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Jayne Mansfield - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare l'essere un pesce fuor d'acqua

La storia di Jayne Mansfield, una stella che non ha mai brillato quanto avrebbe dovuto.

La storia di Jayne Mansfield, una stella che non ha mai brillato quanto avrebbe dovuto.

 

Alcuni di voi forse si chiederanno "Jayne chi?". 

Il nome non lo conoscono, né lo ricordano in tanti.

 

Nata il 19 aprile 1933, Vera Jayne Palmer (il suo vero nome), nella sua vita ebbe molta più fama che successo. 

 

 

 


Allora perché nessuno la conosce o quasi?

Credo che la risposta sia nella sua storia.

 

Lo stereotipo della “bionda svampita” nel Cinema è stato creato probabilmente da Mae West e reso famoso da Marilyn Monroe: per molti era solo un ruolo egregiamente interpretato, per altri era semplicemente lei che era fatta proprio così, dall’alto della sua dislessia, del bipolarismo e un’istruzione non eccelsa. 

 

È stata anche protagonista di un cinefact che svelava la necessità sul set di A qualcuno piace caldo di 47 ciak per farle dire la semplice battuta “It’s me, sugar”, a lei veniva “Sugar, it’s me” o “It’s sugar, me”

 

Ma Marilyn non era di certo stupida; ricordo che anche Albert Einstein, Leonardo da Vinci, Steve Jobs, John Lennon, Pablo Picasso e Napoleone pare fossero dislessici.

C’è addirittura chi le attesta, senza però alcuna documentazione a riguardo, un Q.I. di 168. 

 

Ebbene, Jayne Mansfield (sette anni più giovane di Marilyn) fu scelta per interpretare proprio quel ruolo, cosa che fece per tutta la sua vita. 

Ma le apparteneva?

 

Non credo. 

 

 

[Jayne Mansfield e Marilyn Monroe, la prima che guarda la seconda con apparente soggezione, e quest'ultima che non si fila di pezza l'altra]

 

 

A 7 anni sapeva suonare il violino; parlava 5 lingue e sosteneva di avere un Q.I. di 163, anche se pare che in realtà fosse “solo” di 149.

La media in Italia è 102, per dire. 

 

Studiò recitazione all’Università del Texas ad Austin e all’Università di Dallas sotto la guida di Baruch Lumet (padre di Sidney Lumet). 

 

Una sera, ospite del Johnny Carson Show, il conduttore provò ad andare oltre a quella facciata, “interrogandola” per mezz’ora. 

 

Ad ogni domanda Jayne rispondeva in modo banale e insipido.

Ad un certo punto Carson le disse: 

“Nessuno con un Q.I. di 160 può essere così stupido. 

Che mi dici dei tuoi ottimi risultati all’università?” e Jayne si limitò a sorridere, fingendo di non capire nemmeno di cosa stesse parlando. 

 

Una volta dichiarò: 

“Alla gente interessano solo le mie misure [101-53-89, ndr], non il mio cervello”.

 

 

[Il Pink Palace di Jayne Mansfield, un villone di 40 stanze tutto... rosa. Vide come successivi proprietari anche Ringo Starr, Cass Elliot and Engelbert Humperdinck, prima di essere demolito nel 2002]

 

 

Jayne Mansfield comunque cavalcò l’onda senza opporsi minimamente.

 

Per cominciare divenne la “regina dei vestiti difettosi”. 

Un giorno c’era un evento, c’era un sacco di gente, c’erano un sacco di fotografi, c’era una piscina e c’era lei.

Si tuffò e riemerse… in topless.  

 

Un “incidente” che le fece piovere addosso offerte dalla Warner Bros. e da Playboy

 

Nel 1957, durante una festa, si sedette accanto a Sophia Loren con una scollatura tale che, e cito testualmente la Loren, si temeva che 

“Tutto quello che era costretto nel suo vestito esplodesse e finisse sparso su tutto il tavolo”

 

 

[Due famosissime foto che testimoniano il terrore della Sophia Loren]

 

 

Ovviamente non si fece mancare la classica valanga di matrimoni.

