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Carmen Sandiego - Recensione: Where in the world is Carmen Sandiego?

È una delle serie animate più interessanti del catalogo Netflix: vi dico perché dovreste guardarla con i vostri figli e nipoti

Nel 1985 nasceva il videogioco Where in the World is Carmen Sandiego?, franchise investigativo - con propositi educativi - nel quale il giocatore doveva seguire, furto dopo furto, le tracce di Carmen Sandiego, abilissima ladra di fama internazionale e capitana di una squadra di sgherri.

 

Arresto dopo arresto, caso dopo caso, saremmo giunti finalmente a stringere la nostra morsa attorno alla ladra.    

 

Quel videogame ha creato un franchise che si è esteso alla letteratura, all’animazione e alcuni di voi ricorderanno la serie animata trasmessa dalla RAI, anch’essa a scopo educativo, e il gioco per la televisione portato al pubblico di giovanissimi da Solletico. 

 

Sento già la vostra onda di feels travolgermi con prepotenza.   

 

Nel gennaio del 2019 Netflix ha rilasciato la prima delle 4 stagioni che compongono il reboot della serie animata, riscrivendo la storia di Carmen Sandiego per portare al pubblico un prodotto più fresco, dinamico e coerente alla modernità degli stilemi narrativi.   

 

 

 

Mai sottovalutare la buona animazione e l’intrattenimento dei vostri figli  

 

Carmen Sandiego è stato creato e sviluppato per Netflix da Duane Capizzi, già autore della stupenda serie animata The Batman (assolutamente consigliata) e sceneggiatore di molte altre serie tratte da personaggi del mondo dei fumetti e non, dai Transformer alle Tartarughe Ninja.  

 

Capizzi, con Carmen Sandiego, ha la possibilità di attingere a una mitologia tra lo spy movie e l’action thriller, approfondendo e sviluppando il potenziale di un universo narrativo capace di affondare in suggestioni a contaminarsi anche con i film di rapine, ma arricchendosi delle peculiarità della narrativa del franchise.   

 

Fortunatamente Duane Capizzi non sottovaluta il genere nel quale naviga da anni, ovvero l’animazione, e ricorda come l’equazione "animazione = intrattenimento elementare per bambini" sia una trappola utile a formulare show mediocri, foriera di bias produttivi e fruitivi che sviliscono il genere della narrazione per immagini disegnate.


Fattore che non è per nulla secondario.

 

Un cartone animato, quando rivolto ai più piccoli, per quanto abbia bisogno di una sua didascalicità e di un'epurazione delle scene di violenza esplicita non deve obbligatoriamente addormentare il suo pubblico con una struttura narrativa piatta e lineare.

 

Anzi, il cartoon dovrebbe essere - proprio per via del pubblico di riferimento - quanto più stimolante possibile, ingaggiando gli spettatori ansiosi di ricevere input ed evitando, come avviene spesso per il genere horror, di creare intrattenimento esplodendo in bassi espedienti stilistici quali montaggi criminali, colori assurdi e musiche costantemente incalzanti.   

 

 

 

 

In Carmen Sandiego, nel distendersi lungo quattro stagioni su una narrazione orizzontale a fare da sfondo a episodi apparentemente verticali, troviamo la cura nello sviluppare ogni personaggio, tanto quanto la chiara volontà di formare una serie di intrighi e misteri la cui soluzione svelerà le origini di Carmen per condurci infine al compimento della sua figura iconica.  

 

Ogni episodio porta una nuova impresa, sposta i personaggi, svela le loro motivazioni apparenti e nascoste, le dinamiche che li legano e al contempo presenta azione, comicità e il classico intento istruttivo, ben veicolato dalle dinamiche di film di rapine, specie se si considera come gli obiettivi dei furti siano principalmente opere d’arte sparse per il mondo.


In un episodio di parla persino di Stradivari e dei violini costruiti dal liutaio di Cremona. 

Carmen Sandiego ci porta in Francia, Italia, Sud America, Giappone e in molti altri luoghi del pianeta, andando oltre gli stereotipi, soprattutto quando si parla di animazione.

 

Grazie a uno stile visivo semplice ma efficace, la serie riesce sempre a rendersi stimolante e al contempo funzionale al genere d’appartenenza.  

 

Where in the world is Carmen Sandiego?     

