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Undead - Stagione 1: Una webserie zombie italiana tutta da riscoprire

Per sapere di che pasta son fatti i giovani cineasti italiani e supportare il sano spirito di iniziativa una lettura attenta e qualche click possono essere più utili di quanto crediate

Il mestiere della critica è anche questo: offrire un servizio e, andando ancora più a fondo, offrire del tempo e offrirlo indistintamente a tutti: ai realizzatori delle pellicole meno in vista e alle loro opere, che possono così sopravvivere più a lungo, e a voi lettori, che risparmiate tempo in tediose ricerche ascoltando qualche consiglio sperabilmente gradito.


È questo il caso di Undead.


Sto parlando di una webserie di produzione completamente italiana di otto episodi.

Come preannunciato il mio compito è quello di dare più tempo a questo progetto: iniziato nel 2017 è stato interamente finanziato tramite contributi privati e campagne social ed ha già visto il rinnovo della sua seconda stagione.

Alle spalle Netsity, una casa di produzione indipendente, lo ripetiamo, 100% italiana. 

 

 



Il prodotto, si capirà, avrebbe potuto avere tutte le premesse (e gli alibi) per dimostrarsi di Serie B, Undead è invece per chi scrive un interessante prodotto per gli amanti del cinema di genere e per chi ha anche una vocazione all’impegno politico e, al di là della qualità intrinseca, Undead è un’occasione per chiunque si dica amante del cinema per dimostrarsi interessato anche alle sue più umili declinazioni, se queste vengono ritenute meritevoli.

 

Vediamo di imbastire a grandi linee le tematiche trattate in questo prodotto: delicati temi sociali all’ordine del giorno come le posizioni antivacciniste vengono sapientemente utilizzate dal regista come occasione di offire impulso narrativo alla vicenda ma allo stesso tempo sfruttare, secondo un rodato espediente drammaturgico, il parossismo, l’esasperazione di una caratteristica, per avere una più chiara misura della propria realtà.

 

È sempre stata questa la vocazione dei racconti aventi gli zombie come protagonisti.

Lo zombie è l’esasperata forzatura del peggio dell’uomo e si presta perfettamente come specchio deformato di un comportamento moralmente retto.

Questo sarà perseguito dai protagonisti di Undead, perseguitati dalle creature fra le file di uno dei simboli più riconoscibili del consumismo: un supermercato. 

 

 

 



E allora questa corsa per la salvezza sarà al contempo sia una sfida adrenalinica per gli amanti dell’intrattentimento che un ragionamento sottile sull’attuale che, come si sa, è la più complicata delle sfide, in quanto il tempo presente sfugge appena lo si esprime o lo si intercetta su pellicola; compito dei cineasti e degli scrittori è perciò sempre quello di fissare ciò che di perenne scorre fra le varie età.

 

Questa prima stagione della webserie è una vera scoperta ed è giusto credere in questo gruppo di sceneggiatori e nel fatto che si sapranno ripetere nell’imminente seguito di episodi.

 

Questa recensione vuole anche ricordarci che quando si versa in condizioni di ristrettezze economiche è proprio allora che sarà nelle idee che si cercherà la propria differenziazione dal mare di prodotti in circolazione.

Una webserie, superato il pregiudizio, può assestarsi nel novero delle proprie opere preferite, o se non altro delle idee preferite; basti pensare alla marea di cortometraggi amatoriali geniali nei loro concept.

 

Certo avrà molte e molte più difficoltà, ma un’operazione più modesta ha il vantaggio di poter essere solo e soltanto quello che sembra essenzialmente, nel bene e nel male, priva come sarà di effetti solo sensazionalistici.

 

 

 



Attendo già con trepidazione lo sviluppo della nuova stagione di questa corsa alla sopravvivenza ed è un sollievo sapere che il successo (conclamanto da pressoché chiunque abbia intercettato il primo ciclo ormai due anni fa) dovrebbe rendere più serenamente perseguibili le mire di questi giovani cineasti.

 

 

Sempre che nel team degli sceneggiatori l’ansia da prestazione per ricalcare la qualità del primo atto non giochi un brutto tiro, e non sarebbe il primo caso.

 

Vi ho preso del tempo nel leggere questa recensione, ma come da accordi ve lo restituisco facilitandovi l’accesso all’opera tramite link qui di seguito.

 

“Undead”, “non-morti”, o “non-morte”, come questo genere di piccole grandi opere.

 

E ora ho solo una speranza: quella di poter riecheggiare le parole di un altro grande cineasta contemporaneo che nel suo penultimo film, dopo averci incatenati a sé con l’andamento ammaliante delle sue linee di copione, prorompe per mezzo di uno dei suoi personaggi in un indimenticabile: “avevate la mia curiosità, ora avete la mia attenzione”.

 


Se il progetto Undead ti incuriosisce, qui trovi un po' di informazioni in merito!

 

 

 

 

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