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Il libro delle soluzioni - Recensione: creatività a briglia sciolte

Dopo una lunga assenza Michel Gondry torna al cinema con un'ispiratissima ode alla forza delle creatività, che riesce a stupire per la sua sua originalità e delicata sovversività

Il libro delle soluzioni, nelle sale italiane dal 1° novembre dopo la presentazione alla Quinzaine des Cinéastes al 76º Festival di Cannes, è la nuova sorprendente opera del regista Michel Gondry.

 

Autore dell’amatissimo cult Se mi lasci ti cancello, che gli è valso un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, il regista francese torna al cinema dopo un’assenza di 8 anni, consegnandoci una pellicola fortemente autobiografica e fuori da ogni schema.  

 

Michel Gondry, arrivato alla soglia dei sessant’anni, cerca di parlarci di sé stesso e della sua filmografia riflettendo sul suo particolare approccio al Cinema, così come Nanni Moretti con il recente Il sol dell'avvenire e come moltissimi altri registi prima di lui a partire da Federico Fellini.

 

[Il trailer de Il libro delle soluzioni

 

 

Il libro delle soluzioni inizia immergendoci in un groviglio di cavi che scopriamo poi essere collegati a un monitor. 

 

Un ammasso di diversi percorsi che si concretizzano poi nella proiezione di un unico film, scena emblematica capace di rappresentare l'intera pellicola. 

Marc Becker (Pierre Niney) è un giovane regista che, dopo un litigio con i produttori insoddisfatti del montato del suo ultimo film, decide di prendere tutto il materiale e scappare con la sua montatrice di fiducia Charlotte (Blanche Gardin) e la sua assistente di produzione Sylvia (Frankie Wallach) nella casa in campagna della zia Denise (Francoise Lebrun), per concludere la post-produzione del film. 

 

Ricalcando in parte quanto accaduto con il film Mood Indigo dello stesso Gondry, è quindi evidente che il protagonista de Il libro delle soluzioni non sia altro che un alter-ego del regista stesso. 

Non è infatti un caso che Mood Indigo sia stato montato proprio in una casa di campagna e l'abitazione di Denise che viediamo nel film sia effettivamente la casa della zia di Michel Gondry. 

 

"Al mattino mi sveglio triste, il pomeriggio mi sento manipolato": è così che Marc esprime il proprio stato d’animo. 

Per riuscire a scatenare a pieno il suo potenziale creativo il giovane decide di smettere con l’assunzione degli antidepressivi che lo accompagnavano nella vita di tutti i giorni.

 

È da questo momento che Il libro delle soluzioni esplode, accompagnandoci nelle avventure di questo strambo regista che cercando di allontanarsi dal suo film tenta allo stesso tempo di portarlo a termine.

 

 

[Marc che cerca l'ispirazione immerso nella natura]

 

 

Spaventato alla sola idea di vedere il montato dell’opera Marc cerca continuamente di distrarsi seguendo i propri improvvisi impulsi creativi.

 

Tra la costruzione di una cabina di montaggio all’interno di un camion e la registrazione di un DVD di ricette della zia, l’unica cosa che effettivamente riesce a portare avanti è la scrittura di un libro di cui aveva deciso solo il titolo: Il libro delle soluzioni, appunto.

 

L’opera, nelle intenzioni di Marc, si propone come un libro utile a trovare la soluzione sia alle più problematiche questioni globali sia ai più piccoli problemi quotidiani.

Il testo, inoltre, si trasformerà anche in una sorta di guida alle varie fasi del processo creativo con le indicazioni di Marc, necessarie in primis a lui stesso, per portare a termine un progetto. 

 

Il rapporto di Marc con i suoi colleghi, proprio a causa della sua dinamica imprevedibilità, risulterà piuttosto turbolento e conflittuale; il giovane propone continuamente a Charlotte un’idea diversa su come montare l’opera e sveglia puntualmente nel cuore della notte Sylvia per farle assurde richieste lavorative: mentre Marc si lancia a capofitto nelle sue folli trovate saranno proprio loro due a cercare di spronarlo verso la conclusione del suo film, nonostante il regista stesso cercherà in tutti i modi di non dare retta a nessuno seguendo esclusivamente le proprie idee. 

Svegliata per l’ennesima volta nel cuore della notte, dopo aver ascoltato le sue apparentemente folli divagazioni Sylvia chiede a Marc

“Preferisci che ti dica la verità o ti lasci delirare?”, ottenendo l'inevitabile risposta

“Che mi lasci delirare”.  

 

L’altro personaggio importante del film che fornirà invece un supporto incondizionato al giovane regista è proprio la zia Denise, l'unica persona a cui Marc riuscirà a dimostrare il proprio amore quasi senza mezzi termini. 

 

 

[Marc stringe la mano della zia Denise ne Il libro delle soluzioni]

 

 

In questo senso Il libro delle soluzioni sembra anche strutturarsi come un’aperta lettera di scuse che Gondry stesso sembra rivolgere a tutti i colleghi che gli sono stati vicini o lo hanno abbandonato nei momenti più problematici, comprendendo la loro frustrazione nel seguirlo nelle sue folli idee senza però dimenticarsi che solo così sarebbero potute nascere le opere a cui ha dato vita.  

 

In un mondo che sembra sempre più esaltare il lavoro sfrenato e il rispetto di determinati standard di efficienza necessari a non risultare dei falliti Il libro delle soluzioni sembra spingere nella direzione diametralmente opposta. Le vicende di Marc, e in parte di Gondry stesso, ci donano un privilegiato punto di vista sulla possibilità di portare a termine dei progetti pur seguendo il proprio personalissimo percorso, con tutto il tempo, la procrastinazione e le divagazioni necessarie.  

 

Il libro delle soluzioni è un film che stupisce continuamente per le improvvise, inaspettate e brillanti idee di Marc.

In questo senso le scene memorabili sono numerose, ma a mio avviso quella in cui il giovane regista senza alcuna competenza musicale dirige un’intera orchestra solo muovendo il proprio corpo risulta incredibilmente travolgente e capace di racchiudere l’intera poetica della pellicola.  

 

Sono proprio questi costanti lampi di estro creativo a donare al film uno strambo e frammentato ritmo che, sebbene caratterizzi anche Se mi lasci ti cancello, sembra coincidere meglio con quello di Be Kind Rewind - Gli acchiappafilm, lungometraggio di Gondry del 2008 dove due commessi di una videoteca girano e riproducono amatorialmente grandi classici e cult cinematografici. 

 

 

[Marc dirige un'intera orchestra senza alcuna competenza musicale]

 

 

Cercando di mostrare i produttori e il suo stesso agente come dei veri e propri nemici di Marc, Il libro delle soluzioni si presenta in parte come una bruciante critica del sistema produttivo degli studios cinematografici e delle loro imposizioni e limitazioni, ma punta principalmente a essere un gioioso e appassionato inno alla vera potenza e alla bellezza della creatività lasciata a briglia sciolte. 

 

In definitiva Il libro delle soluzioni è secondo me un’opera schietta e appassionante, capace di riconsegnarci un Michel Gondry in splendida forma che riesce ancora una volta a divertire, stupire ed emozionare. 

 

[articolo a cura di Stefano Romitò]

 

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