close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

A radiant girl - Recensione: leggerezza e ingenuità durante le leggi razziali - Torino Film Festival 2021

A radiant girl è un film che racconta le leggi razziali con lo sguardo sognante e ingenuo di una diciannovenne 

A radiant girl (Une jeune fille qui va bien, in lingua originale), opera prima di Sandrine Kieberlain - attrice e cantante già nota per il suo lavoro con autori del calibro di Jacques Audiard, Benoît Jacquot e Stéphane Brizé - è un film in competizione al 39° Torino Film Festival che prova a trattare con leggerezza e ingenuità un periodo drammatico come quello delle leggi razziali in Francia.

 

[Il trailer di A radiant girl presentato alla settimana della critica al Festival di Cannes]

 

 

Il Torino Film Festival, con il suo concorso principale dedicato a opere prime e seconde, ci ha sempre abituato a dare spazio ad attori che "saltano al di là della camera" e si danno alla regia con alterne fortune: da Valerio Mastandrea a Paul Dano, passando per Ethan Hawke

 

A radiant girl racconta le vicende della giovane ebrea francese Irene (Rebecca Marder), aspirante attrice teatrale, che vive i suoi primi ingenui amori e i tormenti di un'età turbolenta, il tutto mentre fanno capolino nel mondo le mostruosità delle leggi razziali.

 

Il grande pregio dell'opera prima dell'attrice pluricandidata e vincitrice di due premi César è la genuina ingenuità che riesce a donare al punto di vista della giovane protagonista su cui costruisce il film.

 

 

[Irene e Jacques, il primo grande amore della giovane]

 

Leggere di un film ambientato nella Parigi della segregazione razziale potrebbe far presagire una certa drammaticità e pesantezza, ma A radiant girl riesce benissimo a rifuggirle attraverso le musiche, i colori e la leggerezza che lo contraddistinguono.

 

È un film in cui i principali drammi sembrano essere i provini all'accademia e la fine di un amore, mentre nel mondo circostante alle famiglie ebree vengono requisite le biciclette, le radio e viene richiesto loro un timbro di riconoscimento sui documenti. 

 

Tutto è raccontato con la frivolezza che contraddistingue (idealmente) la gioventù e il comparto visivo segue perfettamente questa scelta: colori vividi e spinti al massimo, geometrie scenografiche accattivanti che inquadrano e dividono i protagonisti a seconda delle necessità, oltra a una pulizia estetica - quasi romantica e fiabesca - che può riportare alla memoria Il favoloso mondo di Amélie, Jojo Rabbit o Microbo e Gasolina.

 

 

[La famiglia di Irene con il padre, la nonna e il fratello Igor]

 

 

A radiant girl gioca con il ritmo e con la camera per costruire una struttura estremamente - e "schifosamente" direbbero ironicamente i Baustelle - pop.

 

Questo ci porta a momenti che, grazie alla loro semplicità, risultano di sicuro impatto: è il caso della scena in cui padre e figlia parlano su una panchina e, proprio mentre il discorso vira sulle nuove limitazioni per gli ebrei, il sole - quasi sempre presente nel film - si spegne.

Dalla luce e i colori di una leggera giornata estiva a quelli di un'uggiosa mattina invernale.

 

Oppure si può citare la leggerezza con cui il film ribalta i simboli della segregazione: il rosso dei timbri che esplode in tutto il comparto visivo, la scala secondaria che diventa occasione per la festa di compleanno del padre o le biciclette che diventano mezzo di evasione dalla realtà proprio dopo la confisca.

 

 

[Viviane, l'amica con cui Irene farà il dialogo del provino, e la protagonista di A radiant girl]

 

La frivolezza e l'ingenuità sono allo stesso tempo le principali virtù, ma anche i vizi capitali di A radiant girl.

 

Perché se in alcuni momenti questa estrema semplicità e leggerezza donano forza al racconto della follia dietro a quei provvedimenti criminali, dall'altra - spesso - il film eccede rischiando di incappare nella superficialità.

Esattamente come nel caso della leggera e frivola Irene che, nel giro di pochi secondi, passa dal mostrare tutta l'iperattività di una giovane donna a fingere svenimenti di fronte al fratello.

 

A radiant girl, lo si può intuire, flirta dunque con la didascalicità: il film rischia spesso di sottolineare eccessivamente alcuni snodi narrativi, con l'idea di condurre lo spettatore attraverso il contrappunto registico tra la delicatezza del tono utilizzato e l'orrore della barbarie nazista.

 

 

[La famiglia protagonista di A radiant girl a tavola in una delle scene iniziali del film]

 

 

La regista ex-moglie di Vincent Lindon costruisce un film che viaggia sempre sul confine tra l'eccessiva ingenuità e la troppa sottolineatura.

 

Gli eccessi, però, fanno parte delle opere prime, soprattutto se riescono a donare guizzi riuscitissimi al film, come nel finale: qui la gravosità del periodo storico irrompe perfettamente nella giocosità giovanile.

 

A radiant girl è un film con momenti di perfetta alchimia e leggerezza nonostante un'intelaiatura non sempre solidissima e con una protagonista in stato di grazia: un buon esordio che incuriosisce per il futuro da regista di Sandrine Kieberlain.

 

Become a Patron!

 

CineFacts segue tutti i Festival, dal più piccolo al più grande, dal più istituzionale al più strano, per parlarvi sempre di nuovi film da scoprire... perché amiamo il Cinema in ogni sua forma.

Vuoi sostenerci in questa battaglia a difesa della Settima Arte?

Vuoi scegliere scoprire in anteprima i nostri contenuti?

Scegliere il tema della prossima Top 8? Vuoi entrare nel gruppone Telegram, partecipare a Watchparty con la redazione e ottenere tante altre ricompense?

Vieni a curiosare su Gli Amici di CineFacts.it e sostieni il progetto!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Articoli

Articoli

SuldivanodiAle

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni