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Passeggeri della Notte - Recensione: navigare verso l'alba

Il quarto lungometraggio di Mikhaël Hers ci immerge in un'epoca passata per raccontarci i cambiamenti delle nostre vite

Talvolta capita di imbattersi in film che formulano delle promesse sin dal titolo: Passeggeri della Notte appartiene esattamente a quella categoria. 

 

Il quarto lungometraggio di Mikhaël Hers rispetta la legittima aspettativa dei suoi spettatori, che possono immaginare di trovarsi immersi in un viaggio notturno, collettivo e ovattato, già semplicemente ascoltandone il nome.  

 

Il prologo è ambientato nel 1981, in una Parigi in festa per la vittoria alle elezioni presidenziali di François Mitterrand: bastano pochi secondi e da quel viaggio si viene catturati inesorabilmente, come in una perfetta corrispondenza di sensi.

 

[Il trailer di Passeggeri della Notte, distribuito in Italia da Wanted Cinema] 

 

 

La notte svanisce e arriva una mattina del 1984.  

 

La luce fredda sul volto livido di Charlotte Gainsbourg ci dà l'immediata impressione di un contrasto netto. Anche questa aspettativa viene puntualmente rispettata. 

La protagonista è Elisabeth, una donna appena abbandonata da suo marito - che eloquentemente non conosceremo mai - con i suoi figli, Matthias e Judith. 

Reduce da un cancro al seno, si ritrova del tutto smarrita. 

 

Elisabeth non ha mai lavorato davvero: nonostante l'aiuto di suo padre Jean deve rimboccarsi le maniche e trova occupazione come centralinista di un programma radiofonico in cui gli ospiti raccontano le proprie storie a cuore aperto.

Passeggeri della Notte, appunto: la conduttrice del programma è Vanda, interpretata da un'ottima Emmanuelle Béart.

 

Matthias è un liceale svagato, distratto, segretamente sogna di fare il poeta, Judith è invece il personaggio più granitico dell'intera opera: autonoma e piena di ironia sferzante.

L'opera racconta uno spaccato di sette anni di vita della famiglia Davies tra il 1981 e il 1988.

 

La loro vita cambia quando Elisabeth decide di ospitare Talulah, una ragazza senza casa né radici, ospite della trasmissione.

 

 

[In Passeggeri della Notte Charlotte Gainsbourg fornisce una prova maiuscola, lavorando con sottiglienza sul senso di rinascita della protagonista]

 

 

Gli anni '80 si confermano un periodo su cui il Cinema francese ama riflettere, trovando costantemente delle nuove chiavi di lettura. 

 

L'intento di Mikhaël Hers, che per la prima volta in carriera sceglie un'ambientazione non contemporanea, non è romanticamente tormentato come quello di François Ozon in Estate '85 né visceralmente autobiografico come per Valeria Bruni Tedeschi in Forever Young - Les Amandiers.

 

Passeggeri della Notte sfrutta la propria collocazione storica per creare un senso di sospensione del racconto, rendendolo allo stesso tempo tangibile ed effimero, sentito ma destrutturato, anche grazie al montaggio di Marion Monnier in cui si insinuano filmati d'epoca reali e fittizi, degli stralci passati di una Parigi perfettamente aderente alla rappresentazione che ne fa il film. 

La scelta dello iato temporale dell'opera, appositamente collocata in corrispondenza di due annate in cui la Francia ha celebrato le elezioni presidenziali, non ha una valenza politica ma sembra voler incastonare le vite dei protagonisti tra gli eventi che caratterizzano il loro vissuto collettivo. 

 

Le presidenziali, i film al cinema, il campionato europeo di calcio. 

Tutto è contesto condiviso, rifratto attraverso le esperienze individuali. Tutto ciò ci ha resi, almeno una volta nella vita, dei passeggeri della notte: ci ha portati a posticipare il nostro sonno, a voler attendere l'alba.

I cambiamenti storici si intersecano senza soluzione di continuità con gli stravolgimenti delle vite dei protagonisti i quali sono tutti, in maniera diversa, costretti a viaggiare attraverso dei momenti di buio: la sopravvivenza familiare, la perdizione del primo amore, la tossicodipendenza. 

 

Senza picchi tragici, ma con imperturbabile risolutezza.

 

 

[Passeggeri della Notte segna il ritorno al Cinema di Emmanuelle Béart, nel ruolo della conduttrice dell'omonimo programma radiofonico]

 

 

Passeggeri della Notte si presenta come una sorta di perfetta controparte anni '80 di Un bel mattino di Mia Hansen-Løve

 

Una tranche de vie capace di coniugare dolcezza e forza d'animo dei suoi personaggi, avvolgendo gli spettatori con quel calore familiare che i suoi protagonisti riservano a Talulah. L'opera sembra vivere di mezzi toni, rifuggendo gli eccessi: la nostalgia innerva lievemente il racconto senza mai prendere il sopravvento, la fotografia di Sébastien Buchmann riesce nel compito di rendere le notti del film calde e accoglienti, in marcato contrasto con la luce tutt'al più tiepida dei giorni. 

