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Disney100: tristi riflessioni di un nostalgico appassionato

The Walt Disney Company festeggia i 100 anni della sua fondazione

Il 16 ottobre 1923 veniva fondato il Disney Brothers Cartoon Studio. 

 

100 anni dopo gli studios di proprietà Disney sono passati dal detenere oltre il 33% della quota di mercato cinematografico USA della stagione 2019 ad appena il 19% nel 2022

In quello che avrebbe dovuto essere l'anno dei festeggiamenti per il centenario, la situazione per la Company sembra tutt'altro che rosea.  

 

Devo ammettere che non è stato per niente facile scrivere questo articolo perché, da appassionato e cultore disneyano fin dall'infanzia, vedere e dover ammettere certe cose fa più male di quanto si possa spiegare.

Tutti vorremmo che la magia delle cose a cui teniamo non svanisse mai, invece ogni tanto tocca tornare alla realtà e ciò che questa volta fa davvero male al sottoscritto è vedere come Disney stessa sembri ormai prodigarsi al meglio per far crollare da sola una grossa parte dell'incanto. 

 

Perciò, mentre le dita digitano sulla tastiera, i miei occhi rivedono l'immagine dell'uomo con la maglietta rosa che rimuove l'insegna dell'ultimo Disney Store d'Europa - escludendo quello affiliato a Disneyland Paris - sull'Avenue des Champs-Élysées a Parigi.

 

 

[2 giugno 2023: viene smantellata l'insegna dell'ultimo Disney Store in Europa, chiuso per sempre]

 

Le mie orecchie, invece, risentono ancora la frase pronunciata dallo Zio Walt nel promo rilasciato qualche mese fa da Disney per festeggiare i 100 anni della fondazione della major: fate attenzione al secondo 41. 

 

Questa la versione originale del discorso di Walt da cui è tratto l'audio che sentiamo nel video: 

"To all who come to this happy place: welcome.

Disneyland is your land: here age relives fond memories of the past, and here youth may savor the challenge and promise of the future.

Disneyland is dedicated to the ideals, the dreams, and the hard facts that have created America, with the hope that it will be a source of joy and inspiration to all the world.

Thank you!"


"A tutti coloro che sono giunti in questa terra felice: benvenuti.

Disneyland è la vostra terra: qui gli anziani ritrovano le dolci memorie del passato, qui i giovani assaporano le promesse e le sfide del futuro.

Disneyland è dedicata agli ideali, ai sogni e alle difficoltà che hanno creato l'America, con la speranza che tutto ciò sia fonte di gioia e di ispirazione a tutto il mondo.

Grazie!"

 



Segue, invece, la versione mozzata presente nel trailer celebrativo che sposta indecorosamente il centro del discorso sulla major e non sul Parco che, potremmo dire, ha rappresentato forse il sogno più grande dello Zio Walt. 

 

"To all who come to this happy place: welcome. [...]

Here age relives fond memories of the past, and here youth may savor the challenge and promise of the future. 

DISNEY is dedicated to the ideals, AND the dreams [...] that have created America.

With the hope that it will be a source of joy and inspiration to all the world. [...]"

 

Se per alcuni si può trattare di un cambiamento minimo e insignificante, per me questa storpiatura delle parole di Walt rappresenta un vero e proprio sgarbo. 

 

Disneyland e Disney sono due concetti, realtà e "filosofie" ben diversi. 

 

 

 


C'è però da dire che ai piani alti della Casa del Topo non sembrano forse avere conoscenza profonda dell'ABC disneyano. 

 

Lo testimonia il bel monumento di Topolino fotografato qui sopra, inaugurato alla fine di Town Square sulla Main Street di Disneyland in California, all'inizio di quest'anno. 

Per celebrare il centesimo compleanno della major, sotto una bella statua del Topo, una citazione affissa su una targa recita:

 

"It All Started With a Mouse."


Il rimando a una celebre frase di Walt Disney è chiaro.

Peccato che nella versione corretta la frase sia, ancora una volta, diversa. 

 

Pronunciata in una puntata della serie televisiva Disneyland, di seguito potete sentire come suona la frase non solo nella sua versione estesa, ma anche in quella corretta.

 

 

 

"I only hope that we never lose sight of one thing: that it WAS all started BY a mouse." 

