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Berlino - Recensione: la casa di carta, ma è carta carbone

Il 29 dicembre 2023 Netflix ha regalato una sorpresa ai fan devoti de La casa di carta lanciando il tanto atteso spin-off Berlino, dedicato interamente al carismatico personaggio tanto amato dal pubblico

Per la gioia dei fan più affezionati alla serie TV spagnola La casa di carta è uscita su Netflix la serie spin-off intitolata Berlino, che vede protagonista l’omonimo personaggio della serie principale. 

 

Berlino è composta da 8 episodi e racconta la storia del periodo d’oro della vita di Berlino (Pedro Alonso), periodo durante il quale si trova a Parigi ed è il coordinatore ufficiale di una banda di ladri che ha come scopo quello di rubare, durante una sola notte di lavoro, una serie di gioielli per il valore complessivo di 44 milioni di euro. 

 

La prima cosa che salta all’occhio dello spettatore, sin dalle prime scene della prima puntata, è l’enorme somiglianza tra lo spin-off e la serie principale: somiglianza in termini di sintassi narrativa, fotografia, regia, caratterizzazione dei personaggi e molto altro ancora.

 

[Il trailer italiano di Berlino]

 

 

La cosa non è certo una coincidenza, anzi, è qualcosa che poteva essere facilmente predetto, visto e considerato che Berlino è opera della mente creativa di Alex Piña, la stessa mente che 7 anni fa seppe regalare al pubblico di tutto il mondo un prodotto seriale di incredibile successo come La casa di carta, dalla quale è nato proprio il personaggio di Berlino che qui vediamo protagonista. 

 

“Squadra che vince non si cambia”, avrà pensato Piña al momento di ideazione di questo spin-off e a volte questo ragionamento funziona; tuttavia, in questo caso mi sento di dover dissentire.

 

 

[Berlino e la sua banda]

 

 

Ogni tanto la squadra va cambiata, specialmente se si sta parlando di un prodotto audiovisivo il cui scopo dovrebbe essere quello di regalare novità e freschezza allo spettatore e non una storia già vista, rivista e stravista. 

 

Conosciamo tutti la storia de La casa di carta: serie TV che si è presentata sugli schermi come un vento di avanguardia e adrenalina ma che in poco tempo ha mostrato al suo pubblico di non avere altro da offrire se non la stessa storia riproposta stagione dopo stagione, cercando di venderla come qualcosa di differente grazie all’aggiunta o all’esclusione di alcuni personaggi e un vortice sempre più intricato (e a volte poco credibile) di storie d’amore e resistenza partigiana. 

 

La domanda che mi sono posta al termine della visione di Berlino è stata: “Serviva davvero?” 

 

[Il trailer originale di Berlino]

 

 

Serviva davvero spremere per l’ennesima volta un franchise ormai a secco, senza più nulla da raccontare avendo già detto tutto ciò che serviva sapere ne La casa di carta, dando al pubblico quella che non è altro che una minestra appena riscaldata? 

 

Non voglio essere fraintesa: Pedro Alonso, nei panni di Berlino, ha un fascino e un carisma innegabili. 

Così innegabili da aver conquistato gli spettatori sin dalla prima puntata de La casa di carta e non solo: ha ammaliato così tanto il pubblico di tutto il mondo da “costringere” gli autori della serie a farlo partecipare alle stagioni successive del prodotto grazie a dei flashback, dal momento che la trama della serie principale non lo vedeva più coinvolto tra i protagonisti.  

 

Tuttavia sono dell’idea che fascino e carisma di Berlino non siano sufficienti, specie se da soli, per portare avanti una nuova serie di 8 puntate da quasi un’ora ciascuna. 

Dico “da soli” perché di fatto è così: Berlino non è altro che una replica de La casa di carta che non solo ha perso la capacità di coinvolgere lo spettatore al 100%, ma non può più nemmeno contare sulla forza del gruppo. 

 

In Berlino l’unico vero personaggio che riesce a coinvolgere lo spettatore è Berlino stesso, mentre il resto della banda non è altro che una tiepida e timida copia del gruppo di ladri che abbiamo già conosciuto e amato nella serie principale. 

 

 

[Pedro Alonso è un Berlino perfetto, ma non basta]

 

 

Cameron è fin troppo simile a Tokyo, Roi è curiosamente paragonabile a Rio, sia dal punto di vista del singolo personaggio sia per quel che riguarda le interazioni tra lui e Cameron, che li rendono a tutti gli effetti i nuovi Rio e Tokyo. 

 

Per non parlare della presenza di un nuovo professore: vi ricorda forse qualcuno? 

Berlino è una serie TV che a mio parere ce l’ha messa tutta per cercare di regalare qualcosa che il pubblico tanto desiderava, quel pizzico in più di Pedro Alonso nei panni di Berlino, e questo sicuramente la rende un prodotto apprezzabile e godibile dai più. 

 

Tuttavia, trovo che questa serie sia rimasta eccessivamente incastrata nei soliti e ormai conosciuti meccanismi de La casa di carta che non le hanno permesso di spiccare il volo e diventare qualcosa di nuovo, fresco e difficilmente dimenticabile.

 

In linea generale è un prodotto gradevole, dalle interessanti ambientazioni e ricco di colpi di scena, che sono sicura potranno piacere a tutti coloro che desideravano, vedendo Berlino, proprio questo: poter rivivere un’avventura in pieno stile La casa di carta.

 

Un’avventura che, però, non ha sufficiente forza per poter essere paragonata alla storia originale. 

 

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