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Le 8 migliori citazioni cinematografiche di Caparezza

Caparezza è sicuramente uno degli artisti più curiosi, interessanti e vicini al mondo della cultura che abbiamo oggi in Italia: grande appassionato di Cinema, abbiamo selezionato le sue migliori citazioni      

Cominciare un articolo sostenendo che Caparezza, al secolo Michele Salvemini, sia uno dei musicisti più rilevanti – se non IL più rilevante – del recente panorama artistico italiano potrebbe sembrare un’opinione personale, dettata dalla soggettività di chi scrive.

 

 

Tuttavia, ascoltando beat e flow, leggendo i testi dell’autore pugliese, mi sento di rincarare addirittura la dose, affermando che Caparezza non sia solo un musicista di livello assoluto, ma un pensatore come pochi abbiamo attualmente nello stivale.

 

Spogliatosi della pelle di fuco-Mikimix, nel 1998 nacque la farfalla dalla capa più rezza della scena rap italiana.

Il 2000 è l'anno di ?!, l'album d’esordio del Capa, che segnò l’inizio della carriera di un rapper atipico, una voce fuori dal coro capace di squassare il panorama italico con le sue rime all'uscita di ogni CD.


La voglia di sperimentare mixando generi diversi, spingendosi oltre i compartimenti stagni di “rap” e “hip-hop”, il palese amore per la musica tutta, lo spirito di denuncia sociale dei suoi testi (mai pomposa o supponente, ma sempre vivace e sentita) e, soprattutto, la passione viscerale (e trasversale) per tutto ciò che è bello, culturalmente stimolante, rendono da sempre Caparezza un non-rapper, vero e proprio outsider del rap italiano.

 

Un corpo estraneo capace di ribaltare le metriche di un mondo che, tradizionalmente, si esprime soprattutto per mezzo di versi relativi alla vita di strada, gangster, PIMP e donnine dai facili costumi, ostentazione del lusso e utilizzo di allegre sostanze ricreative (per avvicinarsi alla massima di Smoke weed every day chiedere della tromba di Zak).

 

[Gangsta Paradise, emblema della 'thug life' e parte della colonna sonora di Pensieri pericolosi (1995) con Michelle Pfeiffer]

 

 

Caparezza cominciò il suo percorso artistico mettendo subito in chiaro che - attraverso la sua voce nasale - avrebbe raccontato le magagne della nostra penisola e i limiti di un certo popolino che la abita, tra divertenti sberleffi da giullare e stilettate capaci di far sanguinare il cuore dell'ascoltatore per la tristezza e la rabbia.

 

E lo avrebbe fatto anche a costo di dover camminare da solo lungo la strada della sua carriera musicale.

 

Nonostante la natura fortemente anticonformista del musicista pugliese, tramite il contenuto dei suoi testi – e a una buona dose del giusto sound – Caparezza riesce da sempre a farsi amare da un pubblico decisamente eterogeneo.

 

Perché il Capa ha una natura variegata e multiforme: come detto, la sua musica non è solo rap o hip hop, ma si mischia al rock (qualche volta addirittura con le tonalità aggressive del metal) e raggiunge la profondità di analisi del cantautorato.

 

Il gusto - oltre che l'attitudine - di Caparezza per la componente narrativa è un fattore non trascurabile, tanto da condurre il musicista di Molfetta all'elaborazione di diversi concept album, un tipo di produzione non propriamente comune per chi mastica il genere del rap.

 

Caparezza è una bestia strana.

Una bestia di cultura.

 

In ogni suo testo è possibile trovare i riferimenti più disparati, da quelli dotti - dedicati alla nostra lingua e alla letteratura in generale - come le citazioni di Alberto Manzi, Giovanni Verga, Alessandro Manzoni, Carlo Collodi, Arrigo BoitoDante Alighieri, Publio Virgilio MaroneOmero e Sofocle o Tiziano Terzani. 

 

Ci sono poi canzoni che invece sfruttano topic più popolari, dal mondo del fumetto a quello videoludico, dal manga alla saga di Harry Potter fino alle serie TV.

 

[Fra i rapper della new-gen appassionati di Cinema probabilmente c'è anche Rancore, vista la base e il titolo di questo splendido pezzo che omaggia Sunshine (2007) di Danny Boyle e il compositore della colonna sonora, John Murphy]

 

 

Nel corso degli anni Caparezza ci ha abituati al suo amore per l’arte con album come Museica, usando la sua straordinaria abilità di paroliere per riempire i suoi pezzi di artisti e opere d’arte a lui cari.

