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Rémy è solo un topo, Alfredo Linguini solo un garzone di cucina, la ratatouille solo un pitto della cucina francese delle campagne; o forse no.
Forse uniti possono essere qualcosa di più, abbastanza da provare che non sempre il lusso e la nobiltà di nascita sono necessari per soddisfare i critici maggiori: a volte, tutto ciò che serve è la potenza di un sogno lontano.
Diretto da Brad Bird e Jan Pinkava (nelle vesti di co-regista), Ratatouille è un film di animazione del 2007 prodotto da Pixar Animation Studio e distribuito da Buena Vista International (sussidiaria di Walt Disney Company).
Il film si è rivelato immediatamente un grande successo sia dal punto di vista del pubblico sia della critica: con un incasso di 623,7 milioni di dollari si è attestato come 7° film per maggiore incasso nell'anno di uscita, nonché secondo nel genere animazione, battuto solo da Shrek terzo.
Ratatouille ha vinto come Miglior Film di Animazione ai Premi Oscar 2008, dove ottenne anche altre 4 nomination, oltre al Golden Globe e al BAFTA.
[Il trailer di Ratatouille]
Breve sinossi per capire se la ricetta regge
Rémy è un giovane topo (con la voce di Patton Oswalt) che, pur provenendo da una famiglia di semplici (nonché sempliciotti) ratti di campagna, sogna di diventare un grande chef.
Il suo idolo è il grande cuoco Auguste Gusteau, autore del libro "Chiunque può cucinare", che Rémy venera come un testo sacro, attirando le ire di suo padre Django (doppiato da Brian Dennehy): in quano capo della loro comunità il papà di Rémy proprio non riesce a comprendere le aspirazioni e i gusti sofisticati del figlio e lo incita a comportarsi da topo e mangiare la propria spazzatura.
Quando la colonia è scoperta dalla padrona di casa e costretta a fuggire, per salvare il suo prezioso ricettario Rémy si perde nei canali sotterranei di Parigi e resta solo.
Gli appare allora il suo idolo, sotto forma di visione, che lo incita a seguire l'odore di cibo: risalendo le tubature il giovane topo arriva così fin nella cucina di quello che era stato il ristorante di Gusteau, ora gestito dal suo dispotico sottoposto Skinner (doppiato da Ian Holm).
Questi, suo malgrado, si trova ad assumere come sguattero di cucina Alfredo Linguini, giovanissimo (e assai maldestro) figlio di origini italiane di una vecchia fidanzata di Gusteau.
La goffaggine di Alfredo gli fa rovesciare un pentolone di zuppa e, per non essere scoperto, il ragazzo aggiunge acqua e verdure a caso: Rémy, sentito il terribile odore che ne risulta, non resiste alla tentazione di correggere il piatto; nel mentre però Alfredo lo vede e lo imprigiona sotto uno scolapasta.
[Rémy alle prese con la ratatouille, il suo capolavoro]
Il trambusto attira Skinner che coglie in flagrante lo sguattero con un mestolo in mano e lo licenzia per aver osato cucinare.
La zuppa nel frattempo viene servita a un'importante critica gastronomica, che ne resta positivamente colpita.
Il personale si rivolta quindi contro Skinner affinché dia una possibilità al giovane talento e lui accetta alla condizione che cucini di nuovo la stessa zuppa sotto la sua supervisione.
Alfredo torna a casa disperato con il proposito di affogare Rémy, quando scopre non solo che il topino riesce a comunicare con lui, ma che ricorda perfettamente la preparazione della zuppa: decidono così di collaborare e salvarsi entrambi.
Dopo le iniziali difficoltà Rémy capisce di poter manovrare il ragazzo come una marionetta tirandogli i capelli, ben nascosto sotto al cappello da cuoco: Alfredo si salva e decide che con l'aiuto del piccolo topo sopravviverà al suo nuovo e impegnativo compito.
La cucina si rivela subito un ambiente molto duro e glielo conferma anche Colette (Janeane Garofalo), affascinante e determinata collega a cui viene affidato, ma Alfredo resiste, anche quando Skinner inizia a sospettare che gli nasconda qualcosa.
Dopo lungo tempo Rémy ritrova anche la sua famiglia, ma non è che l'inizio dei guai.
Guai che diventano immensi quando il ristorante riceve l'avviso che arriverà in visita il temuto, severissimo e incontentabile Anton Ego (Peter O'Toole), il critico gastronomico che anni prima aveva distrutto la fama di Auguste Gusteau.
[Ratatouille: Alfredo diventa un burattino nelle zampe di Rémy]
Gli ingredienti del successo
"Un uomo non può soddisfare un critico glaciale da solo. Ma un topo (specie se in buona compagnia) forse sì."
[semicit.]
Serve un topo per risollevare le sorti di un ristorante e un lupo per portare i vaccini da Nenana a None: ci vuole una grande attenzione a ogni aspetto tecnico della narrazione perché un film diventi un successo.
Il successo di Ratatouille è certamente in larga parte dovuto alla potenza della trama che, nonostante l'apparente semplicità, così come il piatto omonimo svela un mondo molto più vasto.
Rémy, Alfredo e più ancora Colette coltivano un sogno che sanno essere pressoché impossibile: nella loro lotta, nella costanza del provarci ogni giorno, ogni spettatore ha modo di vedere rispecchiate le proprie aspirazioni e la lotta che, spera, porterà a un successo pari al loro.
La freddezza del critico Ego, al contrario, esprime la delusione per un sogno che non dà più alcuna soddisfazione a causa di un eccesso di tecnica che ha ucciso la meraviglia da cui tutto è iniziato.
