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Perry Mason - Recensione: il sordido 1930 nel reboot HBO

Perché il Perry Mason di HBO prodotto con Robert Downey Jr. è uno degli show dell'anno e perché dovreste smettere di pensare alle rossana di vostra nonna e a Rete 4

HBO ha prodotto il reboot di Perry Mason, il famoso avvocato difensore protagonista dei romanzi di Erle Stanley Gardner, avvalendosi della produzione di Robert Downey Jr. e della penna di Rolin Jones e Ron Fitzgerald.

 

 

Credete che HBO abbia riproposto il barbuto ed elegante avvocato tanto caro alle nostre nonne e alla programmazione di Rete 4, o che si sia contraddistinta facendo qualcosa di più "spinto"?

 

Alcuni di voi, alla sola vista della formula alchemica “Perry Mason”, “HBO” e “Reboot”, avranno lanciato una velata imprecazione a qualche dio, sputato il panino alla mortazza o respirato copiosamente quel sorso di EstaThé che stavano trangugiando con avidità, illudendosi di poter scappare al caldo estivo. 

 

 

Perry Mason

 

Altri avranno fatto spallucce in segno di indifferenza o lanciato un forte grido all’indirizzo di quel maledetto assistente vocale che ormai fa un po’ come gli pare.

 

Evitate la fatica: non vi risponderà mai a dovere. 

 

Perry Mason, come possono confermare quelli impegnati a pulire lo sputo di EstaThé mentre con una mano cercano di fare segno a chi li circonda che quella tosse non è Covid-19, è stato uno dei tormentoni di Rete 4. 

 

Già, Rete 4: il canale televisivo Mediaset talmente orientato verso quella terza età così dipendente dalla vita bucolica che, si mormora in giro, Danny Boyle e Ken Loach stiano pensando di realizzare una versione di Trainspotting a quattro mani fatta di caramelle Rossana, Tenente ColomboLa Signora in Giallo e una gondola portata in souvenir da Venezia a capeggiare sopra un televisore ornato da un elegante centrino di uncinetto bianco.

Probabilmente nel film la gondola sarà protagonista di qualche trip da Oki. 

 

 

["Della, prepara i tarallucci che finito il processo ci facciamo una briscola!"]

 

Il Perry Mason impersonato da Raymond Burr per quasi due decenni, lo ricordo nella seconda serie, composta da film TV e mandata in onda su Rete 4 senza soluzione di continuità insieme a molti altri prodotti sopracitati. 

 

In linea col costume della televisione dell’epoca, anche quello era un tipo di show innocuo, innocente, contraddistinto dal concetto di "tarallucci e vino": sicuramente quel Perry Mason non sarà di vostro interesse o gradimento. 

 

Salvo voi siate cresciuti con quella TV o abbiate una certa fascinazione per tutto quello che è racconto per immagini al punto da avere una curiosità che vi porti a fruire di qualsiasi sua forma e interpretazione nel tempo e nello spazio. 

 

Eppure HBO non è NBC e i suoi show non sono certo definibili innocui, dimenticabili o raffazzonati. 

 

HBO non ha alcuna voglia di scendere a compromessi e quando deve raccontare una storia, indipendentemente dal tempo in cui questa è raccontata, lo fa come crede e senza tirarsi indietro quando è necessario mostrare contenuti espliciti o particolarmente crudi e violenti. 

 

Boardwalk Empire, ambientato durante il proibizionismo, è forse dimostrazione di come a HBO del costume e dell’ampolla ideologica che il mondo ha creato attorno a certi miti, rendendoli eterei fino al punto da negare l’idea che potessero esistere sesso, droga, omicidio e prostituzione, se ne sbatte altamente. 

 

 

Perry Mason

 

Siamo a Los Angeles, nel 1932, Perry Mason è un livido investigatore privato impegnato a digerire con litri di alcol la vista di un figlio sempre più sfocata dal divorzio e una guerra in Francia che non riesce a dimenticare.

 

Da qualche parte, nella stanza di un sudicio motel illuminato da una piccola luce giallognola, i coniugi Dodson aspettano le istruzioni del rapitore del loro figlioletto.

 

Il piccolo Charlie gli verrà consegnato cadavere sulla panca di un tram affollato.  

 

Il Perry Mason di HBO ci presenta Matthew Rhys, visto recentemente al fianco di Tom Hanks in Un amico straordinario, che interpreta il personaggio protagonista dei romanzi di Erle Stanley Gardner.

 

Un uomo solo, cupo, afflitto da molti traumi e protagonista in una Los Angeles inarrestabile anche di fronte alla Grande Depressione, ma che si popola di situazioni che non sono propriamente da città delle stelle. 

 

La casa di Hollywood, qualora non foste familiari con la sua storia oscura, è stata teatro di omicidi efferati - come, ad esempio, il caso della Black Dahlia - e la sua polizia è famigerata per essere incompetente e soprattutto corrotta. 

 

 

Perry Mason

 

Perry Mason è una storia di origini, la dolorosa ascesa del personaggio verso la sua famosa figura di avvocato, nonché il racconto umano di una serie di personaggi che non sono propriamente i vincenti della società americana e che rappresentano gli ultimi, i mediocri i perdenti, gli afflitti. 

