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Caught by the Tides - Recensione: sulle onde del tempo - Cannes 2024

Jia Zhangke torna in concorso a Cannes con un'opera multiforme e sperimentale che conferma la creatività del maggiore regista cinese contemporaneo; una storia d'amore sullo sfondo di una Cina in perenne mutamento

Caught by the Tides rappresenta un graditissimo ritorno al Festival di Cannes per Jia Zhangke, uno dei più importanti autori cinesi contemporanei e vincitore del Leone d'oro a Venezia per Still Life (2006), a sei anni di distanza dall'ultima partecipazione con I figli del fiume giallo, realizzato due anni prima che la pandemia di COVID-19 limitasse le possibilità di girare nuovo materiale in Cina.

 

In Caught by the Tides Jia aggira i limiti imposti alle restrizioni messe in atto per contrastare l'emergenza sanitaria con la consueta originalità, inventandosi una storia d'amore essenziale che copre un intero ventennio, assemblata utilizzando materiale girato dallo stesso regista nel corso degli ultimi due decenni: spezzoni inutilizzati di suoi film, brani di documentario scartati, filmati rubati con diverse camere dal 2002 a oggi.

 

[L'applauso tributato a Jia Zhangke alla fine dell'anteprima mondiale di Caught by the Tides al 77° Festival di Cannes: il regista aveva già partecipato al concorso nel 2002 (Unknown Pleasures), 2008 (24 City), 2013 (Il tocco del peccato), 2015 (Al di là delle montagne) e 2018 (I figli del fiume giallo)]

 

 

Caught by the Tides segue le vicende di Qiao Qiao (Zhao Tao, moglie e musa del regista) e Guo Bin (Li Zhubin): la prima è una donna della provincia del Nordest cinese che svolge diversi lavori per sopravvivere, il secondo è il manager e protettore di Qiao Qiao, con il quale inizia una complicata relazione.

 

Le difficili condizioni di vita spingono Guo Bin ad abbandonare Qiao Qiao per cercare fortuna altrove; la donna all'inizio lo cerca, lo sfiora e poi va avanti con la sua vita.

 

Riusciranno i due a incontrarsi di nuovo nella vastità di un Paese in continuo mutamento e sul quale si staglia lo spettro incombente della pandemia?

 

 

[Zhao Tao in una scena di Caught by the Tides; l'attrice, moglie di Jia Zhangke, giunge con questo film alla nona collaborazione con il partner]

 

 

Scritto dal regista insieme a Wan Jiunhuan, Caught by the Tides traccia un mosaico della Cina del XXI secolo in cui la percezione temporale è messa in scena dal dispositivo stesso, dalle minicamere digitali con le quali il regista sperimentava agli inizi del 2000 fino alle telecamere di sorveglianza e al formato panoramico.

 

L'alternanza di formati accompagna la progressione temporale di un film in cui i personaggi invecchiano davanti ai nostri occhi, insieme ai dispositivi di raccolta delle immagini: dapprima grezzi e dalla grana familiare per arrivare al perturbante Panopticon della onnipresente videosorveglianza cinese. 

Le costrizioni produttive stimolano la creatività di Jia e informano lo stile di un'opera che mescola realtà e finzione e che sfrutta a pieno le molteplici possibilità del linguaggio cinematografico.

 

Nella Cina di Caught by the Tides la vita è controllata dallo sguardo, dello Stato o del regista stesso, che lascia trapelare nel suo espediente narrativo sia l'infinita libertà della creazione cinematografica che la terribile possibilità di manipolazione delle immagini e della loro costruzione in funzione di un racconto costruito da chi detiene il potere.

 

 

[Zhao Tao e Li Zhubin in una scena di Caught by the Tides; il girato del film proviene per larga parte da archivi di footage raccolti da Jia Zhangke nell'ultimo ventennio e, per questo motivo, gli attori protagonisti invecchiano sullo schermo]

 

 

Il tema del controllo è espresso anche nel rapporto tra i due personaggi principali di Caught by the Tides, che iniziano la relazione quando Guo Bin è il "manager" di Qiao Qiao; l'uomo prova poi a sua volta a svincolarsi dalla povertà e a prendere il controllo della propria vita cercando nuove prospettive, finendo in questo modo per perdere l'amore e il controllo sul tempo.

 

Qiao Qiao, da parte sua, è triplamente controllata: dal partner, dallo Stato e, per finire, dallo stesso Jia Zhangke, che mette in scena l'invecchiamento della moglie davanti agli occhi dello spettatore.

L'illusione del controllo del tempo, della propria vita e dei propri spazi: la Cina ne esce come un allucinato caleidoscopio, in cui robot-commessi, messi di fronte all'impossibilità di leggere un'espressione, dispensano citazioni e consigli di vita, esibendo quasi più umanità di quanta se ne trovi nei rapporti umani quotidiani.

 

La relazione tra i protagonisti muta al passo con la possibilità di creare zone di resistenza alla realtà di un territorio sconfinato e abitato da anime solitarie e costantemente codificate e stabilite da subito nelle loro possibilità di vita e libertà.

 

Dimenticate la narrativa sentimentale di film come, ad esempio, Past Lives: la storia di Caught by the Tides è una storia di decentramento e dislocamento spaziale, alla ricerca di approdi sicuri che appaiono come chimere, messa in scena in maniera antitetica ai canoni classici di rappresentazione.

 

 

[Il cast e la troupe di Caught by the Tides fotografati all'anteprima del film al Festival di Cannes 2024]

 

 

Caught by the Tides è l'ennesimo racconto di una terra piena di contraddizioni da parte di un autore libero, che seppure approvato dal ministero agisce fuori dalle sue maglie (fa sempre strano, di questi tempi, veder iniziare un film cinese senza il cartello di approvazione del Ministero della Cultura).

 

Lo straordinario finale, unico e potente slancio poetico del film, coglie in pieno la sensazione di abbandono al flusso assurdista di un mondo che l'uomo sembra cambiare solo per venirne estromesso.

 

A mio avviso uno dei film migliori in concorso al 77° Festival di Cannes e un'opera che, come il suo autore, rifiuta di scendere a compromessi e di arrendersi alle regole di "buona condotta" della rappresentazione cinematografica.

 

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