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Super Mario Bros. - Il film - Recensione: It's-a Me, Mario!

Super Mario Bros è finalmente arrivato sul grande schermo portando in sala generazioni di videogiocatori ed è proprio il caso di dire “MAMMA MIA!”

Per poter parlare adeguatamente di Super Mario Bros. - Il film occorre cimentarsi in una disamina su come il mezzo videoludico e il suo linguaggio si sia evoluto e di come Hollywood abbia cercato, maldestramente, di interpretarlo.

 

Sto mentendo! 

Questo è il coronamento dell’infanzia di milioni di videogiocatori in tutto il mondo, lasciate andare ogni freno inibitorio e gridiamo insieme “IT’S-A ME, MARIO!”  

 

 

[Il trailer internazionale di Super Mario Bros. - Il film]

 

 

Cinema 1993 - L’ultima frontiera della vergogna  

 

Nel 1993 Jake Eberts e Roland Joffé decisero arbitrariamente di proclamarsi geni indiscussi e in buona parte Eberts ne avrebbe avuto parzialmente anche titolo, considerando come sul suo curriculum si possano trovare film quali 1997: fuga da New York, Le avventure del Barone di Munchausen, Gandhi e Balla coi lupi.   

 

I videogame erano in ascesa, un fenomeno pop sempre più riconoscibile grazie anche ad alcune icone già destinate a divenire immortali; Super Mario Bros., creato per Nintendo da Shigeru Miyamoto, era già un mito e dal 1985 è diventato eroe di un proprio franchise entrato nelle case di milioni di bambini in tutto il mondo grazie al NES e al Game Boy. 

 

Roland Joffé intuì il potenziale di quel retaggio, ma fraintese il suo pubblico e forse, a sua discolpa, è protagonista di una Hollywood che concepisce una sola via utile per catturare il pubblico: il live action.  

 

Nei panni dei Mario Bros. si calano Bob Hoskins e John Leguizamo, Dennis Hopper passa dall’iconico Frank Booth di Velluto blu a un ridicolo Bowser e gli sceneggiatori Parker Bennett, Ed SolomonTerry Runté imbastiscono un plot demenziale basato su universo parallelo nel quale i dinosauri sono diventati umanoidi e vivono a Dinohattan. 

 

 

[I Super Mario Bros... circa]

 

 

Messa in produzione la sceneggiatura, i registi di tutto il mondo all'unisono ne percepiscono la potentissima aura malvagia e decidono di dedicarsi a qualsiasi altra cosa pur di evitare di dirigerlo.

 

La coppia di registi, nella vita come nell’arte, Rocky Morton e Annabel Jankel non saranno mai identificati come rabdomanti di buone idee e salgono a bordo entusiasti. 

Sulla locandina di Super Mario Bros. trionfa una caption sfortunata e nefasta: “This Ain’t No Game.”  

Il film del 1993 è annoverato come una masterclass di tutto quanto si può sbagliare nell’adattare una IP di grande richiamo e contestualmente floppare come non ci fosse domani.

 

Il live action è chiaramente un linguaggio sbagliato per tradurre Super Mario e tutta l’operazione è uno sbadato tentativo di dare una sorta di coerenza filmica al mito del personaggio, trattando i fan come una massa di imbecilli.

 

 

[Super Mario Bros. non è un gioco e il sottotesto è: perché i giochi sono per bimbi... brutto marketing!]

 

 

Super Mario rappresenta una delle tante IP videoludiche che non si basano su una forte componente narrativa, anzi questa è da sempre un semplice pretesto costruito su archetipi basilari e il cui unico fine è quello di dare una minima struttura al contesto del gameplay (quindi dell’offerta ludica del gioco).

 

Super Mario si regge prima di tutto sulla capacità di Nintendo di saper reinventare continuamente le meccaniche di gioco che fanno di Mario un caposaldo del suo genere, identificandolo per generazioni come un titolo da giocare sul divano tra fratelli, con i propri amici e arrivando a divenire un lascito generazionale: online troverete moltissime storie di giocatori che commossi raccontano “da bambino lo giocavo con mio padre, ora lo gioco con mio figlio”.

 

In secondo luogo il personaggio creato da Shigeru Miyamoto ha evoluto sempre più la sua iconografia nel corso del tempo, definendo luoghi, comprimari, villain e temi musicali che qualsiasi videogiocatore custodisce con affetto, la cui forza evocativa è diventata così potente da arrivare a essere al centro di straordinarie esibizioni da parte di orchestre sinfoniche di grande spessore.

 

Super Mario, contrariamente a un’icona decaduta come Sonic, è immortale.

 

Il suo retaggio pop è conosciuto in tutto il mondo e difficilmente troverete qualcuno che non abbia idea di chi sia.

 

 

[Chi pensa che Super Mario Bros. - Il film sia uno spot sappia che al marzo 2022 Mario Kart 8 Deluxe e Super Mario Odissey avevano venduto rispettivamente 45 e 23 milioni di copie] 

 

 

La caratterizzazione di Super Mario è puramente iconografica e passa per richiami visivi, musiche e design, senza avere un grande lavoro di scrittura alle spalle: basti pensare che per evocare Super Mario basta gridare “YAHUUU!”

