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Quando si parla di remake è raro trovarne uno che arrivi a soli due anni dall’originale e Speak No Evil, diretto da James Watkins e prodotto da Blumhouse, è proprio questo: una versione hollywoodiana dell'omonimo thriller psicologico danese del 2022 di Christian Tafdrup.
La domanda è inevitabile: era necessario rifare così presto un film ancora così presente nella mente del pubblico?
La risposta, per molti, dipende proprio dalle aspettative che si hanno su un rifacimento e dall'intento dietro questa operazione.
[Il trailer di Speak No Evil (2024)]
Il film del 2022 si era conquistato un suo pubblico di estimatori grazie alla capacità di mescolare suspense e disagio psicologico, giocando su dinamiche sociali scomode e sull’incapacità delle persone di affrontare apertamente il male che si manifesta sotto i loro occhi.
Watkins e il team di Blumhouse hanno preso in mano questa eredità per trasportarla in un linguaggio forse più fruibile dal pubblico e meno indigesto, tuttavia il rischio è sempre presente quando si interviene modificando uno degli elementi più distintivi dell’opera originale.
La prima parte di Speak No Evil rimane abbastanza fedele alla trama dell'originale: Ben (Scoot McNairy), Louise (Mackenzie Davis) e la loro figlia Agnes (Alix West Lefler) sono una tipica famiglia statunitense in vacanza in Italia.
Durante il loro soggiorno la famiglia stringe amicizia con Paddy (James McAvoy) e Ciara (Aisling Franciosi), una coppia britannica affascinante e socievole, che li invita a trascorrere un weekend nella loro lussuosa casa di campagna.
Quello che inizia come un fine settimana idilliaco si trasforma gradualmente in un incubo in cui la coppia protagonista sarà costretta a mettere in discussione la propria sicurezza, le proprie scelte e a confrontarsi con una realtà oscura e inaspettata.
[Speak No Evil: Ben, Louise e la loro figlia Agnes a casa di Paddy e Ciara]
Il disagio che si insinua tra i due gruppi, oltre che dalla scrittura e dalla regia, è reso in maniera convincente specialmente grazie alle interpretazioni di McNairy e Davis, che riescono a rendere palpabile il deteriorarsi della situazione.
Il personaggio di Paddy, interpretato da un brillante James McAvoy, aggiunge ulteriori strati di ambiguità, rendendo difficile capire se ci si possa fidare o meno di questa figura così carismatica.
Per Speak No Evil Watkins si attiene con cura ai toni inquietanti e ai temi centrali del film di Tafdrup: il potere della manipolazione sociale e l'incapacità di confrontarsi con il male fino a quando non è troppo tardi.
L'originale combinava una sottile ironia e un umorismo macabro che aumentava il disagio, mentre la versione del 2024 sembra puntare su un intrattenimento più convenzionale, con momenti di tensione meno sottili anche dal punto di vista psicologico.
Dove Speak No Evil si distacca davvero dall'originale è però nel terzo atto del film, in particolare nel finale: mentre la pellicola danese era famosa per il suo epilogo scioccante e senza compromessi, questo remake adotta un approccio più "accessibile", scegliendo un finale meno impattante e forse, almeno nelle intenzioni, più gratificante per il pubblico.
Anche se un'operazione del genere permettesse effettivamente di accogliere il favore di un pubblico più ampio, possibilità che solo in parte mi sembra plausibile, è inevitabile che allo stesso tempo questa scelta smorzi il pesante impatto emotivo che aveva caratterizzato non poco lo Speak No Evil di Tafdrup.
[Speak No Evil: Ben e Paddy che urlano insieme per sfogarsi]
Nonostante gli elementi di distacco tra Speak No Evil e il film originale del 2022, le dinamiche di potere e la manipolazione delle aspettative sociali sono ancora al centro della narrazione.
Watkins però aggiunge a questi temi una riflessione più marcata sulla mascolinità e sui problemi di coppia: la cosa viene messa in evidenza attraverso la relazione tra Ben e Louise, una coppia che, dietro i sorrisi e le battute, rivela crepe profonde; Ben, attratto dall’atteggiamento dominante di Paddy, diventa sempre più complice, incapace di cogliere i segnali di pericolo, mentre Louise, più lucida, si troverà sempre più isolata nella sua inquietudine.
A mio avviso le interpretazioni del cast sono uno dei veri punti di forza del film: McAvoy brilla nel ruolo di Paddy, un uomo tanto affabile quanto minaccioso, capace di mantenere un equilibrio perfetto tra simpatia e inquietudine; anche Mackenzie Davis offre una performance intensa, rendendo tangibile il crescente disagio di Louise, mentre Aisling Franciosi riesce a trasformare Ciara in una figura misteriosa e disturbante, anche con pochissime battute.
[Paddy ormai fuori controllo in Speak No Evil]
Speak No Evil è a mio avviso un thriller psicologico inquietante e con dei buoni spunti cinematografici, che riesce a mantenere alta la tensione per buona parte del film, ma che sembra perdersi nella parte finale.
Per chi non ha visto la versione del 2022 questo potrebbe comunque risultare un film abbastanza godibile e avvincente, ma per chi ha già apprezzato l’opera di Tafdrup, questo rifacimento rischia di sembrare superfluo e decisamente meno incisivo.
Se il primo atto, grazie alla sua somiglianza con l'originale, riconferma la solidità della sceneggiatura dello Speak No Evil del 2022, il seguito del remake, pur distaccandosene notevolmente, ottiene lo stesso identico effetto, mettendo addosso allo spettatore la voglia di rivedere (o vedere per la prima volta) l'originale.
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