 

Accolgo (e tutto sommato condivido) le critiche di chi mi taccerà di eccessiva pignoleria, ma non posso fare altrimenti che esprimere la mia incredulità e rabbia verso questi incidenti.

A loro modo tutti, per me, confermano la mancanza di conoscenza e soprattutto di rispetto che oggi la major ha (anzi, non ha) per la figura di Walt e dei suoi ideali.

 

Fortunatamente in qualche caso so di non essere il solo Brontolo, anche se appartengo a una cerchia sempre più ristretta di appassionati italiani e internazionali; così dopo circa un mese dal suo posizionamento e a seguito di diverse lamentele, la statua nel parco è stata rimossa per correggerne la citazione.

 

 

 

 

In Italia la citazione di Walt è stata doppiata in una collana di VHS con la voce di Franco Latini.

 

Successivamente, in un video promo che propongo di seguito, anche dalla voce del compianto Michele Kalamera (traduzione: "Spero soltanto che non ci si dimentichi di una cosa: che tutto è cominciato da un topo") sul volto dello Zio Walt.  

Mi fa riflettere l'affettuosa familiarità con cui ci rivolgiamo a lui, allo Zio Walt, nonostante non lo si abbia mai conosciuto personalmente. 

 

Eppure lo trattiamo spesso, specialmente tra appassionati, come un effettivo parente o uno zio buono, e in molti casi ci riferiamo a lui, che non voleva mai essere chiamato Signor Disney ma semplicemente Walt, con quell'appellativo. 

 

Perché Walt per molti è stato - e per tanti continua ad essere - uno di famiglia. 

 

  

 

 

È quantomeno curioso il fatto che, in realtà, quella di ricondurre tutte le attività dell'azienda all'unico nome di Walt sembrerebbe essere stata un'idea del fratello maggiore. 

 

Quando la piccola società di Walt e del fratello Roy Disney si trasferì nella nuova sede in Hyperion Avenue, nel quartiere di Silver Lake a Los Angeles, Walt decise che un solo nome avrebbe dato alla società più tono e personalità.

Così, nel febbraio 1926, il Disney Brothers Cartoon Studio divenne il Walt Disney Studio.

 

Curiosamente - scrive Bob Thomas - Walt temeva che il suo aspetto troppo giovanile compromettesse i contatti con il mondo del Cinema: quando scommise con i colleghi di lasciarsi crescere i baffi, scoprì compiaciuto che gli davano un'aria più matura. 

E i baffi rimasero per sempre!

 

Secondo alcune fonti sembra che, in realtà, sia stato il fratello maggiore di Walt, Roy, a proporre di usare un unico nome per la nuova denominazione della loro attività.

Roy Disney sosteneva che quando la gente si ritrovava a pensare ai loro cartoni animati, doveva in realtà pensare anche alla figura di Walt Disney, perché secondo lui le due cose erano strettamente collegate.

Aveva ragione. 

 

Da quel momento infatti il nome "Walt Disney" è entrato nelle case di uomini e donne di tutto il mondo attraverso film, merchandising, emozioni e ricordi vissuti nei parchi a tema o a teatro.

 

Almeno una volta nella vita, sicuramente, chiunque si è imbattuto nel nome di Walt Disney, nel marchio Disney.

 

 

[I fratelli Disney con le rispettive mogli: Edna, a sinistra vicina a Roy e Lillian, a destra accanto a Walt]

 

Oggi mi chiedo: è ancora così? 

 

Procedo con la mia personale riflessione, che però ribadisco essere filtrata dagli occhi di un inguaribile nostalgico, spero abbastanza obiettivo.  

 

Indubbiamente la "mia" Disney è cambiata e sfumata rispetto a quella che ho conosciuto negli anni passati e in gioventù; penso a quanto ora sia lontana e diversa da quella di Walt - ed è inevitabile e giusto che sia così. 

La divisione italiana di The Walt Disney Company in particolare sembra non essere assolutamente interessata a celebrare in sala (e in generale) il proprio centenario.

Nessuna grande mostra, nessun grande evento veramente degno di nota in quest'anno che oramai sta lentamente per finire. 

