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Inside Job - Recensione: Netflix, citazionismo pop e rettiliani

Inside Job è l'ennesima produzione d'animazione pop, veloce, moderna e ultracitazionista di Netflix  

Fra un recupero ultra-tardivo di Twin Peaks e The Office, il revival del buon Dexter e un'infinita serie di film utili alla stesura della nostra terrificante classifica di fine anno, avevo bisogno di un prodotto defaticante, ed è così che mi sono imbattuto in Inside Job

 

Cos'è esattamente questa serie TV di animazione creata da Shion Takeuchi per Netflix?

Nulla di più facile da spiegare, ci si impiega un attimo.

 

- Chi è il presidente degli Stati Uniti?

Un robot-fantoccio utilizzato dagli Illuminati per governare il mondo, ovvio!

 

- Tupac Shakur e Notorious B.I.G?

Vivi, vivissimi! Stanno bene e se la spassano lontano dai riflettori insieme a Steve Jobs e Michael Jackson.

- I rettiliani?

Esistono e sono fra noi.

- Le scie chimiche?

Potentissimo mezzo di controllo delle masse, che domande.

- E la Terra è piatta, giusto?

No, questo è troppo anche per gli autori di Inside Job (e poi lo sanno tutti che è concava e popolata da Kraken e Uomini Talpa).

 

Avete capito l'antifona, no? 

 

[L'intro della serie TV Inside Job]

 

 

La protagonista di Inside Job è Reagan Ridley, una giovane, brillante scienziata nevrotica dallo spirito asociale che lavora per la Cognito Inc., segretissima agenzia internazionale che si occupa di creare (e insabbiare, ovviamente) cospirazioni per conto di governi, enti privati, alieni o chiunque voglia mettere le mani (o tentacoli) sul genere umano.

 

Reagan, oltre a essere un genio, è anche una figlia d'arte: suo padre è infatti Rand Ridley, inventore paranoico, ex-CEO e co-fondatore della Cognito Inc., licenziato dopo aver quasi rivelato l'esistenza del Deep State mentre cercava di far esplodere il Sole come soluzione per curare il cancro della pelle.

 

Dopo questi eventi Rand passa il tempo dedicandosi all'alcolismo e ai piani di vendetta contro il suo socio J.R..

 

 

[La divisione finanziaria della Cognito Inc.: emblematica, direi - © Netflix]

 

 

La ragazza è la responsabile del team operativo dell'agenzia, formato da un'accozzaglia di strambi personaggi: Glenn Dolphman, il mutante ibrido uomo-delfino che si occupa di armamenti; Gigi Thompson, responsabile della comunicazione, ovviamente esperta di messaggi subliminali, fake news e manipolazione dell'informazione; Dr. Andre Lee, ansioso biochimico sudcoreano grande appasionato di drogucce psicotrope e Magic Myc, alieno fungo-medusa dotato di poteri psichici e in grado di secernere una sostanza che cancella la memoria.

 

Nella prima puntata di Inside Job si aggiunge al team Brett Hand, yes-man sempliciotto dal viso pulito e dalle carenze affettive che, al contrario dei suoi colleghi, è un essere umano premuroso e positivo.

Un babbeo che crede nella bontà intrinseca delle persone e che cerca di tirare fuori il meglio dal prossimo: come potrete immaginare avrà qualche problema a lavorare insieme a Regan, vista la natura cinica, trasandata e misantropa della ragazza.

 

Nel cast di doppiatori figurano nomi importanti come quello di Christian Slater (Il nome della rosa; Mr. Robot) che interpreta Rand Ridley, Lizzy Caplan (Cloverfield; The Disaster Artist) nei panni di Reagan Ridley e Clark Duke (Kick-Ass; The Office) che presta la voce a Brett Hand. 

 

 

[Il procedimento per estrarre il liquido cancella-memoria da Myc ha un che di... sessuale... Giusto un attimo - © Netflix]

 

 

Shion Takeuchi, già autrice per show come Gravity Falls e Disincanto, con Inside Job continua a percorrere il solco tracciato dalle moderne produzioni americane d'animazione, mescolando nello spirito e negli intenti titoli come Futurama, BoJack Horseman, American Dad, I Griffin.

 

Le situazioni paradossali che spingono il tono weird fino all'eccesso, poi, non possono che far venire in mente la Adult Swim e il suo mostriciattolo impertinente che, da perla underground per pochi, è arrivato a toccare gli apici del successo mainstream (non a caso sempre su Netflix). 

Tuttavia, se in Rick and Morty - specialmente nelle prime stagioni - l'idea di tenere il pedale della fantasia sempre a tavoletta ha portato Justin Roiland e Dan Harmon a risultati brillanti, al limite della genialità, in questo Inside Job è decisamente meno efficace.

 

La scrittura degli episodi, per quanto divertente, solo in sporadici casi riesce a sorprendere in maniera genuina, non derivativa, regalando allo spettatore quella piacevole sensazione di originalità percepita.

 

 

[Lo sbarco sulla Luna? Mai avvenuto. E sapete benissimo chi ha girato il video-fake, giusto? - © Netflix]

 

 

Se vogliamo partire dalle pecche della serie TV (così mi è stato ordinato dal Consiglio delle Ombre), potrei indicare un utilizzo non propriamente efficace delle musiche che, salvo alcune eccezioni, risultano abbastanza insipide; un altro difetto di Inside Job sta a mio avviso nella caratterizzazione dei personaggi comprimari: alcuni sono estremamente divertenti e ben scritti (per quanto ricalchi Roger di American Dad, il fungo tossico Myc è a tratti esilarante), altri purtroppo si perdono in un limbo fatto di anonimato e parziale inutilità.

