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La sposa cadavere - Un aldilà friabile e voluttuoso

Cosa succede se un Maestro del macabro come Tim Burton si imbatte in un'antica leggenda nata a metà fra mondo dei vivi e dei morti? 

La sposa cadavere di Tim Burton compie 20 anni: un cucchiaio di epoca vittoriana, due tazze di innovazione tecnologica, amalgamare con musica e sentimenti q.b. e otterrete la ricetta di una favola immortale, che infrange la barriera fra aldilà e aldiqua per svelare un avvolgente ripieno!  

 

Il povero Victor pensava di aver vissuto una pessima giornata: un discorso scordato, un prete spazientito e il matrimonio rimandato però non sono solo l'antipasto... e di lì a poco sarà sposato, ma con la sposa cadavere

 

Nel 2005 Tim Burton (insieme a Mike Johnson) firma per la prima volta la regia di un lungometraggio in stop motion, dopo aver prodotto Nightmare Before Christmas diretto da Henry Selick e aver realizzato il cortometraggio Victor

 

Basato su un'antica leggenda russo-ebraica e rivestito in sembianze vittoriane, La sposa cadavere fu distribuito da Warner Bros. dopo essere stato presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. 

Il film si rivelò immediatamente un grande successo di critica e pubblico, ottenenendo anche una nomination ai Premi Oscar come Miglior Film di Animazione.

A fronte di una spesa di produzione di 40 milioni di dollari è arrivato a incassarne 118, oltre a ricevere elogi per i personaggi, le musiche e l'umorismo.

 

A distanza di vent'anni dall'uscita, si conferma un caposaldo nella cultura di massa, ispirando (fra le altre cose) ogni anno centinaia di costumi di Halloween, per coppie che credono in un amore oltre il "finché morte non ci separi".

 

[Trailer ufficiale de La sposa cadavere]

 

 

Breve sinossi per capire se la ricetta regge

 

Victoria (nella versione originale doppiata da Emily Watson) è l'ultima discendente degli Everglot, una famiglia nobile decaduta che mira a ristabilire le proprie ricchezze.

Per farlo, promettono la figlia a Victor Van Dort (con voce, ma anche vaghe fattezze, di Johnny Depp), giovane e timido ultimo nato di una famiglia borghese che vuole elevare la propria condizione dopo aver costruito la propria ricchezza sul commercio di pesce.

I due si incontrano e, incredibilmente, si innamorano l'uno dell'altra.

 

Il malcelato dispezzo degli Everglot, che nonostante la necessità non vedono di buon occhio la casta inferiore dei Van Dort, giunge al culmine durante le prove della cerimonia quando Victor sbaglia ogni parola del giuramento e ogni gesto, arrivando a dar fuoco all'abito della futura suocera.

Il matrimonio viene così rimandato fino a quando il ragazzo non avrà imparato alla perfezione la sua parte; avvilito, il promesso sposo si trova così a vagare per la foresta tentando di imparare il giuramento.

Colto da improvvisa ispirazione, lo recita alla perfezione e conclude infilando l'anello a quello che gli appare come un ramo secco: purtroppo però non si tratta di un pezzo di legno, ma di un dito scheletrico: per la precisione, il dito scheletrico di Emily (doppiata da Helena Bonham Carter), una sposa cadavere condannata alla dannazione finché non convolerà alle nozze promesse.

 

Dopo un inseguimento a perdifiato, Victor viene portato da Emily nel mondo dei morti dove (oltre a riabbracciare il cucciolo zombi che era stato il suo cane), lo scheletro sguercio Boonjangles gli canta la triste storia della sua defunta moglie con il "jazz dall'aldilà".

Sedotta e abbandonata con una promessa di matrimonio, tramutata in omicidio e furto dei gioielli di famiglia, Emily è ora condannata a restare nel limbo finché non udirà il giuramento che quella notte le è stato negato.

Sentendo il discorso di Victor, la giovane si è persuasa che si rivolgesse a lei e si ritiene ora sua moglie. 

