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La trama fenicia - Recensione: (quasi) il solito Wes Anderson - Cannes 2025

Il regista texano più amato dalle intelligenze artificiali arriva in Croisette con il suo nuovo film che porta la sua ossessione a un nuovo livello, con un gradito ritorno per il significato nascosto nelle simmetrie 

Con La trama fenicia Wes Anderson firma forse il suo film più... Wes Anderson di sempre.

 

Chi ama lo stile del regista texano lo amerà senza dubbio: geometrie impeccabili, colori pastello, inquadrature simmetriche, dialoghi surreali detti con assoluta serietà e un cast corale di nomi celebri che non finisce più. 

 

Chi è da sempre scettico nei confronti del suo Cinema potrebbe trovarsi davanti a un ulteriore test di resistenza, ma sotto l’apparente superficie manierista il film riesce a sorprendere - a tratti - con una storia più emotiva del previsto; personalmente dopo Grand Budapest Hotel accusavo un po' di "Wes Anderson fatigue", ma ne La trama fenicia ho trovato qualcosa che nei suoi lavori non vedevo da una decina d'anni.

 

[Il trailer de La trama fenicia]

 

 

Protagonista è Zsa-zsa Korda, interpretato da un impeccabile Benicio Del Toro: un magnate industriale degli anni ’50 ambiguo, potentissimo e sopravvissuto a sei incidenti aerei.

 

Con un passato da trafficante d’armi e una reputazione compromessa da decine di accuse (evasione fiscale, frode, corruzione e altre cosucce), Korda è una sorta di Aristotele Onassis fuso con Elon Musk.

Il “Phoenician Land and Sea Infrastructure Scheme” è il suo nuovo progetto che promette di portare ricchezze inimmaginabili sfruttando territori ancora da scoprire (letteralmente): per realizzarlo Korda viaggia per coinvolgere una serie di eccentrici investitori, ognuno rappresentato da una scatola da scarpe: principi, gangster, armatori e cugine potenziali spose.

 

Accanto a lui la giovane figlia Liesl (Mia Threapleton), novizia in convento e riluttante erede, che si unisce malvolentieri all’impresa, più interessata a scoprire la verità sulla morte della madre che a gestire un impero economico.

Il loro rapporto tormentato - fatto di silenzi, sarcasmo e piccole aperture - costituisce il vero cuore emotivo del film.

Completa il trio il tutor norvegese Bjorn, interpretato da un perfettamente fuori luogo Michael Cera, che sembra nato per un ruolo in un film di Anderson.

 

I tre si troveranno a viaggiare da un posto all'altro cercando in tutto ciò di evitare i vari attentati alla vita di Korda, che i competitor e il governo vorrebbero morto volentieri. 

 

 

[Sembra impossibile, ma La trama fenicia è sola la prima collaborazione tra Wes Anderson e Michael Cera: qui l'attore è perfetto]

 

 

L’intreccio de La trama fenicia si muove su binari sottilmente assurdi, tra partite di basket con magnati (Bryan Cranston e Tom Hanks), attentati sventati in extremis e visioni mistiche in bianco e nero.

 

Queste ultime sono forse la concessione alla maniera più grande che il regista si concede nel film: non è chiaro se siano visioni, allucinazioni o la versione andersoniana del Purgatorio, ma sono una più gustosa dell'altra e fotografate in maniera perfetta; vediamo Korda che incontra angeli e santi interpretati, tra gli altri, da Willem Dafoe e F. Murray Abraham, con un Bill Murray nei panni di quello che sembra essere Dio che è una scelta di casting che mi trova d'accordo. 

 

Stilizzate e minimali, aggiungono un tocco di stravaganza spirituale che ricorda quanto Anderson ami mescolare il sacro al ridicolo. 

 

 

[Bill Murray Dio ne La trama fenicia: una scelta condivisibile]

 

 

La messa in scena è ovviamente impeccabile: le scenografie di Adam Stockhausen, i costumi di Milena Canonero e la fotografia di Bruno Delbonnel creano un mondo che non esiste, ma che sembra più coerente del nostro: quasi ogni inquadratura è piena di dettagli e oggetti da scoprire e la colonna sonora firmata da Alexandre Desplat accompagna il tutto con ironia e malinconia. 

 

Visivamente il film è una gioia per gli occhi, ma a mio avviso narrativamente procede a singhiozzo: La trama fenicia alterna i tanti momenti di brillante comicità ad altri che ho trovato più verbosi e dispersivi, dove il ritmo si appesantisce sotto il peso di trattative finanziarie e dettagli burocratici. 

 

 

[Non solo carrelli laterali e quadri costruiti sulla linea centrale, ma anche plongée: il bagno di Korda ne La trama fenicia è perfettamente aderente ai bordi del particolare aspect ratio a 1,46:1 del film]

 

 

Il rapporto tra padre e figlia, tra potere e responsabilità, tra ricchezza e fallimento personale, affiora tra le righe con una tenerezza inaspettata: è difficile dire se Anderson volesse davvero parlare del capitalismo globale o semplicemente giocare col suo immaginario, ma alcune frecciate alla realtà contemporanea - e a certi miliardari ben noti - sono fin troppo evidenti. 

 

Oltre ai due personaggi principali gli altri mi danno comunque l'idea di essere una collezione di figurine di star che si camuffano e si divertono a girare con il regista: difficilmente vedo il personaggio perché eccessivamente carichi e sopra le righe. 

 

Ne La trama fenicia c'è addirittura un Benedict Cumberbatch che con un vistoso e palesemente posticcio make up tocca l'apice dell'anti-sospensione dell'incredulità, nonostante sia protagonista con Del Toro della scena che ha più divertito l'intera sala stampa in Debussy a Cannes, che contestualmente è anche la meno andersoniana di tutto il film, e forse anche degli ultimi quattro. 

 

 

[Benedict Cumberbatch è il fratellastro cattivo di Benicio Del Toro: con lui La trama fenicia va decisamente fuori dai binari andersoniani]

 

 

Il viaggio e la ricerca di finanziatori di Korda così pregna di dettagli, uomini e donne sopra le righe è però tutto un enorme MacGuffin, che sotto una storia che a un tratto si trasforma in spy - con un "colpo di scena" deliziosamente servito in maniera gelida e anticlimatica - si nasconde l'evoluzione dei personaggi di Benicio Del Toro e Mia Threapleton.

 

I due fortunatamente occupano la stragrande maggioranza dello screen time de La trama fenicia e in mezzo a decine di cameo e ruoli minori è proprio questa coppia la cosa a mio parere migliore de La trama fenicia, evitando che il tutto risulti essere solo "il nuovo giocattolo di Wes Anderson". 

 

 

[La trama fenicia e l'aereo sempre sul punto di esplodere]

 

 

Il film non cambia le regole del gioco, ma gioca bene con quelle che Anderson ha imposto da tempo: e una variazione sul tema secondo me più accessibile di Asteroid City, forse meno toccante de I Tenenbaum, ma più divertente di quanto il suo titolo lasci intendere.

 

La trama fenicia ai fan del regista piacerà molto, agli altri è probabile, ma solo se andranno oltre l'immagine: a questo punto però è evidente che Anderson non abbia intenzione di convincere chi non è già dalla sua parte e in fondo, forse, ha ragione lui. 

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