 

A 16 anni si sposò con Paul Mansfield, divorziando nel ’55 con una figlia a carico. 

Tre anni dopo sposò un culturista ungherese, Mickey Hargitay, da cui ebbe 3 figli prima della separazione nel ’63. 

L’anno dopo sposò il regista italo-americano Matt Cimber, da cui ebbe un figlio prima di divorziare e mettersi con l’avvocato che si occupava del divorzio, Sam Brody

 

Si vocifera inoltre che abbia avuto delle tresche con John Fitzgerald Kennedy (ma tu guarda), Robert F. Kennedy e Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana e secondo alcuni legato in qualche modo alla tragica morte dell'attrice, arrivando a parlare di "maledizione" o addirittura "sacrificio".

 

[Il trailer del documentario Mansfield 66/67 che parla del lato "esoterico" della vita di Jayne Mansfield]

 

 

Ma la smetto con il gossip e passo a parlare della recitazione. 

 

La carriera di Jayne Mansfield iniziò nel 1954 e dopo un paio d’anni di gavetta in film minori iniziò il successo. 

 

Il primo film “che conta” fu Gangster cerca moglie - considerata la sua miglior performance che le procurò persino un Golden Globe - dal quale si può ricavare un aneddoto tanto interessante, per quanto off-topic: in una scena del film si vede Eddie Cochran che suona Twenty Flight Rock

 

Fu così che un giovane di Liverpool, Paul, venne a conoscenza della canzone, la imparò e la suonò alla St. Peter’s Church il 6 luglio 1957. 

Un altro giovane di Liverpool, John, apprezzò quella performance e convinse Paul ad unirsi alla sua band, i Quarrymen

Che poi divennero i Beatles.

 

Il resto è Storia.

 

Successivamente Jayne Mansfield recitò in Fermata per 12 oreLo scassinatore, La bionda esplosiva e Baciala per me.

 

[Il trailer di The Burglar, 1957]

 

 

Questi furono i più importanti, girati in circa 3 anni durante i quali fece anche molto teatro, fino addirittura ad ottenere una stella sulla Walk of Fame di Hollywood nel 1960, dopodiché il declino.  

 

La sua fama era al massimo, ma la sua carriera d’attrice precipitava.  

Nel 1962 morì Marilyn Monroe e probabilmente la sua pantomima risultava ancor più inopportuna e non necessaria. 

 

Nel 1963, in una scena del film Promesse, promesse, arrivò a fare quello che le attrici di un certo calibro, all’epoca, facevano solo in caso di disperazione: girò una scena di nudo. 

 

 

 

 

Il suo ultimo ruolo fu un cameo nel film Una guida per l'uomo sposato.

 

Interpretò una bionda svampita, ovviamente. 

Finì per lavorare nei nightclub come ballerina, spogliarellista e addirittura barzellettiera, e i film in cui appariva erano a basso costo o commedie, ma comunque opere di poco conto per qualità e quantità. 

 

In linea di massima, comunque, forse perché che il ruolo non era proprio il suo, forse perché come "Marilyn 2.0" era sempre risultata poco originale e niente più che una caricatura - diciamo che stava a Marilyn come Bobby Solo stava ad Elvis - di fatto non rendeva bene quanto Marilyn Monroe

 

Si dice che 20th Century Fox le fece firmare un contratto di 6 anni solo per “mettere in riga” Marilyn e mandarle il messaggio:

“Ehi guarda, abbiamo un’altra te”.

 

 


 

Al declino si aggiunse un circolo di sfortuna, durante il quale suo figlio Zoltan fu ferito da un leone e dopo 3 operazioni si prese pure la meningite, Jayne stessa si beccò la polmonite, la sua figlia più grande a 16 anni andò dalla polizia a chiedere protezione dalle violenze del fidanzato della madre, e squallide trovate pubblicitarie. 

 

Un giorno i giornali la diedero per dispersa in mare al largo delle Florida Keys, supponendo fosse affogata. 

