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The First Slam Dunk - Recensione: una vita da playmaker

Anime Factory porta per una settimana nelle sale cinematografiche The First Slam Dunk, scritto e diretto dal mitico mangaka Takehiko Inoue, creatore del manga e dell'anime dal quale è tratto 

Dall’11 al 17 maggio arriva nelle sale cinematografiche The First Slam Dunk, primo lungometraggio animato diretto da Takehiko Inoue, mangaka creatore di Slam Dunk, popolare manga di successo divenuto cult in Italia grazie all’anime trasmesso da MTV.

 

Il film è stato rilasciato in Giappone nel dicembre 2022, superando al box office Avatar - La via dell’acqua, per esordire in seguito anche in Cina e in buona parte del mercato asiatico. 

L’Italia è il primo paese europeo che porta in sala The First Slam Dunk: al cinema dal 10 maggio in lingua originale con i sottotitoli, rimarrà sugli schermi dall’11 al 17 maggio in versione doppiata.

 

A questo punto sarete curiosi di sapere se The First Slam Dunk merita la vostra attenzione o se si tratta dell’ennesima operazione nostalgia che rivisita un mito della vostra adolescenza.

 

 

 

Il primo Slam Dunk

 

Chi scrive fa parte di quel pubblico di adolescenti che tra la fine degli anni '90 e i primi 2000 ha trovato un nuovo linguaggio televisivo identitario in MTV: la versione italiana del network statunitense era una vera e propria operazione sovversiva che si discostava dalla televisione generalista, identificando in adolescenti e pubblico under 30 il retaggio pop di riferimento al quale la televisione stava smettendo di parlare.

 

Tralasciando la lunga lista di programmi musicali, serie e talk show che hanno contribuito ad arricchire il retaggio culturale e il panorama musicale italiano, MTV aveva conquistato una gigantesca fetta di ragazzi portando in Italia tutto quello che il pomeriggio di Italia 1 non si poteva permettere di trasmettere: Cowboy Bebop, Trigun, Le situazioni di Lui & Lei, Golden Boy, Master Mosquiton, Evangelion, Excel Saga e tanto altro.

 

In quel “tanto altro” c’era Slam Dunk, anime tratto dal manga di Takehiko Inoue che, contrariamente al più infantile Holly e Benji, raccontava il panorama delle leghe di basket liceali attraverso l’occhio di Hanamichi Sakuragi.

Il gigante dalla chioma rossa di basket non sa nulla, ma è innamorato perso di Haruko Akagi e quello sport sembra essere la chiave di volta per colpirla e conquistare il suo amore.

Slam Dunk è il racconto del percorso di Hanamichi tra le fila dello Shohoku, la squadra del liceo alla quale prenderà parte, in un racconto di crescita che porterà il protagonista ad affrontare molte sfide, ma soprattutto ad amare il basket.

 

Tornando a noi: chi non ricorda Slam Dunk con amore è un gorilla! 

 

La sigla giapponese dell’anime è ancora nella mia playlist motivazionale per le sessioni di corsa, il manga è stato parte della mia adolescenza, ma oltre 20 anni sono passati da allora e i ricordi che ho degli eventi sono stati erosi dal tempo.

 

 

[The First Slam Dunk non sfigura, guardando all'anime]

 

Andare a vedere The First Slam Dunk senza un recappone mi preoccupava parecchio e se nutrite lo stesso dubbio vi posso rassicurare a riguardo: non è strettamente necessario, serve solo e unicamente qualora vogliate avere accesso a ulteriori strati di lettura dell’opera, che rimane comunque ampiamente godibile senza tale sforzo da parte vostra. 

 

Tant’è che i raccordi più basilari su chi sono alcuni comprimari vengono risolti in messa in scena sfruttando una piccola gag a inizio film, e andando avanti la scrittura non mette certamente a disagio chi guarda, connettendo gli elementi necessari utili a descrivere ogni protagonista e i contrasti che li muovono. 

Takehiko Inoue, decidendo di prendersi la responsabilità di scrivere e dirigere l’opera, lo fa nel rispetto dei suoi fan, come della precisa volontà di rimanere fedele a Slam Dunk e ai suoi totem narrativi. 

In tal senso l’autore con The First Slam Dunk vuole completare il racconto, offrendo un approfondimento del personaggio di Ryota Miyagi, il playmaker dello Shohoku.

 

The First Slam Dunk, un titolo già evocativo e rappresentativo della sua sinossi e dei significati alla base del film, racconta come Ryota si è innamorato del basket, intrecciando il rapporto con il fratello maggiore Sota, scomparso quando era ancora un bambino.

Tutto passa per il mitico match, valido per la conquista del torneo nazionale, tra lo Shohoku e i campioni dello storico e imbattibile Sannoh.

 

Come nel manga e nell’anime, il basket e la poetica di questo adrenalinico e meraviglioso sport passano per il bagaglio emotivo del protagonista: perdita, cordoglio, passione, determinazione e forza di volontà.

Tutto nutre i due piani narrativi e il centro emotivo si chiude in una palla da basket e un campo da gioco sul quale un quintetto di underdog è chiamato all’impresa.

 

La vita è una partita e Ryota, come i suoi compagni e alcuni suoi avversari, deve giocarla senza risparmiare nulla, guardando negli occhi l’avversario rispettandolo, ma senza temere mai la sfida che rappresenta.