 

La serie, pur non complicando eccessivamente la trama rispetto a un pubblico giovane, imbastisce un universo tanto semplice quanto stimolante: abbiamo la V.I.L.E., l’associazione criminale che ha addestrato Carmen Sandiego e ora sua antagonista; la A.C.M.E., l’agenzia governativa segreta preposta a sgominare attività criminali internazionali; e infine c'è Carmen Sandiego e il suo gruppo composto da Player, il giovane genio dell’hacking, oltre a Zack e Ivy, due fratelli di Boston amanti dei motori e tuttofare sul campo d’azione.   

 

Carmen Sandiego, già dal primo episodio, introduce tutti i protagonisti della serie, preparando il tappeto narrativo per una storia che diventerà via via sempre più avvincente, svelando il passato della protagonista e dei comprimari, formando alleanze e creando nemici sempre più pericolosi e potenti, conducendoci alla stagione finale dove ogni nodo tornerà al pettine, risolvendo tutte i misteri.

 

Duane Capizzi e il suo gruppo di sceneggiatori, riscrivendo il mito di Carmen Sandiego in chiave moderna, imbastiscono personaggi e comprimari memorabili dando a ognuno di loro un carattere unico e affascinante, raccontando i conflitti in atto fra loro e le forti motivazioni morali/emotive che li connettono. 

 

Persino Zack e Ivy hanno una propria backstory approfondita, rendendo impossibile per il pubblico ignorare la cura per il tessuto narrativo mostrata dal team capitanato da Capizzi, portando i personaggi oltre lo stilema della spalla comica.   

 

Potrei citare anche Chase Devineaux, una sorta di Ispettore Clouseau applicato al mondo di Carmen; Graham Calloway, figura molto importante nel conflitto tra V.I.L.E. e Carmen; il maestro Shadowsan, severo mentore dalla narrativa molto suggestiva; Tamara Fraser, capo della A.C.M.E.; Julia Argent, brillante agente di polizia e collega del maldestro Devineaux.

 

Senza contare Le Chevre, Tigre, El Topo e la ricca galleria di agenti V.I.L.E.  

 

 

 

 

La stessa Carmen Sandiego si discosta dal personaggio bidimensionale visto nelle trasposizioni passate, forte di una scrittura che le conferisce caratteristiche molto distintive all’interno della serie, celebrando l'conografia visiva de “la femme en rouge” - come la apostrofa l’agente Devineaux - e donandole una propria dimensione.

 

Carmen non è più semplicemente una ladra inafferrabile, bensì una protagonista la cui crociata contro V.I.L.E. è mossa da una forza di volontà molto forte e radicata nel suo senso di giustizia e individualismo votato alla ricerca di una propria identità, rigettando quella che altri hanno cercato di imporre.  

 

La serie, seguendo il principio espresso poco sopra di animazione come strumento del linguaggio e non categoria secondaria dello stesso, si fonda su una vera e propria struttura seriale, non avendo nulla da invidiare a prodotti televisivi per adulti nella sua costruzione narrativa e nell'approccio alla serialità televisiva.

 

Volendo presentare un chiaro esempio di come si dipani lo sviluppo degli eventi, per certi versi potrei citare The Mandalorian, vista la contaminazione vicendevole fra narrazione verticale e orizzontale.

 

Duane Capizzi ha portato al suo pubblico un'icona molto potente, una vera eroina che non ammicca mai a certi temi sottolineati con eccessiva veemenza nell'intrattenimento per adulti, preoccupandosi invece di formare con cura il mito di Carmen Sandiego e la sua importanza, senza mai cadere nella trappola a suggerire al pubblico come questa sia la versione femminile del personaggio X o Y.

 

Carmen Sandiego si conquista un'identità fondata su generi già noti al pubblico, ma con un'efficacia difficilmente individuabile nel Cinema o nelle serie TV.

 

 

 

Quella della Capizzi è dunque una delle più belle serie animate d’intrattenimento "generaliste" che abbia visto nel recente passato.


La produzione targata HMH Productions e DHX Media riesce nell'intento di intrattenere anche gli adulti, compresi noi genitori o zii che vogliamo dare ai più piccoli qualcosa di stimolante da guardare e che non sia pericolosamente accondiscendente o svilente per la loro intelligenza.

 

Consiglio assolutamente Carmen Sandiego non solo per la bella reinterpretazione data al personaggio, ma anche per la sua capacità di rendersi un po’ più stratificato grazie alla scrittura, all’aspetto visivo e allo sviluppo delle scene d’azione mai banale e molto vicino a Mission: Impossible più che al caotico e cartoonesco stile sopra le righe di molte altre serie animate.

 

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