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Quella notte a Miami… - Recensione: Alì, Malcolm X, Sam Cooke e Jim Brown in una stanza - Venezia 2020

Ad infuocare questa Mostra del Cinema molto europea, arriva (virtualmente) l’afroamericana Regina King, alla regia del suo primo lungometraggio 

''La storia di Quella notte a Miami andava raccontata necessariamente'', dichiara in conferenza stampa tramite Zoom la pluripremiata attrice, e da qualche anno regista, Regina King, 49 anni, afroamericana di Los Angeles.

 

Lo dice come potrebbe dirlo qualunque regista abbia dato cuore e anima alla propria creatura, ma la necessità di cui parla la King si intuisce dal fatto che Quella notte a Miami…, basato sull’omonima pièce teatrale scritta da Kemp Powers, immagina e mette a nudo per due ore in una stanza Malcolm X (Kingsley Ben-Adir), Cassius Clay aka Muhammad Alì (Eli Goree), Jim Brown (Aldis Hodge) e Sam Cooke (Leslie Odom Jr), personaggi iconici neri del mondo della musica, della boxe, del football e dell’attivismo. 

 

Sembra un’amara coincidenza che un film da questa tematica, portato avanti da un nome così in vista a Hollywood, venga presentato in un periodo storico poco fortunato per quanto riguarda la crisi sanitaria mondiale e gli eventi dell’industria cinematografica che hanno visto molte uscite in sala cancellate, ma allo stesso tempo in un periodo di forte fermento sociale negli Stati Uniti, portato avanti dalla comunità degli afroamericani, a seguito dell’omicidio da parte di un poliziotto di George Floyd, lo scorso 25 maggio.   

 

[Una clip di Quella notte a Miami…] One Night in Miami

 

Se quello è stato l’evento scatenante, le proteste e i dibattiti si sono poi spostati su domande più ampie, su problemi sedimentati nelle società a maggioranza bianche, dove il problema di essere “accettati”, per gli afroamericani, è ancora molto pressante.

 

Con un grande salto nel passato, precisamente alla notte del 25 febbraio 1964 a Miami, ci troviamo a sentire conversare quattro uomini neri illustri sugli stessi temi che infervorano i dibattiti sui giornali, in TV e le proteste per le strade degli Stati Uniti a fine estate 2020.      

 

Potremmo essere benissimo a teatro, lo si capisce dopo poche scene, quando si arriva all’hotel dove i quattro amici si ritrovano per festeggiare la vittoria del ventiduenne Cassius Clay e da lì non si muovono per la maggior parte del film. 

 

Ma la lucidità, la franchezza, la profondità di queste quattro voci, provenienti da quattro personalità ben differenti di uomini di ugual successo, non fanno pesare le due ore di Quella notte a Miami… perché incastonate in una cornice elegante e spassosa, ricercata di stile nelle inquadrature, nelle scenografie anni '60, nelle punchlines di questi vecchi amici, nelle musiche.

Oddio, le musiche.

 

Sarà un gusto personalissimo, però per me il Cinema è fondamentalmente sogno e spettacolo, e devo dire che in questi primi giorni di proiezioni alla Mostra di Venezia, in mezzo a tanti drammi lenti e pieni di silenzi, mi è mancato profondamente un film del genere, squisitamente americano, veloce, pieno di botta e risposta.

 

Venire accolta, nel buio della sala, dal particolare di un’auto d’epoca americana, colorata, con un riff blues che ne scandisce l’andatura e che poi passa a presentare in modo epico i protagonisti che tutti conosciamo di fama, ma non ancora veramente, è stata una ventata d’aria fresca. 

 

 

[Regista e cast di Quella notte a Miami… via Zoom] One Night in Miami

 

 

Qual è il dramma, o meglio, cos’è che lo scatena e che stimola delle riflessioni originali che tutti dovremmo ascoltare?

 

Quella notte a Miami… non è solo la serata in cui si festeggia la vittoria di Cassius Clay contro Sonny Liston, ma la vigilia dell’annuncio del pugile di volersi convertire all’Islam, entrando di fatto nella Nation of Islam, essendo stato fortemente influenzato dall’amico Malcolm X che militava attraverso di essa, anche se ne voleva uscire, andando in TV a predicare che i bianchi fossero demoni.  

 

Il giovane pugile, simpatico ma sbruffone, accecato dalla propria gloria, in presenza di Malcolm X sembra convinto della conversione, mentre il campione della NFL Jim Brown e il cantautore Sam Cooke cercano di farlo desistere perché lo vedono titubante e ritengono che la conversione lo possa alienare da loro per via delle rinunce che dovrà fare.

 

Cassius Clay, che l’indomani diventerà Muhammad Alì, è combattuto tra i diversi caratteri e i diversi approcci dei suoi amici a delle problematiche esistenziali come quelle della religione, della lotta razziale, del successo, nonostante abbia appena vinto un importante match e si senta fisicamente il più forte del mondo.