 

Mentre per festeggiare il proprio anniversario Warner Bros. dall'inizio dell'anno sta riproponendo sui grandi schermi alcuni tra i titoli più noti del proprio catalogo, da Casablanca a Le ali della libertà, in Disney tutto continua a tacere. 

 

Personalmente ho ritrovato un po' di magia Disney solo all'inizio di luglio, in un chiostro estivo in un centro città vicentino lambito da un soffice vento che smorzava l'afa.

Qualche lucciola, il profumo dell'erba e tante persone incantate davanti allo schermo su cui era proiettato per noi Gli aristogatti

Il folto pubblico era attento, divertito e incantato; molti ragazzi conoscevano il film a memoria, molti bambini lo vedevano magari per la prima volta, molti adulti coi capelli bianchi forse lo ritrovavano nei loro ricordi d'infanzia da quando lo videro in prima visione negli anni '70.

C'era un'atmosfera bellissima e tutto il pubblico era rapito, talmente tanto da sentire il bisogno di sfogarsi in un timido applauso dopo l'ultimo fotogramma. 

 

Mi sono allora chiesto perché non si possano organizzare con i dovuti crismi più eventi del genere, questa volta a livello nazionale, come accadde nel 2012 e 2013 quando per un brevissimo periodo tornarono in sala 6 classici dell'animazione disneyana. 

Credo che se venissero studiati a dovere e fossero riproposti con un biglietto adeguatamente ridotto, i film registrerebbero buoni numeri e presenze anche in sala. 

 

Penso, più che altro, che eventi di questa portata facciano bene all'anima e che ce ne sia bisogno per ricordare che WALT Disney non è mai morto. 

Invece la nostra Disney sembra ora puntare tutto su Disney+, la piattaforma di streaming ufficialmente inaugurata in piena epoca COVID-19.

 

Peccato, però, che anche su questo fronte non sembrano esserci prospettive molto rosee, a fronte di un numero di abbonati nell'ultimo periodo inferiore del 7,4% rispetto al previsto.

 

Ma se l'utente medio può sicuramente rimanere intrattenuto dall'offerta del catalogo della piattaforma, il vero fan Disney medio, probabilmente, avrà molto per cui storcere il naso.

 

 

[Uno dei tanti grandi film di Walt Disney Productions, da tempo disponibile solo all'estero anche in lingua italiana]


Innanzitutto Disney ha di recente annunciato che prossimamente verranno rimossi dal catalogo alcuni titoli quando, a dire il vero, durante le fasi promozionali per il lancio di Disney+ era stata reclamizzata la permanenza dei contenuti nel tempo. 

 

L'offerta dei contenuti puramente disneyani, specie quelli storici, è drasticamente bassa.

Traboccano invece i materiali Marvel, Lucasfilm, Pixar e tutti i brand acquisiti dalla major negli ultimi decenni. 

Ma quel che fa veramente arrabbiare lo si può appurare con una semplice VPN: se nel catalogo statunitense qualche chicca c'è (spesso anche con la traccia audio e i sottotitoli italiani) è solamente in quello nostrano che le cose sono ben differenti.

 

Mancano tanti titoli iconici come ad esempio il film Musica maestro e le serie TV House of Mouse - Il Topoclub e Disneyland, mentre un gran numero di titoli regolarmente doppiati in italiano sono da troppo tempo fruibili con la sola lingua originale, spesso addirittura senza sottotitoli.  

 

 

[Uno dei tanti contenuti disponibili solo sul catalogo statunitense della piattaforma]

 

In questi anni nemmeno il settore dell'editoria disneyana ha saputo ritrovare quella linfa vitale che, ai miei occhi, aveva anche solo fino a un ventennio fa.

 

Da molto tempo, salvo rarissime eccezioni, gradualmente sono del tutto spariti dalle pagine di Topolino i personaggi dei classici d'animazione come Cip e Ciop, Maga Magò, Ezechiele e Lupetto, Nocciola e altri: se lo sfogliamo oggi troviamo solo paperi e topi. 

 

Un veto che a quanto pare sembra provenire dalla casa madre che ha sicuramente dato lunga vita a personaggi meravigliosi quali gli abitanti di Paperopoli e Topolinia, ma che ha eliminato quel sapore di contaminazione disneyana, magari non sempre qualitativamente valida ma senza dubbio spensierata e intrattenente, che si respirava sfogliando le storie a fumetti negli anni '80 e '90 e prima ancora (beate soffitte!).

