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The first girl I loved - Recensione: l'amore di due ragazze a Hong Kong - FEFF 2022

Una storia d'amore destinata a non sbocciare tra le strade di Hong Kong al Far East Film Festival

The first girl I loved, diretto da Candy NG e Yeung Chiu-hoi, racconta del primo amore adolescenziale tra Yuet e Nam, due ragazze che frequentano una scuola cattolica esclusivamente femminile a Hong Kong, e di come questa relazione rimarrà un bocciuolo destinato a non schiudersi mai. 

 

L'incipit del lungometraggio ci porta anni avanti rispetto al fulcro delle vicende narrate: Yuet, in prossimità dei suoi trent'anni, è in procinto di sposarsi e chiede a Nam di farle da damigella d'onore. 

 

Nam nel frattempo si è laureata in Cinema ed è diventata una regista, realizzando quello che era il sogno giovanile di Yuet. 

 

[Il trailer di The first girl I loved]

 

 

Basta questo breve preambolo per intuire l'andamento della loro relazione, ma soprattutto dell'approccio alla vita delle due giovani donne.

 

Nam infatti non è solo rimasta ancorata alla loro relazione, ma è anche pronta ad afferrare le occasioni della vita e a sfidare lo status quo condannando la propria felicità, mentre Yuet ha preferito adagiarsi sulle aspettative della società. 

Quando erano poco più che bambine era esattamente il contrario: durante le scuole superiori infatti fu Yuet a confessarsi per prima a Nam e ad avere le idee chiare sulle sue intenzioni riguardo il loro amore e la sua vita.

 

La messinscena della relazione di Nam e Yuet tra i banchi di scuola rivela tutti i cliché tipici sia di un certo tipo di Cinema mainstream LGBTQ+ che del teen drama; anche il grande utilizzo del bianco e in minor misura del blu come colori dominanti fa leva sul candore tipico di quell'età.

 

Gli orologi e le sveglie rotte che ogni tanto vengono inquadrati in The first girl I loved non possono non far pensare a un implicito omaggio al rapporto tra amore e tempo nel Cinema di Wong Kar-wai, uno dei più grandi registi di Hong Kong di tutti i tempi. 

 

 

[Le protagoniste di The first girl I loved fingono un matrimonio]

 

Probabilmente i punti più interessanti di The first girl I loved, seppur non adeguatamente sviluppati, sono il modo in cui viene recepita l'omosessualità femminile e come le situazioni economiche e familiari vadano a incidere ineluttabilmente sulle scelte delle ragazze. 

 

L'omosessualità femminile infatti è vissuta dalla società come una fase, un momento di scoperta di se stesse prima di conoscere davvero l'altro sesso; da questo punto di vista per esempio per il padre di Yuet è persino rincuorante l'idea che sua figlia scopra l'amore con un'altra donna, senza il rischio di precoci gravidanze indesiderate.

I dialoghi tra i rispettivi genitori a volte sono fin troppo sopra le righe, seguendo una linea comica persino imbarazzante; nonostante questo The first girl I loved riesce a restituire l'idea di come l'amore tra due donne venga vissuto come qualcosa di accettabile ma da non ufficializzare perché salvare le apparenze, in fondo, è la cosa più importante. 

 

Yuet, seppur di base più orgogliosa, sicura di sé e sognatrice, viene messa di fronte a un dilemma: per continuare a frequentare la scuola cattolica privata ha bisogno della borsa di studio e per continuare ad averla non può mettersi contro le regole della scuola amando Nam alla luce del sole.

Intuiamo più volte nel corso della sua vita quanto le sue vicende familiari soffochino i suoi sentimenti, la sua creatività e il desiderio di diventare una regista. 

 

The first girl I loved è un dramma piacevole e, nonostante i tanti cliché, è comunque un esordio interessante per i due giovani registi. 

 

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