 

Per quanto paradossale è infatti la voce di Charles Martinet con il suo distintivo accento da italiano di Brooklyn che contribuisce fortemente a legare Super Mario al cuore dei fan con tutti i suoi “Ya! Yahooo! Uhu!” e i “Mamma mia!”. 

 

Detto ciò, vi renderete conto che scrivere una narrativa che regga un film di Super Mario Bros. diventa molto complesso.

Discostarsi troppo dalla sua iconografia per inventare qualcosa significa invadere l’opera e perdere il pubblico, che si sentirebbe defraudato del suo eroe e delle cose che ama; giocare troppo in difesa potrebbe svilire l’operazione e lasciare lo spettatore un po’ deluso. 

 

Quale strada ha scelto questo film? 

 

 

[Super Mario Bros. vi meraviglierà anche per i suoi molti dettagli]

 


Super Mario Bros. - Il film 

 

Lungo i suoi 92 minuti di durata il film prodotto da Illumination in collaborazione con Nintendo sceglie sostanzialmente di non complicare il pane e rimanere in difesa, appoggiandosi su tutti gli archetipi e le iconografie che fanno di Super Mario quello che è.   

 

Lo sceneggiatore Matthew Fogel, autore di The Lego Movie 2 - Una nuova avventura e di Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo, segue sostanzialmente l’ideologia della casa di Kyoto e Super Mario Bros. ha un impianto narrativo semplice: Bowser vuole sposare la principessa Peach e distruggere il Mushroom Kingdom in caso di rifiuto, Mario e Luigi sono due idraulici di Brooklyn che si ritrovano per caso in questo mondo assurdo, divenendo protagonisti della battaglia.

 

La trama è semplice e lineare come quella di uno dei capitoli della saga o, volendo essere intellettualmente onesti, di un qualsiasi buon film action che basa il suo impatto su altro; pensiamo a John Wick, una saga che personalmente adoro, ma che si fonda sempre su plot sottili come un foglio di carta.

 

Allo stesso modo Super Mario Bros. basa il proprio impatto su altro e in questo caso specifico si traduce nella capacità di dare risalto e corpo alla propria intera iconografia, compiacendo il pubblico di fan ma probabilmente lasciando indifferenti gli spettatori totalmente estranei al mito.

 

Nella sceneggiatura si è scelto di non seguire la strada del Cinema di animazione post-Pixar (a sua volta post-Studio Ghibli), evitando quindi di basare la trama su alcuni temi morali che sorreggono la narrativa e le danno una forte identità.

Super Mario Bros. ha una traduzione morale e narrativa del concetto videoludico di “try again”, generato nel primo atto che ci racconta chi siano Mario e Luigi e il loro rapporto, ma non lo evolve particolarmente lungo gli eventi del film, trasportando semplicemente il pubblico in una rocambolesca avventura.  

 

Il grande pregio di Super Mario Bros. è quello di dare coerenza e fluidità a tutte le citazioni e le immagini che rendono mitico il personaggio: la Rainbow Road vista già nel trailer, l’utilizzo dei go-kart, la prima comparsa di Mario contro Donkey Kong, la sua introduzione e quella del suo regno, il level design dei livelli di Super Mario che diventa anche regia, i potenziamenti di Mario e la riproposizione di tutte le musiche di Koji Kondo utilizzate e riarrangiate con intelligenza.

 

 



Il tanto criticato cast di voci di Super Mario Bros. - Il film per quanto mi riguarda è magnifico e da sempre ho trovato saggia la scelta di discostarsi da Charles Martinet, comunque presente tra le voci del film, per andare su Chris Pratt; il timbro di Mario in un film dove c’è tanto parlato sarebbe risultato macchiettistico e in fondo credo che lo sappiamo tutti. 

 

Ho trovato perfetto Charlie Day nel dare corpo a un Luigi sempre spaesato e impaurito, inserito in un contesto quasi da Luigi’s Mansion, ma la nota d’onore andrebbe a tutto il cast, su tutti a Jack Black: un Bowser imponente quando si rende necessario e ridicolmente straordinario à la Tenacious D quando esprime il suo amore per Peach.  

 

Super Mario Bros. - Il film è indubbiamente un'opera che avrebbe potuto osare maggiormente sotto il profilo della scrittura e magari, dopo questa prima avventura, Nintendo si convincerà a lasciare più spazio nel secondo capitolo; in fondo il rischio economico della prima avventura al Cinema sembra sorpassato.

Tuttavia è innegabile sia un film riuscito che farà sorridere tutti i fan di Mario, consci di venire travolti da una vagonata di citazioni ed elementi presi direttamente dall’iconografia del videogioco.

 

Nota finale: ci sono due scene post-credit, quindi rimanete in sala per avere indicazioni sul possibile futuro di Super Mario Bros. al cinema: "Here we gooo!"

 

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