 

 

[Il libro di Valentina De Poli, ex direttrice del settimanale Topolino]


Guardando oltre i fumetti, nemmeno il centenario della major è servito a portare nelle librerie italiane qualche novità sul tema o, in alternativa, offrire nuove edizioni di classici imprescindibili, come ad esempio la biografia ufficiale di Walt Disney scritta da Bob Thomas, uscita in Italia in un'unica edizione, curata da Mondadori con traduzione di Franco Marano nel febbraio 1980, mentre all'estero invece sono stati ristampati per l'occasione.


In questo senso mi sento di spezzare una lancia a favore di Un'educazione paperopolese. Dizionario sentimentale della nostra infanzia scritto da Valentina De Poli nel 2022.

 

Il libro non ha niente a che spartire con il centenario della Disney, ma sfido chiunque a leggerlo e a non dire che quel testo così fortemente biografico non trasudi magia disneyana da ogni pagina.

 

 

[La storica edizione italiana dell'imprescindibile Walt Disney: An American Original, recentemente ristampato solo negli Stati Uniti]

 

 

Penso che da parte di Disney non sia stata un'idea vincente quella di eliminare la magia di un Disney Store fisico rimpiazzandola con il solo sito Internet, spesso fallimentare e che ti "maledice" quando effetti un acquisto, per uno dei tanti grossolani errori di traduzione.


Penso che realizzare troppi prodotti cinematografici (e non) a mio avviso poco meritevoli faccia sì che il nome Disney non lasci più il segno come nel passato e allontani il pubblico affezionato. 

Penso che puntare tutto sullo streaming trascurando - se non addirittura dimenticando del tutto - l'esperienza di condivisione comunitaria della sala, contribuisca a creare un senso di isolamento e di impigrimento del pubblico nello scoprire le novità nei listini della major. 


Infine penso che l'aumento dei prezzi già alti per molti servizi dei Parchi e degli Hotel Disney li renda (anche a fronte di nuovi investimenti) sempre più esclusivi, troppo spesso proibitivi per il pubblico e che più di tutto contribuisca a creare l'immagine di una Disney frastagliata e tutt'altro che unitaria.  

 

 

[Dannazione! Che gusto fare acquisti su ShopDisney!]

 

Nell'attesa di scoprire che ne sarà dell'atteso nuovo Classico di animazione Wish, speriamo di poter godere presto del corto celebrativo, che sarebbe dovuto uscire proprio con il lungometraggio, ma che uscirà il 16 ottobre ancora una volta su Disney+, il cui trailer mi ha procurato sensazioni constrastanti. 

 

Solito contentino per appassionati ancora speranzosi di vedere qualcosa in 2D, oppure cortometraggio "praticamente perfetto sotto ogni aspetto"?

 

Lo si vedrà e si giudicherà.  

 

 

 

Mi chiedo in conclusione se allora non abbiamo ragione proprio noi, appassionati e cultori disneyani d'antan, a diffondere e far rivivere la cultura disneyana che amiamo scrivendo articoli, organizzando piccole mostre e convegni.

 

Creando insomma occasioni dove elogiare e analizzare soltanto quel valore artistico e culturale immenso che tanto ci è caro, perché collezioniamo proprio i ricordi e i materiali riferiti a quello soltanto. 

Chiudo sperando da boomer che Disney possa continuare a camminare nel presente senza dimenticare il passato, quando osava tentare strade artistiche nuove e quando ancora si chiamava Walt Disney

 

"Sono un nostalgico e mi auguro che non si perda mai ciò che appartiene al passato."

Walter Elias Disney 

 

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1 commento

LaTati23

6 mesi fa

Aspettavo la tua riflessione sui 100 anni della Disney,  anniversario che aspettavo con ansia. Concordo tristemente con tutto quello che hai scritto.
 
La Disney ha preso una brutta piega e continua a fare scelte molto discutibili che mirano più al profitto e non alla qualità.
Ho ancora qualche VHS registrata dei programmi con Walt Disney che presentava ed interagiva con i suoi personaggi, le riguardo ancora con molto affetto e nostalgia.

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