 Inside Job

I pregi di Inside Job sono quelli propri di alcuni degli show menzionati in precedenza: si tratta quindi di un prodotto veloce, pop, dotato di un buon ritmo e alcune trovate umoristiche di grande livello.

La struttura della serie, anche in questo caso, ricalca quella di Rick and Morty, mischiando l'idea di verticalità e orizzontalità, rendendo così gli episodi (della durata media di 30 minuti) autoconclusivi ma dotati di un continuum narrativo.

 

La serie è anche emblema dell'ibridazione di generi che caratterizza il recente intrattenimento per giovani: la fantascienza si mescola con l'azione, la commedia col grottesco, la satira col dramma del reale.

Si formano così nuovi sottogeneri folli, dinamici e colorati, come la cosidetta "paranoid fiction" che si alterna alla "workplace comedy", commedia sul posto di lavoro caratteristica di genialate come The Office.

 

L'idea di canzonare allegramente la società moderna, la follia dei social network, la tecnologia e la denuncia della progressiva alienazione del genere umano - più propenso a credere a qualsiasi complotto piuttosto che a empatizzare con il prossimo - si esprimono per mezzo di un citazionistmo mostruoso.

 

Inside Job è una delle opere d'animazione più ricche di reference che abbia mai visto.

 

 

[Sì, esatto: un delfino umanoide che cita Lo squalo mentre cita Die Hard - Trappola di cristallo - © Netflix]

 

 

La creatura aliena di Takeuchi, questo blob mostruoso in stile Akira creato insieme al suo co-showrunner Alex Hirsch, cita, cita, cita.

 

Training Day, E.T - L'extraterrestre, Die Hard, Face/Off, Stand by me (o era Stranger Things?), L'attimo fuggenteLa forma dell'acqua e Dio solo sa quante altre ref mi sto dimenticando...

 

Inside Job cita e, a mio avviso, lo fa abbastanza bene: i riferimenti alla cultura pop, al Cinema, ai VIP del mondo reale sono - quasi - sempre funzionali allo sviluppo delle vicende, o comunque utili per far sorridere lo spettatore e, perché no, a lanciargli qualche suggerimento per visioni future. 

Per quanto mi riguarda, inoltre, non ho percepito questa dinamica come una sorta di "citazionismo furbetto" che caratterizza tante recenti opere, anche live-action.

 

Al contrario, Inside Job autoironizza su questo aspetto, sfotte il sistema produttivo dei remake e dei reboot "a prescindere" e deride lo spettatore per la facilità con cui lo si può abbindolare con un pelo di malinconia derivata dalla proposta di temi/autori/prodotti a lui cari.

 

 

[Guillermo del Toro è ovviamente un rettiliano che con il suo Cinema aiuta la razza aliena a dominare il mondo - © Netflix]

 

 

Con questa ennesima serie di animazione irriverente, rapida e disincantata - assolutamente figlia del nostro tempo - abbiamo così modo di assistere a una variegata gamma di situazioni deliranti: Jeff Bezos recapitato da un pacco Amazon giusto in tempo per combattere i terrapiattisti, la cerimonia degli Oscar dei rettiliani che vogliono conquistare il mondo, il robot-presidente degli Stati Uniti imprigionato e costretto a vedere Friends, generici scienziati che stappano bong caricati con scie chimiche.

 

Ovviamente non è necessario commentare come vengano rappresentate le varie fazioni di "visionari", "scienziati alternativi" e "liberi pensatori" che credono all'uomo falena, alla teoria della Flat Earth, al governo ombra degli illuminati, all'adrenocromo estratto dai bambini spaventati per allungarsi la vita o ad altre allegre corbellerie: è un elemento che si autoesplica nella natura stessa della serie.

Qualche titolo degli episodi a vostro uso e consumo: Brettfast Club, Il mio grasso grosso matrimonio terrapiattista, Protocollo fantasma (spy-movies: are you there?).

 

In conclusione, Inside Job è ben lungi dall'essere un prodotto imperdibile, perfetto, o totalmente originale.

 

Ma è incredibilmente adatto a chiunque abbia la necessità di staccare il cervello con un contenuto leggero, politically uncorrect, divertente, nato sulla scia (chimica) di tanti altri cartoni animati che ci hanno accompagnato nell'ultimo ventennio.

 

 

[La teoria della Terra piatta risulta essere una panzana troppo grossa anche per gli standard della folle Inside Job - © Netflix]

 

 

L'augurio che si può fare a questa buffa mostruosità complottista che è Inside Job - e alla sua creatrice Shion Takeuchi - è di crearsi un'identità più forte e definita a partire dalla sua seconda stagione: con una crescita di questo aspetto, per quelli che possono essere gli obiettivi di pertinenza, i risultati potrebbero essere davvero notevoli. 

 Inside Job

Il potenziale c'è tutto.

 

Nel frattempo torno nel mio bugigattolo casalingo, al riparo dai rettiliani e dalla potente Dittatura Sanitaria.

 

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