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Stanlio e Ollio - Recensione: una leggenda senza fine

Il film diretto da Jon S. Baird è un accorato omaggio a due geni della comicità che regalarono al mondo più di 100 pellicole

''Il loro contrasto era così totale che si sarebbero potuti credere due personaggi dei fumetti cui fosse stata magicamente donata la vita. 

Non solo si opponevano fisicamente, ma si completavano […] Qualsiasi gesto, qualsiasi iniziativa dell'uno trovava la propria causa e conseguenza nell'altro.''

Pierre Etaix

 

Stanlio e Ollio sono risate.

Fisicità. Mimica. Siano essi banditi, coscritti dell'esercito, avventurieri in cerca di fortuna o poveri in canna, restano un un duo inscindibile.

Un unicum indimenticabile dotato di ritmo, danza, canto e una comicità perpetua, dolce e sottile.

Stanlio e Ollio sono Storia del Cinema.

Sono leggenda.

 

 

 


Il film diretto dallo scozzese Jon S. Baird (il regista di Filth, ve ne avevamo parlato qui) si apre nel 1937, durante le riprese de I fanciulli del West, quando la carriera dei due era all'apice del successo. 

 

Dopo una serie di incomprensioni e scontri con il loro produttore storico, Hal Roach, Stan viene licenziato.


Le (giuste) pretese economiche dell'attore, la voglia (giustificata dai risultati) di avere maggiore libertà creativa e le problematiche personali - legate alle troppe ex mogli affamate di alimenti - lo allontaneranno dallo storico partner il quale, ancora vincolato contrattualmente, si troverà costretto a girare un film di scarso successo (Zenobia) senza di lui.

 

 

[Un'impressionante somiglianza. Non solo fisica: Coogan e Reilly hanno applicato ai loro personaggi uno studio d'eccezione sulla mimica corporea ed espressiva]

 

La narrazione riprende dopo 16 anni, nel 1953. 

 

Le vecchie glorie del bianco e nero - tra le quali Buster Keaton Charlie Chaplin - sembrano non suscitare più l'interesse del pubblico americano, guidando le produzioni hollywoodiane verso nuovi interpreti come Gianni e Pinotto e al conseguente abbandono della  slapstick comedy e del vaudeville.

Invecchiati e acciaccati (Stan soffre di diabete, "Babe" Ollie è affetto da ipertensione e problemi articolari derivati dalla crescente obesità), i due si ritrovano a raschiare il fondo del barile nell'unico posto dove sono ancora amati e considerati: la vecchia Europa.

 

Nel corso di un estenuante tour lungo tutto il Regno Unito cercheranno di rimpolpare la loro fama - oltre ai portafogli funestati da scommesse azzardate e agenti furbacchioni - con lo scopo di vedere prodotto il loro Robin Hood cinematografico che però non vedrà mai la luce.

 

La sceneggiatura scritta da Jeff Pope si muove con eleganza tratteggiando in pellicola il soggetto ricavato dal libro Laurel & Hardy - The british tours di A.J. Marriot senza mai cercare la sterzata narrativa a effetto o accelerazioni immotivate che portino la mano dello spettatore verso il pacchetto di Kleenex.


La rappresentazione è sincera, sobria e non votata all'eccesso, proprio come la comicità del duo americano.

 

 

[Shirley Henderson e Nina Arianda sono Lucille e Ida, le mogli di Stanlio e Ollio. Due vere e proprie spalle comiche più che all'altezza dei protagonisti]


Le risate e la commozione - che deflagrano spontaneamente nel corso del film - sono infatti dovute alla potenza dei ricordi e delle emozioni che lo spettatore porta dentro di sé grazie all'esilarante cinematografia dei due e all'eccezionale prova di Steve Coogan (Stanlio) e John C. Reilly (Ollio). 


A tal proposito, è doveroso lodare il lavoro svolto da Mark Coulier e Jeremy Woodhead per "trucco e parrucco", vista l'impressionante somiglianza ottenuta coi due comici, specie nel caso di Reilly che non è dovuto ingrassare di un'oncia per interpretare il pachidermico Ollio.

 

La storia narrata nel corso della pellicola - distribuita in Italia da Lucky Red - è un'esplorazione a tutto tondo della coppia comica più famosa del mondo, comprensiva di tutti i vizi, le manie e gli screzi degli Laurel & Hardy "fuori dal set".

 

Un modo per raccontare e celebrare sì le maschere che impersonavano, ma anche gli uomini che erano, praticamente agli antipodi dei personaggi in cui si erano trasfigurati.  

 

 

 

 

Ollio, saccente e volitivo sul palco, era in realtà lavorativamente pigro e incerto, al contrario del timido Stanlio, vero motore - fu autore, regista e montatore di moltissimi loro sketch - della coppia.

 

Quella di Stanlio e Ollio è - e resterà - una comicità senza tempo, come dimostrato dalla risate del pubblico e dalla voglia irrefrenabile che il film, uscendo dal cinema, ci lascia addosso di andare a rivedere classici intramontabili come La scala musicale, I figli del deserto o I diavoli volanti.

O, quantomeno, di tentare per l'ennesima volta l'ardua esecuzione di "naso, nasino, nasello".

 

 

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