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Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente - Recensione: l'eterna lotta alla ricerca di noi stessi

A 8 anni dall’uscita dell’ultimo film della saga, torna al cinema Hunger Games con un prequel che racconta la nascita e sviluppo dei celebri “giochi della fame” e la storia di Coriolanus Snow, antagonista della tetralogia principale che qui vediamo nelle vesti di protagonista

Il tanto atteso prequel della saga intitolato Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente in uscita il 15 novembre con la regia di Francis Lawrence ha come obiettivo quello di rispondere ad una specifica domanda: “Come sono nati e a che cosa servono gli Hunger Games?”.

 

Questa è infatti la domanda che viene posta diverse volte a Coriolanus Snow (Tom Blyth) nel corso del film, alla quale lui cercherà sempre di dare risposta. 

 

Ma andiamo con ordine.

 

 

[Il trailer italiano di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente]

 

 

Il confine tra il Bene e il Male è più labile di quanto non si pensi: labile tanto quanto lo possono essere le azioni umane, mai completamente giuste o sbagliate e di conseguenza difficili da giudicare, specialmente se non se ne conosce l’origine primordiale.

 

È proprio sulla base di questo contesto che in Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente viene presentata la storia di Coriolanus Snow: personaggio antagonista nella saga principale di Hunger Games in quanto presidente tirannico di Panem e supervisore dei giochi, ma che in questo prequel vediamo come un giovane di Capitol City e figlio di un generale pacifista.

Nei primi minuti di film viene infatti lasciato spazio ad alcune scene che mostrano l'infanzia travagliata di Coriolanus e il momento in cui gli viene comunicata la morte del padre, avvenuta nella foresta a causa di una trappola creata per mano di un ribelle, rendendolo di fatto l'unico supersite uomo dell'illustre casata degli Snow.

Nel film si ritrova a vivere con la nonna (Fionnula Flanagan) e la cugina Tigris (Hunter Schafer) e a frequentare la prestigiosa Accademia di Capitol City, fingendo con compagni e corpo docenti di vivere in condizioni economiche agiate e riuscendo a diventare uno degli studenti favoriti per la vincita dell’agognato Premio Plith, istituito dal presidente di Panem Strabo Plith (Michael Greco) e pensato per premiare lo studente con un'alta media di voti.

 

Il giorno della consegna del riconoscimento, però, Coriolanus scopre dalle parole del Decano Casca Highbottom (Peter Dinklage) che non ci sarà alcun premio da riscuotere per lo studente con i migliori voti scolastici, ma ai migliori studenti verrà data l'opportunità di diventare mentori durante quella che nel film è la X edizione degli Hunger Games, nonché la prima edizione della Storia in cui i tributi (ovvero i concorrenti dei giochi) vedono affidarsi un mentore e prendono parte a un vero e proprio show televisivo con tanto di conduttore.

 

Durante l’assegnazione del tributo agli studenti a Coriolanus viene assegnata il tributo donna del distretto 12 Lucy Gray Baird (Rachel Zegler) e da quel momento, per difendere la sua reputazione e successivamente mosso da un forte sentimento di ambizione - una volta venuto a sapere che il regolamento del premio Plith è cambiato e che quest'ultimo verrà assegnato al mentore il cui tributo vincerà gli Hunger Games e sapendo che la vittoria di Lucy Gray gli permetterà di vincere una cifra di denaro così alta da poter salvare la propria famiglia dalla povertà e pagarsi gli studi universitari - decide di lottare in ogni modo per portare alla vittoria il suo tributo, dando vita a un’incessante lotta contro il tempo e a una serie di eventi concatenati che racconteranno al pubblico chi è l’usignolo e chi, invece, il serpente. 

 

 

[Peter Dinklage è Casca Highbottom in Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente]

 

Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente coglie l’occasione per raccontare al pubblico non soltanto la storia della nascita e l'evoluzione dei celebri giochi, ma anche e soprattutto quello che è il concetto primordiale sul quale si basa l’intera esistenza dell’essere umano.

 

Il mondo intero è un’arena in cui lottiamo per la nostra sopravvivenza, agendo unicamente sulla base dei nostri interessi in un’eterna ricerca su chi siamo davvero, scegliendo ogni giorno se essere prede o predatori, vittime o carnefici. 

Usignoli oppure serpenti.  

 

Durante l’intera durata della pellicola il pubblico viene trascinato in un vortice di eventi ricchi di colpi di scena che riusciranno a essere legati da un filo logico comune solamente alla fine del film, con un plot twist che permetterà allo spettatore di abbracciare con empatia le scelte fatte dai personaggi e rimodellare il proprio giudizio a favore di un’ottica più aperta, comprendente ogni sfumatura che dà vita ad azioni umane naturalmente complesse e mai solamente giuste oppure sbagliate, mai soltanto intraprese da personaggi o buoni o cattivi e spesso nate dalle migliori intenzioni, per poi andare a scontrarsi con la fredda e complessa realtà in cui viviamo. 

 

Coriolanus si trova a dover continuamente scegliere per sé stesso e per chi lo circonda, ben presto avrà modo di capire quanto sia difficile prendere delle decisioni in grado di accontentare mente, corpo, anima, ambizioni personali e aspettative altrui, finendo spesso per trovarsi ad affrontare lotte interiori la cui risoluzione comporta inevitabile sofferenza a sé stesso o agli altri, a favore di un bene superiore che per sua natura è crudele ed esclusivo, incapace di abbracciare tutti all’unanimità.  

 

 

[Il Premio Oscar Viola Davis è Volumnia Gaul in Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente] 

 

 

Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente è un film di cui consiglio fortemente la visione non soltanto agli appassionati della saga letteraria e cinematografica - indubbiamente curiosi di conoscere le origini e le motivazioni alla base degli Hunger Games - ma anche a tutti coloro che, come me, hanno saputo apprezzare moderatamente i film della precedente tetralogia (o successiva, dato che questo film è a tutti gli effetti il prequel della saga principale) e che apprezzano le storie in cui si scava nella profondità spirituale e psicologica di un personaggio, andando a operare un approfondimento sulla complessità di sfumature che compongono l’animo umano. 

 

Animo mai solamente buono o cattivo, ma che è invece un perfetto mix di entrambi i concetti in quanto parti imprescindibili della vita che vanno a completarsi a vicenda.  

 

Rendendo l’uomo sia un dolce usignolo sia un diabolico serpente. 

 

[articolo a cura di Anna Arneodo] 

 

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