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Le major potrebbero possedere anche le sale: ecco cosa cambierà, se cambierà

Svaniscono le restrizioni imposte le regole dai decreti denominati Paramount Consent

Le regole antitrust che vietavano agli studios di Hollywood di possedere delle sale cinematografiche verranno forse spazzate via: un giudice federale ha approvato la richiesta del Dipartimento di Giustizia di abolire il cosiddetto Paramount Consent.

 

 

Le leggi sono in vigore sin dalla Golden Age di Hollywood: avevano lo scopo di indebolire lo strapotere delle major come Warner Bros., 20th Century Fox e Paramount che ai tempi erano produttori, distributori e anche esercenti. 

 

La rivoluzione arriva dopo che il dipartimento ha proposto di eliminare i regolamenti lo scorso autunno, sottolineando che erano anacronistici e che non erano riusciti a prevedere i modi complessi in cui vengono realizzate e distribuite le varie forme di intrattenimento al giorno d'oggi.

 

Venerdì, il giudice distrettuale statunitense Analisa Torres ha dichiarato che "...la risoluzione dei decreti è nell'interesse pubblico".

 

 

 

 

È improbabile comunque che la decisione cambi da subito il modo in cui vengono condotti gli affari a Hollywood.

 

I cinema stanno subendo un contraccolpo micidiale dovuto alla pandemia da coronavirus e le major sono diventate ancora più dipendenti dalla televisione e dallo streaming, un trend che era già iniziato negli ultimi anni ma che in questi mesi ha subito un accelerazione. 

 

Il giudice Torres ha notato questo nuovo panorama, scrivendo

 

“Con il proliferare dei servizi di streaming di film su Internet, i distributori di film sono diventati meno dipendenti dalla distribuzione nelle sale.

Ad esempio: alcuni distributori indipendenti, facendo affidamento sugli abbonamenti anziché sui ricavi al botteghino, attualmente distribuiscono film nelle sale con tirature limitate o lo stesso giorno dei servizi di streaming di film su Internet.

Netflix, che prevede di distribuire oltre cinquanta film quest'anno, "per lo più ignora i cinema" ".

 

La mossa per abolire i decreti faceva parte di una più ampia spinta anti-normativa da parte dell'amministrazione Trump, ma non era uno degli obiettivi principali degli studios cinematografici.

 

L'eliminazione delle regole alla fine eliminerà anche altre restrizioni.

 

 



Spariranno le restrizioni contro il Block Booking e il Circuit Dealing.

 

Il primo termine indica la pratica da parte dei distributori di vendere alle sale un pacchetto di più film "alla cieca", in modo che l'esercente per avere il film di richiamo sia costretto ad acquistare anche altri film magari di Serie B, senza nemmeno sapere di che film si tratti - pratica molto in voga da parte delle major negli anni '40.

 

Con Circuit Dealing invece si intendono gli accordi tra le major e i circuiti di sale, che garantiscano a entrambe un rapporto privilegiato che diventa quasi un'esclusiva. 

 

Proviamo meglio a vedere quali potrebbero essere i cambiamenti che questa indubbia rivoluzione porterà all'industria cinematografica. 

 

Negli ultimi anni abbiamo visto le grandi piattaforme streaming come Netflix e Amazon cercare di acquisire sale cinematografiche, ma le leggi in vigore impedivano questa pratica. 

 

Con la soppressione di tali restrizioni diventerà quindi possibile per uno studio cinematografico come la Universal acquisire, se non addirittura comprare completamente, catene di sale come la AMC Theatres o la Regal Cinemas.

Come dite? 

Avete letto qui da noi che Universal ha preso un accordo con AMC per ridurre la finestra temporale tra sala e streaming? 

Ecco, è un inizio...

 

La questione del Block Booking si può invece illustrare in questo modo.

 

Se la Disney decidesse di muoversi in maniera aggressiva, potrebbe decidere che se un esercente volesse proiettare Mulan nella sua sala, dovrebbe allora acquistare anche le licenze per altri film della major, che magari sulla carta non sono forti come il film di punta.

Vuoi Mulan? 

Bene, allora compri anche Onward, Soul, Artemis Fowl e The One and Only Ivan.

 

L'ultima e più preoccupante rimozione delle regole riguarda il Circuit Dealing. 

Come spiegato prima, in seguito all'accordo che hannno già preso - anche se riguarda un altro aspetto, ma è evidente che i due attori siano oggi in una posizione di riguardo uno nei confronti dell'altro - Universal potrebbe rilasciare una licenza ad AMC per proiettare un particolare film o pacchetto di film. 

 

Solo lì, non altrove. 

In breve, se Universal possiede AMC e Disney possiede Regal, nel momento in cui una sala non rispettasse i termini e le condizioni dettate dalla major allora le sale non riceveranno i film.

 

Peggio ancora sarebbe per le sale indipendenti, che rimarrebbero totalmente fuori dal giro non essendo associate a nessun grande studio di Hollywood. 

Il rischio per loro sarebbe di non poter mai più avere determinati titoli da mettere in programmazione. 

 

Se da un lato la cosa appare poco grave, perché parliamo di circuiti che normalmente proiettano un altro genere di film e non quelli delle grandi major, dall'altra bisogna riflettere su una cosa semplicissima. 

 

Una cosa è se io esercente decido di non programmare determinati film. 

Altra cosa, molto diversa, è se io esercente vengo tagliato fuori e quei determinati film non potrò mai averli anche nel momento in cui dovessi cambiare idea. 

 

La prima è una scelta, una linea editoriale. 

La seconda è un'imposizione. 

 

Molti analisti in queste ore stanno sostenendo che la rivoluzione messa in moto dalla caduta del Paramount Consent non sarà immediata: il decreto è ancora in vigore, e secondo molti cadrà circa tra un paio d'anni.

 

Saranno anni di assestamento e di riorganizzazione, in primo luogo perché gli attuali accordi di produzione e distribuzione per i prossimi mesi sono già in atto, ma soprattutto perché la pandemia è ancora una realtà e fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità è difficile che si possano mettere in campo decisioni così grandi e così diverse da quello che sono stati gli ultimi 70 anni. 

 

Altra importante e necessaria puntualizzazione: il giudice Analisa Torres non torna ovviamente indietro sulla decisione. 

Ma ci saranno ricorsi. 

C'è ancora tutto il tempo per far sì che questa rivoluzione non si metta in moto, anche se le pressioni saranno ovviamente tante. 

 

Ora che si è aperto uno spiraglio che le major probabilmente nemmeno si auguravano, faranno sentire il loro peso politico che senza dubbio è maggiore di quello delle catene di sale cinematografiche. 

 

Però non è detto che con le elezioni di novembre e magari un cambio di rotta nel governo statunitense tutto ciò non venga rimesso di nuovo in discussione. 

 

Nel 1948 le sale erano state messe in condizioni di potersi fare concorrenza in maniera onesta, e i grossi studios hollywoodiani erano stati depotenziati. 

 

La decisione del giudice Torres potrebbe mettere in moto un ritorno al passato. 

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