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Crimes of the Future - Recensione: la nuova carne è qui - Cannes 2022

La recensione dell'ultimo film di David Cronenberg, al suo ritorno al body horror dopo vent'anni  

Con Crimes of the Future - dopo vent'anni di lunga attesa - David Cronenberg ritorna al body horror, sottogenere che a partire da Il demone sotto la pelle diede fama e gloria immortale al regista nato a Toronto. 

 

Come logico e normale che sia, la riproposizione del Maestro canadese alle mutazioni della carne e ai deliri della mente (nonché alle loro interconnessioni) dopo il loro abbandono, avvenuto nel lontano 1999 con eXistenZ, portava con sé enormi aspettative.

 

Aspettative calcate ancor di più, se possibile, dalle affermazioni della produzione e del regista stesso che, anticipando l'anteprima mondiale di Crimes of the Future avvenuta a Cannes 75, dichiararono di aspettarsi un buon numero di walkout a causa dell'impatto estremo delle immagini.

 

[Il trailer di Crimes of the Future]

 

 

Questo tipo di premesse, ovviamente, non ha fatto che altro che affilare i coltelli dei critici e accrescere l'attesa del pubblico di appassionati.

 

Crimes of the Future rappresenta con grande forza espressiva un futuro cronologicamente non collocabile; un mondo sfatto, sporco, pieno di figure strane, ambigue, dedite a strani rituali attorno al corpo umano.

In questo contesto si muovono una ex chirurga, Caprice (Léa Seydoux), e Saul Tenser (Viggo Mortensen), santone/divo/demiurgo: i due sono performer eclettici della "nuova arte" che oscilla tra body modification, chirurgia esplorativa ed estetica, tattooing e l'anatomia patologica.

 

In questa realtà distorta e tumorale - non nuova nell'opera di Cronenberg - il corpo umano è arrivato al punto di auto-evolversi, dando vita ad escrescenze epidermiche, organi spontanei (spesso inutili) e a nuove meccaniche fisiologiche non desiderate.

 

 

[Meravigliosi, come sempre, Léa Seydoux e Viggo Mortensen in Crimes of the Future]

 

Caprice e Saul - divi venerati e rispettati come dei - entraranno in contatto con un ente, il National Organ Registry, rappresentato da Wippet (Don MacKellar) e Timlin (Kristen Stewart), che si occupa della registrazione dei nuovi organi; ma soprattutto riceveranno la proposta per un nuovo tipo di show, ancora più provocante, eccitante e chirurgico.

 

Tra prop-design che richiamano i game pod del già citato eXistenZ e tubi catodici che tuonano inquietanti slogan di videodromica memoria, David Cronenberg riprende possesso del suo universo narrativo popolato da freak e strani macchinari fatti di ossa, tendini e materiali non meglio definiti e qui immerge lo spettatore, spingendolo a forza in un'atmosfera affascinante ma cupa, sensuale e disturbante.

 

Crimes of the Future ha l'aspetto di un avvertimento, una tesi minacciosa e organica, sicuramente criptica e interpretabile con chiavi di lettura differenti a seconda della sensibilità del ricevente e della sua analisi pregressa rispetto i vecchi moniti del regista canadese.

Quel che è certo è che la teoria della nuova carne pare essere arrivata al capolinea, sua massima espressione: il corpo non è più un oggetto da modificare in accordo con la mente, ma struttura biologica auto-modificante a prescindere dalla nostra volontà.

 

Quello che resta da fare, quindi, è di evolverci di pari passo con essa, decorarla, sezionarla a colpi di bisturi e ricominciare il ciclo orgasmico dal principio.

 

 

[Suggestiva e vincente anche la fotografia di Crimes of the Future, firmata Douglas Koch]

 

Nel trittico di mostri (di bravura e bellezza) che si muovono davanti alla macchina da presa spicca una Kristen Stewart meravigliosa, sicuramente ben diretta da Mister C., ma abilissima nel dettagliare il suo personaggio con un'impostazione nevrotica ed eccentrica, sia nel linguaggio prossemico sia in quello orale.

 

Le musiche di Howard Shore sono, in una parola, perfette: evocative, baritonali, eccezionalmente aderenti al tono narrativo ed estetico del film.

 

Crimes of the Future, già a pochi minuti dalla sua conclusione al Grand Théâtre Lumière di Cannes, ha spaccato il pubblico dividendolo fra entusiasti e detrattori feroci, esattamente come accadde all'epoca per i primi, grandi classici del Maestro del body horror: Rabid - Sete di sangue, Brood - La covata malefica e, ovviamente, il manifesto dei deliri della carne, Videodrome.

 

Per quanto mi riguarda Crimes of the Future è un film destinato a restare ben saldo nell'immaginario degli appassionati di questo (sotto)genere di Cinema, essendo - de facto - summa e punto d'arrivo del body horror cronenberghiano.

 

Sperando che da capolinea possa tramutarsi in ripartenza, possiamo affermare che la nuova carne è finalmente arrivata.

 

Gloria e vita a David Cronenberg!

 

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