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Accordo tra Universal e AMC: 17 giorni tra sala e on demand

Universal Pictures e AMC Theatres hanno stretto un accordo storico per ridurre a tre settimane la finestra utile a portare i film dalla sala allo streaming

Universal Pictures e AMC Theatres, maggiore catena statunitense di sale cinematografiche, hanno stretto un accordo storico che promette di cambiare la fruizione dei film, portandola sempre più a diventare un evento.

 


Universal e AMC erano ai ferri corti da quando la major aveva deciso di rilasciare Trolls World Tour contemporaneamente in VOD (video on demand) e nelle poche sale ancora aperte prima del lockdown totale.  


Una mossa che indispettì non poco AMC, che promise di bandire da ogni sua sala i film Universal, portando in primo piano una forte discussione riguardo il futuro del cinema e le esigenze distributive delle major.


La questione andava anche oltre l'emergenza sanitaria e le major hanno da sempre cercato di ridurre la finestra di mercato per rendere i film esclusivi per la sala, prima di poter essere distribuiti in VOD.

Il limite di 90 giorni è quindi ora ridotto drasticamente a 17 giorni - più due weekend, per un totale quindi di 3 settimane.

 

L'accordo stretto tra AMC e Universal permetterà a quest'ultima di rendere i propri film disponibili in premium on-demand, un noleggio che generalmente costa circa 20 dollari, dopo 17 giorni dal debutto in sala, dividendo parte dei ricavi a AMC - anche se sul fronte economico non sono ancora stati diffusi dettagli.


Contestualmente l'accordo prevede che Universal non potrà vendere o noleggiare i propri film a un prezzo inferiore prima dei famosi 90 giorni - 3 mesi - dal debutto in sala.

 

 

[The King of Staten Island, uno dei maggiori film Universal distribuiti in VOD]

 

La cosa sarà importante per tutti quei film meno ambiziosi, garantendo un maggiore spazio di manovra qualora questi non dovessero raggiungere dei buoni incassi al botteghino o prolungando la proiezione al cinema qualora al contrario risultassero di particolare successo.

 

Una manovra che porterà moltre altre major a strappare simili accordi e che per anni sono stati fuori discussione.


Per una grossa casa di produzione, indipendentemente dalle ambizioni del film, i 90 giorni sono sempre stati una condanna, considerando che già nelle prime settimane è possibile capire se un film stia funzionando sul pubblico o meno: restare agonizzanti per troppo tempo aspettando maggior fortuna con il VOD è sempre stato oneroso.


Ciò ha anche portato le major a credere poco in progetti per loro minori, magari tagliando le gambe a idee di registi che avrebbero meritato più fiducia in sala o negandola a opere prime di rilievo, che non hanno magari goduto di una partecipazione a un festival importante o una grossa spinta pubblicitaria - un problema che è l'incubo di molti registi, creando difatti un brutto intoppo nel sistema cinematografico.

 

L'accordo tra AMC e Universal è piuttosto importante e potrebbe cambiare il mondo della distribuzione e della fruizione in sala, aprendo a nuovi eventi e strategie e creando nuove abitudini per il pubblico.

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