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Cane che abbaia non morde - Recensione: Canili per bipedi

Nelle sale italiane arriva Cane che abbaia non morde, opera prima di Bong Joon-ho che mostra tutto il talento di un regista formidabile

Cane che abbaia non morde rientra nella casistica delle opere prime andate perdute. 

 

Debuttare con un lungometraggio è molto difficile e spesso anche i grandi registi confezionano film claudicanti, pieni di difetti e ingenuità figlie dell’inesperienza e di una maturità artistica ancora molto lontana. 

È altrettanto vero che molti cineasti mediocri hanno esordito con delle opere prime folgoranti, per poi perdersi nel meccanismo di un’industria che quando pensa di aver intercettato un cavallo di razza, decide di sfiancarlo; produrre Cinema è invece un lavoro per uomini e donne lungimiranti, capaci di giocare un infinite game che li porterà a piantare e innaffiare alberi sotto la cui ombra potrebbero non sedere mai.

 

Bong Joon-ho, conosciuto dal grande pubblico per Parasite, si è presentato agli appassionati di Cinema con lo straordinario Memorie di un assassino e lungo le successive 5 opere ha mirabilmente evitato la noia adattando la sua poetica a diversi generi.

Eppure è in questa opera prima che possiamo trovare alcuni segni del suo Cinema.    

 

Cane che abbaia non morde dal 27 aprile arriva finalmente nelle sale cinematografiche italiane a 23 anni dalla sua uscita in patria: la commedia dimostra già quanto Bong Joon-ho avesse le idee chiare riguardo le sue forme di espressione. 

 

 

 

Nel film ci viene raccontata la storia di Ko Yun-ju, ricercatore universitario alla disperata ricerca di una cattedra che gli dia la stabilità economica e il prestigio di chi raggiunge il posto fisso nella cornice di tale istituzione. 

 

Il rapporto con la moglie incinta, già non proprio idilliaco, è reso ancora più nervoso dalla sua passiva inettitudine e gli eventi prendono improvvisamente velocità quando Ko decide di sfogare la propria frustrazione su un innocente cagnetto, apparentemente colpevole di alienare le sue giornate con un incessante e acuto abbaiare. La scomparsa del piccolo quadrupede attira l’attenzione di Park Hyun-nam, pigra e disillusa impiegata presso l’ufficio che gestisce l’enorme complesso di appartamenti nel quale vive Ko Yun-ju.

Spinta dalla ricerca di qualcosa che possa smuovere il suo quotidiano, si metterà a indagare sulla scomparsa del piccolo animale che, stranamente, diventerà il primo di una serie. 

 

Cane che abbaia non morde è una sorta di commedia degli equivoci, ma il cui cuore è molto più ispirato di quanto si possa pensare apparentemente.

 

Bong Joon-ho, come molti altri autori sudcoreani della sua generazione, sfrutta un canovaccio pop per parlare del tessuto sociale che lo circonda; nella sceneggiatura scritta a sei mani con Song Ji-ho e Derek Son Tae-woong sfrutta il condominio nel quale si muovono i due protagonisti per rendere protagonisti della vicenda una serie di maschere tanto assurde quanto drammaticamente realistiche.   

 

 

[Cane che abbaia non morde viene portato in sala in lingua originale sottotitolato in italiano]

 

Cane che abbaia non morde sembra un po’ figlio dei migliori Maestri della commedia all'italiana: quella forgiata da autori che pur portando il pubblico all’assurdo e alla risata fragorosa, cercano comunque di lasciare in bocca qualcosa di amaro, un senso di decadenza che ti lascia riflettere su quanto derelitta e patetica sia la storia di quei protagonisti così comuni.

 

La società sudcoreana descritta da Bong Joon-ho è disperata, insegue sogni vanesi e si nutre di rivalse infantili, alcuni tra i suoi protagonisti sono disposti a compiere le peggiori nefandezze per una risicata sopravvivenza che, quando non viene raggiunta, li vede trascinarsi per la propria esistenza. 

Cane che abbaia non morde è il primo passo di un cammino che nel corso del tempo avrebbe convinto Bong Joon-ho a parlare sempre di più della trasformazione economica e sociale della Corea del Sud, e che possiamo ritrovare in diverse forme lungo la sua filmografia.

 

Parasite è un apice assoluto, mentre Cane che abbaia non morde è invece quella classe media cancellata dall'impietosa curva economica che dal 2000 al 2019 non ha fatto prigionieri.

 

 

 

 

Bong Joon-ho dimostra il suo valore nella sceneggiatura, ma anche nella messa in scena: l'autore contamina il suo racconto con diverse suggestioni, riuscendo a fare della sua commedia un raffinato strumento anche nell’espressione visiva. 

 

Cane che abbaia non morde passa da situazioni cartoonesche e scanzonate a momenti in cui si prende la libertà di essere più crudo e grottesco. In definitiva ne risulta un film a mio avviso maledettamente divertente, intelligente nella scrittura e nelle scelte di regia. 

Da segnalare nel cast la presenza di Bae Doo-na, attrice straordinaria che molti ricorderanno in Mr. Vendetta, Cloud Atlas, nella serie TV Sense8 e nel recente Le buone stelle - Broker.

 

Bong Joon-ho non è certamente esente da qualche critica e Cane che abbaia non morde non ha sempre una fresca gestione del ritmo, nonostante il minutaggio sotto le due ore sia consono a questo tipo di commedie. 

 

Certo è che Cane che abbaia non morde, seppur originariamente uscito nel 2000, si propone già come una delle commedie da guardare di questo 2023 e forse, a fine anno, ci troveremo nell’assurda situazione di doverlo considerare tra i film più interessanti dell’anno cinematografico. 

 

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