Poi trovarono la barca rovesciata e l’indomani trovarono lei, Hargitay e l’addetto stampa su un atollo: la versione fu che la barca si ribaltò quando Jayne Mansfield pensò di aver visto degli squali. 

Non fa una piega. 

 

Un altro aneddoto abbastanza triste fu il suo incontro con John Lennon

 

Ad una festa Jayne cominciò a flirtare col Beatle. 

Gli toccò i capelli chiedendogli se fossero veri, lui rispose guardandole il seno e chiedendo la stessa cosa. 

 

Seppur notoriamente donnaiolo, Lennon fu fortemente infastidito dall’episodio e si offri di prepararle un cocktail, il “Beatle Special” come lo chiamava lui, che vedeva come ingrediente principale la sua urina. 

Lui la guardò soddisfatto mentre beveva e pare che lei lo definì pure eccezionale.  

 

Più tardi John, pur di evitarla, raggiunse George Harrison e Ringo Starr per un drink, in un night. 

A sorpresa Jayne Mainsfield si unì a loro, al che Lennon, esasperato, svelò a Jayne l’ingrediente segreto del suo cocktail, lei “non la prese bene” (per usare un eufemismo) e dovettero scappare dal locale per evitare la rissa. 

 

Questa triste storia si conclude nel 1967, cinque anni dopo la morte della “rivale” Marilyn.  

 

Finito uno spettacolo in un ristorante-strip club nel Mississippi, poco prima di mezzanotte, si mise subito in viaggio per percorrere i 150 chilometri che la separavano da New Orleans, dove avrebbe dovuto lavorare il giorno dopo per la registrazione di annunci su suoi futuri spettacoli per una TV privata, l'unico tipo di medium che ancora la considerava. 

 

Al volante un giovane autista, Ronnie Harrison.

Al centro il fidanzato Brody e a destra Jayne con in braccio Popsicle e Momsicle, i suoi due chihuahua. 

 

Nei sedili posteriori i 3 figli avuti con Hargitay, Mariska (3 anni), Zoltan (7) e Miklos (8). 

 

In un certo punto del tragitto un trattore della disinfestazione anti-malarica stava combattendo uno sciame di zanzare; i gas tossici avevano ridotto la visibilità e un camion dovette inchiodare di colpo subito dopo una curva, per non tamponare il trattore. 

Prontezza che non ebbe Harrison: la macchina si infilò sotto al camion, scoperchiandosi.  

 

I tre sui sedili anteriori morirono sul colpo, chihuahua compresi. 

 

La “leggenda” vuole che Jayne Mainsfield fu decapitata, ma in realtà perse "solo" una parte del cranio.  

 

 


 

La brutalità dell’incidente spinse la National Highway Traffic Safety Administration a rendere obbligatoria una barra paraurti nel posteriore di tutti i rimorchi dei camion, per evitare alle macchine di fare la stessa fine della Buick Electra del ’66 nella quale morì Jayne. 

 

Quella barra è nota come DOT bar, ICC bar o Mansfield bar, per l’appunto.  

 

 

 

 

I tre figli fortunatamente ne uscirono illesi.

 

La più piccola, Mariska Hargitay, divenne anche lei un’attrice, nota principalmente per Law & Order e Tequila & Bonetti. 

Oltre 30 nomination e 3 Gracie Allen Awards, un Golden Globe, un Emmy Award, un Prism Award e un Muse Award vinti in carriera.

 

Anche il suo nome è sulla Hollywood Walk of Fame, proprio accanto alla stella di sua madre. 

 

 

[Mariska Hargitay e la sorellastra Tina durante l'assegnazione della stella sulla Walk of Fame, l'8 novembre 2013]

 

Quale miglior modo di concludere questo lungo articolo triste e noioso su una diva che quasi nessuno conosce, se non con della saggezza da Bacio Perugina? 

 

Già, perché Marilyn è diventata senza ombra di dubbio un’icona di bellezza.

 

Jayne, a mio avviso, è diventata un monito, un infelice promemoria, scontato ma neanche troppo: qualunque ruolo dobbiate avere nella vita, assicuratevi di averlo scelto voi. 

 

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