 

Nei suoi lavori precedenti ci ha spiegato cos’è il meter e come funzionano le Auditel Families, ha denunciato il malaffare politico italiano urlando come Non siete stato voi, si è battuto per la causa animalista schierandosi Dalla parte del toro e si è fatto portavoce di un pensiero abbastanza comune, sostenendo come le "Cose che non capisco" di questo paese siano moltissime.

 

"Tu non voti alle politiche

Ma ti lamenti se le condizioni sono critiche

Eppure televoti l'Isola dei Famosi d'Egitto

Convinto d'avere esercitato un tuo diritto

Segui l'Arma in mille fiction da commediografo

Se ti ferma il caramba chiedi l'autografo

Sposi la causa dei tifosi

In TV c'è più calcio che in una cura per osteoporosi"

 

Michele, dopo aver più volte espresso il desiderio di un mondo senza confini o nemici, senza discriminazioni di sorta - siano esse dettate da sesso, razza o religione - ha messo in rima una delle provocazioni che reputo essere fra le più divertenti e "sempre-attuali" della recente musica italiana:

"Magari chiedo scusa ai leghisti

Magari scrivo a caratteri cubitali:

Voglio la Padania

via dall'Europa

per il gusto di chiamarvi extracomunitari"

 

 

[Artwork by Mirko Fascella]

 

 

Caparezza è una delle più pure e forti voci della cultura italiana.

 

Una rappresentanza che si alza in difesa contro i burattinai che abusano del proprio potere, contro le follie dell'essere umano "della strada", contro una parte di stampa disorganizzata, vile e vigliacca (il tutto mentre evoca ironicamente Vespa e Mughini).

 

Una voce energica e battagliera che ci sprona, ci incita a resistere, a non darci per vinti.

 

"Le situazioni come questa ti fanno perdere la testa

Ti fanno perdere la testa per farti perdere

Non perdere la testa, non devi

Perdere la testa, non devi

Perdere la testa, non devi

Perdere, non devi perdere"

 

Le rime del Capa si scagliano contro quelle abitudini malsane a cui noi tutti ci adeguiamo nostro malgrado - con enorme amarezza - e che negli ultimi anni hanno portato migliaia di italiani a dire Goodbye Malinconia partendo per altri lidi.

 

[Una delle denunce più amare e malinconiche di Caparezza]

 

 

In mezzo a questo mare magnum di denuncia sociale, citazioni, pensatori, letterati, mitologia classica, arte e sound ritmato poteva mancare il Cinema?

 

Certo che no.

 

Caparezza è un appassionato divoratore di film e, francamente, non era necessario che nel brano che lo consacrò al successo ci confessasse che “Mi piace il Cinema e parecchio, per questo mi chiamano vecchio".

 

Sarebbe stato sufficiente ascoltare i suoi versi per capire quanto Michele sia cinefilo, visti i riferimenti alla Settima Arte da lui snocciolati, variegati e in grado di coprire qualsiasi genere o autore, dal Pierino di Alvaro Vitali, passando per il surrealista Luis Buñuel, il documentarista Michael Moore, il Maestro Federico Fellini, fino a Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti.

 

In questa top sono raccolte le 8 citazioni cinematografiche che ritengo essere le più “gustose” e cinefile presenti nei testi di Caparezza.

Scandagliando con la memoria e rileggendo le rime dei suoi 7 album ho incontrato moltissimi riferimenti al mondo della celluloide: va da sé, quindi, che questa selecta sia assolutamente dettata dal mio gusto.

 

Quali sono le vostre citazioni preferite dai testi di Caparezza?

E quelle relative al Cinema?

 

(Scegliere Kevin Spacey non vale, vi avverto)

 

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Posizione 8

Dalla parte del toro (Habemus Capa, 2006)

Toro scatenato (1980)

 

La base incalzante, fatta di tromba e percussioni, accompagna l'energica Dalla parte del toro, quinta traccia di Habemus Capa, terzo studio album del Capa.


La canzone, oltre che condannare la barbara tradizione della corrida (ma nei versi si cita anche la Corsa di Pamplona), si trasforma in allegoria raccontando il punto di vista del toro (l'essere senziente responsabile) martoriato dal picador (il sistema), ma mai domo.

