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Mulan: la strana strategia di Disney continua, e per ora hanno ragione loro

Il film sbarca sulle altre piattaforme streaming, restando a pagamento

A partire dalla prossima settimana non sarà necessario essere abbonati a Disney Plus per vedere Mulan: da martedì 6 ottobre infatti il film arriverà stabilmente anche su altre piattaforme streaming.

 

Prime Video, Google Play, Vudu (piattaforma di NBCUniversal) e FandangoNow stanno già ricevendo i preordini del film, che costa comunque 29,99 dollari, e al momento guardando la politica di distribuzione di Disney in questi mesi sembra di assistere a una serie di strani esperimenti, resi possibili solo dall'attuale situazione in cui la pandemia da COVID-19 ci sta costringendo. 

 

Mulan avrà quindi un altro periodo di due mesi in cui potrà essere solo comprato, dato che dal 4 dicembre il titolo diventerà disponibile per tutti gli abbonati Disney Plus senza alcun costo aggiuntivo.

 

 

 

I contenuti bonus nell'uscita digitale di Mulan includeranno delle featurettes sugli attori e il dietro le quinte, le scene eliminate e dei videoclip musicali, incluse canzoni eseguite da Christina Aguilera in inglese e spagnolo e da Yifei Liu in mandarino e inglese.

 

Se vi sembrano i contenuti classici di un'edizione in Blu-ray non state sbagliando: Disney già adesso sulla propria piattaforma offre circa gli stessi contenuti disponibili in home video, una strada che la concorrenza non ha ancora battuto.

 

Disney, e come lei tutte le altre, è stata costretta a rinunciare a un'uscita nelle sale negli Stati Uniti e in parecchi altri paesi del mondo a causa della crisi legata alla COVID-19, la decisione quindi è stata quella di rilasciare Mulan su Disney Plus il 4 settembre, con la formula Accesso VIP che altro non è che un costo aggiuntivo anche per chi è già abbonato alla piattaforma. 

 

 

 

Ma com'è andato Mulan in streaming? 

 

Personalmente ammetto di aver sperato che non andasse eccessivamente bene, perché credo che nel momento in cui anche i blockbuster dovessero diventare redditizi se distribuiti in streaming, allora le major eviteranno il passaggio in sala il più possibile perché più oneroso, più complicato da gestire e in fin dei conti meno remunerativo. 

 

Se Disney riesce a rientrare dell'enorme spesa investita su Mulan senza nemmeno farlo uscire in sala, è lecito pensare che sia lei che le altre sorellone hollywoodiane potrebbero d'ora in poi rivalutare la loro politica di distribuzione, arrivando a vedere le sale come un'occasione per delle proiezioni evento, più che come vera e propria casa del Cinema. 

 

Non ci sono ancora dei dati ufficiali, ma un'analisi di 7Park Data ci dice che quasi il 29% degli utenti Disney Plus statunitensi che hanno effettuato l'accesso all'app tra il 1° settembre e il 12 settembre ha acquistato Mulan, superando di gran lunga altri titoli gratuiti presenti sulla piattaforma.

 

Durante l'ultimo rapporto sugli utili dell'azienda, Disney ha affermato che la propria piattaforma streaming ha accumulato oltre 60 milioni di abbonati globali: supponendo che le famiglie statunitensi rappresentino il 50% di quella base totale - Disney non ha ancora divulgato il numero esatto di abbonati con sede negli Stati Uniti - i dati di 7Park Data suggeriscono che, nella migliore delle ipotesi, circa 9 milioni di utenti hanno acquistato il film Mulan per 29,99 dollari. 

 

 



In questa ipotesi profitti netti arriverebbero a circa 270 milioni, solo sul mercato statunitense.

 

Tutto ciò senza tener conto degli abbonati a Disney Plus nel resto del mondo, e va sottolineato che a differenza di un'uscita in sala questo introito per Disney è al netto, dato che non deve pagare nessuna percentuale agli esercenti e a degli eventuali distributori laddove non lo distribuisca direttamente. 

 

Alla cifra dobbiamo poi aggiungere gli incassi dei botteghini di quelle (poche) zone del mondo dove il film è uscito in sala, che al momento si aggira intorno ai 65 milioni di dollari. 

 

Altro indizio di come Mulan abbia smosso le cose: Sensor Tower, una società di ricerca sui download di app, ha dichiarato a Yahoo! Finance che i download di Disney Plus sono aumentati del 68% da venerdì 4 a domenica 6 settembre rispetto a una settimana prima, e che la spesa dei consumatori all'interno dell'app è aumentata del 193%, ed è piuttosto facile pensare che si tratti dell'acquisto di Mulan. 

 

Per ora c'è stata soltanto una dichiarazione ufficiale da parte della CFO Christine McCarthy che, una volta interpellata in merito alla performance di Mulan in streaming, ha stringatamente dichiarato che

"La società è molto soddisfatta di ciò che ha visto finora."

 

Indipendentemente da come lo si guarda, insomma, il risultato finale pare essere positivo per la Disney. 

 

La nuova strategia di lanciarlo anche sulle piattaforme concorrenti, vedremo se la cosa riguarderà anche l'Italia, pare andare nella stessa direzione di un lento e progressivo abbandono della sala cinematografica. 

Vero è che la situazione attuale stia dopando certi comportamenti del pubblico, che anche nel caso di paesi dove i cinema sono aperti non si sta riversando nelle sale con l'entusiasmo che contraddistingueva le uscite dei blockbuster precedenti alla pandemia. 

 

Ne sa qualcosa Warner.

Dopo svariati slittamenti sulla data di uscita Tenet sta infatti raccogliendo molto meno del previsto: attualmente il film di Christopher Nolan ha incassato 280 milioni di dollari nel mondo, 64 di questi solo sul mercato cinese dove invece Mulan è stato "punito" per ragioni che vanno al di là dei meriti o demeriti cinematografici. 

 

Wonder Woman 1984 è già stato spostato al 2021, e nello stesso modo si stanno comportando anche le altre grosse major, ultima in ordine cronologico MGM che poche ore fa ha deciso di spostare il suo No Time to Die alla primavera dell'anno prossimo. 

 

Disney in questo periodo è la major che ha avuto le perdite economiche più ingenti, proprio perché oltre al Cinema ha anche altre attività che sono state bloccate dalla pandemia. 

Ma paradossalmente è anche l'unica che in questo momento può decidere in autonomia di distribuire un film sulla propria piattaforma streaming forte di un nome così importante e di un marketing che evidentemente sa il fatto suo. 

 

Se anche le altre la seguiranno o se ci saranno accordi incrociati in termini di distribuzioone streaming tra le major è tutto da vedere. 

 

Di certo resta il fatto che questo 2020 sta dando una spallata violenta al sistema cinema che conoscevamo e che reggeva ormai da più di mezzo secolo. 

Quali saranno le conseguenze, però, non lo possiamo ancora sapere. 

 

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1 commento

Teo Youssoufian

3 anni fa

ma infatti il titolo recita "per ora hanno ragione loro", nel pezzo parlo di ipotesi e ho scritto che "il risultato pare essere positivo"; l'articolo da te linkato scrive che le proiezioni "may have been inaccurate".

siamo nel campo delle supposizioni e la realtà sarà infatti tutta da dimostrare 😉

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