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Contagion: la pandemia vista attraverso la cinepresa

Breve sguardo al film di Steven Soderbergh

Alla sua uscita nelle sale (preceduto da una singolare campagna pubblicitaria), il pubblico non immaginava sicuramente che quanto descritto dal film Contagion sarebbe diventato realtà pochi anni dopo.


Eravamo nel 2010: il regista Steven Soderbergh desiderava collaborare ancora una volta con lo sceneggiatore Scott Z. Burns dopo il film The Informant!, realizzato nel 2009, e aveva in mente un progetto su Leni Riefenstahl, regista tedesca d'epoca nazista.

 

[Il trailer italiano di Contagion]

 

 

Tuttavia, consapevole del fatto che quello sarebbe stato un film di scarso interesse, decise di accantonarlo per narrare una storia più coinvolgente.

 

Fu allora che venne in mente l'idea per un’opera drammatica in una cornice di emergenza sanitaria mondiale.

Un filone, questo, che poteva già contare dei precedenti, su tutti Virus letale diretto da Wolfgang Petersen nel 1995.

Nessuno di loro, tuttavia, può essere paragonato al film di Soderbergh

La trama di Contagion focalizza la sua attenzione sul virus (fittizio) MEV-1, raccontandone il suo ciclo "vitale": dal contagio del paziente zero fino alla scoperta del vaccino; nel mezzo, vengono raccontate le reazioni di persone, opinione pubblica e medici all'epidemia che diventa rapidamente pandemia.

 

 

 

 

Una delle prime cose che colpisce di Contagion è il cast, che può definirsi tranquillamente stellare senza temere un abuso di tale aggettivo.

 

Matt Damon, Gwyneth PaltrowKate Winslet, Jude Law, Laurence Fishburne, Marion Cotillard e Bryan Cranston hanno preso parte alle riprese accettando dei cachet inferiori alle loro solite richieste.

 

Attori e attrici prestano voce e corpo a figure che sono facilmente riconducibili alla situazione che stiamo vivendo nella realtà: il padre di famiglia la cui esistenza viene sconvolta dal virus, la dottoressa che opera in prima linea per arginare l'emergenza, il sedicente esperto che parla da un piedistallo online.

Quest'ultimo, interpretato da Jude Law, è un personaggio emblematico dei tempi in cui viviamo, dove spesso e volentieri persone comuni diventano improvvisamente - attraverso i media - virologi ed epidemiologi: Law si cala nei panni di un "giornalista" da strapazzo che grida al complotto farmaceutico e sponsorizza una cura omeopatica per il proprio tornaconto personale.

 

Il film è anche troppo tenero in tal senso, se si pensa che non soltanto i blogger ma addirittura politici molto influenti (Donald Trump in primis) tendono attualmente a distorcere la realtà, proponendo rimedi alla malattia che non hanno solide basi scientifiche.

 

 

 

 

Contagion racconta dunque di un gruppo di persone che vengono a contatto (non solo metaforicamente) in diversi modi col virus, e le loro vicende si intrecciano su scala internazionale; le riprese del film si sono svolte in più luoghi fra i quali Stati Uniti, Svizzera, Hong Kong, Giappone e Regno Unito.

Oltre al cast, un altro punto di forza del film è sicuramente il suo realismo. 

 

Lo sceneggiatore Burns ha recentemente dichiarato in merito:

"È molto strano per me, sia sui social network che nelle conversazioni con gli amici, che le persone mi dicano quanto è sorprendente che il film sia simile alla realtà.

E io non trovo che sia così sorprendente, perché tutti gli scienziati con cui ho parlato, e ce n'erano molti, mi dissero che era una questione di quando sarebbe accaduto questo, non se".

 

 

 

 

Medici ed esperti sono concordi nel definire verosimile lo sviluppo della pandemia che si vede in Contagion.

 

Altrettanto verosimile, tenendo presente quello che sta accadendo in Italia e non solo, è la reazione della popolazione di fronte alla diffusione del virus.

 

Ansia, paura, panico: le attività economiche chiudono, i supermercati vengono presi d’assalto, le persone sono costrette a restare chiuse in casa per mantenere il distanziamento sociale.

Queste non sono scene a cui assistiamo solo in Contagion, sono cose che abbiamo visto con i nostri occhi e che abbiamo vissutoo in prima persona. 

Le similitudini non riguardano esclusivamente il modo in cui le persone si interfacciano con il virus, ma anche il virus stesso: così come il reale SARS-CoV-2 anche il fittizio MEV-1 ha origine asiatiche e derivazione animale; una differenza risiede invece nel tasso di letalità, molto più alto rispetto a quello della sua controparte reale.

 

Per fortuna. 

 

 

 

 

Soderbergh racconta tutto questo in maniera fredda e distaccata.

 

In certi punti la pellicola assume toni documentaristici, i movimenti di macchina sono ridotti al minimo e le inquadrature si susseguono in montaggio dal ritmo basso ma costante.

Beninteso, una regia senza fronzoli né orpelli non sta a significare che la messa in scena sia poco curata o lasciata al caso.


Nelle prime sequenze del film, per esempio, la cinepresa indugia su oggetti molto adatti alla trasmissione del virus e dunque pericolosi per l'uomo: carte di credito, corrimano, bicchieri, cartelline portadocumenti.

Il significato è chiaro: attenzione a quel che si tocca, perché la minaccia potrebbe annidarsi ovunque.

 

A queste inquadrature se ne contrapporranno poi altre in cui sono mostrati laboratori asettici, frequentati da scienziati adeguatamente coperti e protetti, impegnati nella ricerca del vaccino.

 

 

 

 

In Contagion non mancano nemmeno elementi di critica sociale: durante la visione del film emerge infatti un attacco non troppo velato al contemporaneo modus operandi capitalistico, che alterando l'ambiente rende l'umanità più vulnerabile a infezioni e malattie.


Il finale del film, che mostra la lenta distruzione di un ecosistema ma anche la scoperta del vaccino, veicola dopo circa cento minuti di crescente inquietudine un messaggio di speranza.

 

Non sappiamo se i protagonisti del film abbiano imparato la lezione; è certo che Contagion ha molto da insegnare ai suoi spettatori. 

 

 

 

 

E non può essere casuale il successo che la pellicola sta raccogliendo in questo momento storico: secondo i dati diffusi da Warner Bros., che si occupa della sua distribuzione, alla fine dello scorso anno Contagion era al 270° posto nella classifica dei film più visti fra quelli nel suo catalogo; in pochi mesi è balzato al secondo posto, dietro soltanto ai film di Harry Potter. 

 

Qualora anche voi decideste di vedere Contagion per la prima volta o rivederlo, la raccomandazione è una sola: dopo aver toccato il telecomando, andate a lavarvi le mani! 

 

 

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