 

Per quanto intristito, Victor desidera solo ricongiungersi con l'amata; persuade così Emily a spostare il festoso banchetto nuziale sulla terra, così da poterla presentare ai suoi genitori, per poi darsi alla fuga.

Scoperto il marito con Victoria la defunta va su tutte le furie, prima di sprofondare nel dolore dovuto dalla comprensione che lei non potrà mai dargli il calore vitale della fidanzata, senza contare il piccolo cavillo legale che viene scoperto nell'aldilà: "finché morte non vi separi", recita il giuramento, il che rende il matrimonio fra Victor ed Emily invalido sul nascere.

 

Sempre che non si ricongiungano, ora che Victoria è stata promessa a un altro, nella convinzione che Victor si sia dato alla fuga...

 

 

[Emily, doppiata da Helena Bonham Carter, protagonista de La sposa cadavere]

 

 

Dall'antica leggenda al nuovo millennio: la trasformazione un successo pop

 

La trama de La sposa cadavere prende ispirazione da una leggenda russo-ebraica del XIX secolo, che a sua volta si basa su un più antico racconto flokloristico ebraico, ma che più volte era stata declinata da grandi autori della letteratura, a testimonianza di miti nati per narrare stermini e trovare giustificazioni a morti dolorose. 

 

L'idea di un matrimonio osteggiato dal confine fra aldilà e aldiqua, d'altro canto, si trova già nel mito greco di Orfeo ed Euridice, sebbene declinato in contesto opposto: non si tratta infatti di un marito affranto e pronto a tutto per riportare in vita la moglie, ma di una quasi sposa che vuole convincere un uomo a seguirla nel mondo dei morti.

 

Al di là di una storia tenera e commovente, con un finale che sa bilanciare romanticismo e ilarità, giustizia e vendetta, rivalsa personale e realizzazione di sé, il successo è anche dovuto a una tecnica cinematografica di altissimo livello.

La sposa cadavere è infatti il primo film in stop motion girato in digitale con l'ausilio di camere fisse: i personaggi, mossi a mano e riposizionati a ogni scatto come in qualunque film realizzato con questa tecnica, i protagonisti hanno qui una mimica facciale e un'elasticità di movimenti del capo dati da un'altra innovazione chiamata "gear and paddle".

 

All'interno delle teste (e dei visi dei personaggi) vengono inserite delle brugole azionate da pale esterne, consentendo dei micromovimenti del viso molto più sfaccettati rispetto alla tradizionale sostituzione del capo.

 

 

[La sposa cadavere: Victor e Victoria colti in flagrante] 

 

 

La fotografia enfatizza le differenze fra mondo dei vivi e dei morti con la differente cromia

 

Mentre il mondo dei vivi è fondamentalmente dipinto su una scala di grigi, appena sfumati di verde scuro e viola, il mondo dei morti è tinto di colori vivaci (sebbene tendenzialmente freddi, perlopiù sulle tinte del blu, verde e viola), vagamente psichedelici pur restando spettrali.

Una scelta che rende il mondo dei morti assai più vitale e festoso, accogliente e autentico in confronto a un esistenza grigia e fredda sulla terra.

 

Alla costruzione del clima di festa, nonché alla potenza di emozioni e sentimenti (anche questi, tanto più vivi fra zombie e scheletri che nell'aldiqua), contribuiscono anche le musiche originali di Danny Elfman, collaboratore abituale di Burton.

I brani vengono spesso cantati dai personaggi, sono sempre integrati della diegesi e inseriscono anche La sposa cadavere nel filone del Cinema di animazione che spazia dai Classici Disney a Nightmare Before Christmas e che, da sempre, ha lasciato alle canzoni uno spazio tale da ibridare il genere con i musical.

 

Affiancando la cura per la trama, l'ispirazione ad attori reali per creare personaggi animati e una generale avanguardia tecnica di altissimo livello, Tim Burton riveste l'eterno tema di Eros & Thanatos del velo vittoriano che lo contraddistingue, trasformando così una leggenda popolare in un nuovo successo mainstream, testimoniando a vent'anni dall'uscita la nascita di una fiaba immortale.