Io di natura sono ragionevole anche se di cultura debole.

Il torero che lo sa fa l'autorevole, si comporta con me come un onorevole,

vuole impormi le sue regole, per la fama ammazzerebbe pure la prole.

Nell'arena sociale - dove tanti spettatori tifano per il cornuto - l'animale combatte e carica senza tregua fino alla vittoria, invitando il torero a rinfoderare la spada. Altrimenti sarà il suo sangue a bagnare la polvere della plaza de toros.

 

Nel richiamare la veemenza del combattimento, il riferimento cinematografico perfetto non poteva che essere uno...

 

Io sono il Toro

Ma sei tu quello Seduto giù

Caduto per mano di un Sioux

Manitù tutto si è compiuto

Ero sotto tiro e mi sono scatenato come il toro di De Niro

Preso in giro dal tuo ingegno, respiro sdegno, mo' con la muleta fatti il legno

Già che sono un segno di terra ti lascio a terra con un segno

Non toccare il toro, quando è nero paghi pegno!

Troppi tori ingoiano le briciole

Di aggressori con tanto di pentole

La vita è riprovevole

Poiché fa la gioia del colpevole

Ed io che la volevo incantevole

Come pioggia cado dalle nuvole

Tu voltati come un girasole che ora sono io che batto te... olé!

 

Posizione 7

Dualismi (Verità supposte, 2003)

Kimba - La leggenda del leone bianco (1997)

 

Dualismi, la penultima traccia di Verità supposte, secondo album di Caparezza, è uno dei molti - e interessantissimi - casi in cui l'autore pugliese abbandona il campo della critica sociale per abbandonarsi invece all'introspezione, completando un testo che ha tutto l'aspetto di una seduta sul lettino dell'analista.

In Dualismi l'anima di Michele è tormentata senza tregua da questo strano essere, ingombrante e spaventoso... che altri non è che Caparezza, il mostro creativo che viene dalla monnezza, tutt'altro che una carezza: 

 

[...] non mi puoi uccidere perché io vivo in te, tu vivi in me

 

Di questo brano dal beat angosciante mi ha sempre fatto sorridere la "citazione colta" di Kimba, il leoncino rappresentato nel manga di Osamu Tezuka (1950 - 1954), tradotto in anime negli anni '60 e portato sul grande schermo da Yoshio Tekeuchi con il film Kimba - La leggenda del leone bianco.

 

Chi sei tu che

Tormenti la mia mente sgombra nascosto nell'ombra

Sembra tu voglia portarmi stretto al collo

Come un insetto a mollo in una goccia d'ambra

Chi sei tu che

Ti vedo a fianco e sbianco come Kimba

Mi frulli i testicoli come maracas a ritmo di samba

Tu sei la macumba che why ariba come la Bamba

 

Il franchise di Kimba è passato alla storia per essere vittima di uno dei più grandi "plagi-non-plagi" quando, nel 1994, Roger Allers e Rob Minkoff presentarono al mondo Il re leone, un film che - a essere buoni - ha più di qualche somiglianza con il Classico Disney con protagonisti Simba, Mufasa, Scar, Timon e Pumbaa.

 

Posizione 6

Compro Horror (Museica, 2014)

Shining (1980)

 

Annamaria Franzoni, Alberto Stasi, Amanda Knox... Uxoricidi, infanticidi, assassini generici... Colpevoli, presunti tali, innocenti.


Poco cambia: l'interesse spasmodico e morboso del pubblico - costantemente sfamato dalla "nera" e dalla TV del dolore -  rispetto fatti di cronaca scabrosi è ormai completamente sdoganato, accettato e tristemente diffuso.

 

Con tutto ciò che ne sconsegue.

E allora via, compro horror,

ne sono ingordo, come il traffico dell'ingorgo:

ogni crimine ha un indotto,

che io trasformo in un lingotto.

 

Dopo citazioni de Il mondo di Patty e all'universo dei maghetti di J.K. Rowling e Austin Powers, fra consueti giochi di parole e allitterazioni (Denaro in palio/portami/puro sangue/futuro splatter/pago/sicuro salme/Prendi Lazzaro/non lo svegliare/Piazzalo/Ammazzalo/Non hai capito? Ammazza, oh!) e prima di omaggiare la superba Ella Fitzgerald e il nefasto Capitan Schettino, il Capa non poteva non piazzare un paio di riferimenti al mondo del Cinema horror.