 

 

[I veri Muhammad Alì e Malcolm X: in Quella notte a Miami… sono rispettivamente interpretati da Eli Goree e Kingsley Ben-Adir] 

 

 

Jim Brown è un rispettato campione della NFL che viene chiamato eroe perfino da quegli stessi bianchi che non lo lasciano entrare in casa propria in quanto nero.

 

Nell’ultimo periodo si è dato al Cinema, iniziando con qualche western, perché vuole cambiare carriera e prepararsi il terreno per quando si ritirerà.

E non gli importa che gli facciano fare le parti dell’unico nero nell’esercito che muore a metà film.

 

Sam Cooke lo troviamo mentre intona i suoi più famosi pezzi d’amore alla chitarra nella sua lussuosa stanza d’albergo o agli show per pubblico bianco in giro per l’America.

 

Si evince come abbia sposato in toto il sogno americano e di come voglia disperatamente farne parte.

A lui non interessa se molti bianchi se ne vanno dalla sala mentre lui canta: vuole frequentare i posti dei bianchi e sente di avere un potere, quello economico, grazie alla propria etichetta con cui ha la libertà di produrre i propri pezzi e anche altri artisti neri. 

 

L'atleta e il cantante, anche se in confronto a Malcolm X sembrano più superficiali e incuranti della sua lotta politica, sono in fondo persone che hanno avuto successo tra i bianchi e semplicemente non sposano l’aggressività e il manicheismo del loro amico Malcolm, che non riconoscono più in quanto troppo infervorato politicamente e si pone con loro con tono moralista.

 

Secondo Malcolm X i suoi amici si stanno svendendo ai bianchi per essere accettati, quando in realtà non lo sono veramente e non lo saranno mai.

 

In particolare, intavola un’accesa discussione con Sam Cooke, rimproverandolo di guardare solo al lato utilitaristico del suo mestiere e di scrivere canzoni d’amore, banali, quando potrebbe usare la sua voce per cantare dei veri e propri inni alla lotta dei neri.

 

Non si capacita di come una canzone come Blowing in the Wind sia stata scritta da un ragazzo bianco e non da uno come Sam.

 

 

[Una scena di Quella notte a Miami…] One Night in Miami

 

In realtà, quello veramente solo e pieno di conflitti nonostante le prediche che fa agli altri, è proprio Malcolm X, che si sente alienato dai suoi stessi fratelli neri per i quali, e con i quali, vorrebbe invece lottare attivamente per un mondo migliore a favore di tutti i neri, non solo quelli che hanno raggiunto come loro il successo, per gentile concessione dei bianchi.

 

Lui è il più maturo, con una moglie e dei figli a casa che ama, ma che gira con la scorta e vorrebbe fondare un movimento tutto suo, perché ritiene che i valori della Nation of Islam non siano puri.

È cupo, pieno di rabbia e allo stesso tempo rassegnato, intento a scrivere già le proprie memorie, perché sente che fra poco qualcuno lo farà fuori.

 

In sua presenza gli amici non riescono davvero a divertirsi, a bere alcol, a stare con le ragazze, perché tutto per Malcolm X riguarda la politica e la fede, tutto dev’essere finalizzato alla liberazione dei neri.

 

A fargli venire qualche dubbio durante le sue prediche però c’è Jim, che lo intima di non essere troppo duro con Sam, in quanto la libertà vera e l’esempio vero per tutti i fratelli neri sono rappresentati principalmente dalla libertà economica, quella che loro hanno raggiunto nei propri rispettivi campi, mentre Malcolm un lavoro vero non lo ha.

 

Dopo diversi colpi sferzati l’uno contro l’altro su questioni cruciali come l’integrazione, l’autodeterminazione e la vocazione civile, smorzati da piacevoli battute e varie reminiscenze della propria amicizia, la chiusura della serata è data dall’arrivo della stampa all’hotel, alla quale Cassius Clay comunicherà con fermezza la propria conversione e il proprio cambio di nome a Muhammad Alì X. 

 

 

[Regina King sul set di Quella notte a Miami... con Kingsley Ben-Adir] One Night in Miami

 

L’epilogo di Quella notte a Miami… ci rivela come quella serata strana e piena di riflessioni abbia avuto degli effetti su ciascuno di loro.

 

Cassius si convertirà, Jim si ritirerà dalla NFL per dedicarsi al Cinema, Sam scriverà canzoni più impegnate, Malcolm terminerà le proprie memorie e vedrà la propria casa incendiata, capendo ancora di più che il suo esporsi e il suo lottare per ciò in cui crede avrà il prezzo più alto.  

 

Quella notte a Miami… è un film da non perdere.

One Night in Miami è un film da non perdere.

La carriera da regista di Regina King non credo terminerà qui ma, anzi, potrà solo andare avanti, soprattutto se si dedicherà a scegliere soggetti e sceneggiature forti come questa.

 

In un film con poche scene d'azione e pochi cambi di location la King ha dovuto lavorare principalmente con gli attori e il risultato è eccellente.

 

Essendo lei stessa nata come attrice forse non è stata una sfida difficilissima.

Potremo senz’altro aspettarci delle candidature importanti per gli attori protagonisti, specie per Kingsley Ben Adir. 

One Night in Miami

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