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Al Toronto International Film Festival 2020 viene presentato Mr. Jones, biopic diretto da Agnieszka Holland.
Il film racconta la storia di Gareth Jones, giornalista gallese che investigò sulla Holodomor - carestia causata da Iosif Stalin in Ucraina - che va a smontare la macchina propagandistica e genera il materiale che avrebbe portato George Orwell a scrivere La fattoria degli animali.
Mr. Jones entra sotto la pelle del giornalista gallese, ossessionato dalla ricerca della verità indipendentemente dalle estreme conseguenze.
Al suo fianco Ada Brooks (Vanessa Kirby) e opposto al suo cammino Walter Duranty (Peter Sarsgaard), premio Pulitzer la cui fama dopo gli eventi storici si è trasformata in infamia, pur incontrando, a oggi e nonostante la galoppante e conveniente cancel culture, un epilogo meno amaro rispetto alla sorte riservata al ben più intemerato Gareth Jones.
Il film di Agnieszka Holland è un biopic importante che porta al grande pubblico una memoria storica appannata e propone un racconto per niente edulcorato nei toni e che non cerca nel ritratto del giornalista gallese uno sguardo eccessivamente eroico.
Mr. Jones non ha grandi discorsi enfatici, non ha una sceneggiatura particolarmente celebrativa, lasciando questo compito all’opera più di impatto culturale per il pubblico: La fattoria degli animali.
Il George Orwell ritratto da Joseph Mawle è moralmente livido, afflitto dall’esperienza riportata da Gareth Jones e il suo sconforto entra nella stesura del suo famoso romanzo e di rimbalzo nella memoria e nella narrazione fatta allo spettatore, scandendo l’incedere del film.
Agnieszka Holland non posa il suo film nella riproposizione di un biopic enfatico e nemmeno eccede nei tocchi di messa in scena: in alcune scelte e in alcune transizioni sceglie di collegare i momenti e gli atti del film suddividendo molto bene l’evoluzione di Mr. Jones e narrando come la scoperta della verità lo segni profondamente.
Il film ha sostanzialmente tre atti che si potrebbero dividere tra l’ambizione di Mr. Jones nel portare al mondo un avvertimento riguardo l’imminente tragedia che sta per colpirlo, la cui coscienza è stata smossa dopo aver intervistato Adolf Hitler; l’incubo, veicolato grazie a un cambio di messa in scena, che è la realtà in Ucraina; e la lotta post-traumatica per la verità.
Mr. Jones non è propriamente il resoconto intimista di un dramma umano, quanto la denuncia di un enorme reato contro il genere umano e il ricordo di come siano piccoli uomini a piegarsi a enormi ingiustizie, rendendole possibili.
La verità e la giustizia hanno un prezzo e l’infamia e la vergogna ne hanno uno altrettanto pesante.
Eppure la regista sembra voler sottolineare come la storia di Gareth Jones debba rimanere esempio di come sia sempre tutto nelle mani degli uomini e di come molto spesso la giustizia arrivi troppo tardi e troppo poco, ma che per noi, uomini e donne del 2020, ricordare quanto successo negli anni '30 e ricordare la Storia, serva a evitare che sia ancora una volta troppo tardi e troppo poco.
Mr. Jones è un film dolente e interessante, un biopic dedicato a una pagina importante della Storia geopolitica e un ricordo di come questo mondo sia fatto da singoli uomini che rendono possibili infamie come onorevoli battaglie.
E di come uno dei sistemi più manipolatori e oppressivi del mondo abbia solo aggiornato le sue vie, ma sia sostanzialmente rimasto sempre lo stesso e ben riconoscibile.