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Quella volta che Rocky salvò il mondo

Commento semiserio sulla produzione e l'accoglienza di Rocky IV

È da poco uscito nelle sale italiane Creed II, secondo capitolo dello spin-off della saga di Rocky Balboa (il cui primo film esordì nel 1977), incentrato sullo scontro fra due figli d’arte: Adonis Creed e Viktor Drago.

 

Ai loro angoli, ci saranno rispettivamente Rocky e Ivan Drago…

La mente, naturalmente, corre a Rocky IV!

 

 

 


Diretto da Sylvester Stallone, alla sua uscita nel 1985 Rocky IV fu amato o odiato senza mezze misure: massacrato dalla critica, osannato dal pubblico.

Chi scrive avrà visto questo film almeno cinque volte, e ad ogni visione gli sorge - spontanea - una domanda: è davvero Rocky IV uno dei film più tamarri della storia del cinema, o è possibile dargli un giudizio meno severo?      

 

Riassumiamo la storia: Apollo Creed, per lungo tempo rivale di Rocky ora suo amico e ormai ritiratosi a vita privata, accetta “l’invito” di salire sul ring per un’ultima volta, sfidando il decatleta (cit. Lele Adani) sovietico Ivan Drago; sale sul ring e viene massacrato - non solo metaforicamente, proprio letteralmente - da Drago.

 

La scena della morte di Apollo rappresenta il primo momento clou del film: pugno violentissimo, caduta al ralenti, inframmezzata da una serie di primi piani dei protagonisti…

Che pathos!  

 

 

 


Apollo esce di scena, ed è subito pronto ad entrarvi Rocky: conferenza stampa congiunta col mostro sovietico e annuncio dell’incontro…

A Mosca, il 25 dicembre e senza alcun guadagno né protezione da parte della federazione pugilistica statunitense.

 

“Questa è follia, questa è pazzia!”

Esclamerebbe il messaggero di Serse se fosse ancora vivo, ma non per Rocky: personificazione dell’American Dream, campione in carica e sguardo glaciale, che non lascia trasparire alcuna emozione.

 

Ma proprio nessuna, per tutta la durata del film: si tratta di pura atarassia o scarse doti recitative?

Ai posteri l’ardua sentenza.      

 

Ovviamente Adriana(aaaa), Talia Shire, cerca di convincere il marito a non partecipare all’incontro, che potrebbe essere fatale anche per lui: però il nostro eroe non demorde e - nel cuore della notte - va a farsi un giro in auto per rimettere in ordine i propri pensieri, sulle note dell’ormai celeberrima No easy way out di Robert Tepper.

Due parole sulla colonna sonora di Rocky IV: energica, brillante, adatta ai toni epici del film.

 

Siamo pronti, si parte per il Wyoming e per l’Unione Sovietica (in realtà, altro che Russia: il film fu girato fra Stati Uniti e Canada).

E qui abbiamo la sequenza più iconica della pellicola: quella degli allenamenti di Rocky e Drago in vista del match.

 

Il montaggio parallelo ci mostra da un lato Rocky che si allena all’aperto, correndo sulla neve e spaccando la legna, aiutato dagli insostituibili Paulie, Tony e Adriana; dall’altro, sotto gli occhi di Brigitte Nielsen (che dopo il film sarebbe diventata la moglie di Stallone) e di Vujadin Boskov (no: non l'ex allenatore di calcio, ma un manager che ci somiglia molto), Drago utilizza una palestra con raffinate strumentazioni tecnologiche…

E il doping!    

 

 

 

Chiara è l’intenzione di sottolineare la differenza fra i due mondi, quello americano e quello sovietico; quest’ultimo ne esce raffigurato a mo’ di macchietta: esaltato, arrogante e imbroglione.

Ovvio che i russi non gradirono.

 

Non è un caso se - alla sua uscita - la pellicola non fu ben vista in Unione Sovietica, a tal punto che vendere VHS di Rocky IV poteva costare anche due anni di prigione.

Nonostante il pericolo, i giovani comunisti gradirono il film di Stallone che riuscì ad ottenere successo anche al di là della cortina di ferro.      

 

Negli USA, invece, non ci fu bisogno di sotterfugi per vedere l’incontro cinematografico del secolo, con oltre 125 milioni di dollari al box office; fra i fan della pellicola, si distinse l’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, che - qualche anno prima – aveva definito l’URSS "Impero del Male".

 

Il clima fra le due superpotenze, come si può evincere da queste righe, era abbastanza cordiale!  

 

 

 

 

Ma veniamo alla parte finale del film, il match: Rocky e Drago se le danno di santa ragione; anche Muhammad Ali sarebbe subito crollato, dopo un paio di riprese, ma loro arrivano al quindicesimo e ultimo round.

 

Dopo un match di sofferenza, Rocky abbatte l'avversario mettendolo KO fra l’entusiasmo del pubblico: ostili prima del match, nel suo svolgimento gli spettatori si convertono al tifo per Balboa, trascinati dalla sua grinta e dalla sua tenacia.      

 

Prima dell’incontro, Drago aveva minacciato di Rocky di spezzarlo in due (“Io ti spiezzo in due” è, a tutt’oggi, uno dei capolavori della nobile arte italica del doppiaggio), ma non riesce a realizzare la sua minaccia; questo nella finzione, perché nella realtà Dolph Lundgren - durate le riprese - colpì talmente forte il torace di Stallone da costringere quest’ultimo al ricovero di una settimana circa in ospedale.    

 

 

 


Sul finale il discorso di Rocky, parole di pace e fratellanza:

“Quando sono venuto qui non sapevo cosa mi aspettava. Ho visto che molta gente mi odiava ed io... Ed io... Non sapevo...

Non sapevo come la dovevo prendere.

Poi ho capito che neanche voi mi piacevate, ma durante questo incontro ho visto cambiare le cose: cioè quello che provavate per me e quello che io provavo per voi!

Sul ring eravamo in due disposti ad ucciderci l'un l'altro, ma penso che è meglio così che milioni di persone!

Però quello che sto cercando di dire è che se io posso cambiare, e voi potete cambiare... tutto il mondo può cambiare!”.

 

Applausi scroscianti.     

 

Con le dovute cautele, si può affermare che se la guerra fredda non è degenerata in una calda guerra nucleare lo dobbiamo (anche) a questo film del quale Sly è l’indiscusso mattatore: esagerato, iperbolico, patriottistico, ma con un bellissimo messaggio di fondo (riassumibile in “volemose bene”), recepito da tutti gli appassionati che Rocky può vantare nel mondo: dagli Stati Uniti alla Russia, passando per la nostra cara Italia.

 

 

[Mikhail Gorbacev e Ronald Reagan]

 


Insomma, tale pellicola è una colossale americanata, ossia, come dice la Treccani:

“Cosa o impresa eccentrica, sorprendente, esagerata e talvolta un po’ pacchiana, in base all’immagine stereotipata dei modi e delle manifestazioni in uso negli Stati Uniti d’America".

 

Ma un’americanata fatta bene.

 

 

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1 commento

Marco Batelli

5 anni fa

Sono d'accordo sul paragone Stallone-Rocky e sull'ultima frase: sarà anche una baracconata, ma ti trascina, ti carica, non ti lascia indifferente. 👍

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