 

Scegliendo per l'occasione due illustri rappresentanti: un Maestro italiano del genere e il capolavoro chiuso dietro la porta della RedRum.

Un delitto tira l'altro come ciliegie

brindiamo con i globuli dei teenagers

è il mercato dell'horror, è oro e argento

altro che l'horror di Argento

queste anime stanno marcendo

fruttano sotto l'insegna che accendo

[...]

Sul letto tu con lei nei pigiami

Le dici "Mmh", sembri Shaggy

Ma poi la baita dove sei e ti scialli

Diventa l'Overlook Hotel di Shining!

 

Posizione 5

Prosopagnosia (Il reato - Michele o Caparezza) (Prisoner 709, 2017)

Il mio vicino Totoro (1988)

8 ½ (1963)

La vita di Adele (2013)

 

Prosopagnosia, il brano di apertura di quello che è l'album più introspettivo di Caparezza, Prisoner 709, seguendo la definizione clinica del disturbo percettivo, racconta l'incapacità di Michele di riconoscere se stesso allo specchio. 

 

Nel riflesso originato dall'immagine che il Capa si è costruito in anni di carriera, l'autore disconosce la sua proiezione sul pubblico, la svaluta, la mette in dubbio, quasi a ricordarsi che c'è ancora tanto da fare.


Oppure, colto da sfiducia esistenziale da lunedì mattina, desistere definitivamente (Non sono più lo stesso di un secondo fa/Nel mio caso, fidati, pure un secondo fa/Al mattino la mia voce roca brontola/Dice mettici una croce sopra/Golgota).

Nel raccontare questa sensazione di bilico, sfiducia, miste a pigrizia (la citazione del trionfo dell'accidia di Ivan Aleksandrovič Gončarov è perfetta) e insicurezza rispetto la propria produzione artistica, il Capa inanella una tripla cinematografica (con il puccioso bestione di Hayao Miyazaki, un Fellini miliare e la Palma d'oro 2013) estremamente calzante per il messaggio veicolato.

 

Ma quale tribuno del popolo

Mi viene sonno, dormo più a lungo di Totoro

Fuori salta tutto in aria con le molotov

Mentre sul divano accorcio il divario con Oblomov

Annoiarmi come fanno gli altri in fondo è meglio

Passo gli anni come Mastroianni in 8 e mezzo

Scrivo, va bene

Rileggo, non va bene, esco

Vita breve, tipo di Adele senza le scene lesbo

Attaccato alla penna come la stampa al cronista

Le parole crociate come santa conquista

Da stacanovista, "staccanovista", perché stacco spesso

E quando scrivo un pezzo qua stappano Crystal

 

Posizione 4

Giuda me (Verità supposte, 2003)

Tron (1982)

 

Per la quarta posizione di questa classifica ritorniamo per la seconda volta a Verità supposte, quello che secondo il parere di chi scrive è l'album più riuscito di Caparezza, tanto da portarlo definitivamente alle luci della ribalta agli inizi degli anni 2000.

Inserito da Rolling Stones nella classifica dei 100 album italiani più belli di sempre, il secondo lavoro in studio di Caparezza - con brani come Nessuna razza, La legge dell'orticaVengo dalla luna, L'età dei figuranti - racconta quelle realtà fattuali distorte che, per molti aspetti, rendono l'Italia una sorta di Paese dei Balordi.

 

Quelle cantate dal Capa sono dinamiche burocratiche, sociali e di aggregazione deliranti, vere e proprie Follie preferenziali che assumono l'aspetto di quelle Verità supposte (e in quanto supposte te le metti nel c***) a cui si riferisce il titolo dell'album.

 

Giuda me, nona traccia del disco, rappresenta la visione dell'autore (e il suo rapporto) rispetto la sua terra natìa, il Sud Italia, luogo di enorme bellezza ma anche di contraddizioni brucianti, strumentalizzato dalle mire dei politici (CAVALIERE! CAVALIERE!) e, fondamentalmente, abbandonato a se stesso dalle istituzioni.

 

Una sorta di microcosmo della nostra Repubblica, dominato dal sistema degli agganci e delle conoscenze, dei controsensi e dei cervelli costretti alla fuga mentre mentecatti fatti come scimmie ballano tarantolati.

E c'è chi se ne va, c'è chi resterà

Sempre c'è chi prende ma non sempre c'è chi da, check it out!

