania, dominata dalla macchina a mano e squassata da una tangibile tensione, sceglie di privilegiare una minuziosa attenzione sugli attimi concitati che hanno caratterizzato l'operazione: i volti dei soccorritori riempiono ogni frame de La voce di Hind Rajab, che pure presenta una messa in scena minimale e sempre fedele ai propri intenti.
"Volevo concentrarmi sull’invisibile: l’attesa, la paura, il suono insopportabile del silenzio quando l’aiuto non arriva" - ha dichiarato la regista - "A volte ciò che non vedi è più devastante di ciò che vedi. Al centro di questo film c’è qualcosa di molto semplice e molto difficile da affrontare.
Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e non arriva nessuno."
[La voce di Hind Rajab è intessuto attorno alle foto e alle testimonianze audio e video provenienti direttamente da quella tragica giornata]
I rapporti umani tra i soccorritori, oltre che tra gli stessi e Hanood, come si fa affettuosamente chiamare il personaggio eponimo, sono il fulcro narrativo di un'opera che si sofferma con grande efficacia sul senso di impotenza che la vicenda ha ingenerato, tanto nei protagonisti quanto nel mondo che, attonito, ha dovuto assistere alla vicenda.
Le scelte di Ben Hania, dunque, oltre che estetiche sono del tutto etiche.
Attraverso dei cartelli in apertura La voce di Hind Rajab dichiara smaccatamente la provenienza delle testimonianze che lo costellano, arrivando al punto di citare direttamente il nome del file che in quel momento viene riprodotto.
La metafora tra le onde sonore prodotte dalla voce della bambina al telefono e il suo battito vitale attraverso un ideale elettrocardiogramma è del tutto evidente, ma non per questo meno efficace: il primo elemento di terrore della pellicola è, infatti, il silenzio.
Lo spettatore si ritrova costretto a sperare di ascoltare la voce della bambina prigioniera lungo tutta durata dell'opera, di fatto rivivendo l'angoscia dei soccorritori, le cui voci diventano i primi strumenti attraverso cui effettuare un disperato tentativo di consolare, e soprattutto salvare, la piccola Hanood.
Il secondo elemento di angoscia de La voce di Hind Rajab è, invece, il tempo: l'ambulanza potrebbe soccorrere Hanood in soli 8 minuti, ma ogni intervento è rallentato da un lunghissimo iter burocratico e da continui rimpalli tra autorità militari e sanitarie che rallenta ogni tentativo di intervento umanitario: uno stillicidio a cui i volontari sono costretti a sottoporsi per non essere bersagliati in prima persona dall'esercito israeliano.
Lungo l'evoluzione de La voce di Hind Rajab la realtà prende progressivamente possesso della ricostruzione, arrivando a manifestarsi in varie forme: tra tutte figura uno splendido long take attraverso il quale per la prima volta lo spettatore vede sovrapporsi davanti ai suoi occhi i volti dei reali soccorritori con quelli degli attori che li interpretano.
[Il cast de La voce di Hind Rajab è composto da attori quasi completamente sconosciuti al grande pubblico, ciascuno dei quali porta in scena una prova di grande spessore]
I due finali de La voce di Hind Rajab - quello rappresentato attraverso la finzione scenica e l'inserto documentaristico che rappresenta le immagini degli orrori dello sgombero del campo di battaglia, ben 12 giorni dopo gli eventi narrati - sono un atto di denuncia diretto contro i crimini di guerra perpetrati in quella zona.
Nelle intenzioni dichiarate della regista c'era la necessità di rappresentare un dolore universale senza portarlo in scena, rendendo la sua opera un mezzo per resistere all'amnesia.
La voce di Hind Rajab vuole usare il Cinema come ricordo, dunque, lontano dall'hic et nunc; una rimembranza che per sua stessa natura è più vivida del rumore delle ultime notizie o dell’indifferenza dello scrolling sui social media.
Le reazioni del pubblico alla Mostra di Venezia - vastamente commosso, scosso e lancinato come mai prima mi è capitato di vedere - sembrano suggerire che le intenzioni dell'autrice hanno colto pienamente nel segno.
Dopo aver portato per la prima volta la sua nazione nella cinquina dei candidati ai Premi Oscar, con La voce di Hind Rajab Kaouther Ben Hania potrebbe replicare riportando la Tunisia nel palmarès veneziano a ben 18 anni di distanza da Cous Cous di Abdellatif Kechiche, questa volta con il premio più importante di tutti.
Si tratterebbe di un Leone d'oro che guarda dritto in faccia l'attualità e l'orrore.
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CineFacts segue tantissimi festival, dal più piccolo al più grande, dal più istituzionale al più strano, per parlarvi sempre di nuovi film da scoprire, perché amiamo il Cinema in ogni sua forma: non potevamo dunque mancare l'appuntamento con la Mostra di Venezia!
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