Come in molti film, soprattutto di animazione, l'apparenza dei personaggi di Ratatouille esprime immediatamente questa opposizione: Ego è infatti una figura grigia che si staglia glaciale in un mondo caldo e colorato; solo dopo aver assaggiato la ratatouille di Rémy riacquista il colore del bambino che ha amato il cibo al punto di farne una professione, con una metamorfosi che ricorda quella del Signore Grigio che si fa corrompere in Momo alla conquista del tempo.
[ll critico Ego assaggia la ratatouille]
Il ritmo della narrazione di Ratatouille è garantito dalle battute, incalzanti senza mai eccedere, con dialoghi che alternano momenti di introspezione e riflessione a momenti comici, garantendo l'attenzione del pubblico di ogni età.
Non da meno, i piccoli dettagli concorrono a comunicare all'inconscio la fisicità di un mondo tanto affascinante quanto duro: i più attenti hanno notato come in alcune scene sui polsi di Colette siano ben visibili le cicatrici da scottatura che spesso i cuochi si procurano e come ogni dettaglio nella rappresentazione dei cibi sia curato in modo da mostrare le impurità sulle croste di formaggio e i grani di pepe macinato sulla zuppa.
La costruzione dell'ambiente nostalgico e sognante di Ratatouille è affidata anche alla colonna sonora a cura di Michael Giacchino, candidato ai Premi Oscar.
I temi principali richiamano la musica della Belle Époque, contribuendo alla creazione dell'immaginario collettivo di Parigi come città romantica e bohémienne, dove ai sogni tutto è concesso, anche a quelli di un topo.
I diversi temi creano inoltre un filo conduttore, abbinandosi a situazioni e personaggi.
Il film riesce così a ricollegarsi alla tradizione dei grandi classici dell'animazione e, prima ancora, dei miti e delle favole, creando una storia leggibile e più livelli a seconda dell'età e del vissuto personale, ma sempre piacevole, in grado di donare un divertimento appena sporcato di nostalgia.
[Ratatouille: i dettagli delle scottature sul polso di Colette]
Se fossi una ricetta: la ratatouille
In un buon film gli ingredienti della tecnica cinematografica sono fusi al punto da diventare invisibili.
Se lo spettatore si accorge della tecnica e la percepisce è perché la narrazione nel suo complesso non è stata all'altezza di coinvolgerlo appieno.
Ciò che resta è la meraviglia, l'emozione, l'opera perfetta. Così come una ricetta equilibrata, in cui ogni ingrediente non è che la sfumatura di un'opera complessa, la cui forza risiede anche nel sapersi attaccare ai ricordi.
L'effetto nostalgia che risveglia la passione per il cibo nella mente di Ego è al centro del successo della trama di Ratatouille. Quando Rémy decide di servire al critico un banale stufato di verdure lo staff appare molto perplesso, ma finisce per cedere.
Il topo d'altro canto ha le sue ragioni: se lui è riuscito a entrare in una vera cucina, se Alfredo ha conquistato il cuore della cuoca, forse anche una semplice ratatouille nasconde più di ciò che appare dagli ingredienti e, con la giusta confezione, anche melanzane, zucchine e peperoni possono avere un aspetto da ristorante stellato.
Non è però l'apparenza a colpire Ego, quanto il potere dell'inconscio.
La semplicità del sapore che da tempo non trovava, il gusto caldo di casa, dell'infanzia, della sicurezza e del sogno del bambino che era stato.
L'aspro critico trova tutto questo nelle verdure che si sciolgono languide sulla sua lingua, riportando nella sua vita il calore che da tempo aveva perso.
Il gusto nostalgico della felicità, pronto a tornare un boccone dopo l'altro.
[Ratatouille: Anton Ego dopo il primo boccone che lo riporta all'infanzia]
*Per i più temerari che amano i fornelli: la ratatouille classica, in realtà, è una ricetta semplice quanto malleabile.
Nata nelle campagne, con ogni probabilità era uno stufato svuota orto, in cui si potevano mettere anche verdure non più perfette, intercambiabili a seconda di ciò che si aveva a disposizione e con spezie e insaporitori a gusto.
Partendo da un bel soffritto e aggiungendo pomodoro quando sono ben dorate, facilmente si otterrà un piatto gustoso e casalingo.
Un po' più difficile è ottenere un gusto simile alla versione presentata in Ratatouille: la scenografica spirale di verdure delicatamente appoggiata sul sughetto si ottiene cuocendo le verdure a fette, ordinatamente disposte in teglia, con il grande rischio di ottenere verdura bollita... Ma si può rimediare.
Per prima cosa procurarsi cipolla, zucchine verdi e carote in pari quantitativo, passata di pomodoro, cipolla, peperone, sale, pepe, aromi a piacere, dado granulare, olio e aceto balsamico denso per condire.
Affettare melanzane e zucchine a rondelle e salare ogni fetta affinché perdano l'acqua di vegetazione - che può essere amara e allagare tutto.
Nel frattempo fare il sugo: cipolla e peperone tritati piccoli piccoli, ben soffritti e inondati con la passata.
Quando è cotto tutto, un po' di basilico ci può stare.
Mischiare in una ciotolina olio, aceto, abbondante dado granulare, sale, pepe e aromi a pioggia.
Lavare e tamponare le fette di zucchine e melanzane, tagliare anche le carote a rondelle, condire bene ogni fetta con il miscuglio.
Coprire col sugo il fondo di una pirofila e poi disporre alternate le rondelle di verdura, poi infornare a 200° per una mezz'ora.
Se è venuta slavata, provare la versione della nonna di Anton Ego, che come tutte le ricette delle nonne è meno apparenza, ma tutto gusto!
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