E il politico di turno ci fa il suo bla bla bla sul Mezzogiorno, già

Crede che qua si sta su Marte

 

"Prego, per andare affanculo da quella parte..."

 

Come ti giri ti si chiudono le porte

Ma se appartieni a quelli della corte sei forte

Gli altri, si sono fatti da parte mentre

I fatti da party ancora muovono gli arti

Nel raccontare la figura "dell'uomo verace del sud" il Capa non fa sconti, ridicolizzando l'idea di essere proiettati verso un futuro migliore quando, in realtà, siamo ancora fermi all'Età della Pietra.

 

Nel trasporre questa immagine in citazione come non tirare in ballo Tron?


Il classico di fantascienza del 1982 diretto da Steven Lisberger e prodotto dalla Walt Disney Productions - contrapposto al mondo preistorico di Fred, Wilma, Barney, Betty e tutti gli altri personaggi del cartoon firmato Hanna-Barbera  - diventa la rappresentazione perfetta di un ossimoro sociale apparentemente insanabile.


La nuova collezione Benetton, yu-huu!

Vi auguro una vita elettrizzante

Fulminante dalla corrente di un phon

Ma che futuro come Tron, siamo ancora ai Flinstones

Accidenti l'occidente ha vinto

L'uomo verace del sud è estinto, ora è tonto e tinto

 

Posizione 3

Canzone a metà (Museica, 2014)

Something got to give (1962)

 

In quello splendido giro al museo in 19 tracce che è Museica - quasi a metà percorso - nella sua Canzone a metà, Caparezza lancia un'ironica (auto)critica a tutte le cose lasciate incompiute, dall'opera d'arte al fumatore che vuole smettere, per il timore di fallire o per mancanza di volontà.

 

La canzone, a livello di citazioni di autori e opere interrotte, è semplicemente un fiume in piena dove i riferimenti colti si sprecano: si va da Brian Wilson Presents Smile (l'album con il quale il cantautore americano completò SMiLE, l'evoluzione mai finita di Pet Sound dei Beach Boys) i Prigioni di Michelangelo (il gruppo di sei statue mai terminate dal Buonarroti per la tomba di Giulio II), passando per la "carriera incompleta" di Diego Armando Maradona e Petrolio di Pier Paolo Pasolini.

 

L'argomento delle "incompiute" (qui una nostra Top 8 sul tema) genera da sempre enorme interesse negli appassionati d'arte e, in questo senso, anche il mondo del Cinema non fa eccezione.

 

Dopo aver citato Una gita in campagna (tratto da La scampagnata di Guy de Maupassant), il cui set venne abbandonato prematuramente dal regista Jean Renoir, come rappresentante delle "opere cinematografiche mancate", il Capa sceglie Something got to give (1962) di George Cukor, commedia mai terminata a causa dello stato di salute e delle bizze della sua protagonista, Marilyn Monroe, deceduta nell'agosto dello stesso anno.

 

La Fenice di Tezuka (solo a metà)

L'anello di Shazzan (solo a metà)

Il Sogno di Dickens (solo a metà)

La Scampagnata di Jean Renoir (solo a metà)

Petrolio di Pasolini (solo a metà)

Puccini e la Turandot (solo a metà)

Something's Got to Give, l'ultimo film di Marilyn Monroe (solo a metà)

Canzone a metà vola per poco come un foglio di carta piegato a metà

Come i miei anni di sbagli, ripensamenti e cose fatte a metà

Avrei vissuto un capolavoro se avessi fatto in tempo a...

 

Posizione 2

Il dito medio di Galileo (Il sogno eretico, 2011)

Inside man (2006)

I segreti di Brokeback Mountain (2005)

 

Nell'intro de Il dito medio di Galileo, terza traccia del Sogno eretico di Caparezza, l'autore pugliese la tocca - a dir poco - pianissimo.

 

Accetti ogni dettame

Senza verificare

Ti credi perspicace

Ma sei soltanto un altro dei babbei

E ti bei (x9)

 

A 100 anni dalla morte di Galileo Galilei, tal Anton Francesco Gori trafugò dai resti della salma dello scienziato il suo dito medio.

Il pezzo della falange iniziò così una lunga e travagliata odissea che si concluse nel 1927 quando venne rinvenuta per poi essere conservata al Museo della Scienza di Firenze.