 

 

[Victor, ispirato a Johnny Depp, e un'irritata Emily ne La sposa cadavere]

 

Se fossi una ricetta: pavlova e ippocrasso

 

Fra le varie cose che rendono appetibile il regno dei morti c’è sicuramente la scenografica torta nuziale di Emily e Victor, fatta sfilare in pompa magna fino al mondo dei vivi: una delizia bianca ondeggiante e che sembra sempre sul punto di crollare, anch’essa in bilico fra due realtà come i protagonisti; eppure regge. 

 

Diversi sono i grandi temi universali toccati da La sposa cadavere, ma se una caratteristica li accomuna tutti, questa è la fragilità.

Fragile è la posizione di vittoria, che sebbene involontariamente ha prestato giuramento d’amore a una morta quando era già fidanzato con un’altra; fragili sono il corpo e la felicità di Emily, che ben si rende conto che, anche senza tirare in ballo cavilli legali, non può costringerlo a restare con lei (anche se provarci ci prova) e fragile è il confine fra giustizia e vendetta, come si trova a scoprire sulla propria pelle il fidanzato approfittatore, verso cui si rivale anche il karma, se così si può dire. 

 

A farla da padrone in questa macabra storia di morte è anche e senza dubbio la tenerezza dell’amore che sia Emily che Victoria provano per Victor: un amore puro e avvolgente, capace di mutare forma per superare le avversità come se fosse fluido… o spumoso.

 

Ma anche un amore passionale, capace di spingere le due donne a varcare il confine fra morte e vita pur di poter esistere; un sentimento che come vino avvelenato (o forte e speziato), assale gola e budella, indimenticabile dal primo sorso.

 

[La sposa cadavere: Victor riesce a spostare i festeggiamenti del matrimonio nel mondo dei vivi]

 

 

Ecco allora che la delizia gelatinosa (sebbene guarnita con tibie e teschi) che viene preparata per il matrimonio nell’aldilà lascia il posto nel mondo reale a una delicata pavlova: una base dolce e friabile di meringa, tanto delicato da rompersi come fragili ossa che la vita ha abbandonato, ricoperto da una montagna di voluttuosa e avvolgente panna montata.

 

Un sapore dolce, mai stucchevole, ma che lascia un ricordo indelebile e cremoso come il più tenero degli amori nascenti.

Il tutto innaffiato da un calice di Vino del Tempo dei Tem… cioè, di Ippocrasso. Forte, speziato, morbido e piccante.

Due gusti unici e memorabili, come il sogno di un amore che va oltre la morte.

 

*Per i più temerari che amano i fornelli: l’ippocrasso si trova in commercio alle sagre medievali o in pochi posti specializzati.

Per farlo a casa si possono mettere in infusione in alcol per 10 giorni le spezie da vin brûlé, per poi filtrare e diluire in una bottiglia di vino rosso fruttato, e concludere con miele a piacere.

 

La pavlova è un dolce tanto semplice quanto ingannevole: la cottura della meringa è sempre una sfida. Ma volendosi lanciare, basta munirsi di frusta e sbattere all’ossessione 150g di albume (circa tre uova) con 200g di zucchero semolato e 20g di amido di mais.

Per capire se sono montati a sufficienza, cappottare la ciotola: se nulla si muove di un millimetro, sono perfetti (funziona davvero, non è una leggenda metropolitana). 

 

Formare poi una base rotonda su una teglia rivestita di carta forno e, per chi tiene all’estetica, tenere un po’ di albume montato da parte per realizzare delle meringhette a forma di osso.

Infornare tutto a 130° per un’ora; terminato il tempo di cottura, aprire il forno e lasciare raffreddare fino a temperatura cadavere lì dov’è, immobile come un cimitero abbandonato. 

 

A parte montare 200 ml di panna, volendo con un po’ di zucchero a velo. 

A meringa ben fredda, formarci sopra un soffice e ondeggiante strato di panna e guarnire con le meringhette osso e frutta a piacere. I mirtilli sono particolarmente indicati, perché il blu violaceo richiama la fotografia del film.

E poi perché sono buoni, ma è un dettaglio.

___ 

 

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