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Il gladiatore: perché con il passare degli anni resta un gran film

Il 19 maggio del 2000 veniva distribuito Il gladiatore, il kolossal diretto da Ridley Scott

Il 19 maggio 2000 Il gladiatore arrivava sugli schermi cinematografici italiani. 

Epico: pertinente alla narrazione poetica di gesta eroiche, di fatti storici che possono divenire oggetto di poemi epici che evocano il senso dell'eroico, del leggendario e del grandioso.

 

Se dovessi scegliere un solo aggettivo per descrivere Il gladiatore userei questo.

 

Il peplum diretto da Ridley Scott uscito esattamente vent'anni fa fu a tutti gli effetti il film dell'anno: 5 Premi Oscar fra cui Miglior Film, 2 Golden Globe, 4 BAFTA, 457 milioni di dollari incassati in tutto il mondo e un posto assicurato nell'immaginario cinematografico di tutti noi.

 

 

 

Badate bene: Il gladiatore non è un capolavoro.

 

Lo scrivo perché tra i commenti che si leggono di più sul web oggigiorno questo aggettivo viene spesso associato a questo film e ovviamente può esserlo dal punto di vista soggettivo, ma se si guarda l'opera filmica con senso critico non rientra in questa categoria.

 

Senza scomodare le osservazioni sulla veridicità storica - che trovo abbastanza vacue dato che lo stesso Ridley Scott ha affermato: "Volevo solo raccontare una storia"  - Il gladiatore ha un registro che porta spesso a esaltare le scene di combattimento dimenticandosi a tratti di far capire come si svolge l'azione.

 

Spesso abusa di una CGI che a distanza degli anni sente tutto il suo peso e certi dialoghi sono eccessivamente pomposi così come in alcune scelte può risultare banale.  

 

 

[La chiacchierata battaglia con le tigri]

 

 

Nonostante ciò, Il gladiatore dal mio punto di vista resta un gran film.

 

Lo è perché ha ridato linfa a un genere cardine per la Storia del Cinema che sembrava ormai morto: il peplum.

L'importanza data ai costumi e all'atmosfera creata durante la Roma panem et circensem è veramente mirabile.

 

Il gladiatore è un gran film perché nonostante sia ambientato nel 180 d.C. rispecchia esattamente la società moderna. 

 

Giochi di potere per distruggere un rivale al governo, corruzione, il popolo distratto dai veri problemi del Paese attraverso gli spettacoli e la scelta arbitraria concessa ai gladiatori di decidere se uccidere o meno il proprio avversario influenzando il pubblico (si pensi a quel "Massimo il misericordioso", simile alla facoltà che hanno i mass media oggi di orientare la popolazione facendo leva sulle emozioni).

 

 

[L'interpretazione di Commodo ne Il gladiatore è valsa a Joaquin Phoenix la sua prima nomination agli Oscar]

 

Il gladiatore è un gran film perché lo sono i suoi personaggi.

 

Massimo Decimo Meridio - che vede Russell Crowe nel ruolo della vita - è forse uno degli eroi più carismatici che il cinema post-moderno conosca.

La leadership con cui dirige la battaglia iniziale e successivamente i suoi compagni nell'arena durante la rappresentazione delle guerre cartaginesi è da pelle d'oca; il suo fascino quando si rivela all'imperatore o la sua rabbia quando provoca il pubblico sono tutti tratti di un personaggio scolpito nei nostri cuori.

 

Commodo è l'antagonista perfetto, assetato di potere ma anche psicologicamente instabile, invidioso di Massimo e frustrato per la mancanza di una figura paterna di riferimento.

Un personaggio che ha rivelato il talento immenso di Joaquin Phoenix e che gli fece ottenere una pioggia di nomination.

 

E poi c'è Augusta Lucilla, interpretata dalla magnifica Connie Nielsen, in una figura che non viene quasi mai citata quando si parla de Il gladiatore ma che invece è un personaggio essenziale per la storia del film.

 

La figlia di Marco Aurelio muove i fili del Senato, resiste e sopporta le angherie del fratello Commodo, convince Massimo ad agire contro l'imperatore portando su schermo un personaggio di rivalsa femminile straordinario: 

"Se solo fossi nata uomo, che grande Cesare saresti stato." 

 

 

[Connie Nielsen è magnetica nei panni di Augusta Lucilla]

 

Il gladiatore è un gran film perché rappresenta l'epica dei viaggi omerici:

 

"Un generale che diventò schiavo, lo schiavo che diventò un gladiatore, il gladiatore che sfidò l'imperatore."

 

Un percorso, quello di Massimo, lungo e doloroso che parte dalla Gallia per arrivare a Roma in cui vendetta e redenzione si mescolano come il sangue e la sabbia del Colosseo.

 

Ridley Scott è abile nel mostrarci questo percorso dosando bene le battaglie con i giochi di palazzo e lo è anche nel portare lo spettatore al centro degli scontri fra gladiatori: la già citata battaglia di Cartagine, omaggio a Ben-Hur, ne è l'esempio perfetto.

 

 

 

Infine è un gran film perché la colonna sonora è meravigliosa.

 

La musica composta da Hans Zimmer si sposa perfettamente con l'epica di alcune battaglie e i momenti dolorosi su schermo.

 

Now we are free, cantata da Lisa Gerrard, è la quintessenza di questa soundtrack, una voce paradisiaca come lo sono i campi elisi immaginati da Massimo, un brano che colpisce l'anima dello spettatore e la lacera in un finale commovente che chiude il viaggio perfetto dell'ispanico di Roma.

 

 

[Il ritorno a casa tanto desiderato da Massimo]

 

Come detto all'inizio Il gladiatore non è un capolavoro, ma è uno di quei film entrati nel cuore degli spettatori. 

 

E, nonostante i difetti, un'opera in grado di suscitare diverse emozioni nelle persone riuscendo a farle appassionare in maniera così viscerale a una storia, non è forse un bene per il Cinema?

 

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