 

Partendo da questo buffo antefatto, nella canzone di Caparezza il dito medio di Galileo diventa un simbolo, emblema di quello "spirito eretico" che guida le libere menti di tutto il mondo: intellettuali, scienziati e artisti che si ribellano a dogmi sociali ed ecclesiastici, ripudiando con convinzione le vertità supposte che ci vengono propinate quotidianamente. 

 

Nella prima strofa, utile a raccontare la personalità scialba e pecorona dell'elettore medio, il Capa si serve della prima citazione cinematografica chiamando in causa Inside man, thriller del 2006 diretto da Spike Lee

Una nuova pletora di uomini pecora

Con i lupi se ne va senza remora

Priva di identità, omini di Legoland la cui regola

È obbedire come un vero clan

[...]

Devo superare le mie diffidenze

Via museo della scienza di Firenze, spranghe

Pezze annodate come brezel

Sono Inside Man come Denzel

Colpo del secolo, di colpo trasecolo

Ho rubato il dito, sei pronto per l'esodo?

Sarai libero, mai più Medioevo col

Dito medio di Galileo nel didietro

 

In chiusura del brano, fra un rimando a John Coltrane e prima del campionamento della lezione del Prof. Enrico Bellone sul pensiero di Galileo, c'è spazio anche per I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee.

 

Galileo chi si oppose al tuo genio

Fu più vil del coyote nel canyon

Se la chiesa ti ha messo all'indice

Beh, che male c'è tu la metti al medio

Le tue pecore si fanno umane

Chi se ne frega se si fanno male

Vedi quanti culi puoi penetrare

Tu che prima li vedevi con il cannocchiale

La cul-tura parrocchiale ha vedute corte ma tu vai forte

Fai passi da gigante oltre Coltrane

Sveli segreti più di Brokeback Mountain

E non si dica che non hai mosso un dito

Altro che dito è dinamite

Tu vivrai Galileo come quel Galileo messo in croce prima di te

 

Posizione 1

Cose che non capisco (Il sogno eretico, 2011)

Sogni d'oro (1981)

 

Pur non essendo pronunciato dalla viva voce del Capa, per quanto mi riguarda, al primo posto di questa classifica non poteva che esserci il monologo arrabbiato di Nanni Moretti tratto da Sogni d'oro e inserito in coda a Cose che non capisco, quinta traccia dell'album Il sogno eretico.

 

La forza delle parole urlate dal regista/attore - unite a una chitarra elettrica monumentale - sta nella loro polivalenza: la regola aurea che dovrebbe dominare le azioni di ciascuno di noi, quella di non parlare di cose che non conosciamo, è la chiusa perfetta per un brano in cui Caparezza continua a porsi quesiti a cui non riesce a dare risposta. 

 

Ci sono cose che non capisco e a cui nessuno dà la minima importanza

E quando faccio una domanda

Mi rispondono con frasi di circostanza tipo:

"Tu ti fai troppi problemi, Michele"

 

Se poi si aggiunge che l'oggetto della discussione scatenata dal giovane regista Michele Apicella (Nanni Moretti) in Sogni d'oro è proprio l'infausta abitudine che guida loschi figuri a lanciarsi in dissertazioni cinematografiche senza averne la minima competenza, allora la scelta di questo primo posto acquisisce valore doppio.

 

Perché quel disperato "io non parlo di cardiologia, io non parlo di radiologia! Non parlo delle cose che non conosco" non rappresenta solo il pensiero dell'individuo senziente, scoglionato, irritato per l'ennesimo decerebrato che parla per dare fiato alla bocca...

 

Ma è anche uno sfogo che dà voce a migliaia di veri appassionati e studiosi di Cinema che - ogni giorno che il Signore manda in terra - devono subire le bestemmie di eroi che sostengono che Full Metal Jacket sia bello solo a metà (solo a metà).


Tutti si sentono in diritto, in dovere di parlare di Cinema.

Tutti parlate di Cinema....

Tutti parlate di Cinema, tutti! Parlo mai di astrofisica, io? Parlo mai di biologia, io? 

Parlo mai di neuropsichiatria? Parlo mai di botanica?

Parlo mai di algebra? Io non parlo di cose che non conosco!

Parlo mai di epigrafia greca?

Parlo mai di elettronica?

Parlo mai delle dighe, dei ponti, delle autostrade?

Io non parlo di cardiologia! Io non parlo di radiologia!

Non parlo delle cose che non conosco!

Non parlo di cose che non conosco!

 



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