 

Perry Mason, il reduce di guerra traumatizzato da quello che ha fatto e visto.

 

E.B. Jonathan - un come sempre straordinario John Lithgow - mentore di Mason e avvocato dotato ma troppo mite per una società sempre più in decadimento.

 

Della Street - una elegante Juliet Rylance - l’assistente di E.B. e donna le cui ambizioni, talenti e inclinazioni sono fuori dal suo presente.  

 

Pete Strickland, braccio destro di Mason - interpretato da un ruvido Shea Whigham - e afflitto da battaglie morali che non sfamano la famiglia.

 

Paul Drake - uno stoico Chris Chalk - un poliziotto nero in una società che è ben lontana da ritenerlo parte della stessa.

 

Sister Alice - la magnetica Tatiana Maslany - pastore di uomini per imposizione e per maledizione, costretta e schiava della fede, performer di Dio e delle credenze fanatiche di una Los Angeles empia. 

 

 

["Della, prepara il whiskey di contrabbando!"]

 

 

Rolin Jones e Ron Fitzgerald, nel tessere il rapimento e l’omicidio del piccolo Charlie Dodson, partono dai personaggi e fondano un racconto dove le loro maledizioni e le battaglie contro i loro demoni sono la scintilla delle loro motivazioni, del loro incontrarsi e scontrarsi, del coinvolgimento emotivo e morale verso il caso che ci accompagna durante tutta la stagione e che fa da genesi al mito. 

 

Perché Perry Mason combatte tanto per Emily Dodson - la dissociata Gayle Rankin -, il mostro messo in prima pagina da uomini figli di uomini?

 

Perché Sister Alice continua a vivere una follia collettiva religiosa? 

 

La serie di HBO mostra il sesso perverso di un bordello cinese, quello impacciato e ubriaco di Mason, fa esplodere teste, ci porta nelle celle frigorifere con cadaveri nudi e violacei, ci fa subire la corruzione del potere, l’impotenza degli emarginati e di chi ha poco per combattere, ci sbatte in faccia lo sfarzosità del fanatismo e la decadenza della pubblica gogna.

 

Perry Mason racconta per certi versi una società che probabilmente fa più paura di quella di oggi, che invade i cimiteri per dissacrarli, che fa del disordine pubblico la regola e della vendetta sociale il punto cardine di un sistema giudiziario difettoso, corrotto, affidato a leggi e giurie popolari influenzabili, manipolabili e il cui esito vale tanto quanto un concorso di popolarità a polarità invertita. 

 

 

 

 

Il reboot di HBO funziona prima di tutto grazie alla descrizione dei personaggi che mette in scena, alla loro costruzione, e si raffina nel momento in cui dà un fascino sordido, e forse più onesto, agli anni '30, insudiciando il racconto poliziesco e il tono noir della vicenda, affidandosi per nulla alle parole da voce narrante e da romanzo e investendo molto nel raccontare con gli interpreti e con cosa li colpisce e cosa li porta a fare o subire. 

 

Perry Mason non è rassicurante, non è dolce, non è consolatorio, non ha tarallucci e non ha vino, ma fumo di sigaretta e una caramella Rossana al whiskey illegale, divenendo antitesi della televisione da Rete 4 che molti potrebbero associare allo show. 

 

Siamo al cospetto di una serie che funziona come thriller investigativo e racconto da aula di tribunale, che sa essere truce nella violenza e insolitamente comica grazie a personaggi che, per quanto si possano prendere sul serio, sono pur sempre uomini e donne comuni e in quanto tali sono impacciati, a volte ridicoli.

 

Uno su tutti lo stesso Perry Mason di Matthew Rhys, che spero di vedere più spesso sul grande schermo o in televisione. 

 

Ed è proprio l’interpretazione emaciata ed esplosiva di Rhys che non fa per nulla rimpiangere il casting iniziale di Robert Downey Jr. - poi accantonato a causa di altri impegni lavorativi che coincidevano con la produzione dello show HBO. 

 

[Trailer ufficiale di Perry Mason, HBO]

 

 

In Perry Mason gli eroi sono dei perdenti senza arte né parte, sono traumatizzati, sono imperfetti e imbarazzanti, sono senza potere, sorridono e sfottono quando dovrebbero aver paura, incassano quando non lo meritano, sono furiosi quando le cose sembrano precipitare per andare giù con loro e piegare situazioni già piegate da mani potenti e disoneste. 

 

HBO ci presenta ancora una volta uno show televisivo che vive (e convince) grazie all’enorme cura della messa in scena e alla regia attenta di Tim Van Patten e Deniz Gamze Erguven che, probabilmente, non sarà la più estrosa che vedrete in televisione, ma si mette al servizio di un racconto il cui enorme lavoro svolto nel replicare gli anni '30 non ha bisogno di molto altro se non una direzione quadrata e presente nel seguire i personaggi.

Del resto non si parla di un action.

 

Fortunatamente HBO ha già confermato una seconda stagione di Perry Mason e, personalmente, non vedo l’ora di veder tornare il faccione imbronciato e con la barba sfatta di Matthew Rhys e del suo Perry Mason iroso ma giusto. 

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