 

 

[Ryota protagonista di The First Slam Dunk è una bella scelta per i fan e per amore verso la storia stessa]

 

 

Seppur concentrandosi su Ryota, Inoue non dimentica di raccontare anche il prode Hanamichi, la cui figura rimane parte centrale degli eventi e della morale da spokon (termine che identifica i manga che parlano di sport), che trova spazio tanto quanto Rukawa, Hisashi, Akagi, Hisashi, il coach Anzai e la manager Ayako.

 

Il ritmo di The First Slam Dunk viene scandito dall’alternarsi del racconto della partita con dei flashback dedicati alla vita di Ryota Miyagi, descrivendo ampiamente un personaggio in passato poco esplorato, ma soprattutto portando lo spettatore nella mente di uno sportivo.

 

Sul campo da gioco tutto si muove a una velocità fotonica, per chi guarda.

Chi invece delle imprese è protagonista, sperimenta sulla propria pelle la teoria della relatività. In The First Slam Dunk, durante i 40 minuti della storica partita tra Shohoku e Sannoh, lo spettatore scende in campo con Ryota: sente i polmoni bruciare e il sudore sulla pelle; cade nei pensieri accelerati e inafferrabili che la mente presenta come un’onda travolgente; non ha scampo dall’incessante chiasso prodotto da immagini e ricordi proiettati nella mente del ragazzo, lasciandolo solo in una battaglia contro i suoi limiti e nella quale vincere significa trasformare in energia l’emotività.

 

Essere uno sportivo significa inscenare una battaglia contro il proprio cervello, tentando di slegare i muscoli dalle chiacchiere tossiche e demotivanti che produciamo, preda di paure ed emotività che possiamo sconfiggere solo ricercando un personale bushido.

 

The First Slam Dunk riesce meravigliosamente a raccontare il basket, LA partita dello Shohoku e la storia di Ryota, pur peccando qui e là nella gestione del ritmo.

Per quanto mi riguarda, Takehiko Inoue non è sempre conscio di come il sistema di flashback da lui scelto sia, lungo 124 minuti di durata, afflitto da una certa ridondanza nel presentare alcuni temi e situazioni; forse asciugare alcune parti della sceneggiatura sarebbe stato saggio.

 

Credo inoltre che anche alcune scelte di regia, il cui scopo sarebbe quello di dare enfasi a momenti fondamentali della partita, dimostrano l’immaturità registica dello sguardo di Inoue (qui al suo esordio), forse più adatto alla composizione delle tavole di un manga che a quello del Cinema.   

 

 

[L'animazione di The First Slam Dunk è davvero interessante]


 

Sì, ma l’animazione?  

 

Per quanto mi riguarda, il presente del panorama animato è parecchio interessante.

In occidente come in oriente si sta andando incontro a molte sperimentazioni che vorrebbero dare nuova linfa a uno scenario spesso dominato da uno stilema CGI di stampo hollywoodiano che, a mio dire, è ormai un po’ troppo sempre simile a sé stesso pur cambiando produzioni e, vagamente, interpretazioni.

 

Spider-Man: Un nuovo universo e la sua tecnica, come la serie dedicata ad Arcane o I Mitchell contro le macchine, hanno dimostrato come sia possibile, e sotto certi punti di vista bisognerebbe dire che si rende necessario, esplorare stili di animazione alternativi costruiti su cosa si sta raccontando; esattamente come fa un regista, lavorando con il direttore della fotografia, quando sceglie il taglio per un film live-action.

 

In Giappone tale sperimentazione è spesso sfortunata e molte fusioni di tecnica d’animazione classica 2D con tecnologia CGI sono spesso disastrose. Anche il recente Suzume di Makoto Shinkai, per quanto bello sul grande schermo, è a mio dire colpevole di contaminare, non con accezione positiva, la riuscita del film con una botta di CGI poco lodevole e piuttosto scollata dalla resto dell’immagine.

 

The First Slam Dunk, invece, arriva a distanza di molti anni proprio per una precisa esigenza di Takehiko Inoue di lasciar camminare la sperimentazione, aspettando il momento in cui sarebbe stato possibile creare una sorta di linguaggio ibrido con la CGI, al fine di riprodurre il tratto del suo disegno in modo fluido.

 

In tal senso, devo dire che Inoue è stato saggio.

The First Slam Dunk vi stordirà solo in un primo momento, ma la resa d’insieme l’ho trovata riuscita e davvero gradevole.

L’unico neo è forse rappresentato dalla sgradevole abitudine, appartenente a molti studi d’animazione giapponese, di non curare ogni dettaglio.

Se in tecnica animata tradizionale è quasi perdonabile avere inquadrature in campo lungo non perfettamente dettagliate, poiché l’effetto d’insieme spesso viene ammorbidito da altri accorgimenti, con questa tecnica l’effetto non si traduce e in alcune inquadrature l’immagine non è così piacevole e i dettagli abbozzati spiccano maggiormente.   

 

The First Slam Dunk

 

The First Slam Dunk è un gradito ritorno dell’opera di Takehiko Inoue, una coccola dedicata a tutti i fan di Slam Dunk, come agli amanti del basket, che fa immenso piacere vedere al cinema.

Se amate le imprese dello Shohoku, non potete perdervi quest’opera. 

 

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