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Bong Joon-ho è il regista del momento, c'è poco da fare. Non ci sono Tarantino, Baumbach, Scorsese o Mendes che tengano: il cineasta sudcoreano e il suo Parasite "collezionista di record" sono letteralmente sulla bocca di tutti.
A confermare l'enorme interesse dimostrato da stampa e pubblico nei suoi confronti, nella giornata di ieri, martedì 27 gennaio, è uscita un'intervista di Vanity Fair USA al regista originario di Taegu con annesso un delizioso (e buffo) shooting fotografico.
Bong Joon-ho è un figo e, finalmente, si sta godendo il meritato successo: per capirlo basta osservare il "tono" delle fotografie scattate da Kelia Anne MacCluksey per il magazine statunitense.
[Foto di Kelia Anne MacCluksey per Vanity Fair]
A prescindere dall'epicità degli scatti pubblicati, nell'articolo-intervista scritto da Sandi Tan è possibile scoprire molte informazioni interessanti su Bong Joon-ho: dalla sua storia e il suo percorso cinematografico, passando per l'ossessione per gli storyboard (pare che non muova di un millimetro la macchina da presa senza averne disegnato uno), la "cotta" giovanile per La grande fuga, le tendenze ansiose e ossessivo-compulsive, il terrore di presenziare allo show di Jimmy Fallon, fino al suo rapporto lavorativo con Tilda Swinton.
Parlando del successo del suo Parasite, il regista ha ammesso di sentire molto "la pressione di ottenere buoni risultati agli Oscar".
La giornalista/critica cinematografica nata a Singapore ha anche citato il divertente episodio raccontato da Bong al The tonight show sull'affamatissimo cast premiato alla scorsa edizione del Festival di Cannes.
Fra le righe dell'articolo, però, c'è una dichiarazione in particolare che ha suscitato l'interesse degli appassionati di Cinema: Bong ha infatti confessato che, al momento, si sta occupando della stesura delle sceneggiature di ben due lungometraggi.
[La copertina di Vanity Fair dedicata a Bong Joon-ho]
"Molto lentamente" a causa di "tutte queste campagne promozionali", ha precisato.
Il primo soggetto al quale ha accennato Bong Joon-ho è quello relativo a un horror ambientato in Corea del Sud.
Il secondo, definito dal regista come "molto umano", sarà invece un film in lingua inglese basato su un avvenimento realmente accaduto nel 2016 nel Regno Unito.
Onestamente, sono entrambi dei progetti molto interessanti: l'horror è infatti un genere che manca al repertorio cinematografico di Bong Joon-ho (lo ha solamente "sfiorato" con The Host), ma che potrebbe essere incredibilmente compatibile con la poetica narrativa del regista; per quanto riguarda il film in inglese, non vediamo l'ora di scoprire quale sarà la "storia vera" dalla quale prenderà spunto il soggetto.
Che ne dite?
Siete curiosi quanto noi?
Se voleste approfondire l'amore incondizionato (e ricambiato) di Bong per Ari Aster, il suo desiderio di un american-dream noir con un tocco da L'infernale Quinlan di Orson Welles o del sogno di poter lavorare con Jack Nicholson, vi rimandiamo all'articolo di Vanity Fair.
Se invece volete approfondire il suo percorso cinematografico, potete trovare qui la monografia dedicatagli da CineFacts.it.
1 commento
Adriano Meis
4 anni fa
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