 

Come spesso avviene con il Cinema di Hers, la sceneggiatura scritta dal regista con Maud Ameline, Mariette Désert - premiati alla Semana Internacional de Cine de Valladolid con il Premio Miguel Delibes - sceglie una prospettiva corale, ponendoci al centro di un contesto familiare.

 

[Il primo teaser trailer italiano di Passeggeri della notte]

 

 

Grande protagonista di Passeggeri della Notte è proprio la casa della famiglia, sita in un palazzo noto ormai come Hotel Nikko, all'interno di un complesso brutalista del XV arrondissement progettato dagli archietti Proux & Srot proprio alle porte degli anni '80. 

 

Talulah è di passaggio in quel contesto, come lo siamo noi: si sveglia nel cuore della notte osservando la città attraverso le enormi finestre di casa Davies, guardandosi attorno stranita come se fosse all'interno di una navicella spaziale.  

Una sorta di atterraggio alieno perfettamente esemplificato dalla coesione artistica tra la fotografia, la colonna sonora originale di Anton Sanko - nominato per il suo lavoro ai Premi César - e la scenografia Charlotte de Cadeville.

 

Con il progredire del film anche il destino di quella casa simboleggia l'incedere del cambiamento nelle vite dei protagonisti: dapprima si svuota e poi, man mano, si spoglia fino all'abbandono.

Fino all'evoluzione. 

 

Come tutti i personaggi dell'opera, anche la casa passa attraverso la propria notte e si dirige verso una nuova alba. 

 

 

[Passeggeri della Notte non poteva sottrarsi a uno dei tòpoi cinematografici legati agli anni '80: la corsa in moto]

 

 

La collocazione temporale permette all'autore di disseminare lungo Passeggeri della Notte numerosi omaggi, schegge di memoria personale più o meno evidenti. 

 

Il primo e più evidente tributo lo possiamo scorgere immediatamente: la trasmissione condotta da Vanda ricorda incredibilmente un format radiofonico di durata ultraventennale condotto tra gli anni '70 e '90 da Jean-Charles Ashero; l'assonanza tra “Les choses de la nuit” (Le cose della notte) e Passeggeri della Notte è lì, in bella mostra.

 

L'autore inoltre interseca due prime volte: durante il suo primo incontro romantico il giovane Matthias è combattuto tra la decisione di scambiarsi i primi baci con una sua compagna di classe e la possibilità di seguire la finale dell'Europeo di Calcio del 1984, il primo poi vinto dalla Francia che ne era anche il Paese organizzatore.

 

Il più commovente omaggio cinefilo è però chiaramente quello riservato a Pascale Ogier, fenomenale attrice scomparsa alla vigilia del suo 26° compleanno nel 1984: Talulah e Matthias vanno a vedere i suoi film, Le pont du Nord di Jacques Rivette e Le notti della luna piena di Éric Rohmer, opera che le valse l'immortalità e il Prix d'interprétation féminine al Festival del Cinema di Cannes.

 

I due se ne innamorano perdutamente, malgrado la loro prima scelta fosse un altro film di grande richiamo di quell'annata. Birdy - Le ali della libertà, di Alan Parker.

A ben vedere, Talulah è integralmente configurabile come un grande inno a Pascale Ogier: condivide lo spirito vagabondo dei suoi personaggi, la sua acconciatura e persino l'iconico chiodo da lei sfoggiato in Le pont du Nord.

 

Il suo personaggio apre Passeggeri della Notte e si presta a essere il più vicino alla prospettiva dello spettatore.

 

 

[Il personaggio che più di tutti cattura lo spirito composito di Passeggeri della Notte è Talulah, interpretata da una magnifica Noée Abita]

 

 

Lasciando convergere una pluralità di elementi con naturalezza, il regista Mikhaël Hers riesce a rendere gli spettatori stessi passeggeri della notte all'interno di un viaggio che, di fatto, è terreno comune. 

 

Man mano che la navigazione prosegue, le strette delle difficoltà di ciascun personaggio lasciano il passo al caldo abbraccio di un film che ci porta a osservare la placida, ma inesorabile, bellezza del cambiamento.

 

Dopo essere stato in concorso al Festival del Cinema di Berlino 2022 e aver fatto poco dopo una fugace apparizione sugli schermi italiani al Rendez-Vous, festival dedicato al Cinema francese, Passeggeri della Notte arriva nelle nostre sale grazie alla distribuzione di Wanted Cinema con il suo carico di emozioni tenui, ma universali.

 

L'ennesimo, fulgido esempio della vitalità e del pluralismo di voci del Cinema francese contemporaneo. 

 

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