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Ghostbusters - Minaccia glaciale - Recensione: la nostalgia

La saga di Ghostbusters ritorna con un nuovo film che vorrebbe tornare all'umorismo delle origini, con risultati però a nostro avviso mediocri

Ghostbusters - Minaccia glaciale vede le diverse generazioni di "acchiappafantasmi" fare il loro ritorno a New York City, dopo le scorribande in Oklahoma di Ghostbusters: Legacy del 2021, in un nuovo capitolo che si pone su basi più solide e familiari, anche se l'arguzia irriverente del Ghostbusters originale del 1984 sembra ormai definitivamente persa.

 

Ghostbusters - Minaccia glaciale riunisce il cast dei film degli anni '80 e le star del film del 2021, oltre ad aggiungere nuovi personaggi, dando vita a una commedia d'azione piena di situazioni, che vanta alcune performance divertenti in mezzo a una continua lotta per mantenere la serie rilevante per le generazioni più giovani.

 

 

[Il trailer di Ghostbusters - Minaccia glaciale]

 

 

La goffa miscela di nostalgia, paura, scene corali, sincerità e battute non riesce mai a gelificarsi, portandomi a pensare che forse sia giunto il momento per Sony di rinunciare al franchise.

 

All'inizio del film ritroviamo Callie (Carrie Coon), trasferitasi dall'Oklahoma a New York insieme al suo fidanzato Gary (Paul Rudd) e ai suoi due figli Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace), per rivitalizzare l'attività di acchiappafantasmi del defunto padre Egon Spengler (il compianto Harold Ramis, cosceneggiatore del film originale); la dolce e nerd Phoebe si sente esclusa perché, in quanto minorenne, non le è permesso far parte della squadra, ma trova un'amica inaspettata in Melody (Emily Alyn Lind), che però potrebbe essere un fantasma.

 

Nel frattempo, i nostri eroi devono affrontare una nuova grave minaccia sotto forma di Garraka, un antico dio malvagio determinato a congelare il mondo.

 

Il regista di Legacy Jason Reitman, figlio del compianto Ivan Reitman (che ha diretto i Ghostbusters degli anni '80), passa le redini del progetto al suo partner di scrittura Gil Kenan, che conferisce al film un'efficienza disinvolta non così appesantita da infiniti riferimenti e omaggi ai capitoli precedenti, pur presentando comunque richiami agli elementi più iconici del franchise.

 

 

[Winston Zeddemore (Ernie Hudson) e Peter Venkman (Bill Murray) nel film Ghostbusters - Minaccia glaciale]

 

Punto di forza di questo sequel non è semplicemente il ritorno a New York, ma anche il modo in cui la sceneggiatura si libera dall'onere di creare nuovi personaggi principali, avendoli già introdotti in Ghostbusters: Legacy

 

Pochi dei protagonisti di Legacy risultavano particolarmente convincenti, ma Kenan si concentra saggiamente sulla più forte del gruppo, Phoebe, che rimane una deliziosa emarginata e la cui sottotrama si rivela essere il punto luminoso di Minaccia glaciale.

 

Continuando a incanalare lo spirito geek e impassibile del compianto Harold Ramis, che interpretava il nonno di Phoebe, Egon, Grace costruisce rapidamente un rapporto con Lind, con i loro rispettivi che personaggi formano un legame basato sulla solitudine condivisa: Phoebe non si adatta alla propria famiglia mentre Melody, che è morta in un incendio, non è in grado di lasciare il mondo fisico e riunirsi ai suoi genitori morti per ragioni misteriose.

 

C'è autentica tenerezza nelle loro scene, ma anche una profonda ironia: tutti gli uomini insicuri e arrabbiati per il fatto che il reboot del 2016 fosse interpretato da un cast di sole donne potrebbero non prendere troppo bene il fatto che il fulcro emotivo di questo film sia una storia di amicizia femminile.

 

Del cast originale, Bill Murray sembra disimpegnato come lo era in Legacy e anche Ernie Hudson sembra non avere molto da fare: un problema di lunga data del franchise.

 

Il Ray Stantz di Dan Aykroyd, invece, è ancora un simpatico buffone e la sua passione che trasmette per il soprannaturale è rimasta intatta; l'attore, che ha co-sceneggiato i film degli anni '80, è chiaramente innamorato del mondo che ha contribuito a creare ma il suo entusiasmo fanciullesco è altrimenti assente in Ghostbusters - Minaccia glaciale, un film che si destreggia in modo sgraziato tra troppi personaggi, trame e sottotrame e un terzo atto prevedibilmente esagerato e ricco di effetti speciali.

 

 

[Poteva mancare Slimer in Ghostbusters - Minaccia glaciale?]

 

Molte cadute potrebbero essere perdonate se Ghostbusters - Minaccia glaciale risultasse ancora maliziosamente divertente come quello del 1984; nel tentativo di riportare in vita il franchise però il nuovo capitolo soffre di una soffocante riverenza per l'originale, scambiando i riferimenti diretti per una vera cattura del suo spirito anarchico.

 

Lo sporadicamente divertente Ghostbusters - Minaccia glaciale, come Legacy prima di esso, è più interessato a mantenere la fattibilità commerciale della proprietà intellettuale che a catturarne l'attrattiva iniziale.

Patton Oswalt, volto nuovo della serie, ha un breve cameo nei panni di un bibliotecario e il suo comportamento intelligente si avvicina all'emulazione di quell'ironia e sarcasmo che Murray, Aykroyd e Ramis trasmettevano senza sforzo quaranta anni fa. 

 

Ma questi momenti fugaci non bastano a risollevare il tutto: Ghostbusters - Minaccia glaciale può radunare le star originali e riportare il franchise nella città che ha fatto da vibrante ambientazione al primo capitolo, ma purtroppo non riesce a rievocare le glorie passate.

 

[articolo a cura di Emanuele Fiora]

 

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