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Slow News - Recensione: un nuovo modo di fare giornalismo - gLocal 2021

Slow News è un documentario che racconta il movimenta nato in risposta alla deriva che il giornalismo sta prendendo in tutto il mondo

Slow News è un documentario che racconta il movimenta nato in risposta alla deriva che il giornalismo sta prendendo in tutto il mondo.

 

Tanto quanto la diffusione del cibo spazzatura, identificato in quello dei fast food, ha portato alla nascita del movimento Slow Food, così la perdita di qualità in funzione di rapidità e clickbaiting sta portando alla nascita del movimento denominato Slow News.

 

[Il trailer di Slow News]

  

 

Alberto Puliafito, Fulvio Nebbia e Andrea Coccia, dopo anni passati nel giornalismo online fatto di fake news, titoli accattivanti e compensi legati ai click, ci raccontano della loro scoperta di un nuovo modo di concepire il mondo dell'informazione che prende le mosse da un saggio, intitolato per l'appunto Slow News.

 

Manifesto per un consumo critico dell'informazione, di Peter Laufer, anch'egli giornalista e professore dell'università dell'Oregon.

 

In questo libro si teorizza una necessità di diminuire i ritmi e la fruizione da parte degli utenti dell'informazione: meno notizie ma di maggior qualità, senza la necessità di essere sempre connessi all'ultim'ora, bensì sapendo contestualizzare e analizzare i fatti.

 

Il documentario è diviso in due: da un lato il racconto del mondo da cui provengono i tre autori che erano dipendenti di Blogo - testata che produce più di 400 articoli al giorno - e la scoperta di questo nuovo modo di concepire la professione del giornalista, dall'altra una sorta di dialogo aperto con colleghi e realtà differenti in cui capire e costruire una via per un nuovo modo di informare.

 

 

[Peter Laufer nella scena finale di Slow News]

 

L'idea di fondo di Slow News è quella di contrapporre a un'informazione sempre presente e che non ha né tempo né modo per ragionare all'infuori degli eventi, spesso a malapena verificati, un nuovo tipo di racconto che acquisti valore non nella rapidità con cui raggiunge l'utente, ma nella capacità di dare a quest'ultimo contestualizzazione e analisi di un presente sempre più difficile da codificare.

 

Questa rivoluzione nasce anche dalla considerazione che, sia per mancanza di fiducia sia per la bulimica produzione di notizie online, oggi l'utente medio è poco propenso a valutare il giornalismo come qualcosa per cui è disposto a pagare.

 

Proprio in questo Slow News si propone di innescare un cambiamento che produca un seguito nel pubblico, iniziando a cambiare anche l'approccio dei lettori alle notizie.

 

 

[Lea Korsgaard, direttrice e fondatrice di Zetland, una delle realtà di giornalismo positivo mostrate in Slow News]

 

 

Nel documentario vengono quindi analizzati vari fenomeni che si avvicinano al modello di Slow News o che ne sottolineano la necessità.

 

Assistiamo al racconto della genesi di alcune delle più grosse bufale italiane attraverso il re delle fake news Ermes Maiolica, lo sfruttamento social della politica e il giornalismo locale americano che da anni vive di ritmi completamente diversi da quello su più larga scala.

 

In tutto il documentario Puliafito, nel racconto del movimento Slow News, punta tantissimo sul legame tra informazione e democrazia e come le une per essere forti non possano fare a meno di altre altrettanto forti, di come i processi in atto non stiano solo indebolendo la fiducia del pubblico nel giornalismo, ma stanno a tutti gli effetti mettendo in crisi il modello democratico stesso.

 

 

[Helen Boaden, dirigente televisiva per oltre trent'anni presso la BBC, e Alberto Puliafito in una delle interviste di Slow News]
 

   

In Slow News Puliafito ci mostra inoltre moltissime voci e proposte differenti, usando una pluralità che sottende come la soluzione non sia già stata trovata, ma che passi attraverso un dialogo tra professionisti e un cambio di approccio deontologico. 

 

La presenza costante di Laufer e delle sue conferenze come trait d'union tra tutte le differenti voci e personalità si esalta nella chiusura di Slow News, in cui lo studioso tira le somme di un discorso ancora senza soluzione, ma che forse è quantomeno iniziato.

 

L'autore del saggio Slow News. Manifesto per un consumo critico dell'informazione pone l'accento su come in diverse parti del mondo e in modi completamente differenti molti giornalisti si siano mossi nella direzione che lui ha iniziato a teorizzare più di dieci anni prima.

 

"Tutti hanno intuito, senza parlarsi tra loro, senza conoscere il lavoro degli altri, che stavano praticando Slow News.

E ora il movimento Slow News si sta formando e ci stiamo incontrando e questo rende il movimento più potente perché possiamo imparare l'uno dall'altro, possiamo condividere informazioni, tecniche, idee, personale.

 

Il rumore di fondo sarà sempre lì, ma sarà compensato dal buon giornalismo e non sarà solo speranza!"

Le parole di Peter Laufer in chiusura del film.

 

Dopo un film importante in quanto ricordo della sala come Manuale di storie dei cinema, la XX edizione del gLocal Film Festival presenta un altro film estremamente attuale e che ben racconta un fenomeno tanto locale quanto generale, provando in un film che non fa della forma la sua arma principale a raccontare un movimento che oggi sembra più attuale che mai.

 ______________

 

Slow News è disponibile da domenica 14 marzo alle 19.00 su streen.org per la XX edizione del gLocal Film Festival.

 

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