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Mixed by Erry - Recensione: un’orecchiabile playlist pop

Sydney Sibilia racconta l'assurda storia dei fratelli Frattasio e la nascita della pirateria musicale 

Mixed by Erry, il nuovo film di Sydney Sibilia, racconta una storia vera di sogni e illegalità.

 

È ormai una costante nel Cinema del giovane regista salernitano mettere in scena il genio imprenditoriale sprecato che, dal niente assoluto, riesce a costruire uno straordinario impero economico.

 

[Il trailer ufficiale di Mixed by Erry]

 

 

Ne è un esempio la trilogia di Smetto Quando Voglio, il cui primo capitolo incassò un totale di 4,5 milioni di euro, venendo distribuito anche in Francia e partecipando a numerosi festival internazionali con il titolo I Can Quit Whenever I Want

 

In quel caso si parlò di una sorta di rinascita della commedia all'italiana: la storia dei dilettanti del crimine sul modello de I soliti ignoti colpì il pubblico, grazie a un film caratterizzato da una comicità spassosa, tra l’amaro e il grottesco, e la rappresentazione parodistica di un Paese in cui per essere assunti conviene nascondere la propria laurea.

 

Nel 2020 con L'incredibile storia dell'Isola delle Rose il regista tentò poi di portare all’attenzione dello spettatore l’insolita storia di Giorgio Rosa, ingegnere e fondatore nel 1968 di una micronazione sopravvissuta circa un anno al largo delle coste di Rimini e fuori dalle acque territoriali italiane.

 

Ispirato all’omonimo saggio della giornalista e scrittrice Simona Frasca, anche Mixed by Erry non si sottrae all’intento del penultimo film di Sydney Sibilia, appropriandosi di una certa rievocazione nostalgica del passato attraverso l’inserimento di elementi rappresentativi della cultura popolare.

 

 

[Luigi D'Oriano, Giuseppe Arena e Emanuele Palumbo sono i protagonisti di Mixed by Erry]

 

 

In Mixed by Erry questa direzione risulta ancora più chiara, perché al centro delle vicende c’è la storia dei fratelli Frattasio, tre giovani napoletani che commerciando musicassette personalizzate sancirono inconsapevolmente la nascita della pirateria musicale. 

 

Dai vestiti ai capelli sistemati con il gel, dal walkman allo scudetto del Napoli del 1987, fino al Festival di Sanremo e alla Milano bene dell’epoca (rappresentata da un ottimo Fabrizio Gifuni), Mixed by Erry realizza un ritratto abbozzato di un’Italia brillante e caotica tra approfittatori, contrabbando e camorra.

 

Enrico, Peppe e Angelo Frattasio cavalcarono infatti la moda delle musicassette incidendo e vendendo mixtape con tanto di dedica, all’interno di un percorso di ascesa al successo facilitato dall’assenza di una specifica legislazione e da legami particolari con la criminalità organizzata. 

La loro etichetta fantasma arrivò persino a essere la terza per vendite in Italia, tra i colossi RCA e Sony, infrangendo ogni tipo di legge sul copyright e sui diritti d’autore (senza considerare l’evasione fiscale) e rendendo così necessaria la fondazione della Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale.

 

In questo tributo alla medialità degli iconici anni '80, esattamente come nei film precedenti del regista, i protagonisti sono bad boys goffi e impacciati i cui crimini appaiono come facilmente perdonabili. 

Naïf nella loro attitudine malavitosa, i tre si muovono all’interno di una periferia-giungla, scontrandosi maldestramente anche con la Guardia di Finanza, incarnata dal caricaturale capitano Ricciardi (Francesco di Leva).

 

Sotto i riflettori in Mixed by Erry, oltre alla propensione alla contraffazione sviluppata dai ragazzi sin dall’infanzia dietro insegnamento del padre, c’è più che altro una certa genialità antesignana delle intuizioni. 

Nelle cassette Mixed by Erry, infatti, Enrico Frattasio inseriva in coda al nastro copiato canzoni nuove sulla base delle scelte di chi aveva richiesto la compilation, anticipando l’algoritmo del "Se ti piace questo, prova anche questo" che appartiene oggi alla maggioranza delle piattaforme streaming, non solo dedicate all’ascolto musicale. 

 

Così il “troppo poco stiloso e internazionale” prodigio di Forcella coltivava il sogno di fare il Disc Jockey, mosso dalla nobile convinzione che quel commercio, seppur illecito, avrebbe certamente contribuito a una maggiore e necessaria diffusione della musica.

 

 

[Luigi D'Oriano nei panni di Enrico Frattasio in una scena di Mixed by Erry]

 

 

Mixed by Erry è perfettamente a suo agio nella contrapposizione tra Cinema criminale e nostalgia degli anni che furono, rimaneggiando una serie di tòpoi provenienti da entrambe le dimensioni.

 

Ciò è riscontrabile tanto nella sceneggiatura (scritta da Frasca, Sibilia e Armando Festa) che ricorre a un convenzionale lungo flashback per raccontare la storia, quanto nella regia pulita e dinamica di Sibilia che fa un moderato utilizzo del ralenti per enfatizzare alcune inquadrature. 

A questo si aggiunge la scelta di una colonna sonora ad hoc, con i grandi successi dell’epoca e le citazioni ai Duran Duran e agli Spandau Ballet, impreziosita - per gli amanti - dal contributo sui titoli di coda del cantautore napoletano Liberato con il brano "'O DJ (DON'T GIVE UP)".

 

Seppur curato con adeguata meticolosità, il contorno non sembra bastare a fare emergere Mixed by Erry all’interno della filmografia del regista. 

Persino il tono comico, su cui eventualmente si poteva puntare, appare perlopiù debole, perso com’è tra sprazzi di romanticismo teen e battute sulla magia fantascientifica del nascente Televideo e di quegli assurdi dischetti chiamati CD-ROM. 

A garantire la sua apparente autenticità è prevalentemente la presenza di tre attori emergenti che stupiscono per la loro confidenza con il mezzo cinematografico. 

 

Giuseppe Arena, il rapper Emanuele Palumbo e Luigi D’Oriano, quest’ultimo caratterizzato da una recitazione genuinamente troisiana, dimostrano una formidabile chimica in scena assicurando al film una leggerezza spiritosa, a tratti teatrale (non a caso viene citato Eduardo De Filippo) e totalmente partenopea.

 

 

[Il regista Sydney Sibilia insieme ai protagonisti di Mixed by Erry]

 

 

Torna quindi, con una certa ridondanza, la morale tipica del Cinema di Sibilia: i suoi protagonisti inseguono sempre un sogno, al di là della situazione di partenza e dei limiti legali, che è fondamentalmente legittimato dalla loro condizione di emarginati all’interno di una società classista e spietata.

 

Fin da Smetto Quando Voglio Sydney Sibilia ha preferito il ricorso a un modello standard nel racconto delle sue storie, sempre inserite in strutture narrative rigorose e tradizionali, dimostrando senza troppo timore una scarsa propensione al rischio.

Se da un lato ciò è comprensibile, soprattutto in ottica commerciale, dall’altro appare evidente come la sua quinta fatica avesse tutte le qualità per varcare nuovi confini e rafforzare la propria identità.

 

Mixed by Erry resta un film comunque godibile che anzi conferma lo statuto del Cinema del regista, sempre più impegnato a confezionare orecchiabili playlist pop rielaborando motivi di un genere o di un’epoca, un po’ come facevano i simpatici fratelli Frattasio con le loro cassette. 

 

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